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Autore: Adebaran    16/07/2015    4 recensioni
Merlino è riuscito a salvare Freya dopo che Artù l'aveva colpita con la sua spada, spezzando anche la sua maledizione. Inoltre, hanno anche un figlio: William.
Purtroppo Merlino deve tenere la loro esistenza nascosta ad Artù, finché una notte Mordred segue Merlino di nascosto e scopre la sua famiglia segreta.
Da quel giorno in poi, gli avvenimenti cominceranno a precipitare...
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Direttamente dai capitoli: Uno, tre, quattro e sei
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«E così abbiamo più di un segreto, Emrys. Chi lo avrebbe mai detto.»
*
«Sei in mio potere Emrys, non c'è nulla che tu possa fare»[...]«Ho intenzione di farti soffrire come mai in vita tua»
*
«Mi chiamo William e... e… sono il figlio di Merlino.»
*
«Questo è la magia, per me. Non è diversa dell'aria che respiro o del sangue che mi scorre nelle vene. Io sono una parte della magia ed essa è parte di me. Non posso semplicemente “smettere di usarla”, capite?»
«No» rispose con indolenza Artù, scuotendo la testa con aria austera e impenetrabile. Il tono del re era freddo e affilato come la lama di un pugnale. «Mi dispiace, ma non riesco a comprenderlo.»
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freya, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Bene, eccoci al secondo capitolo!
Lo so che è un pochino lunghetto, ma c'erano così tante cose da far vedere ed è difficile condensare un episodio solo.
Spero che vi piaccia e che qualcuno di voi lasci anche qualche recensione, che sennò mi passa anche un po' la voglia! XD

Il capitolo uno è stato appena riscritto



« Quindi avete rischiato di morire anche questa volta? » Domandò a bruciapelo Will verso Merlino, il tono in bilico tra il curioso e l'ammirato. In fondo sapeva che suo padre era un uomo molto coraggioso, magari non quanto la mamma, ma tornava sempre con qualche avventura da raccontare.

«Mhmh... » Mugugnò Merlino a bocca piena, annuendo con il capo « Sai Will, questa volta ho dovuto affrontare Aithusa mentre scappavamo da Morgana.» cominciò a raccontare con il tono vispo e giocoso. In realtà aveva ben poco da stare allegro, ma non era il caso di trasmettere la sua cupezza interiore al figlio. « E in più ho dovuto anche travestirmi da donna per rompere l'incantesimo che teneva sotto controllo la regina! » E alzò il cucchiaio di legno che teneva nella mano destra, puntandolo dritto sul naso del bambino. Il gesto fu accompagnato da una smorfia buffamente scocciata.

«Uhm... da donna, Merlino? Sarebbe stato interessante vederti in quella condizione.» Replicò subito Freya, con un sorriso divertito. Sì, le sarebbe piaciuto di certo vedere suo marito nei panni di una finta ragazza. In realtà le sarebbe piaciuto vedere suo marito e basta. Poterlo seguire durante le sue mille peripezie al fianco di Artù, ma non era possibile. Ed era stata lei a porre quella condizione, in modo da mantenere al sicuro la vita di Merlino all'interno delle mura di Camelot.
Una frazione di questi pensieri scappò via dalla sua mente, ritrovandosi nel leggero tremare dei polsi mentre poggiava le ciotole con la zuppa sul tavolo.

« Oh sì, ha assolutamente ragione la mamma! Sarebbe stato divertente.» Concordò rapido William annuendo con la testa, nello stesso esatto atteggiamento di Merlino.

Nel frattempo Freya scostò la sedia dal tavolo così da potersi accomodare insieme con gli altri due. Ascoltava dolcemente le parole del figlio, ma gli occhi erano tutti per Merlino. Nonostante lui sorridesse placido e quieto, lei riusciva a vedere l'inquietudine profonda che ne animava gli occhi azzurri. Era palese che non volesse farli preoccupare, ma Freya sapeva quanto l'animo del mago fosse tormentato.
Calò il silenzio nella piccola stanza mentre tutti e tre erano occupati a raccogliere la zuppa di verdura con il cucchiaio, in fondo come si dice? Stregone che mangia, non parla.
 

