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Autore: Amor31    18/07/2015    3 recensioni
Cinquantuno ore senza dormire.
Gwen è stremata, ma decisa a non crollare.
Per fortuna al suo fianco c'è un ragazzo dagli occhi verdi che fa sembrare tutto più semplice.
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- Missing Moment dell'episodio "Maratonotte" -
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chef Hatchet, Chris McLean, Gwen, Trent | Coppie: Trent/Gwen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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La tua stella

 

Cinquantuno.
Era questo il numero esatto delle ore trascorse senza chiudere occhio. Oltre due giorni che avevano stremato la salute fisica e mentale di tutti i poveri campeggiatori di quell’assurdo reality televisivo.
-Non dormite ancora?-, aveva chiesto sibillino quel sadico di un Chris McLean cinque minuti prima.
Inutile dire che i ragazzi ancora svegli non avevano osato ribattere per paura di essere censurati.
-Oh, ma allora siete dei tipi tosti! Va bene, ricorrerò ad un metodo infallibile! Chef, vieni qui!-.
Il tono imperioso del conduttore aveva raggiunto il suo braccio destro, che si era immediatamente affrettato a raggiungerlo.
-Che devo fare?-.
-Lo sai. Voglio che crollino l’uno dopo l’altro: sono stufo di questa sfida-.
Il temibile e terribile Chef scomparve per una manciata di minuti per tornare poco dopo portando con sé diversi libri dalle copertine sgargianti ed indossando un ridicolo costume di lana rosa.
-Che accidenti fa quel pagliaccio?-, borbottò con voce impastata Duncan, sollevando leggermente la testa per godersi lo spettacolo.
Chef gli scoccò un’occhiata adirata e con delicatezza aprì il primo volume della pila.
-C’era una volta, in un regno lontano lontano…-.
Alcuni lievi sbadigli si levarono dai ragazzi in dormiveglia.
-Ti prego!-, si lamentò Duncan, tappandosi le orecchie per non sentire una parola di più.
-… una principessa che aveva lunghissimi capelli d’oro…-.
-No, non ce la faccio. Resisterò, costi quel che costi!-.
Gwen, che fino a quel momento se ne era stata seduta per terra a poca distanza da Chris e Chef, si alzò di scatto e si allontanò dal falò. Non le importava di imbattersi in un orso o in chissà quale altro pericoloso abitante del bosco: qualsiasi cosa sarebbe stata migliore rispetto alla storiella barbosa raccontata da quei due malefici uomini.
-Aspetta! Dove vai?-.
La ragazza si voltò e vide alle sue spalle Trent: stava quasi dimenticando di averlo avuto accanto per tutto quel tempo.
-Cerco di starmene lontana dalla ninnananna-, rispose con semplicità.
-Ma non puoi allontanarti da sola! E poi è notte-.
-Lo so. Stai tranquillo-, lo rassicurò con un mezzo sorriso.
-Non voglio che ti accada niente di male… Desidero arrivare alla fine di questa assurda sfida insieme a te-.
Nonostante fosse buio, Gwen colse una scintilla rischiarare le iridi verdi del compagno e voltandosi tentò di nascondere il lieve rossore che le aveva colorito le guance.
-È gentile da parte tua-.
-La cosa non mi crea alcun disturbo. Anzi, sono felice di poter condividere questa esperienza-.
Stavolta fu Trent a rivolgerle un sorriso smagliante.
“Cavoli!”, si ritrovò a pensare Gwen. “Questo ragazzo mi manda fuori di testa”.
Fece qualche altro passo e raggiunse i primi alberi della foresta, godendosi il venticello leggero che spirava da est; aspettò che il compagno si avvicinasse e poi sedette sull’erba, appoggiando la schiena contro il tronco di una sequoia poco distante.
-È una bella serata-, disse Trent affiancandola. -Si vedono molte più stelle del solito-.
-Già. È rilassante ammirare il cielo così limpido-.
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, nutrendosi di quella pace apparentemente immutabile.
Gwen chiuse gli occhi, assaporando la quiete che li avvolgeva. Nessuno avrebbe potuto disturbarli, nessuno avrebbe interrotto quel momento perfetto.
-Ehi, sei ancora sveglia?-.
Quella domanda, pronunciata nell’oscurità e tanto simile ad un sussurro, la riportò alla realtà.
-Sì. È strano, ma… Sono talmente stanca che ormai non sono nemmeno più stanca. Ti sembra assurdo?-.
-No, perché? Non mi sembra affatto assurdo-.
Gwen sospirò: sentiva le palpebre sempre più pesanti, eppure c’era qualcosa che le impediva di prendere sonno definitivamente.
-Sai riconoscere le costellazioni?-, chiese incuriosito Trent.
-Abbastanza. Mi piace osservarle con il telescopio. Quando sono a casa, d’estate, mi affaccio dalla finestra della mia camera e studio il cielo-.
-Wow. Dov’è che sta l’Orsa Minore?-, domandò ancora.
