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Autore: Spensieratezza    19/07/2015    9 recensioni
Dean Winchester è un adolescente difficile e problematico, che crea molti problemi al padre John. Quando Sam, suo fratello separato alla nascita, torna a vivere nella loro casa assieme alla madre Mary, cercherà di aiutarlo a combattere e a distruggere i propri demoni, ma ben presto Sam scoprirà che non può aiutare Dean, senza che esso lo stravolga nell'animo. I due fratelli rimarranno intrappolati in un vortice di sentimenti e passioni e tanti altri sentimenti che li sconvolgeranno nel profondo.
Genere: Angst, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La catena dell'estasi, dell'amore e della famiglia'
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“Sammy, siamo quasi arrivati.” Lo svegliò Dean, toccandolo per la spalla, un movimento che Sam avvertì come piacevole. “Mmm…” fece in risposta, l’altro.

“Come fai a dormire in pieno giorno?” si stupì Dean.

“Il sole e la macchina mi conciliano il sonno…è così da quando sono bambino.” Mugugnò Sam, strofinandosi gli occhi.

Dean lo fissò, poi sussurrò: “Un’altra delle cose che mi sono perso, oltre al sonnambulismo.”

Sam lo fissò interrogativo, perplesso e forse un po’ arrossito, ma Dean non tornò sull’argomento.

Sam cercò di guardare il panorama fuori dai finestrini e ne rimase affascinato. Era un paese caratteristico, con costruzioni gotiche e curiose.

“Sembra un misto tra le Hawaii e il medio Oriente.” Disse Sam, affascinato.

Dean sorrise. “Cosa credevi? Tuo fratello li sceglie bene i posti.”

“È magico.” Disse Sam.

“Aspetta di vedere le spiagge. Noi di sicuro ne sceglieremo una deserta.”

Sam rise. “Sbaglio o sei un po’ asociale?”

“Vengo qui per il mare, non per il mare e altre mille persone intorno.” Sorrise Dean.

Beh, su questo non posso certo dargli torto.

“Forse ho trovato parcheggio!” disse Dean, trionfante.
 
 


*

Mentre scendevano con le borse, Sam si chiedeva: “Chissà che staranno facendo mamma e papà.”

“Probabilmente, sesso bollente, approfittando della nostra assenza.”

“Dean!!”

“Che c’è? Pensi che mamma abbia accettato di tornare a fare la bella famigliola felice sotto lo stesso tetto, così per giocare a monopoli e papà abbia deciso di ospitarvi, così, giusto per farsi stracciare a Monopoli? Come sei ingenuo, Sammy.” Rise Dean.

Sam restò paralizzato per un attimo, cercando di togliersi quell’immagine dalla mente.

“Pensi quindi che potrebbero tornare insieme?”

“Beh, adesso non esageriamo, ma con la scusa di riunire la famiglia sotto lo stesso tetto, da qui a riunire i corpi è…” disse Dean, strizzando l’occhio.

“Dean, sei disgustoso e meno male che fai la morale a me per un bacio.” Disse Sam, facendo una smorfia.

“Ok, ok, cambiamo argomento, sasquatch. Parliamo di noi. Tu avevi delle passioni da piccolo? La mia era quella di collezionare stelle marine. Le appendevo sui muri.”

Sam rimase a bocca aperta, scioccato. “Non…non dici sul serio. “

“Sì invece.”

“Perché? Perché una tale crudeltà?”

Dean scrollò le spalle. “Sono crostacei, non hanno la soglia del dolore come noi e poi non ero io ad ucciderle. Perché? Perché erano belle da vedere, suppongo, poi ho perso la voglia, ma sarà meglio che se ne vedi una, tu la tenga lontano da me.” ridacchiò Dean.

Sam tremò. D’un tratto non aveva più voglia di fare il bagno o di essere lì con suo fratello.

“Sei un mostro.” Gli disse, cominciando a distendere gli asciugamani.
 