La tranquillità non era destinata a durare molto perché, se Merlino non sta mai zitto, beh... suo figlio non è da meno.

« Padre... » Cominciò cautamente William, lanciando prima uno sguardo a sua madre per poi tornare a girare il cucchiaio nella ciotola. Per dissimulazione era proprio come Merlino.

« Yep... dimmi Will, ti ascolto.» lo incitò lo stregone tranquillamente, indicandogli il petto con un gesto della mano sinistra. Di contro Freya osservava silenziosamente la scena, alternando lo sguardo tra il marito e il figlio, con un mezzo pensiero nella testa.

« Ecco, io pensavo... » riprese incerto il ragazzino facendo balzare gli occhi tra la ciotola e il viso del padre, chiaramente a disagio. « che questa volta... ecco... sì... insomma potrei...»

« Avanti Will, sputa il rospo.» rispose Merlino, prima di rialzare la testa come colto da un pensiero. « E bada che non intendo veramente eh! » Esclamò con un’espressione e una velocità pazzesca. Era sempre meglio specificare, si sa mai eh! « Quello l'ho fatto accadere al cacciatore di streghe. Intendevo: dimmi che c'è. Non sputa veram... »

« Posso venire a Camelot con te? » Il tono era basso e prudente, di chi sapeva di star chiedendo qualcosa di proibito.

Sia Merlino sia Freya smisero di mangiare la zuppa, lanciandosi un silenzioso sguardo d'intesa.

« Will, lo sai che non è poss... » sospirò pazientemente Freya cercando con gli occhi scuri lo sguardo del figlio, ma non ebbe tempo di dire altro.

« Perché no?! E' da quando sono nato che non mi sono mai allontanato di qui!» Sbottò il bambino lasciando cadere pesantemente il cucchiaio dentro la scodella. « Papà ha la magia ma è il servitore di Re Artù!»

« Sì, ma questo perché Artù non lo sa.» S'intromise Merlino, accompagnando le parole con un sospiro triste. Gli faceva male vedere suo figlio solo una volta al mese, quando andava bene. Non era così che aveva pensato a se stesso come padre, ma qualcosa di più grande di lui non gli permetteva di agire diversamente.

« Ma tu combatti per il bene! Insomma... » Obbiettò rapido William, alzandosi bruscamente dalla sedia. Si sentiva come in trappola, bloccato sempre da qualcosa.

« Sì ma non è così semplice. Artù ancora non è pronto per capire che... »

« Che c'è da capire, padre? Tu sei suo amico e lo aiuti. Come lo fai non dovrebbe esser importante no? Non dici sempre che non c'è niente di sbagliato nell'essere diversi? » Replicò il ragazzino con tono di accusa, gli occhi azzurri sempre puntati su quelli dell'uomo. In fondo davvero lui non capiva. Suo padre era uno stregone, è vero, ma combatteva per proteggere Artù e Camelot. Allora perché rischiava di esser ucciso dalle stesse persone che voleva proteggere? Semplicemente non aveva senso.
Sapeva che Merlino non aveva mai parlato di loro al re poiché non poteva farlo senza spiegare come aveva salvato la mamma e come li aveva tenuti nascosti da Uther per tutto il tempo del suo regno. Ma erano amici no? In più William era stufo di vivere senza poter mai uscire dal bosco confinante ed era curioso di vedere le mitiche torri di Camelot. Esse avevano retto perfino alla furia del Grande Drago!

« William, ne abbiamo già parlato. Ora siediti e ascolta tuo padre. » Lo riprese subito Freya con un tono fermo e deciso, di chi non ammetteva repliche di sorta. Era un tono che molte volte assomigliava più a ringhio, a ben vedere. Inutile dire che questa volta il bambino obbedì immediatamente.
 

Merlino nel frattempo si era portato due dita affusolate sugli occhi, cercando di riflettere un istante. Come poteva spiegargli che è giusto esser chi si è veramente e che, allo stesso tempo, non era possibile farlo? Anche lo stregone ammise che era un controsenso, ma in fondo la sua vita era esattamente così. In bilico tra bugie e verità.