-La vedi l’Orsa Maggiore?-.
Gwen puntò l’indice in alto e Trent le si avvicinò di più per seguirne la traiettoria. La ragazza percepì il proprio cuore battere più velocemente e sperò che si stabilizzasse il prima possibile.
-Segui la curva fino alla stella più luminosa, la Stella Polare-, spiegò tracciando una linea invisibile nell’aria. -È esattamente in quel punto-.
-Ahhh! Forte!-, esclamò Trent con il tono entusiasta di un bambino.
-E se scruti più a sinistra potrai osservare la costellazione del Leone. In questo periodo è più facile individuarla-, spiegò ancora la ragazza. -È composta da ben dieci…-.
-Guarda, Gwen! Una stella cadente!-.
Trent si drizzò in piedi e tenendo gli occhi incollati al cielo la prese per mano.
-L’hai vista?-, chiese eccitato.
Alla giovane non era di certo sfuggita la scia luminosa che un secondo prima aveva solcato il nero della notte.
-Sì-, confermò.
-Hai espresso un desiderio?-.
-Beh… A dire la verità non ne ho avuto il tempo…-.
-Oh, peccato! Comunque neanche io l’ho fatto. Dai, cerchiamone altre!-.
Trent si stese per terra e poggiò le mani dietro la nuca a mo’ di cuscino.
-Che aspetti? Non hai qualcosa da chiedere alle stelle?-, le domandò con un sorriso.
-Forse…-.
-Niente “ma”. Vieni qui e vediamo se riusciamo a rintracciarne ancora-.
Gwen obbedì in silenzio, distendendosi timidamente accanto al compagno. Provava una strana sensazione: possibile che allo stesso tempo riuscisse a sentirsi sia a disagio sia benissimo?
-E così quella è la Stella Polare-, disse Trent distrattamente, interrompendo quel minuto di silenzio.
Notando che Gwen non si decideva ad aprire bocca, continuò: -È davvero luminosa. Gli altri astri non reggono il confronto con lei. Chissà perché brilla così tanto?-.
-È sempre stata un punto di riferimento-, aggiunse Gwen. -La sua luce ha spronato navigatori e poeti-.
-Non è difficile trovare l’ispirazione quando si ha di fronte qualcosa di tanto meraviglioso-.
Trent si voltò a guardarla e la ragazza abbassò gli occhi sull’erba al suo fianco, tentando di concentrarsi per non arrossire di nuovo.
-Sai, dicono che ad ognuno di noi corrisponda un corpo celeste-, riprese il giovane senza smettere di ammirarla. -Esso ci influenza fin dalla nascita, plasmando nei modi più diversi il nostro carattere-.
-Non dirmi che credi negli oroscopi-, replicò Gwen.
-No, penso che sia roba per ciarlatani-.
-Ah, ecco…-.
-Ciò che intendevo dire-, si corresse subito, -è che sarebbe curioso sapere a quale stella apparteniamo-.
Calò di nuovo il silenzio, carico di mille parole che nessuno dei due ragazzi osava pronunciare. Se ne stavano semplicemente lì, in attesa che l’uno dicesse qualcosa all’altra.
-Come puoi conoscere la risposta?-, chiese Gwen perplessa, continuando a scrutare il cielo.
-Non lo so… Ma sono sicuro di aver indovinato quale sia la tua stella-.
-Di’ pure-, lo incoraggiò, rivolgendogli lo sguardo solo per un istante.
-Tu, per me, sei come la Stella Polare-.
Gwen si sentì avvampare per la terza volta nel corso di quella lunga ed estenuante nottata.
-Come mai hai avuto questa intuizione?-, indagò, ansiosa di sapere il parere del ragazzo.
-Be’-, le spiegò Trent, -basta guardarti. Sei diversa, Gwen. Assolutamente unica, così come lei-.
Indicò la punta della costellazione che li sovrastava, sorridendo. Fu a quel punto che avvistarono una cometa.
-Che bella!-, esclamò estasiato Trent.
-Sì… meravigliosa-.
-Stavolta sei riuscita ad esprimere un desiderio?-.
La ragazza annuì.
-Perfetto! Anch’io ce l’ho fatta-.
Il giovane si alzò, si strofinò energicamente i pantaloni per evitare che rimanessero residui di terra e le tese una mano.
-Andiamo-, le disse. -A quest’ora Chef avrà finito di annoiare gli altri-.
Gwen strinse il palmo del compagno e si tirò su, camminandogli accanto.
-So che non dovrei chiedertelo-, ammise Trent, senza interrompere la marcia che li avrebbe ricondotti al falò, -ma mi piacerebbe tanto sapere che cosa hai chiesto-.
-Lascia che rimanga un segreto fra me e quella cometa-, gli rispose Gwen, dandogli una leggera pacca sul braccio destro.
-Hai ragione. È meglio non dire a voce alta ciò che si desidera, altrimenti si rischia che non si realizzi-, confermò il ragazzo con un cenno della testa.
Gwen annuì e sorrise nella sua direzione. Certo, non era il caso di rivelare la sua speranza, ma se avesse potuto farlo, finalmente Trent avrebbe saputo che la cosa che più voleva al mondo era tenerlo sempre vicino in quel modo, proprio come era accaduto quella notte, protetti dalla benedizione di centinaia di stelle diverse.

   
 
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