Titolo: Silence can destroy
Personaggi: Derek Hale, Liam Dunbar
Pairing: No pairing, ma la Sterek
si fa strada comunque.
Rating: Verde
Genere: Angst, Introspettivo, Suspense, Slice of life
Avviso: One Shot, Spoiler, Incompiuta,
Slash, Missing Moments, What
if?
Note: Ambientata
dopo la fine della 5x04
Silence can
destroy
«Dov’è Stiles?».
Liam era placidamente disteso sul proprio letto a fissare
il soffitto immacolato, stanco ed esausto, sopraffatto dagli eventi di quella
serata che si erano sovrapposti tra loro.
I suoi
sensi si erano attivati da soli, eliminando tutto quello che potesse distrarlo
e concentrandosi su uno in particolare, qualcosa a cui nessuno aveva fatto caso
ed era rimasto da solo a cercare di mantenere sotto controllo la situazione, a
cercare di capire cosa ci fosse di stonato in quel luogo infestato da ormoni
impazziti e incontrollati, di corpi che si sfregavano tra loro e di alcol che
sgorgava a fiumi.
Alla
fine la ragione era stata dalla sua parte e in quel momento avrebbe voluto
avere Stiles lì, perché era l’unico che l’avrebbe
capito meglio in quella circostanza, dove nessuno vedeva ciò che percepiva lui.
Forse era anche per quello che sosteneva indiscutibilmente il ragazzo più
grande.
Era
stato strano non averlo in circolazione durante quel momento, Stiles non si perdeva mai un’azione ed era sempre in prima
linea anche se non possedeva nessuna abilità che gli avrebbe permesso di
affrontare i pericoli in cui si imbatteva.
Quello
era uno dei motivi per cui Liam lo seguiva ciecamente.
Quando
lo scontro era terminato, ed era stato proprio lui a mettere a tappeto il
nemico, tutta la stanchezza e la spossatezza creata da dettagli che non
riusciva a cogliere, gli si erano insidiati nella mente e degli strani esseri con
maschera anti-gas avevano provveduto a uccidere – terminare – quel nuovo nemico di cui non sapevano nulla. Erano
quelli il nuovo pericolo da affrontare? Dietro tutto quello stravolgimento
delle leggi naturali e soprannaturali c’erano proprio loro? E dov’era Stiles, il ragazzo dalle mille domande e dalle altrettante
ipotesi?
Quando
la testa aveva cominciato a girare perché i quesiti erano troppi ed i dettagli
percepiti a malapena si fondevano tra loro, aveva abbandonato il branco già
stravolto ed era tornato a casa, buttandosi sul materasso senza nemmeno
togliersi le scarpe – sua madre non avrebbe apprezzato.
Ma dopo
neppure un’ora di contemplazione del tetto, il cellulare aveva preso a
squillare e l’aveva afferrato malamente, senza guardare chi fosse l’emittente,
premendo il tasto di risposta e portandosi l’apparecchio all’orecchio; non era
riuscito nemmeno a pronunciare il tipico pronto
che era stato messo a tacere da quella domanda, quella che si era fatta anche
lui, ma la voce apparteneva ad un uomo, premente e chiara, con l’abitudine di
impartire ordini. Poteva appartenere ad una sola persona.
«Perché
dovrei saperlo?» chiese il ragazzo con tono tenue e quasi assente, esausto ed
immerso ancora in quei pensieri che non sapeva spiegarsi.
«Dov’è Stiles?» ripeté il lupo completo burbero ed autoritario,
incidendo bene la domanda nei suoi timpani.
Liam riusciva quasi a sentire i canini allungarsi e gli
occhi brillare di blu elettrico. Derek perdeva la testa, anche se cercava di
nasconderlo sempre piuttosto bene, quando qualcosa girava intorno alla figura
del figlio dello sceriffo. Aveva sempre pensato che fosse esagerata e morbosa
l’attenzione e l’apprensione che mostrava verso l’iperattivo del gruppo, era
come se non riuscisse a controllare quella parte che esigeva di vigilare su di
lui, eppure gli aveva sempre lasciato carta bianca, lasciandolo libero di agire
come volesse e spesso Liam si chiedeva come potesse
esistere una situazione così controversa ed opposta senza che qualcuno
esplodesse. Ma forse in realtà Derek era sempre un concentrato di agitazione se
percepiva qualcosa che non andava intorno all’umano. «Cosa c’è? Perché sei così
preoccupato?» probabilmente adesso il tono era un po’ allarmato e sopraffatto,
perché aveva imparato a conoscere il modo di agire di quei due e la voce
assordante, piena di emozioni contrastanti che erano presenti nel minore degli Hale.
