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Autore: Death_    18/07/2015    2 recensioni
Poi silenziosamente, per quanto le fosse permesso dalla sua natura, si sedette vicino a Sesshomaru, senza dire nulla, senza fiatare. Non osava nemmeno toccarlo, sfiorare una ciocca di capelli e giocarci come faceva solitamente. Rimase al suo fianco. Immobile.
«Cosa volevi mostrarmi, Rin?»
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru, guardi! Guardi!»
Un paio di delicate manine da bambina erano racchiuse l'una sull'altra, come se contenessero qualcosa di prezioso e fragile. Rin, sporca di terra ed erba, camminava velocemente incespicando nei suoi stessi piedi per raggiungere il grande demone cane, seduto all'ombra di una grande chioma e appoggiato ad un vecchio tronco. Quando Rin raggiunse il suo padrone, sorrise.
«Guardi!» esclamó la bambina per l'ennesima volta. 
Sesshomaru non si scompose, continuando imperturbabile a fissare un punto indefinito.
«Padron Sesshomaru?» 
La voce squillante di Rin si fece pił flebile, come se si fosse resa conto da sola che no, non era il momento per disturbarlo. Aprģ le manine e fece volare via il piccolo grillo che aveva con fatica acchiappato, facendogli cenno di andarsene, che con il suo simpatico canto avrebbe interrotto i pensieri del suo salvatore e che no, non poteva permetterglielo. Poi silenziosamente, per quanto le fosse permesso dalla sua natura, si sedette vicino a Sesshomaru, senza dire nulla, senza fiatare. Non osava nemmeno toccarlo, sfiorare una ciocca di capelli e giocarci come faceva solitamente. Rimase al suo fianco. Immobile.
«Cosa volevi mostrarmi, Rin?»
La bambina si voltó a guardare il suo padrone. Sesshomaru non aveva spostato lo sguardo su di lei, ma a Rin bastava. Le stava prestando attenzione.
«Avevo catturato un grillo! Era molto bello e verde!»
«E perchč lo hai lasciato andare, se ti piaceva?»
«Perchč non č giusto!» Proruppe Rin convita e soddisfatta di come la pensasse. Il demone inarcó il sopracciglio, in una tacita richiesta di spiegazioni.
«Padron Sesshomaru, il grillo era libero e io non volevo costringerlo. Non sono pił belli se sono liberi di volare dove vogliono?»
Ovviamente non ci fu risposta.
«P-Padron Sesshomaru, posso farle una domanda?»
«Dimmi.»
«A cosa stavate pensando?»
Sesshomaru si irrigidģ impercettibilmente. Rin si maledisse da sola. Avrebbe potuto starsene zitta e farsi gli affaracci suoi, invece si ficcare il naso e far arrabbiare il suo padrone!
«A mio padre.»
La bambina spalancó gli occhi stupita. Le aveva risposto. Lui.. Lui aveva risposto ad una domanda cosģ sfrontata! Rin annuģ e sorrise felice. Sesshomaru continuó con il suo racconto.
«Mio padre era forte. Il pił forte demone cane che potesse mai essere esistito. Ma peccó di innamorarsi di una ningen e morģ per mano di un vile essere umano. Che morte indegna.»
Rin corrugó la fronte, confusa. Se avesse detto ció che pensava... Lui si sarebbe arrabbiato?
«Rin non pensa che abbia avuto una morte indegna.» Sussurró la bambina. Pregó che non l'avesse sentita, ma chi voleva prendere in giro, era un demone lui.
Sesshomaru giró di poco il volto, guardando Rin di sottecchi. L'aveva sentita, eccome. Rin incroció il suo sguardo timorosa di ricevere un rimprovero. Invece, con sommo stupore, lesse solo curiositą negli ambrati occhi di Sesshomaru.
«Vostro padre era innamorato di una donna, ma non credo sia stato un errore. Ecco, io penso che la sua morte sia stata molto valorosa. Non importa da chi si viene uccisi, importa per chi. Sono sicura che lo ha fatto per amore, e la mia mamma diceva che non c'č nulla di pił valoroso di morire per chi si ama. Sapete, anche il mio papą č morto per salvare me e i miei fratelli...»
Rin si scoprģ sorpresa e euforica. Aveva detto cosģ tante cose, cosģ tante cose che magari il suo padrone non condivideva, ma a lei non importava. Era fiera di come la pensava e in cuor suo, desiderava che le sue parole avessero rincuorato Sesshomaru. Dal canto suo, il demone non rispose. Rimase qualche secondo a fissare gli innocenti occhi marroni di Rin per poi voltarsi e chiudere i suoi, color del miele. 
Rin abbassó la testa, delusa, spostando infine lo sguardo sul sole che scompariva all'orizzonte. Si alzó, certa che se fosse rimasta avrebbe dato fastidio al suo amato padrone. Fu interrotta dalla voce imperiosa ma lieve di quest'ultimo.
«Rin. Vieni qui e dormi.»
Sorrise felice, tuffandosi nella morbida coda di Sesshomaru. Versó un paio di lacrime, forse per lo spavento che si era presa nel pensare di aver offeso colui a cui doveva tutto. Poi si addormentó beata, perdendosi peró quella millimetrica smorfia che increspó le labbra di Sesshomaru. Probabilmente, era un sorriso.
Rin si disse nel dormiveglia che avrebbe dovuto essere un po' irriverente pił spesso.
  
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