« Ascolta Will: Hai ragione. Non c'è niente di male nell'essere diversi. » Confermò con tono serio verso di lui, lanciando però un fugace sguardo a Freya, prima di continuare. « Ma questo è vero finché siamo qui, dove nessuno ha paura della magia. A Camelot, purtroppo, non è così. Uther per vent'anni ha fatto credere che essa fosse il male, quando è solo un’arma. Un’abilità ecco. Capisci ciò che intendo? »

Il bambino annuì silenziosamente, nonostante dall'espressione fosse palese che era ben lontano dall'avere tutto chiaro.

« Ricordati: la magia non è diversa da una buona mira o dalla destrezza nella spada. Ciò che conta è come si decide di usarla. Se per fare del bene o per vanità e ambizione. »

« Sì, lo so. Ma allora perché...? »

« Perché questo Artù non lo ha ancora capito. Con il tempo lo farà e le cose cambieranno.» Il tono appariva risoluto e convinto, di chi era disposto a seguire il proprio Re fino alla morte. « Ma adesso la mia vita è troppo rischiosa. In più... » Si fermò un attimo, stringendo insieme le labbra. Era chiaro che Merlino fosse incerto se continuare o no la frase, infatti, ondeggiava lievemente sulla sedia. « In più c'è un altra ragione per cui non posso portati, portarvi, con me. » Ammise rialzando gli occhi azzurri in modo da poter includere entrambi nel suo campo visivo. Freya non aveva ancora detto niente, lasciando che fosse Merlino a spiegare la situazione. William invece inarcò un sopracciglio, mostrando un’espressione perplessa.

« Morgana. » Rivelò infine Merlino, abbassando lo sguardo verso il tavolo. « Se dovesse venire a sapere di voi due, potrebbe farvi del male solo per colpire me e questo non posso permetterlo! » Dichiarò con decisione Merlino mentre scuoteva la testa un paio di volte.

« E come potrebbe riuscire a saperlo? » Chiese William dopo un attimo, l'espressione ancora perplessa. Di certo era un ragazzino fin troppo sveglio per l'età che aveva e in più era estremamente curioso e perspicace. Infatti, arrivò alla risposta da solo poco dopo, ricollegando i vari racconti del padre. « Mordred, il ragazzo druido? Quello di cui non ti fidi? »

Merlino annuì cupamente in silenzio, prima di aprire leggermente le labbra e andare a incamerare un respiro più profondo. « Già, ma adesso finiamo di mangiare che sennò si fredda tutto e la mamma si è impegnata per fare questa zuppa. » Concluse lo stregone, allungando la mano per dare una bonaria pacca sulla spalla del figlio e invitarlo a tornare a girarsi verso il tavolo. « Ti prometto però che quando le cose saranno diverse, ti farò visitare tutta Camelot e dintorni. Va bene? » propose infine assumendo un tono scherzoso e allegro, facendo tornare il sorriso sul viso del bambino.

« D'accordo, affare fatto! »

« Ottimo. » Approvò Freya, riprendendo in mano il cucchiaio e riportando sul viso quell'espressione dolce che la contraddistingueva. « Lo so che non è il massimo come zuppa, ma secondo me fredda è ben peggiore. » Concluse infine con una risata condivisa in breve anche dagli altri due.

*M*

« Will dorme, era molto stanco. » disse Freya mentre piegava le ginocchia e allungava le mani verso il terreno, così da potersi sedere affianco al marito.
La sera era bellissima, piena di stelle, e Merlino era uscito a schiarirsi le idee dopo la piccola discussione durante la cena. Anche se lei sapeva che era già turbato ancora prima di arrivare da loro.
Merlino annuì con la testa alle sue parole, nonostante gli occhi non smettessero di fissare il lago che aveva di fronte. Le gambe erano raccolte all'altezza del petto, con le braccia che circondavano le ginocchia spigolose, il busto leggermente piegato in avanti e le mani che si stringevano una con l'altra: Tormentate.

