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Autore: jas_    17/07/2015    0 recensioni
Sembrava avere una trentina d'anni, i capelli scuri erano leggermente spettinati come se fosse quello l'effetto desiderato e le sue guance erano tinte di un lieve rosso probabilmente a causa del caldo che c'era. La maglietta a maniche corte che indossava metteva in mostra un tatuaggio complicato e colorato che gli copriva il braccio sinistro. Ella percorse con lo sguardo il suo intero corpo, ammirando il suo fisico asciutto, fino ai jeans chiari e alle scarpe sportive che calzava. Era indubbiamente un bell’uomo, i lineamenti del suo viso erano armoniosi ma ciò che lo rendevano attraente ai suoi occhi, erano il suo sguardo profondo, il suo sorriso perfetto e quelle dannate guance paffute e rosse.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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BLUE

 

You liked me cause I was blue
 


Era un pallido pomeriggio di ottobre e il Purple era semi deserto. Il pavimento di legno scuro era illuminato dai raggi del sole che filtravano dalle finestre, così come alcune parti del muro rivestito di mattoni di terra cotta.
Ella era seduta ad uno dei tavoli disposti in fondo alla sala, la musica in sottofondo la faceva rilassare e concentrare allo stesso momento, mentre cercava di memorizzare le date delle opere che avrebbe dovuto esporre il giorno successivo all'esame.
Tornando dall'università si era fermata lì. Era stata una decisione impulsiva, dettata dal fatto che quasi sicuramente stando a casa avrebbe finito per distrarsi, ritrovandosi a studiare di sera.
Quell'atmosfera tranquilla, invece, l'aveva aiutata a non perdere la concentrazione, e quando spostò lo sguardo dal libro al telefono, si sorprese che fossero passate già tre ore. Si sentiva tranquilla e preparata per l'esame, sebbene fosse ancora presto per poter accusare la stanchezza di ore passate in aula a prendere appunti o a studiare. Doveva solo fare un ultimo sforzo, pensò, osservando le pagine del libro evidenziate di giallo e le fotografie delle opere che ormai conosceva a menadito.
Ella si stiracchiò sulla sedia, sgranchendo si la schiena rimasta immobile per troppo tempo. Si guardò in giro, notando Alan - il nuovo cameriere - impegnato a pulire il bancone, e si soffermò sull'uomo seduto su uno degli sgabelli oltre esso. Era troppo lontano per riuscire a distinguere i suoi lineamenti, e la posizione in cui era messo non l'aiutava. Aveva la testa appoggiata sul braccio sinistro, che gli nascondeva parzialmente il viso, e lo sguardo basso. Indossava una felpa grigia col cappuccio e dei jeans chiari, l'unica cosa che Ella vedeva bene erano i suoi capelli sparati all'insù. Rimase ad osservarlo per alcuni secondi, fino a quando lui abbassò il braccio e alzò la testa. Ella si irrigidì, piacevolmente sorpresa da quella coincidenza. Chiuse il libro con calma e lo ripose nello zaino mentre pensava su come agire.
Erano passate ormai due settimane da quella sera, ed Ella non poté negare di aver sempre sperato di rivederlo al Purple. Quello poteva non essere il momento migliore, era stanca e siccome quella mattina era uscita di casa in ritardo si era vestita di fretta senza nemmeno truccarsi.
La ragazza si toccò la testa per verificare che lo chignon che si era fatta ore prima fosse ancora a posto, si lisciò con le dita alcune ciocche di capelli che erano sfuggite all'elastico e prese un respiro profondo prima di alzarsi dal tavolo. Avrebbe voluto essere in una situazione migliore, ma non poteva perdere quell'occasione, pensò, mentre si avvicinava al bancone.
