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Autore: chi_lamed    16/07/2015    3 recensioni
"Poteva portare tutte le argomentazioni possibili, la verità era un’altra: non voleva che suo figlio facesse la sua stessa fine."
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Silvia... citazione per citazione, scomodiamo anche Giacomino nazionale, su.


Einai kalyteros anthropos apo ton patera tou
 

Il futuro lo turbava. Il presente lo lasciava sgomento.
Il passato, invece, continuava a chiamarlo a gran voce.
«Allora mio padre è morto davvero.»
Le parole di Luke gli rimbombavano nella testa, un eco che non voleva cessare. A fargli male non era tanto il loro significato, quanto il tono con cui erano state dette.
Rammarico. Tristezza.
Nessun risentimento nei suoi confronti, anzi.
«Vieni con me, padre.» Un invito al contrario, accorato, rispedito al mittente, dopo i drammatici momenti di Cloud City. Senza secondi fini. Luke voleva essere figlio di Anakin Skywalker, voleva essere suo figlio.
Lo aveva perdonato.
Aveva deciso di dare prima ancora di ricevere qualcosa in cambio.
Mise mano al pannello di controllo sul petto, diminuendo la velocità di respirazione ed il battito cardiaco. C’era una scintilla di felicità in quel che aveva provato sentendo le parole del ragazzo, aveva cercato di stroncarla richiamandosi all’Imperatore, al suo signore e padrone, ma era stato inutile. Da quanto tempo qualcuno non lo guardava con gli stessi occhi di Luke? Quand’era stata l’ultima volta che qualcuno si era rattristato per lui, che qualcuno si era sinceramente interessato a lui?
Sulla passerella, in solitudine, si appoggiò al parapetto, nello stesso punto in cui suo figlio gli aveva dato le spalle, segno tangibile di come non provasse nessuna paura nei suoi confronti, nemmeno quando la sua spada laser era stata analizzata con attenzione dal sith.
Non se ne rendeva conto, ma tutte le certezze che aveva messo in piedi negli anni del passaggio al Lato Oscuro, tutte, si stavano lentamente sgretolando. D’altronde erano state solo bugie a cui aveva voluto credere, comprese quelle raccontate da Palpatine.
Cosa stava per accadere?
Non era mai riuscito ad immergersi totalmente nel Lato Oscuro da poter contemplare gli eventi futuri come l’Imperatore, men che meno ce l’avrebbe fatta in quel momento.
Se Luke fosse passato dalla sua parte, cosa gli sarebbe successo? Avrebbero distrutto insieme l’Imperatore? Forse, e poi? Governato insieme? L’idea lo solleticò, fino a quando non gli tornò alla mente lo sguardo mesto di suo figlio prima di essere condotto via dagli ufficiali. Niente più compassione in quegli occhi così simili ai suoi di un tempo, l’odio avrebbe preso il sopravvento.
Poteva portare tutte le argomentazioni possibili, la verità era un’altra: non voleva che suo figlio facesse la sua stessa fine.
C’era un uragano di emozioni dentro di lui, più violento delle mareggiate di Kamino. Domarle tutte era una priorità assoluta, per la sua stessa incolumità e per quella del ragazzo. Se l’Imperatore avesse colto in lui il minimo sentore di indecisione non avrebbe esitato a fargliela pagare, o peggio, a rivalersi su Luke.
Tremò, stringendo più forte la barra di solido acciaio tra le mani non più umane. La possibilità che Luke potesse non uscire vivo dal confronto con l’Imperatore era concreta e per nulla impossibile. Sotto la maschera sentì una lacrima scorrergli sulla guancia sinistra. Aveva vissuto per vent’anni senza sapere di avere un figlio, adesso l’aspettativa di perderlo era una prospettiva così terribile che provò vero orrore; il dolore che seguì fu quasi fisico.
Al suo fianco una porta scivolò di lato ed un ufficiale semplice fece il suo ingresso. Si fermò a qualche passo di distanza da lui, visibilmente desideroso di trovarsi in quel momento da tutt’altra parte. Se escludeva l’Imperatore, solo Luke nel farsi vicino a lui aveva avuto la calma di un tranquillo lago di montagna.
Fu magnanimo, non lo fece attendere troppo, si voltò in fretta verso il suo sottoposto.
«La navetta è pronta, signore.» L’uomo riuscì a parlare senza farsi tremare la voce.
Si mise in cammino a grandi falcate, senza nemmeno degnare l’ufficiale di un cenno di risposta.
Nell’hangar la sua navetta personale era pronta a lasciare la Luna Boscosa di Endor. Non gli servì protendersi nella Forza per percepire nell’abitacolo la presenza del figlio. La sfiorò solo con il pensiero, senza farlo nella realtà, crogiolandosi per qualche attimo nella sensazione di sentire qualcosa di famigliare e non nemico.
 
C’era stato un tempo in cui aveva perso tutto, tutto.
Sua madre, sua moglie, il suo Maestro, perfino il proprio corpo.
Perdere Luke avrebbe significato morire una seconda volta.
Lo scatto era stato rapido ed inaspettato perfino per l’Imperatore, troppo immerso nel proprio tracotante orgoglio di sith. Aveva già deciso, su Endor, ma si era rifiutato di accorgersene.
E solo grazie a Luke.
Scivolare verso la morte stretto tra le braccia del figlio gli sembrò quasi un bellissimo regalo, il segno che, alla fine, qualcosa di buono era riuscito a combinarlo.


***

Il titolo è volutamente una citazione di una frase importantissima in Fringe, serie televisiva impreziosita da bellissime citazioni di Star Wars. Tradotto dal greco significa "sii un uomo migliore di tuo padre" e credo che Luke in questo frangente ci sia riuscito benissimo, perché senza il suo perdono dato a priori Anakin non sarebbe tornato.

 
  
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