« Hai intenzione di dirmi cosa ti preoccupa veramente o preferisci che ti costringa a evocare delle fragole? » Domandò nuovamente Freya, buttando dell'ironia sull'ultima parte delle fragole. Sa bene che suo marito, il grande e potente Emrys, non è mai riuscito a evocare delle semplici fragole con la magia. Neanche dopo tutti quegli anni.
Le labbra del moro si piegarono in un sorriso fragile « Preferirei di no, lo sai che non ne sono capace. Non voglio rovinarmi la reputazione da stregone» ammise con scherzo prima di girare il viso magro in favore della ragazza. La osservò in silenzio per qualche istante, finendo poi per annuire e rilasciare un sospiro arrendevole. « Non vi ho raccontato tutto quello che è successo, dopo che ho spezzato l'incantesimo su Gwen. Non volevo turbare Will. »

« Lo immaginavo. Allora cosa è accaduto per davvero? »

« Qualche giorno dopo ho incontrato nella foresta una donna anziana, si chiamava Finna ed era una seguace di Alator dei Catha. Aveva un messaggio per me. Per Emrys. »

« Era? » Domandò piano Freya piegando lievemente la testa in avanti, così da poter osservare meglio l'espressione dello stregone.

« Era. » Confermò Merlino con un sospiro più pesante, piegando la testa verso il basso fino a portarla praticamente sulle ginocchia. « E' morta a causa mia. »

La reazione di Freya non si fece attendere. Infatti, ben presto, una piccola mano si appoggiò retro della nuca dell'uomo, carezzandolo dolcemente. Non gli chiese niente, lasciando che fosse lui a riprendere il discorso quando lo ritenesse opportuno.

« Avevamo deciso d'incontrarci nel bosco, ma gli uomini di Morgana ci hanno scoperto. Io sono stato ferito con una freccia » Rivelò semplicemente, come se fosse il minimo della questione « e quindi lei mi ha aiutato a... »

« Merlino! E adesso me lo dici?! » Ruggì Freya addosso al ragazzo, mentre gli occhi cominciarono a vagare irrequieti sul suo corpo in cerca di ferite visibili e nascoste. Inutile dire che era riuscito a farla preoccupare in tempi record.

« Sto bene ora, sto bene! Il Grande Drago mi ha guarito. » assicurò subito Merlino, portando letteralmente le mani avanti, così da cercare di tranquillizzare la ragazza prima di riprendere il discorso. « Siamo riusciti a rifugiarci dentro delle rovine e lei mi ha dato una scatola che i Catha han protetto per secoli. Poi mi ha detto non fare l'errore di fidarmi del ragazzo druido.»

« Mordred... » mormorò Freya, con gli occhi scuri ancora incollati al marito per assicurarsi che stesse veramente bene. Merlino attirava guai come la magnetite attira il ferro.

« Esattamente. Poi io son riuscito a fuggire sul tetto mentre lei ha preferito sacrificare la sua vita per evitare che mi trovassero. E così ho chiamato il Drago.» E il tono di Merlino s'interruppe un attimo, commosso e colpevole. Infatti, poco dopo, le mani dovettero andare sugli occhi per cercare di pulirli dalle lacrime.

« Non è stata colpa tua Merlino. Molte persone sono disposte a morire non per te, ma per il mondo che stai cercando di costruire insieme ad Artù. E' una scelta coraggiosa, ma sempre una scelta. » Commentò la ragazza con tono dolce ma risoluto, avvicinandosi al fianco dello stregone così da poterlo stringere più vicino. Provare a confortarlo per quanto sapesse che il senso di colpa avrebbe albergato sempre nell'animo di Merlino. Le cicatrici dell'anima sono quasi impossibili da guarire e non si possono dimenticare.

« Già, ma vorrei che non morisse nessuno... » rispose il moro in lacrime, spingendosi docilmente tra le braccia calde e pacifiche della donna.

« E' qualcosa che non puoi decidere tu. Comunque... cosa conteneva la scatola?»

« La profezia sul destino di Artù.» rispose Merlino, rialzando gli occhi umidi e lucidi verso di lei. « La profezia sulla sua morte a causa di Mordred. » Ripeté con il tono di chi è appena stato condannato al patibolo.
A quel punto Freya rimase in silenzio, prima di alzare un poco il viso così da poter poggiare delicatamente le proprie labbra su quelle del moro, stringendolo dolcemente a sé. Dopo un istante si staccò leggermente dalle sue labbra, rimanendo però vicina con il viso. Fronte contro fronte.