 
 
 
 
*

Erano passati alcuni minuti e Sam era ancora sdraiato sotto l’ombrellone. Dean aveva provato a chiamarlo, senza risultato e allora capì che forse era ancora offeso per la questione delle stelle marine.

Per una bugia.

“Sammy, non riesco a camminare. Un granchio deve avermi punto o forse una medusa. Aiutami. Sento un bruciore al piede.”

“Sei serio?” chiese Sam, balzando a sedere all’istante, decidendo di smettere in quel momento di ignorarlo.

“Sì. Dicono che le meduse sono velenose. Aiutami. Vieni qui.”

“Oddio.” Sam si spaventò molto e raggiunse subito Dean, correndo.


“Fammi vedere, su.” Lo incitò Sam, cercando di guardargli il piede.

“È sulla caviglia. Aspetta, girati. Avvicinati così. Di più.” lo spronava Dean, poi quando meno se l’aspettava, Dean lo prese per i fianchi e lo sollevò.


“Deeeeean!” gridò Sam.

“Ah – ah – ah. Ci sei cascato!”

“Sei un cretino, Dean. Io mi sono spaventato!”

“Mi divertirò un mondo con te a farti scherzi. Sei un bersaglio facile.”

“Deeeean! Mettimi giù! No, nell’acqua no, nell’acqua no, ti prego, noooooo.”

SPLAAAASH.
 


L’acqua non era troppo fredda, ma fresca e rinfrescante. Sam boccheggiò per qualche secondo e poi sbottò: “Adesso me la paghi.”

Dean però lo sorprese ancora, perché si tuffò a sua volta e cominciarono una lotta a base di spruzzi a vicenda.

Ora Sam non era più arrabbiato, ma rideva e rideva e anche Dean e la questione delle stelle marine era già dimenticata.

“Andiamo verso gli scogli. Ci sono dei fondali magnifici, non puoi non vederli.” Disse Dean.

“Dean, però nell’acqua alta non so nuotare.”

“Tranquillo, ci sono io.” Gli disse Dean.
 
Nuotarono verso gli scogli e inaspettatamente, una stella marina finì dritta nella mano di Sam.

“Oddio…no.” mormorò Sam, cercando di levarsela, prima che Dean se ne accorgesse, ma la stella era spaventata e si era aggrappata alla sua mano.

Dean si avvicinò a lui, facendo tremare Sam e quando fu alle sue spalle, lo avvolse con il corpo da dietro, allargando le braccia a toccare anche lui la stella.


“Dean, per favore, lasciala stare.” Pregò Sam. Dean sorrise e molto delicatamente aprì le mani di Sam, prese la stella e la accompagnò a nuotare via.

Sam sospirò. Dean era ancora addossato a lui da dietro.

“Hai davvero creduto alla storiella delle stelle marine appese nei muri della mia casa?” ridacchiò teneramente Dean. “Io adoravo questi scriccioli. Spesso quando c’era il mare mosso e le stelle marine venivano spinte da una parte all’altra, io perdevo la testa a spingerle più lontano, perché avevo paura che la corrente le buttasse a riva e le facesse morire. Mi sentivo un salvatore.”

“Perché mi hai…raccontato quella storia terribile? Perché volevi farmi soffrire?” chiese Sam, tristemente.

Dean lo fissò serio. “No, perché per me è una sofferenza parlare dei miei sentimenti a cuore aperto.”

“Quindi preferisci che a soffrire siano gli altri?”

Dean non se la prese per quell’uscita, anzi, sorrise e sfiorò i fianchi di Sam, facendogli venire mille brividi.

“Non sai cos’è davvero la sofferenza, Sammy.” Gli disse, dolce e sensuale insieme.

E seppur quella frase era molto inquietante, Sam si sentiva stranamente bene. Forse era perché Dean lo stava abbracciando o forse perché stava aprendo il suo lato umano con lui e gli confessava cose che non avrebbe mai creduto di poter sentire ammettere da suo fratello, ma si sentiva….bene.

Quando stava con Dean, si dimenticava di tutto, della sua prepotenza, delle frasi odiose che gli diceva spesso e volentieri, si dimenticava di arrabbiarsi con lui e anche di rispondergli a tono.

