Nel penultimo episodio della terza stagione, Booth prende una pallottola per salvare la sua Bones.

Ma che cosa pensa un uomo, un uomo innamorato, nei suoi ultimi istanti?

Shottina su una puntata che mi ha davvero commossa, così come quella che l’ha preceduta e quella che l’ha seguita.

Bones non mi appartiene e la storia non è scritta a fini di lucro.

Temperance

 

Shot

Brucia.

Non è la prima volta che mi sparano, ma brucia sempre nello stesso, dannatissimo modo.

Non dovrebbe, non è leale.

Chi si prende tante pallottole dovrebbe poter sviluppare una specie di antidoto.

E invece no.

Ma forse non è il proiettile che brucia.

Forse è il tuo viso chino su di me che fa così male.

Il tuo viso che, allo stesso tempo, è anche ciò che allevia il mio dolore, perché so che, se morissi, di certo non l’avrei fatto invano.

La tua bellezza, la tua mente, il tuo cuore, infatti, di certo valgono la mia vita.

Forse oggi finisce davvero l’agente speciale Seeley Booth.

La vista si annebbia, il tuo volto sparisce nel buio, unica stella che non vorrei mai veder tramontare e io, ora più che mai, so una cosa.

Perché non serve il tuo cervello, Bones, per capire che ti amo.

E voglio dirtelo, Temperance, voglio dirtelo e lo faccio una, due, mille volte, ma le mie labbra si muovono a vuoto e tu continui a chiamarmi e voglio risponderti, ma i miei occhi si chiudono, piano piano eppure troppo veloce, sempre un poco di più.

 

 

 

E poi buio.

Fine.