« Non arrenderti Merlino. Non devi arrenderti. Mai.» sussurrò in un primo momento, scandendo quegli imperativi, per poi aggiungere « Quando ti senti perso, pensa a me e Will. Noi non dubitiamo di te. Non farlo tu stesso.»

Merlino la guardò con occhi sognanti, prima di annuire mestamente e cercare nuovamente le labbra della ragazza. Sì, di certo lì c'era la forza che gli serviva per rimanere in piedi contro il destino.
Aveva imparato che l'Amore era la forza più potente del mondo.

*M*

Erano oramai un paio di giorni che Merlino era rientrato a Camelot dopo la sua gita notturna. Vedere di nuovo Freya e suo figlio lo aveva rinfrancato come il balsamo sulle ferite. Gli aveva anche dato la pazienza di seguire Artù e i cavalieri in un'altra delle loro assurde cacce in giro per i boschi intorno alla cittadina. Solo che stavolta non era andata come previsto.
Avevano trovato i resti di una carovana che trasportava armi a Camelot. Dalle frecce e del brutale sterminio era chiaro che fosse stata attaccata dai sassoni. Quello che non era chiaro a Merlino era come mai Mordred ne avesse fatto scappare uno.

Non si era mai fidato per davvero del ragazzo druido, nonostante Gaius continuasse a fargli notare che aveva dimostrato una lealtà ad Artù pari quasi a quella di Merlino. Ne dubitava ovviamente, nessuno potrebbe essere più fedele di lui. E Finna lo aveva avvertito di non fidarsi del ragazzo. Probabilmente li stava ingannando, sotto l'occhio vigile di Morgana. No, non riusciva a fidarsi.
Aveva notato, inoltre, come Mordred fosse sparito per tutta la notte seguente portando via con sé dei medicamenti. Stupido ragazzo. Pensava davvero che non se ne sarebbe accorto?

Decise quindi di aspettarne il ritorno sulla soglia del corridoio d'ingresso della servitù, sicuro che sarebbe passato di lì per non farsi vedere. Aveva dovuto aspettare circa mezz'ora, con le spalle appoggiate allo stipite della porta, forse sperando intimamente di essersi sbagliato. Poi sentì i passi pesanti in corridoio e il suo sospetto si fece reale. Mordred era uscito di nascosto e stava tornando altrettanto di nascosto.

«Dove sei stato?» Domandò lo stregone con un tono sprezzante e infastidito, bloccando rapidamente i passi del giovane cavaliere druido.

«Da nessuna parte.» rispose subito il ragazzo, mentre alzava gli occhi chiari per un istante. Perché Merlino non poteva, semplicemente, lasciarlo stare?

« Stai mentendo. »

«Non capisco che diritto hai di farmi domande... » sbottò bruscamente il druido, andando a girarsi leggermente così da poter osservare lo stregone appoggiato alla porta. «Perché stai facendo questo? Quando faccio qualcosa, pensi sempre al peggio.» riprese seccamente il ragazzo, con gli occhi azzurri traboccanti di delusione e irritazione. Lui non faceva altro che cercare di proteggere Artù, come Merlino, eppure... eppure la persona che avrebbe voluto per maestro non faceva altro che trattarlo come un incomodo. Sarebbe bastata solo una sua parola gentile e lui avrebbe smosso le montagne. Lo avrebbe fatto, per Emrys. Ma quella parola non era mai arrivata. Solo sospetto.

«Ti ho visto... lasciar scappare un sassone.»

E per un istante il cuore di Mordred si fermò, impedendogli di respirare correttamente. Merlino sapeva cosa aveva fatto e... sì, era un atto di tradimento a tutti gli effetti, anche se lui amava Kara. Per la prima volta il druido abbassò gli occhi verso il basso, arpionato allo stomaco da un crescente senso di colpa.

« Dovrei dirlo ad Artù... » riprese Merlino, incidendo nel tono tutto il sospetto e la diffidenza che aveva mostrato poco prima.