“Bene, ora che abbiamo chiarito la questione stelle marine, continuiamo a nuotare.” Si impuntò Dean.

Sam non rispose, ma fece quello che Dean gli disse. Andarono anche a prendere le maschere, per guardare sott'acqua, c'erano dei fondali stupendi, ma ad un certo punto, Sam cominciò a sentirsi stanco, quindi Dean poggiò le maschere e i boccagli sugli scogli.


“Dean, non riesco…non riesco più…”

Dean non disse niente, ma si limitò ad abbracciarlo da dietro ancora una volta.

“Fai il morto. Appoggiati a me con la testa e lascia che ti guidi io. Fidati.”



Sam lo fece. Lasciò che la sua testa cadde all’indietro, tra le mani di Dean e appoggiata sul suo petto. Lasciò che Dean nuotasse all’indietro, stringendoselo addosso e Sam si sentiva come un bambino piccolo, coccolato e lasciato alle cure della sua mamma.

Era rilassante abbandonarsi così e lasciare che l’altro avesse accesso alla tua vulnerabilità, percepisse il suo bisogno di cercare un rifugio e la sua fiducia nel concedergli di dargli un riparo con le tue braccia. Dean, o meglio, le braccia di Dean erano così accoglienti e protettive, come una morbida coperta fresca che lo avvolgeva e lo coccolava. Si sentiva al sicuro.
 
 

Quando tornarono a riva, Sam crollò sull’asciugamano. Stava per addormentarsi, quando avvertì qualcosa di freddo cadergli sulla schiena.

“Cosa diav…” disse, cercando di tirarsi su, ma Dean lo tenne giù con le mani.

“Stai giù. Se ti bruci la pelle con questo sole, sarò io che papà ucciderà quando torneremo a casa.”

Sam non riusciva a crederci. Dean gli stava mettendo la crema sulla schiena. Cosa era successo  a suo fratello? Quello non poteva essere suo fratello.

“Non c’era bisogno che lo facessi.” Mormorò Sam, imbarazzato.

“Vuoi forse farmi credere che sei un tipo che si preoccupa di mettere le creme solari, se non lo fanno altri per te?”

“Beh, non posso negarlo, ma neanche tu lo sei.”

“Dopo penseremo a me. Intanto rilassati. Sei teso. Sai che alle squinzie non piacciono i ragazzi con i muscoli tesi?” gli chiese, massaggiandogli con intensità, ma senza fargli male, le spalle.


Sam tremò e gemette senza volerlo, chiudendo gli occhi. Dean ci sapeva fare.

Dean smise di massaggiarlo per un momento. Le sue mani tremarono un poco.

“Potresti stare zitto? Sembra che stai per avere un orgasmo.” Disse Dean, deglutendo.

“Scusa, ma è che mi piacciono i massaggi.”disse Sam.

Dean sembrò compiaciuto, gli spalmò ancora un po’ la crema e Sam dovette farsi violenza per non lasciarsi sfuggire un gemito quando gli sfiorò la spina dorsale.

Per fortuna Dean non sembrava voler allungare il processo più del dovuto, infatti poi si alzò.

Sam si distese ancora un po, speranzoso, ma Dean non capì o forse finse di non capire.
 

Quando anche Dean fece per distendersi, Sam gli piombò alle spalle, prendendolo di sorpresa.

“Sam, che fai??” si spaventò Dean.

“Ricambio il favore.”

“Non ci provare. Non voglio nessuna crema, se la volevo l’avrei chiesta o me la sarei messa!”

“Sì, certo, perché tu sei il tipo che mette creme!”

Dean rise. “Touchè.” Esclamò e lasciò che Sam gli mettesse la crema sulla schiena.

“Sai, Sam, siamo due stupidi, abbiamo portato una crema che dichiariamo entrambi che non avremmo mai messo.” Ridacchiò Dean.

Tu l’hai portata.” Gli fece presente Sam.

“Giusto.” Rispose Dean, non aggiungendo altro.

