Daret.
Elvin aprì lentamente gli occhi. La
luce del sole quasi l’accecò, costringendola a chiudere nuovamente gli occhi.
Si mise a sedere e si tolse la coperta di dosso: il caldo aumentava ogni minuto
di più. Si stropicciò gli occhi per poi guardarsi attorno. Di Murtagh non c’era
traccia, solamente Castigo era ancora lì, al suo posto, a dormire. Fece un
sospiro di sollievo: quel ragazzo non l’aveva abbandonata. Si permise di
ispezionare alcune sacche appese alla sella di Castigo che adesso si trovava
appoggiata ad un masso. Era sempre stata curiosa, fin da piccola, e adesso che
Murtagh non c’era poteva degnarsi di una piccola occhiatina. Indugiò, dicendosi
che non era una cosa giusta da fare. Poi scosse le spalle e ne aprì una. Era
marrone ed era chiusa con una cinghia d’oro. La cucitura era esterna e sembrava
fatta da un artigiano professionista; probabilmente l’aveva pagata molto.
Sciolse il fiocco e aprì la sacca. Dentro vi erano alcune pergamene e qualche pezzo
di stoffa. Una camicia pulita nera e un altro paio di pantaloni, anch’essi
neri. Prese una delle pergamene, chiuse tutte con un nastro rosso. Non era
sicura di poter aprirle. Già guardare dentro le borse di qualcun altro senza il
suo permesso la metteva in difficoltà, poi leggere qualcosa che magari doveva
restare segreto! Si guardò attorno, per poi volgere lo sguardo verso Castigo:
dormiva ancora. Ripose la pergamena dov’era per poi passare ad un’altra sacca.
Mentre ne scioglieva il fiocco vide accanto a sé il fodero della spada di
Murtagh. Si fermò ad osservarlo. La spada si trovava al suo interno. Era un
fodero marrone, con rune elfiche incise sopra. L’impugnatura della spada aveva
un cristallo blu, era ad una mano. O prese e se lo rigirò fra le mani. Non
pesava affatto, probabilmente era una spada elfica. Il fodero era lisco, di
camoscio, lavorato con mani d’angelo. Impugnò la spada e la estrasse con un
sibilo. Si voltò di scatto verso Castigo, ma il drago continuava a dormire
beato. Si tranquillizzò e guardò la lama davanti a sé. Era rossa come il
sangue, e sembrava che fosse priva di ammaccature e graffi. Era perfetta. Elvin
ne rimase talmente affascinata che non si accorse del ritorno di Murtagh.
- Di solito si chiede il permesso! –
La ragazza si voltò di scatto,
nascondendo la spada dietro la veste: - Di che parli? –
Castigo si alzò sbadigliando, mentre
Murtagh si avvicinò a grandi passi vero Elvin. Erano vicinissimi, e la ragazza
fu costretta a fare un passo indietro per non trovarsi faccia a faccia col
giovane. Murtagh afferrò la spada dalle mani della ragazza: - Guai a te se ci
riprovi! – imprecò rinfoderandola.
Elvin abbassò la testa: - Scusami…-
Murtagh si voltò a guardarla,
agganciandosi la spada alla cintura. Posò poi il suo sguardo su Castigo, che lo
guardava con una certa dubbiosità. Murtagh sospirò: - Avanti mettiamoci in
marcia. Da ora in poi dovremmo andare a piedi, dato che qui vicino sorgono
troppe città per passare inosservati – chiuse tutte le sacche e legò la sella a
Castigo.
Elvin lo guardò mettersi il mantello
e poi agganciarsi alcune sacche alla cintura. Dentro si trovavano qualche soldo
e dei documenti falsi, se mai li avessero fermati per controlli.
Murtagh le porse un bastone.
- Non ne ho bisogno! – rispose
stizzita. Non era così vecchia o debole da aver bisogno di un bastone.
Murtagh ritrasse il braccio ma non
disse nulla. Si voltò verso Castigo. Vola
in alto. Non voglio che le truppe di Galbatorix capiscano che sono qui.
Altrimenti potrebbe mettersi male.
Castigo annuì. Si protese in avanti
a con le zampe posteriori si lanciò in aria. Una folata di vento investi i due
giovani, facendo cadere a terra Elvin. Tossì e per poco non soffocò.
