La tua stella
Cinquantuno.
Era
questo il numero esatto delle ore trascorse senza chiudere occhio.
Oltre due
giorni che avevano stremato la salute fisica e mentale di tutti i
poveri
campeggiatori di quell’assurdo reality televisivo.
-Non
dormite ancora?-, aveva chiesto sibillino quel sadico di un Chris
McLean cinque
minuti prima.
Inutile
dire che i ragazzi ancora svegli non avevano osato ribattere per paura
di
essere censurati.
-Oh,
ma allora siete dei tipi tosti! Va bene, ricorrerò ad un
metodo infallibile!
Chef, vieni qui!-.
Il
tono imperioso del conduttore aveva raggiunto il suo braccio destro,
che si era
immediatamente affrettato a raggiungerlo.
-Che
devo fare?-.
-Lo
sai. Voglio che crollino l’uno dopo l’altro: sono
stufo di questa sfida-.
Il
temibile e terribile Chef scomparve per una manciata di minuti per
tornare poco
dopo portando con sé diversi libri dalle copertine
sgargianti ed indossando un
ridicolo costume di lana rosa.
-Che
accidenti fa quel pagliaccio?-, borbottò con voce impastata
Duncan, sollevando
leggermente la testa per godersi lo spettacolo.
Chef
gli scoccò un’occhiata adirata e con delicatezza
aprì il primo volume della
pila.
-C’era
una volta, in un regno lontano lontano…-.
Alcuni
lievi sbadigli si levarono dai ragazzi in dormiveglia.
-Ti
prego!-, si lamentò Duncan, tappandosi le orecchie per non
sentire una parola
di più.
-…
una principessa che aveva lunghissimi capelli
d’oro…-.
-No,
non ce la faccio. Resisterò, costi quel che costi!-.
Gwen,
che fino a quel momento se ne era stata seduta per terra a poca
distanza da
Chris e Chef, si alzò di scatto e si allontanò
dal falò. Non le importava di
imbattersi in un orso o in chissà quale altro pericoloso
abitante del bosco:
qualsiasi cosa sarebbe stata migliore rispetto alla storiella barbosa
raccontata da quei due malefici uomini.
-Aspetta!
Dove vai?-.
La
ragazza si voltò e vide alle sue spalle Trent: stava quasi
dimenticando di
averlo avuto accanto per tutto quel tempo.
-Cerco
di starmene lontana dalla ninnananna-, rispose con
semplicità.
-Ma
non puoi allontanarti da sola! E poi è notte-.
-Lo
so. Stai tranquillo-, lo rassicurò con un mezzo sorriso.
-Non
voglio che ti accada niente di male… Desidero arrivare alla
fine di questa
assurda sfida insieme a te-.
Nonostante
fosse buio, Gwen colse una scintilla rischiarare le iridi verdi del
compagno e
voltandosi tentò di nascondere il lieve rossore che le aveva
colorito le
guance.
-È
gentile da parte tua-.
-La
cosa non mi crea alcun disturbo. Anzi, sono felice di poter condividere
questa
esperienza-.
Stavolta
fu Trent a rivolgerle un sorriso smagliante.
“Cavoli!”,
si ritrovò a pensare Gwen. “Questo ragazzo mi
manda fuori di testa”.
Fece
qualche altro passo e raggiunse i primi alberi della foresta, godendosi
il
venticello leggero che spirava da est; aspettò che il
compagno si avvicinasse e
poi sedette sull’erba, appoggiando la schiena contro il
tronco di una sequoia
poco distante.
-È
una bella serata-, disse Trent affiancandola. -Si vedono molte
più stelle del
solito-.
-Già.
È rilassante ammirare il cielo così limpido-.
Rimasero
in silenzio per parecchi minuti, nutrendosi di quella pace
apparentemente
immutabile.
Gwen
chiuse gli occhi, assaporando la quiete che li avvolgeva. Nessuno
avrebbe
potuto disturbarli, nessuno avrebbe interrotto quel momento perfetto.
-Ehi,
sei ancora sveglia?-.
Quella
domanda, pronunciata nell’oscurità e tanto simile
ad un sussurro, la riportò
alla realtà.
-Sì.
È strano, ma… Sono talmente stanca che ormai non
sono nemmeno più stanca. Ti
sembra assurdo?-.
-No,
perché? Non mi sembra affatto assurdo-.
Gwen
sospirò: sentiva le palpebre sempre più pesanti,
eppure c’era qualcosa che le
impediva di prendere sonno definitivamente.
-Sai
riconoscere le costellazioni?-, chiese incuriosito Trent.
-Abbastanza.
Mi piace osservarle con il telescopio. Quando sono a casa,
d’estate, mi
affaccio dalla finestra della mia camera e studio il cielo-.
-Wow.
Dov’è che sta l’Orsa Minore?-,
domandò ancora.
-La
vedi l’Orsa Maggiore?-.
Gwen
puntò l’indice in alto e Trent le si
avvicinò di più per seguirne la
traiettoria. La ragazza percepì il proprio cuore battere
più velocemente e
sperò che si stabilizzasse il prima possibile.
-Segui
la curva fino alla stella più luminosa, la Stella Polare-,
spiegò tracciando
una linea invisibile nell’aria. -È esattamente in
quel punto-.