Sam passò alle spalle. Le spalle di Dean erano muscolose e grandi e lisce…era quasi piacevole massaggiarle. A Sam piaceva passare le mani sulla sua pelle così liscia.

Ad un tratto Dean rise. “Sammy, guarda che devi massaggiarmi, non accarezzarmi.” Cantilenò.

“Non ti sto accarezzando.” Farfugliò Sam, imbarazzato.

“Come no. Più che massaggi sembrano carezze.” Ridacchiò Dean, ma non si muoveva per sottrarsi. Sam ebbe un pensiero improvviso. Sembrava che Dean avesse un tono come se fosse imbarazzato e cercasse di mascherarlo, facendo battute.

“I massaggi devono dare sollievo alla pelle. Se vuoi essere picchiato, và a farti un massaggio shatzu o come diavolo si chiama.”

Dean rise. “Scommetto che non sai neanche cos’è un massaggio shatzu.”

Sam rispose piccato. “Più o meno, ma non muoio dalla voglia di scoprirlo.”

“E comunque credevo che volessi solo spalmarmi la crema…invece hai detto che vuoi darmi sollievo? Pensi di riuscirci?” lo provocò.

“Non capisco quello che tu stai dicendo.” Disse Sam, a disagio, passandogli le mani per tutta la lunghezza della schiena.

“Hai un tocco strano….delicato…quasi come quello di una ragazza.” Disse Dean, in estasi.

“Devo prenderlo come un complimento?” chiese dubbioso, Sam.

Dean sospirò, sorridendo. “Tu sei furbo, molto furbo, Sammy.”

Sam non rispose a questo commento un po’ criptico e anche per questo Dean lo giudicò molto furbo.



“Dean, camminiamo un po’?” gli chiese Sam, una volta finito di spalmargli la crema, perché chiedergi esplicitamente di fare una passeggiata sulla riva del mare, suonava troppo da femminucce.

Dean non si scompose. “Okay, ma portiamoci dietro il pallone.”

“Il pallone?” chiese Sam, basito.

“Vedrai.” Disse Dean con un ghigno.
 


L’idea di giocare a pallavolo sulla spiaggia fu una grande idea. Il pallone finì immancabilmente in acqua e quindi il gioco si trasferì lì. Giocavano a pallavolo in acqua fra tante risate e divertimento.

La passeggiata sulla riva durò infatti due minuti, prima di passare alla pallavolo, ma Sam non se ne lamentò. Aveva proposto la passeggiata solo per fare qualcosa, ma andava bene anche la pallavolo.
 
 
 
 
*

Dean e Sam mangiarono solo qualche panino con contorno di patatine fritte in un chiosco poco distante, durante il pomeriggio, poi dopo aver riportato le loro borse nella macchina, Dean ebbe un’idea.

“Ti…ti andrebbe ti fare un giro per la città, a piedi, prima di tornare a casa?”

Sam lo guardò stupito. Era quasi come il ragazzo che chiedeva alla fidanzata di fare ancora una passeggiata, prima di accompagnarla a casa. Solo che Dean non era il suo ragazzo, era suo fratello e a casa avrebbero dovuto tornarci insieme. Nella stessa casa.

“Certo. Mi va.” Gli sorrise Sam.
 
 


Passarono il resto della giornata a visitare il paese, divertendosi a comprare di tanto in tanto piccoli souvenir e statuette curiose.

Non si accorsero che il tempo passò velocemente e venne sera.

“Ho una fame da lupi che quasi svengo.” Si lamentava Sam.

“Anche io. Senti, Sam, forse potremmo fermarci qua a mangiare, mamma e papà non se la prenderanno.”

“Ne sei sicuro? È solo un’ora di strada in fondo. Possiamo resistere.”

“Una dannatissima ora?” si lamentò Dean. “E poi magari aspettare un’altra ora prima che la cena sia pronta? No, grazie, avviso papà che ceniamo qui, quindi di non aspettarci.”

“Però i panini li abbiamo finiti.” Disse Sam.