Murtagh rise: - Tutto ok? – le porse
una mano per rialzarsi. La ragazza afferrò il guanto del cavaliere e si rimise
in piedi. Quando si rialzò si trovò faccia a faccia, nuovamente, con Murtagh.
In quel momento rimase immobile a guardare gli occhi del giovane. Erano così
intensi. Dopo qualche minuto fu Murtagh a volta tarsi e a prendere un sentiero
vicino a loro. Elvin non poté far altro che seguirlo.
Camminarono lungo quel sentiero per
circa cinque ore quando Elvin si gettò a terra esausta, le ginocchia poggiate
al terreno: - Ti prego! Possiamo fermarci? –
Murtagh si voltò. Quella ragazza non
aveva forza nelle gambe: - Ma quanti anni hai? – chiese sbuffando e tirandola
su.
Quella si pulì il vestito dalla
polvere. Lo guardò un po’ accigliata: - 17 perché? – chiese infine.
Murtagh si mise le mani sui fianchi
e scosse la testa: - E a 17 anni sei così debole! Poveri noi! – continuò
alzando le braccia al cielo: - Che Dio venga in nostro soccorso! –
Elvin si morse le labbra: - Non sei
divertente! – non le piaceva quando la si prendeva in giro. Fin da piccola
aveva sempre preso a pugni i bambini che osavano derirla,
adesso però era diverso: non poteva certo mettersi a picchiare un ragazzo più
alto di lei di almeno 20 centimetri! Scosse la testa: sarebbe tornata
volentieri ai bei tempi passati.
La voce di Murtagh la rianimò: - Non
volevo esserlo infatti – Murtagh indicò una città in lontananza: - Non possiamo
fermarci per strada, desteremo sospetti. Passeremo la città a Daret, sempre che
tu cela faccia ad arrivarci – le labbra gli si arricciarono in un sorriso quasi
perfido.
Elvin mosse la testa, delusa da quel
comportamento: - Mi sottovaluti! – disse. Tirandosi all’indietro i capelli.
Murtagh le si avvicinò e le afferrò
il mento con le mani, tirandolo a sé. Portò le sue labbra all’altezza
dell’orecchio della ragazza: - Dimostramelo! –
Elvin non fece discorsi, sferrò un
calcio nello stomaco del ragazzo, facendolo indietreggiare. Murtagh soffocò un gridolio di dolore. – Accidenti! – tossì – Non intendevo
così! – ringhiò.
La ragazza rise, posando le mani sui
fianchi: - La prossima volta impari a sottovalutare una donna! – sbuffò lei,
soffiando su un ciuffo di capelli che le ricadeva sugli occhi, per mandarlo
indietro.
Murtagh rise massaggiandosi lo
stomaco: - Potrei sempre abbandonarti qui e lasciarti andare nel Surda da sola.
Scommetto che non ne saresti capace. – la schermì.
Un lato della bocca di Elvin si
contorse: - Vuoi un altro calcio o preferisci cominciare a camminare verso
Daret? –
Murtagh annuì e voltando le spalle
alla ragazza si rimise in marcia verso Daret. Era da tanto che non tornava in
quella città. E un po’ gli mancava, era lì vicino che aveva conosciuto Eragon.
Quando lui e Brom erano stati catturati dai Ra-zac e a lui era toccato
salvargli la vita. A quel tempo non pensava che quel giovane ragazzo potesse
diventare il suo acerrimo nemico, e nemmeno che potesse essere suo fratello.
Ciò lo metteva in crisi. Da una parte avrebbe dovuto ucciderlo, per ordine di
Galbatorix, dall’altra avrebbe dovuto proteggergli le spalle, come compito di
fratello maggiore. Come anche da un lato lo odiava, siccome Selena aveva scelto
di portarsi via Eragon e non lui, dato che lo riteneva un perfetto idiota e gli
ricordava troppo Morzan, da un’altra provava un senso di amore nei suoi
confronti. Avevano passato del tempo insieme. Si erano salvati la vita a vicenda,
si erano presi a cazzotti, ma mai si erano ritrovati a doversi uccidere. Anche
se quel senso di amore lo disgustava. Lui, Murtagh, il figlio di Morzan, si
ritrovava ad amare una persona. Sapeva che per amore si soffre, anche se ciò è
per una persona cara. Si riscosse dai suoi pensieri e continuò ad avanzare a
grandi passi verso Daret. Prima sarebbero arrivati nel Surda, prima poteva
tornarsene a Urù- baen.