«Merlino... lei è un druida. » rivelò con tono basso Mordred. Merlino doveva capirlo. Doveva. « Io la conosco. Era ferita, cosa potevo fare?! Lasciare che la catturassero? » riprese con più veemenza, trovando la forza per alzare lo sguardo sull'uomo che aveva davanti «Aveva una freccia nella gamba, ora non riesce a camminare!»

La rivelazione aveva colpito il servitore che adesso si trovava incastrato tra due realtà che conosceva bene: il dovere verso Camelot e quello verso le persone come lui. Come Mordred. Riuscì solamente a dire un «Stai rischiando grosso.» come se la bellicosità si fosse acquietata per un attimo.

«Non posso lasciarla morire. Lei è... » la voce del ragazzo era rotta, così difficile da controllare. «una persona... » Gli occhi lucidi si riversano addosso all'uomo, mostrando il tumulto di emozioni dietro di essi. «non posso spiegartelo.» Era certo però che Merlino conoscesse quei sentimenti perché... perché anche lui aveva una donna che amava.

Ed era esattamente colei a cui stava pensando Merlino: Freya. Non avrebbe fatto lo stesso? Non aveva fatto lo stesso?

«Dov'è adesso?»

« Le serve solo qualche giorno, Merlino! » riprese con foga il giovane cavaliere, provando a controllare le lacrime che gli pizzicavano gli occhi a tradimento. «Poi se ne andrà. Ti prego! Non devi dirlo a nessuno! Sai bene che se Artù la catturasse, verrebbe uccisa. Ti prego Merlino, ti supplico. E' una di noi... promettimelo!» Il silenzio scese per un attimo, mentre lui cercava insistentemente di raggiungere l'anima dello stregone. Lui lo capiva, ne era sicuro. Doveva dargli una possibilità.

«Il tuo segreto è al sicuro con me. Hai la mia parola.» Decretò infine Merlino, annuendo con il capo. Forse, pensò Merlino, era il caso di dare una possibilità al ragazzo.

 

Inaspettatamente la situazione precipitò un lampo e Kara fu catturata della innegabile abilità del re di Camelot. Era dannatamente bravo a seguire le tracce, anche senza nessuno a indicargliele.
Il tutto, ovviamente, peggiorato a causa del carattere spietato e sprezzante della ragazza druida. Voleva Artù morto. Voleva Camelot distrutta. Voleva tutto distrutto e neanche la sentenza ne aveva indebolito lo spirito vendicativo. Merlino aveva provato a convincere il re a risparmiarle la vita ma quella ragazza preferiva morire piuttosto che ammettere di aver sbagliato. Troppo salda sulle sue traviate idee.
Ciò che si era indebolito era, però, la lealtà di Mordred verso Artù. Lo aveva supplicato di risparmiarla, per il legame che li univa, ma il re non aveva ceduto di una virgola. Lo aveva tradito. Dopo tutta sua lealtà, lo aveva tradito.

Amava quella ragazza e avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Per salvarla. Non avrebbe permesso che morisse. Ovviamente Merlino lo aveva capito prima di tutti e aveva cercato di dissuaderlo.

«Che stai facendo? » disse mentre lo seguiva fuori dalle stanze del re. «Vuoi andartene e vuoi portarla via con te?»

«Non cercare di ostacolarmi. Non voglio che qualcuno si faccia del male.» rispose freddo il ragazzo, voltandosi con aria di sfida verso lo stregone. «Dimmi che anche tu non faresti lo stesso, per la donna che ami.»

Per Divina Misericordia! Come poteva dirglielo? Lo aveva già fatto una volta per salvare Freya. L'aveva portata fuori dalle mura e sarebbe stato disposto a non tornare mai più, se lei non l'avesse convinto a restare comunque a Camelot. Per questo motivo la risposta fu solo un evasivo «Non essere sciocco.»

« Lo vedi? Non ci riesci.» confermò Mordred con voce decisa. «E sai perché non ce la fai?» un passo. Un passo verso Emrys, verso la sua vera storia. «Perché tu stesso nascondi ad Artù il tuo amore: per proteggerlo.»