“Cos’hai capito? Intendevo mangiare cibo VERO, Sammy. Andremo in un ristorante. Sai, nonostante siamo ricchi, papà non mi ci porta mai.”

Sam fissò Dean a occhi sgranati. Eccolo arrivato lì il momento di chiedere a suo fratello maggiori dettagli sulla sua vita.

“Già…a proposito di questo… com’è che siete…o siamo…così ricchi?”

Dean lo guardò stranito. “Cosa intendi?”

“Come fa papà ad essere così ricco? Scusa, ma mamma non mi ha mai voluto dire come ha fatto a fare così tanta fortuna.”

“Perché mi chiedi questo? Papà ti ha mai fatto mancare qualcosa?” chiese Dean, preoccupato.

“No, no, certo che no!” si sbrigò a dire Sam. “Anzi, ha sempre provveduto a tutte le mie necessità….ovviamente anche se sempre a distanza e nonostante mamma è stata chiara con il fatto che non era nostra intenzione vivere da parassiti facendoci mantenere. Il fatto è che vorrei sapere…come ha fatto a diventare così ricco. Mamma non mi ha mai detto niente.”

Dean sospirò. “Non lo so, Sammy. Ti confesso che a volte ho paura di chiederglielo.”

“Dici davvero??” si stupì Sam.

“Non si diventa così ricchi semplicemente schioccando le dita e la maggior parte delle strade per diventarlo, sono strade disoneste. È mio padre, ma ti confesso che ci sono molti momenti in cui odio la mia ricchezza, proprio perché non so da dove è uscita fuori e preferisco non fare domande.”

Sam non chiese altro e nessuno dei due tornò sull’argomento, anche perché con la macchina erano arrivati al ristorante.
 
 
 
 
Il ristorante era più una trattoria, tutta in legno e illuminata da fiaccole e candele per tutta l’entrata. Dalla terrazza della trattoria, si vedeva il mare.

“C’è un posto per noi?” chiese Dean con fare sensuale.

La cameriera sembrò imbarazzata. “Mi dispiace ragazzi, ma i posti sono tutti prenotati.”

“Dannazione, sicura che non è rimasto neanche un posto? Abbiamo una fame da lupi.” Si disperò Dean.

“No, signore, mi dispiace.” Disse la biondina, dispiaciuta.

“Neanche la terrazza?” chiese Dean, speranzoso.

“No, quella no, vi prego, mi fareste passare dei guai con il padrone!”

“La prego, signorina, vede, il fatto è che io e il mio ragazzo, festeggiamo il nostro primo anniversario oggi e avevo in mente proprio questo posticino delizioso.”

La camerierina sgranò gli occhi e fece una O con la bocca, ma era niente in confronto alla faccia di Sam che sembrava lì lì per svenire.


“Se ci manda via, saremo costretti a girare ancora con il rischio di non trovare altri posti disponibili e rovinare così il nostro primo anniversario insieme, la prego, non sia crudele.” Disse Dean con enfasi, tenendole le mani e facendola arrossire.

“Io…io…e va bene, maledizione, rischierò il posto, ma non posso lasciarvi andare se non avete festeggiato il vostro primo anno. Aspettate qui!”
 
Quando la cameriera si fu allontanata, a Sam ritornò l’uso della parola.

“Dean! Ma sei pazzo? Fingerci gay? Una coppia? Fidanzati?? E se ci avesse chiesto dei documenti?? Ma perché l’hai fatto??” gli sussurrò.

“Perché è troppo galvanizzante quando le persone non ti conoscono e puoi essere chiunque tu voglia, fingere di essere chiunque tu voglia, cambiare identità! E poi anche perché così abbiamo dei posti assicurati!”

“Ma cosa dici? Una volta saputo che siamo gay, ci caccerà sicuramente!”

“Nah, Sammy, il mondo è cambiato. Non è più come una volta.”

“E questo cosa vorrebbe dire?”

Ma Dean non fece in tempo a rispondergli, che tornò la camerierina, annunciando che c'erano ancora dei posti liberi per loro, nella terrazzina. Dean si godette lo sguardo costernato di Sam, con soddisfazione.
 