Sentiva i passi della ragazza dietro
di sé, leggeri, quasi come il tocco di una farfalla su un fiore. Anche
l’attrazione per quella ragazza lo disgustava. L’aveva appena conosciuta
dannazione! Non poteva certo mettersi a sognare su qualcosa che sarebbe stata
irraggiungibile!
Continuò a camminare finché non
raggiunsero le porte della città. Murtagh si celò il cappuccio sul volto, e lo
stesso fece Elvin, con il mantello che il moro le aveva dato prima di
ripartire. Entrarono indisturbati nella città, anche grazie alla formula magica
detta da Murtagh verso le guardie.
La città era completamente distrutta.
Le case erano, spesso, in macerie; solo
una decina ne rimaneva in piedi. Le persone vagavano a caso per le strade,
facendo leggeri cenni di saluto a chi incontrassero, persone o animali che
fossero. I maiali invece erano sparsi ovunque, mangiando il resto del cibo e
degli escrementi che si trovavano a terra. Il puzzo era opprimente, e Elvin fu
costretta a mettersi una mano davanti alla bocca per non vomitare. I soldati se
ne stavano in disparte, o a giocare a carte o seduti ai tavoli a chiacchierare,
lo stemma di Galbatorix sul petto. Elvin fece una smorfia: odiava chi si
vendeva a Galbatorix per qualche privilegio.
Entrarono in una locanda vicino al
secondo cancello della città. Era spoglia e sudicia all’interno, mentre
all’esterno era coperta di fuliggine. Dentro si trovava circa una cinquantina
di persone, tutte indaffarate a fare qualcosa. In un angolo un gruppetto di
soldati parlottava di un cavaliere con un drago azzurro, ma non riuscì a
sentire il nome del cavaliere in questione. Al centro un gruppo di bambini
giocava con giocattoli di legno. Vi erano tre bambini e due bambine. Una delle
quali aveva una benda sull’occhio ed era senza un braccio, segno evidente della
guerra che si stava svolgendo in tutta Alagaesia. Rimase ferma alla porta mentre
Murtagh andava verso il bancone. Si sentiva a disagio, anche se nessuno, almeno
così pensava, la stesse osservano. Continuò a guardarsi intorno mentre voci
assurde le rimbombavano in testa. C’era una tale confusione in quella stanza
che non ci volle molto per farle venire il mal di testa.
Quando quasi stava per uscire
esausta Murtagh la afferrò per un braccio e la portò su per le scale. Una volta
salito un po’ la sbatté al muro: - Ma dico sei impazzita? – urlava sottovoce,
quasi per non farsi sentire – Se stai lì da sola a guardarti intorno attirerai
sicuramente l’attenzione! – continuò a guardarla fissa, aspettando una
risposta: che però non arrivò.
Murtagh perse la pazienza e spinse
Elvin ancora più forte al muro: - Rispondi! – urlò. Stavolta per davvero.
Forte, e a Elvin fecero male le orecchie. Si sentiva una stupida. Come poteva
non averci pensato.
- Nessuna mi ha vista – provò a
scusarsi, anche se ciò non stava in piedi.
- Nessuna ti ha vista, ma ti rendi
conto di ciò che stai dicendo?! –
- Scusa….-
- Non bastano le tue scuse! Potevi
farci ammazzare! Lì dentro c’erano i soldati del re! –
- Scusa – ripeté a bassa voce.
Murtagh la lasciò andare, facendo un
segno di impazienza. Poi disse: - Avanti, la nostra stanza è al terzo piano –
cominciò a salire le scale.
Elvin lo vide scomparire nell’ombra,
per poi sentire dei passi sopra la sua testa. Rimase lì, appoggiata al muro,
senza sapere cosa fare. Quel ragazzo stava facendo così tanto per lei. Perché
doveva sempre essere un peso per tutti?! Per un momento le affiorò l’idea di
scappare, non farsi più vedere così permettendo al ragazzo di vivere in pace.