«Mi puoi dare una bottiglietta d'acqua?» chiese rivolgendosi ad Alan, e trattenendo un sorriso vittorioso quando sentì lo sguardo di Pierre su di sé. L'aveva sicuramente riconosciuta, pensò, cercando di mantenere un'aria indifferente,
Il cameriere annuì, e nell'attesa Ella si guardò in giro, finendo casualmente per incrociare i suoi occhi.
Inarcò le sopracciglia e gli sorrise, sinceramente felice di rivederlo.
«Ciao» lo salutò, prima di tornare a prestare attenzione ad Alan che le porse l'acqua. Ella mormorò un grazie e si voltò nuovamente verso Pierre.
I suoi occhi color nocciola la osservavano in silenzio, sembrava stranamente divertito e le sue labbra erano contratte in una smorfia che nascondeva un sorriso. Era più bello di come se lo ricordava. I suoi lineamenti erano armoniosi, le sue guance paffute e il suo sorriso caldo e accogliente.
Ella avrebbe voluto chiedergli cosa ci fosse di così divertente, oppure perché non parlasse quando invece in passato si era dimostrato molto loquace.
«Non ti facevo un cliente abituale» disse invece. Aprì la bottiglietta e bevve un lungo sorso d'acqua mentre ascoltava la risposta di Pierre.
«Ma non lo sono.»
Era molto più concentrato ad osservarla che a fare conversazione. Ella si chiese se ci fosse qualcosa che non andava in lei, leggermente infastidita da quel suo atteggiamento così diverso da come se l'aspettava. Proprio quando stava per esaurire la pazienza, fu lui a parlare.
«Stavi studiando?»
Ella annuì. «Ho un esame domani.» Si chiese se lui la stesse osservando, l'aveva sicuramente notata per sapere cosa stesse facendo al suo tavolo. Si pentì di non essersene accorta prima della sua presenza, avrebbe voluto sapere da quanto era seduto lì e con quanta attenzione la guardava. Avrebbe potuto capire molto rimanendo in disparte ad osservare i suoi atteggiamenti, ma quando l'aveva visto non era riuscita a trattenersi dall'avvicinarsi a lui.
«E che cosa studi?» La domanda di Pierre la distrasse dai suoi stessi pensieri.
«Arte moderna, sono all'ultimo anno» spiegò.
Pierre annuì pensieroso. «Quindi hai ventitré anni?» domandò.
«Ventiquatrro» lo corresse Ella. «Sono stata bocciata alle superiori.»
«Neanch'io ero molto bravo a scuola.»
«Ora che fai?»
Era curiosa. Curiosa di sapere cosa facesse nella vita, quanti anni avesse e come fosse finita la faccenda con quella donna con cui era a cena quella sera.
Pierre si grattò la testa. «Sono socio con quel mio amico che hai visto l'altra sera. Abbiamo appena aperto un negozio di strumenti musicali.»
Ella annuì, piacevolmente sorpresa. Non solo Pierre era un uomo indubbiamente bello e attraente, era anche intelligente e sveglio, e probabilmente era appassionato di musica. Sicuramente abbastanza da aprire un negozio che vendeva strumenti musicali.
«Wow, dove?»
«Qui a Montréal» spiegò Pierre. «Rue Saint Jacques. Dovresti passare a trovarci.»
Ella memorizzò l'indirizzo. Era una via centrale è conosciuta in città, probabilmente ci era passata davanti diverse volte senza farci troppo caso. Non sarebbe stato più così.
«Volentieri» acconsentì, continuando a guardarlo, sempre più attratta da lui.
L'uomo annuì e bevve l'ultimo sorso di birra rimasto nel bicchiere. Ella temette che ora che aveva finito il drink se ne sarebbe andato, lasciandola lì a sperare di rivederlo. Lui invece chiamò il cameriere con un cenno della mano.
«Cosa bevi?» le domandò.
«Sono a posto così, grazie.»
Pierre trattenne per alcuni istanti lo sguardo su Ella, poi si rivolse ad Alan. «Due birre per favore.»
 