 
 
 
 
 
*
 
Sam e Dean si trasferirono nella terrazzina all’aperto, che godeva di una fantastica vista sul mare. Era molto romantico e naturalmente la candela accesa al centro del tavolo, enfatizzava il tutto.
 
"Ora puoi dirmi perchè eri sicuro che dicendo alla cameriera che eravamo una coppia, ci avrebbe dato il tavolo?" chiese Sam, curioso.

"Beh, perchè, come dicevo, i tempi sono cambiati, ora una coppia gay attira curiosità, tenerezza, e se si tratta di bei ragazzi, anche adorazione, poi noi siamo anche bei ragazzi." disse Dean, divertito.

sam lo guardò con una faccia buffa e Dean scoppiò a ridere. Sam imbarazzato decise di cambiare discorso subito. 

“Dean, ehm…non credi sia meglio….toglierla, quella?” chiese Sam, imbarazzato, indicando la candela al centro tavola.
 
“ Avanti, Sammy, sopporta un po’. Non possiamo dire loro di spegnerla o sembrerà sospetto, andrà a finire che ci smascherano e verremo cacciati senza neanche mangiare. A me non dà fastidio un po’ di luce.” Ridacchiò.
 
Sam lo guardò per un po’. “Sai, mi ero fatto un’altra impressione di te.”
 
“Lo immagino. Credevi che fossi un bastardo mafioso, non è vero?” ridacchiò Dean.
 
“No…è che non ti facevo un tipo romantico.”
 
“Con le donne non lo sono…diciamo che lo sono con le persone, o gli oggetti.”
 
Sam lo fissò interrogativo.
 
“Non mi piace dire alle persone quello che vogliono sentirsi dire, ma se sento qualcosa, la dico, senza troppi drammi. Mi piace essere uno spirito libero. Niente legami. Sai, io le donne, non le ho mai prese in giro…non sono mai stato fidanzato, è vero, ma le ho sempre trattate bene. Non sono un romantico, ma le donne le tratto bene, Sam.”
 
“Però non ci dormi insieme…” riflettè Sam, ricordando quello che Dean gli aveva detto.
 
Dean sospirò. “No, non vedo perché dovrei. A che scopo svegliarsi assieme ad una sconosciuta, fare la finta di salutarla il mattino dopo e poi farsi negare al telefono? Preferisco andarmene via durante la notte, ma al contrario di molti bastardi, non illudo e non sparisco. Mi vogliono tutte bene, perché sanno che anche se non possono contare su di me come fidanzato, io risponderò sempre al telefono, se mi chiamano. Capito, Sammy?”
 
Sam aveva capito e stava cercando ancora di assimilare tutto quello che aveva sentito e soprattutto stava lottando contro quella sorta di rapimento estatico che lo aveva avvolto, sentendo Dean parlare in quel modo delle sue relazioni. Non c’era niente da fare, suo fratello era magnetico, ti rapiva, era un leader nato.
 
 
 
Mangiarono le pizze in silenzio. Dopo tante nuotate, avevamo molta fame, poi mangiarono un dolce al cioccolato e panna montata, molto buono.
 
“Dean, lascia che paghi io. Tu hai guidato…” provò a opporsi Sam, ma Dean gli scacciò la mano.
 
“Fermo lì e poi sono soldi di papà. Mi piace spenderli. Non togliermi questa gioia.” disse Dean, ridendo.
 
 
 
 
Mary e John avevano chiamato almeno altre due volte durante la cena, così i fratelli furono costretti loro malgrado a spegnere i cellulari. Quando uscirono dalla trattoria, era ormai buio e quindi si dirissero verso la macchina.
 
Dean percepì che Sam era restio a lasciare quel posto, lo capiva da come guardava ancora la spiaggia, quando tornarono a costeggiare quel tratto..
 
In fondo anche lui era restio.
 
In fondo potevano restare ancora un po’.
 