Poi ci ripensò e cominciò a salire le scale. Probabilmente se fosse scappata
avrebbe fatto preoccupare per nulla Murtagh e magari il giovane si sarebbe
incolpato di una colpa che non era sua; ovvero di non essere riuscito a
proteggere la ragazza come avrebbe dovuto.
La stanza era esagonale, con due
letti accostati alle pareti, uno dalla parte opposta della stanza. Le pareti
erano di legno intarsiato, mentre una luce fioca proveniva da una lanterna
posata su un mobile al lato di ogni letto. Il pavimento era anch’esso di legno,
solamente più vecchio e consumato di quello alle pareti. Negli angoli della
stanza si trovavano enormi ragnatele, fortunatamente però prive di ragni. In un
angolo un vaso da notte.
Murtagh posò le sacche a terra e,
togliendosi gli stivali, si gettò sul letto.
Elvin rimase un po’ perplessa da
tutto ciò, quindi rimase in piedi dov’era. Poi si decise a posare anche lei lo
zaino a terra e a sedersi a gambe incrociate sul letto; lo sguardo fisso su
Murtagh.
- Cosa eri prima di diventare
cavaliere? – chiese ad un certo punto poggiandosi al muro.
Murtagh alzò la faccia dal cuscino e
guardò il muro di fronte a sé. Non rispose. Poi rise: - Cosa ero? Niente –
Elvin continuò a guardarlo,
impassibile.
- Vagavo di terra in terra, senza
sapere davvero cosa ero, o cosa sarei diventato. Non avevo la minima idea che
prima o poi avrei incontrato Castigo. – sorrise e con la sua mente toccò quella
del drago, che ricambiò il suo sorriso con un guaito.
Elvin fece un’altra domanda: - Sono
i cavalieri che danno il nome ai loro draghi vero? –
Murtagh annuì.
- Allora come mai tu lo hai chiamato
Castigo? Insomma, non è un nome proprio normale – continuò la ragazza,
guardando il soffitto per poi tornare al moro.
Murtagh non disse nulla, quasi non
volesse ricordare ciò che era accaduto a Urù-baen. Poi disse: - Perché è
accaduto qualcosa che adesso ho timore a raccontare, e poi non capiresti -si alzò e si rimise gli stivali – Avanti –
aprì la porta – Andiamo a mangiarci qualcosa –
Elvin lo seguì fino ad un tavolo
vicino alla finestra. Dopo qualche minuto arrivò una cameriera vestita con un
abito di pizzo nero: - Posso esservi utile? – chiese, posando lo sguardo prima
su Murtagh, che adesso si era tolto il cappuccio, poi su Elvin, squadrandola da
capo a piedi.
Murtagh sorrise: - Io prendo un
bicchiere di idromele e una fetta di carne -
poi si volse lo sguardo a Elvin, di fronte a sé.
- Anche io – concluse la ragazza.
La cameriera si allontanò, in
direzione del bancone.
Murtagh rimise a posto il menù,
poggiando la testa sulle mani e guardando Elvin: - Come mai così timida? –
chiese
Quella scosse le spalle, arrossendo.
Ma non rispose.
Dopo un quarto d’ora arrivò la loro
ordinazione, e i due consumarono il pasto in perfetto silenzio.
Una volta finito di mangiare
tornarono in camera, per coricarsi.
Elvin non era abituata a condividere
la sua stanza con qualcun altro, soprattutto se quel qualcuno era un perfetto
sconosciuto. Perfino da piccola aveva sempre temuto di dormire con qualcuno,
anche se fosse stato un familiare.
Cercò di inghiottire quel sapore
amaro che aveva in bocca e chiuse gli occhi. Doveva dormire, o il giorno dopo
non sarebbe riuscita a reggersi in piedi.
Murtagh si addormentò poco dopo,
sempre vigile.
Ecco il secondo capitolo della mia ff su Eragon!!! ^^ spero vi piaccia anche questo!!
Ringraziamenti:
stefy_81:
grazie per aver
recensito e per aver messo la mia ff tra i
preferiti!! ti ringrazio davvero molto e spero che anche questo capitolo sia di
tuo gradimento! Ciao bella!