«Non ha
chiamato» disse soltanto il licantropo più grande e Liam
era a conoscenza di tutte quelle lunghe telefonate puntuali e regolari,
giornaliere e precise come un orologio svizzero. Le aveva sempre paragonate ad
un appuntamento vitale di cui non potevano fare a meno e che li portava a
muoversi in sincrono. Stiles non si era mai sottratto
a nessuna di quelle chiamate, anzi le aveva imposte e pretese e se all’inizio
Derek non seguiva quello schema, restando altalenante, Stiles
lo inseguiva e tormentava nel modo ostico ed invasivo che lo rappresentava.
Derek si era arreso forse troppo presto e Liam ne
aveva riso parecchio, ma era meglio se la vittima non ne sapesse mai niente. «E
non ha risposto» e oh, quello era
impossibile. Stiles non si faceva mai scappare una
chiamata da parte sua, piuttosto era disposto ad allontanarsi da tutti ed a
abbandonarli che sottrarsi all’uomo.
Per Stiles l’assenza di Derek era una lama che si conficcava
nella schiena, intaccando le vertebre una ad una e lacerandogli il midollo
spinale per poi colpire e colpire ancora una volta.
Gli
aggiornamenti quotidiani e metodici che si scambiavano puntualmente
rappresentavano l’unico legame che aveva con lui, l’illusione che fosse ancora
accanto a sé e la speranza che tornasse. Ma sempre più spesso Liam si era chiesto quanto sarebbe riuscito ad andare
avanti senza quella parte così importante per lui e se un giorno non avesse
deciso di abbandonare il branco per seguire l’uomo che segretamente amava.
Non ci
aveva messo molto a comprendere i reali sentimenti che vivevano in quei due e
quanto li mantenessero celati ed invisibili alla vista, ma a volte urlavano
così tanto che era impossibile non sentirli. Gli bucavano i timpani e lo
sovrastavano. Doveva costantemente allontanarsi da loro per non perdersi del
tutto, ma non aveva mai fiatato ed era rimasto semplicemente come spettatore e
loro non avevano mai lasciato intendere se avessero compreso ciò che Liam aveva colto.
In quel
momento poteva affermare quanto in realtà sapessero.
«Hai
provato a chiamare Scott?» domandò allora l’adolescente con tono moderato,
controllando quella brutta sensazione che piano piano si faceva strada tra le
ossa.
Lo
sentì sbuffare e poteva quasi immaginarselo roteare gli occhi e picchettare
violentemente sul cellulare. «Che tu sappia ha mai risposto a una chiamata
d’emergenza?».
«No»
proferì soltanto il Beta, conscio del tempismo imperfetto del suo Alpha, la
consapevolezza che arrivasse sempre all’ultimo minuto, sollecitato da qualcosa
di esterno.
«Appunto»
disse il lupo completo fermamente e con un unico significato.
«Lydia?»
provò ancora il minore quasi speranzoso, ma poco convinto.
«Liam!» lo ammonì all’istante il mutaforma dalla nascita,
digrignando i denti e trattenendo malamente un ringhio. «Stiles
non risponde».
Okay, Derek stava davvero perdendo la testa e la furia e
la preoccupazione cieca si stavano abbattendo su di lui – ed era meglio non
pronunciare il nome di Malia –, riusciva a sentire tutto quello da chilometri e
chilometri di distanza, anche se Derek cercava di nasconderlo in ogni modo
possibile con la sua fierezza e controllo. Si chiese dove fosse in quel momento
e quanto fosse lontano. «Vado a cercarlo» dichiarò Liam
come unica alternativa possibile, spinto dal bisogno di entrambi di rimediare a
quel senso di vuoto e pericolo che sentivano, alzandosi immediatamente a sedere
e scivolando sulle coperte.
«Chiamami
subito» la telefonata fu interrotta immediatamente senza che ebbe modo di
rispondere in qualche modo.
Teneva
ancora il cellulare all’orecchio, muto e senza vita, con la voce di Derek che
gli rimbombava nella testa, un eco che si dilatava sempre di più. Era fisso e
pungente.
Guardò
lo schermo dell’apparecchio telefonico, impressa la scritta lampeggiante di chiamata terminata e il nome di Derek
che troneggiava tra le chiamate perse e ricevute. Era l’unica che gli avesse
mai fatto e l’allarme riecheggiò più chiaro ed incisivo, opprimente ed
esigente.
Si
mosse all’istante.