Il mago spalancò gli occhi azzurri in una muta sorpresa cercando di rimettere in ordine i pensieri. Possibile che lui sapesse..? « Non capisco cos... »

«Il lago Merlino. Ti ho seguito lì qualche notte fa e... e ho visto tua moglie e tuo figlio. Dal tatuaggio druido ho anche riconosciuto chi è lei.»

Tutta l'aria fu aspirata dai polmoni di Merlino che cominciò ad assumere un pauroso colorito pallido. Mordred sapeva di Freya e William. Ciò che voleva evitare con tutte le sue forze era accaduto.
Mordred lo osservò boccheggiare nella paura per qualche istante, prima di fare un ghigno vittorioso e riprendere a camminare verso le prigioni. Confidava che Merlino, Emrys, avrebbe taciuto.

Invece così non fu visto che riuscirono a catturare lui e Kara durante la fuga, segno che qualcuno aveva avvertito i cavalieri delle loro intenzioni. All'alba Kara fu giustiziata e Mordred era in fuga da Camelot, con l'animo invaso da una furia nera e cieca.
Merlino avrebbe pagato fino all'ultima goccia della sua magia. Avrebbe pagato per avergli tolto l'unica persona che aveva mai amato.
E lui sapeva bene chi poteva aiutarlo in ciò: Morgana.

 

«Mio caro Mordred... L'ultima volta che ci siamo incontrati, volevi uccidermi.» mormorò lei con tono di voce suadente mentre il giovane druido s'inginocchiava davanti al suo trono. Presto si sarebbero inginocchiati tutti davanti a lei, ne era certa.

« Sono qui per uno scopo, Morgana. Ho camminato senza sosta per trovarti. Ti porto la notizia che per tanto tempo hai desiderato» rispose Mordred senza mezzi termini, tenendo il capo alto così da osservare la sua Signora. Aveva creduto in Artù e in Merlino, ma loro erano solo degli ipocriti e lo avevano tradito. Morgana, in un certo senso, non lo aveva mai fatto.

«La morte di Artù?» chiese speranzosa tendendosi leggermente in avanti sul trono, pronta a far battere il suo cuore al ritmo di un tamburo selvaggio.

« La chiave per ottenerla. Mi sbagliavo a dubitare della tua saggezza, Morgana, e vorrei fare ammenda.» Disse Mordred, prima di continuare con un lieve sorriso sul viso. « C'è qualcuno che tu stai cercando. Ed è qualcuno che ti è sempre sfuggito... »

«Emrys!» Esclamò Morgana, quasi saltando dal trono su cui stava comodamente seduta. Emrys, tutto era fallito a causa sua.

«Si trova a Camelot e il suo vero nome è... Merlino.» rivelò il druido con un sibilo simile a quello di un animale pronto a saltare alla gola di un aggressore. Voleva vendetta e sapeva esattamente come ottenerla.

«Merlino... quell'inetto è..!!» Esclamò con rabbia l'ultima sacerdotessa. Era sempre stato sotto il suo naso, tutto quel tempo. Lui l'aveva abbandonata quando... quando era uno di loro! « Non importa! Dobbiamo averlo... fossi costretta a entrare a Camelot io stessa!»

«Oh... non sarà necessario nulla di ciò.» disse il druido con un ghigno di pura cattiveria, scuotendo la testa. «Ho scoperto che ha una moglie e un figlio che abitano sulle rive di un lago poco fuori Camelot» Si fermò piantando gli occhi azzurri in quelli cristallini della sua Signora. Vedeva la stessa voglia di vendetta che provava lui. «Scommetto che verrà... »

«Sì. Lo credo anch’io.» Confermò Morgana. Le sue labbra carnose si piegarono in un sorriso altrettanto crudele, pieno d’odio e rancore.

Merlino avrebbe pagato con tutto ciò che aveva di più caro.


Cosa succederà ora che Mordred ha rivelato entrambi i segreti di Merlino a Morgana? Cosa stanno progettando quei due? Merlino riuscirà a fermarli in tempo?
E soprattutto: che ruolo avrà Artù in tutto questo?

  
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