-Ahhh!
Forte!-, esclamò Trent con il tono entusiasta di un bambino.
-E
se scruti più a sinistra potrai osservare la costellazione
del Leone. In questo
periodo è più facile individuarla-,
spiegò ancora la ragazza. -È composta da
ben dieci…-.
-Guarda,
Gwen! Una stella cadente!-.
Trent
si drizzò in piedi e tenendo gli occhi incollati al cielo la
prese per mano.
-L’hai
vista?-, chiese eccitato.
Alla
giovane non era di certo sfuggita la scia luminosa che un secondo prima
aveva
solcato il nero della notte.
-Sì-,
confermò.
-Hai
espresso un desiderio?-.
-Beh…
A dire la verità non ne ho avuto il tempo…-.
-Oh,
peccato! Comunque neanche io l’ho fatto. Dai, cerchiamone
altre!-.
Trent
si stese per terra e poggiò le mani dietro la nuca a
mo’ di cuscino.
-Che
aspetti? Non hai qualcosa da chiedere alle stelle?-, le
domandò con un sorriso.
-Forse…-.
-Niente
“ma”. Vieni qui e vediamo se riusciamo a
rintracciarne ancora-.
Gwen
obbedì in silenzio, distendendosi timidamente accanto al
compagno. Provava una
strana sensazione: possibile che allo stesso tempo riuscisse a sentirsi
sia a
disagio sia benissimo?
-E
così quella è la Stella Polare-, disse Trent
distrattamente, interrompendo quel
minuto di silenzio.
Notando
che Gwen non si decideva ad aprire bocca, continuò:
-È davvero luminosa. Gli
altri astri non reggono il confronto con lei. Chissà
perché brilla così
tanto?-.
-È
sempre stata un punto di riferimento-, aggiunse Gwen. -La sua luce ha
spronato
navigatori e poeti-.
-Non
è difficile trovare l’ispirazione quando si ha di
fronte qualcosa di tanto
meraviglioso-.
Trent
si voltò a guardarla e la ragazza abbassò gli
occhi sull’erba al suo fianco,
tentando di concentrarsi per non arrossire di nuovo.
-Sai,
dicono che ad ognuno di noi corrisponda un corpo celeste-, riprese il
giovane
senza smettere di ammirarla. -Esso ci influenza fin dalla nascita,
plasmando
nei modi più diversi il nostro carattere-.
-Non
dirmi che credi negli oroscopi-, replicò Gwen.
-No,
penso che sia roba per ciarlatani-.
-Ah,
ecco…-.
-Ciò
che intendevo dire-, si corresse subito, -è che sarebbe
curioso sapere a quale
stella apparteniamo-.
Calò
di nuovo il silenzio, carico di mille parole che nessuno dei due
ragazzi osava
pronunciare. Se ne stavano semplicemente lì, in attesa che
l’uno dicesse
qualcosa all’altra.
-Come
puoi conoscere la risposta?-, chiese Gwen perplessa, continuando a
scrutare il
cielo.
-Non
lo so… Ma sono sicuro di aver indovinato quale sia la tua
stella-.
-Di’
pure-, lo incoraggiò, rivolgendogli lo sguardo solo per un
istante.
-Tu,
per me, sei come la Stella Polare-.
Gwen
si sentì avvampare per la terza volta nel corso di quella
lunga ed estenuante
nottata.
-Come
mai hai avuto questa intuizione?-, indagò, ansiosa di sapere
il parere del
ragazzo.
-Be’-,
le spiegò Trent, -basta guardarti. Sei diversa, Gwen.
Assolutamente unica, così
come lei-.
Indicò
la punta della costellazione che li sovrastava, sorridendo. Fu a quel
punto che
avvistarono una cometa.
-Che
bella!-, esclamò estasiato Trent.
-Sì…
meravigliosa-.
-Stavolta
sei riuscita ad esprimere un desiderio?-.
La
ragazza annuì.
-Perfetto!
Anch’io ce l’ho fatta-.
Il
giovane si alzò, si strofinò energicamente i
pantaloni per evitare che
rimanessero residui di terra e le tese una mano.
-Andiamo-,
le disse. -A quest’ora Chef avrà finito di
annoiare gli altri-.
Gwen
strinse il palmo del compagno e si tirò su, camminandogli
accanto.
-So
che non dovrei chiedertelo-, ammise Trent, senza interrompere la marcia
che li
avrebbe ricondotti al falò, -ma mi piacerebbe tanto sapere
che cosa hai chiesto-.
-Lascia
che rimanga un segreto fra me e quella cometa-, gli rispose Gwen,
dandogli una
leggera pacca sul braccio destro.
-Hai
ragione. È meglio non dire a voce alta ciò che si
desidera, altrimenti si
rischia che non si realizzi-, confermò il ragazzo con un
cenno della testa.
Gwen
annuì e sorrise nella sua direzione. Certo, non era il caso
di rivelare la sua
speranza, ma se avesse potuto farlo, finalmente Trent avrebbe saputo
che la
cosa che più voleva al mondo era tenerlo sempre vicino in
quel modo, proprio
come era accaduto quella notte, protetti dalla benedizione di centinaia
di
stelle diverse.