«Non
riesco a trovarlo».
Liam aveva una scena ben impressa nella mente, così
limpida e possibile da dover essere reale.
Sarebbe
riuscito a rintracciarlo, dovunque fosse, percorrendo la sua scia e gli avrebbe
detto qualcosa come il tuo non-fidanzato – e Stiles
l’avrebbe guardato in modo strano senza capire –; sai, il cugino della tua
attuale ragazza – ed a volte quello gli faceva girare talmente tanto la
testa, perché non riusciva a seguirli e aveva la sensazione che quei due
avrebbero continuato ad imbacarsi in storie sbagliate, orbitandosi sempre
intorno – sta' dando di matto perché non
rispondi alle sue chiamate e mi ha obbligato a venirti a cercare. Non
sapeva esattamente quale sarebbe stata la sua reazione, forse sarebbe apparso
compiaciuto davanti quella realtà dei fatti e avrebbe premuto con sadismo e
ironia bonaria su quel punto debole che Derek aveva mostrato oppure avrebbe
visto le sue iridi ambrate dilatarsi e luccicare, prendendo il cellulare alla
mano e premendo sul nome del lupo completo, aspettando che l’altro rispondesse
per rassicurarlo e Liam sarebbe stato di nuovo
escluso dalla loro vita.
Ma la
storia era un’altra.
«Sono
andato a casa sua ed è vuota, non c’è alcuna traccia di lui e non ci mette
piede da stamattina» gli disse con il panico che si espandeva dentro il suo
organismo, con la mano in cui teneva l’apparecchio telefonico che tremava e
continuava a girarsi intorno come se si aspettasse di essere braccato da
qualcuno o con la paura di lasciarsi scappare qualche indizio. «Ho controllato
la biblioteca scolastica dove si ferma sempre e ho seguito la sua scia fino al
parcheggio, dove suppongo abbia posteggiato la Jeep, ed è sparita» era normale
che l’odore di qualcuno sparisse quando la persona di cui si seguivano le
tracce prendeva uso dei mezzi, ma era una cosa che non l’aveva mai scosso
prima. «Non riesco a trovarlo, Derek» e quanto era patetico in quel momento,
lui che avrebbe dovuto calmare il lupo, sollevarlo da quella brutta sensazione
che aveva attanagliato entrambi. Se Stiles fosse
stato lì gli avrebbe sussurrato come fare, come tenere a bada Derek, nascondere
le vere emozioni che lo investivano e trovare velocemente una soluzione. Ma
l’unico che riusciva a tenere sotto controllo Derek era proprio Stiles, in modi discutibili e poco convenzionali, ma se
funzionavano era proprio per quello.
Come
doveva sentirsi Derek quando gli veniva nuovamente comunicato che Stiles era sparito e che non si riusciva ad individuarlo da
nessuna parte?
Liam era venuto a conoscenza di quelle volte in cui il
figlio dello sceriffo era sparito e di quanta agitazione avesse creato. Lui non
era ancora nel branco.
La
prima volta era stato rapito da Gerard Argent – il nonno del primo amore di
Scott che era morta successivamente per proteggerli tutti – che l’aveva
umiliato e picchiato.
La
seconda volta era stato manipolato da una volpe assassina, un Nogitsune, che viveva nel suo corpo
e che gli aveva fatto commettere azioni orribili, stroncando vite e
macchiandolo per sempre. Liam ne era quasi certo, Stiles stava subendo gli effetti di quella tragedia
soltanto in quel periodo.
Della
prima volta Derek era stato tenuto all’oscuro, ma quando il Nogitsune si era
presentato, portando via il ragazzo, non era riuscito a stare con le mani ferme
e l’aveva cercato dappertutto per giorni interi, senza alcun risultato.
La
storia si stava ripetendo.
Derek
respirava lentamente ed era rimasto in silenzio per un lungo momento e Liam non sapeva proprio cosa fare. «Dove sei?» domandò
soltanto con quella voce profonda e controllata in modo disumano, senza far
trapelare il terrore che era certo lo stesse torturando.
«Sto ripercorrendo
le strade che avrebbe potuto prendere per tornare a casa» disse il Beta concentrato,
procedendo passo dopo passo e osservando con ossessività ogni lembo di terra ed
asfalto, cercando qualsiasi oggetto che potesse essere fuori posto o che potesse
suggerirgli qualcosa e scandagliando detriti avidamente sperando in un segnale
visibile. «Sto battendo ogni percorso, ma…» la voce si incrinò, il gelo
inesistente gli trafisse la pelle e le vene si agitarono, il respiro divenne
più pesante e veloce.