 
 
Ormai fuori era già buio e la temperatura si era abbassata di alcuni gradi.
Pierre aveva accompagnato Ella a casa parecchi minuti prima, ma anche dopo essere arrivati sotto casa della ragazza, erano rimasti in macchina a parlare. Aveva scoperto molte cose su di lui, aveva trentadue anni e viveva a Montréal. Sapeva cantare, suonare la chitarra, il pianoforte e la batteria, da adolescente aveva fatto parte di due band e sebbene avesse accantonato la carriera da cantante, non aveva mai abbandonato completamente la musica.
«Ora è meglio che vada» disse Ella a malincuore.
Erano quasi le sette di sera e sebbene avesse preferito trascorrere ancora del tempo con Pierre, non poteva più posticipare lo studio.
«Mi farai sentire le tue canzoni.»
Non era una richiesta, Pierre era serio e il tono che aveva usato affermativo. Ella non se la sentiva di contraddirlo ma nemmeno di esporsi così tanto. Annuì soltanto, senza convinzione, e sperando che lui si dimenticasse di quelle parole. Scoprire che non era soltanto una persona a cui piaceva la musica, ma che se ne intendeva anche, l'aveva messa ancora più in soggezione e non voleva essere valutata, nonostante sapesse che non era quella la sua intenzione.
Pierre sorrise. «È inutile che fai quella faccia, voglio ascoltarti e lo farò.» Le sue parole fecero svanire le speranze di Ella. «Sei una ragazza in gamba, mi piaci. Secondo me non hai nulla da temere.»
«Speriamo.»
«E con quei capelli blu attireresti subito l'attenzione.»
Ella si sentì avvampare a quelle parole. Non capì il loro senso. Era un complimento?
«È una tinta momentanea, il colore sparisce dopo alcuni lavaggi» disse sulla difensiva.
«Ma la mia non era critica» osservò lui.
In macchina calò il silenzio, Ella abbassò lo sguardo sulle sue unghie mangiucchiate con ancora qualche traccia dello smalto nero che si era messa la settimana precedente.
«Ora è meglio che ti lasci andare prima che non passi l'esame per colpa mia» irruppe Pierre. Si sporse leggermente verso Ella per salutarla con bacio sulla guancia. «Passa a trovarmi» le ricordò, con ancora il viso vicino a quello della ragazza. Le accarezzò una guancia con la mano e Ella sentì il fuoco sui punti in cui lui l'aveva toccata.
Lei annuì quasi trattenendo il respiro, i suoi occhi grigi che scrutavano seri quelli di Pierre. A quella vicinanza poteva scorgere alcune lentiggini che gli decoravano il naso a punta e alcune rughe di espressione rese più marcate dall'età.
«Va bene, e grazie per il passaggio» disse infine, ponendo fine a quella vicinanza.
Quando Pierre tornò composto Ella espirò rumorosamente, sentendosi immediatamente più a suo agio.
Solitamente non si faceva intimidire dalle persone, era una ragazza piuttosto sicura di sé ma altrettanto consapevole dei propri limiti. Eppure con Pierre tutte le sue certezze svanivano, e si ritrovava a balbettare singole parole mentre sentiva il cuore batterle forte nel petto e lo stomaco stringersi. Era la sua aria così sicura che la faceva sentire meno importante. Non era abituata a uomini che sapessero cosa volevano e agivano per ottenerlo. Era abituata a ragazzi che la guardavano di nascosto, che se si avvicinavano ma non sapevano portare avanti una conversazione, non si sbilanciavano nemmeno quando era palese che l'attrazione fosse reciproca. E lei si era abituata a questa situazione, a fare il primo passo, a non preoccuparsi troppo di pensare "ma gli piaccio?", e questa decisione che mostrava anche nelle relazioni la rendeva più sicura di sé.
Pierre invece era completamente diverso. Non si tratteneva dal farle dei complimenti, dal guardarla intensamente, così tanto che con un solo sguardo Ella sentiva le sue interiora sciogliersi e le sue guance scaldarsi. Questa sua sicurezza sembrava far soccombere quella di Ella, che si sentiva piccola se paragonata a lui, e automaticamente più timida e insicura.
Lui aveva le idee chiare, sapeva in che direzione sarebbe andata la sua vita. Lei invece viveva nel dubbio costante, nell'incertezza del futuro e nel timore del momento in cui avrebbe dovuto prendere una decisione, momento che si faceva sempre più vicino.
Ella lo salutò con un cenno della mano e scese dall'auto, entrando in casa senza voltarsi. Appoggiò la schiena addosso al legno scuro della porta d'entrata e respirò profondamente alcune volte, cercando di tranquillizzarsi e metabolizzare i fatti delle ultime ore.
«Ella sei tu?»
La voce del suo coinquilino, proveniente dalla cucina, la fece sussultare.
«Sì!» disse a voce alta, per farsi sentire, prima di staccarsi dalla porta e salire le scale verso camera sua.
 
 
Un sabato pomeriggio, di ritorno da una passeggiata in centro, Ella era passata per Rue Saint Jacques. Il negozio di Pierre faceva angolo con una traversa, l'ampia vetrina ancora non completamente allestita attirava l'attenzione così come l'insegna sporgente e colorata che si vedeva anche a parecchi metri di distanza. Ella era entrata nel negozio, sentendosi leggermente a disagio ma facendosi coraggio ricordandosi di quanto spesso lui le avesse detto di passare.
Dopo aver fatto un giro tra i diversi modelli di chitarre, bassi e altri strumenti che vendevano, Ella si era avvicinata al bancone ma ad accoglierla aveva trovato Chuck, il socio di Pierre.
«Pierre non c'è oggi, devi passare la prossima settimana» aveva detto lui, con un sorriso che secondo Ella andava oltre la normale cordialità mostrata ai clienti. Si ricordava di lei e l'aveva sicuramente riconosciuta.
Erano passati sei giorni ed Ella non era più tornata in negozio.

 




 
   
 
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