Iniziò
a correre, volando quasi sull’asfalto scuro, senza emettere alcun rumore e
tenendo stretto il cellulare attaccato al padiglione auricolare.
Sgranò
gli occhi chiari e stentò a muoversi. «Ho trovato la Jeep».
Il
respiro di Derek sembrò sparire e spegnersi, per poi diventare assordante e
implacabile. «È lì?» dal tono capiva benissimo che non si aspettava una
risposta positiva e che temesse quale sarebbe stato il responso effettivo.
C’erano troppi scenari possibili e Liam non riusciva
a evitare che la mente del suo interlocutore andasse altrove.
«È
vuota» disse con voce strozzata e atona, il panico stava dilagando e non
riusciva a riferire a Derek quale fosse la situazione lì, in che condizioni
fosse la scena che gli si parava davanti le iridi azzurre.
«Cosa
vedi?» domandò l’uomo con un tono fermo e deciso – perfino in quel momento il
giovane Beta veniva guidato e si chiese se Stiles non
l’avesse istruito a dovere in una delle loro tante telefonate –, ma così
devastante che sentiva le orecchie sanguinargli ed i timpani infilzati da punte
di spillo.
Derek
stava rivivendo le stesse cose, le stesse cose dell’ultima volta e Liam non sapeva come rimediare, che cosa fare per
tranquillizzare la situazione. «Credo che la Jeep si sia fermata nuovamente e
che Stiles la stesse aggiustando» dichiarò con il
tono più calmo che riuscisse a trovare, muovendo i primi passi e cercando di
mantenersi lucido ed attento per valutare in che condizioni fosse l’auto ed
estrapolando quante più informazioni possibili. «Sia lo sportello lato autista
sia il cofano sono aperti» si avvicinò e toccò il motore. «Il motore è freddo»
si girò su se stesso, la luce era fioca e regnava il deserto. Controllò per
terra e non vi era alcuna traccia ed impronta, neppure quelle di Stiles stesso. Il gelo lo sovrastò nuovamente. «Derek, non
sento niente» il panico stava risalendo e la brutta sensazione si stava
annidando nel suo petto, prendendo il controllo. «Non c’è niente» l’assenza di
odori e di qualsiasi indizio che testimoniasse la presenza effettiva di Stiles o di qualunque altra persona o essere era
inesistente e l’unica cosa che sentiva era la fragranza dell’auto miscelata a
quella dell’umano, tutta concentrata all’interno della vettura. Era come se
ogni cosa fosse stata cancellata o assorbita.
Il
silenzio lo sovrastò e per un momento credette che dall’altro capo del telefono
non ci fosse nessuno.
Non
voleva rimanere da solo, non voleva affrontare quella situazione in cui non
sapeva cosa fare da solo. Senza una guida continuava a perdersi e sia Scott che
Stiles l’avevano compreso. Non poteva essergli negata
una delle due mani che lo prendeva sempre con sé, portandolo alla luce.
«Sto
tornando» disse Derek assoluto e imperativo in una sola voce, invadendogli il
nervo acustico e riportandolo all’attenzione, prendendo il posto che occupava
l’umano e di cui Liam aveva un disperato bisogno. «Sto
tornando per riprendermi Stiles».
Nei nostri sogni più remoti Derek tornerà per riprendersi
Stiles, che mondo crudele.
Questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata di
scrivere, soprattutto usando un personaggio che in passato non tolleravo
nemmeno. Nella quarta stagione ero perplessa e riluttante, Liam
non mi piaceva per niente, ma nella quinta improvvisamente è stato amore.
Vorrei sapere che cosa sta succedendo con questa stagione.
Tutto è nato da una conversazione su Whatsapp con la mia beta subito dopo aver visto la puntata
con domande semplici: ma quanto ci
metteranno a capire che Stiles è scomparso? E se
fosse Liam? E se fosse Derek? E se Derek chiamasse Liam? Alla fine è degenerata e il giorno dopo mi sono
immersa nella sua creazione.
Per questa mini avventura la mia beta (EarthquakeMG)
non ha potuto darmi una mano – anche se la sua campana è stata comunque
presente –, ma insomma, ha la sua vita.
Quindi si è prestata la mia terza voce (kira_92). Vi
ringrazio entrambe, sempre.
E ringrazio tutti coloro che passeranno di qui, giusto
per caricarci o scaricarci prima della prossima fatidica puntata.
Che si smuovano a capire in che tragedia si sta
cacciando il nostro Stiles.
Alla prossima,
Antys