 
“Dai, sasquatch, aiutami a riportare gli asciugamani sulla spiaggia. Stiamo ancora un po’ qui.”
 
“Che cosa?? Ma mamma e papà ci stanno aspettando!” La faccia di Sam era un misto di speranza e terrore. Dean sorrise.
 
“Non moriranno, se aspetteranno un’altra mezz’oretta.” Ghignò Dean e Sam non ebbe da replicare.
 
 
 
 
Era ormai buio quando scesero infine nuovamente sulla spiaggia ed era tutto un altro spettacolo, il mare, di notte, con le stelle. Era bello, limpido, una favola.
 
Sam e Dean fecero nuovamente il bagno. L’acqua era calda.
 
Poi si distesero sugli asciugamani nuovamente, uno di fianco all’altro, abbracciandosi, senza parlare, solo abbracciandosi.
 
 
 
“Sei dolce….perchè non puoi essere sempre così?” gli chiese dolcemente Sam, ancora abbracciato a lui e  inebriato e forse incoraggiato dal buio e dalle stelle.
 
“Perché nel mio cuore  c’è oscurità, che presto o tardi, fa sempre ritorno, Sammy.” Gli disse Dean, accarezzandogli i capelli.
 
Questa frase inquietò il fratello minore, che comunque non si lasciò intimidire o scoraggiare.
 
“Potrei…aiutarti a sconfiggerla. Se non riesci a preservare il tuo cuore, potrei farlo io.” Gli sussurrò.
 
C’erano stati secondi di silenzio, imbarazzanti, sufficienti a far pensare a Sam che aveva detto la cosa sbagliata, poi Dean si alzò e disse:
 
“Aspetta qui e non sbirciare. Devo fare una cosa.”
 
“Devi fare pipì? Con questo buio non riuscirei comunque a vedere niente.” Rise Sam.
 
“Scemo.” Gli disse Dean. “No, devo fare una cosa. Passami la torcia.”
 
 
 
Era passato già qualche minuto e Sam stava cominciando ad annoiarsi o addormentarsi, non sapeva quale delle due opzioni stava vincendo, quando finalmente Dean gli porse il foglio che teneva in mano.
 
Sam lo guardò sbalordito. Dean aveva disegnato sul foglio un grosso cuore rosso.
 
“Questo è il mio cuore quando non è avvolto dall’oscurità. Io non so proteggerlo, quindi, ti prego, fallo tu per me, in modo che, quando ne avrò bisogno, saprò da chi andare.”
 
“È….è la cosa più bella che tu mi abbia mai detto. Che MI abbiano mai detto. ” Disse Sam, sentendo le lacrime che scivolarono dalla sua guancia.
 
“Quindi lo farai?” chiese Dean, speranzoso. “Lo custodirai?”
 
Ed era così tenero, pensava Sam, che quasi pianse più forte dopo quelle parole.
 
“Sì. Custodirò il tuo cuore, Dean.”quindi abbracciò il fratello, forte, come a non volerlo lasciare più andare.
 
 
Si sdraiarono ancora a guardare le stelle, ancora abbracciati, poi Sam, forse incoraggiato dall’estasi che provava, alzò il viso e gli diede un timido, incerto, ma lungo bacio sulla guancia, indugiando sulla sua pelle.
 
Dean tremò appena a quel bacio, ma da attore consumato, riuscì a mascherarlo e Sam si distese di nuovo al suo fianco, senza abbracciarlo questa volta, ma cercando la sua mano, che trovò. Quando la intrecciò con quella di Dean, quest’ultimo sentiva una forte pressione attirarlo e premere contro la sua mano, come una catena di estasi.
 
 
Dei… cosa è successo nell’atmosfera, cosa, per rendere questa giornata tanto perfetta e questa notte ancora più meravigliosa e quasi fiabesca? Mio fratello, colui che quando l’ho conosciuto mi stava rendendo la vita impossibile, ora mi tratta e mi coccola come un principe.
 
Che cosa sono dunque queste sensazioni, che quando mamma me le raccontava nei libri di favole, io le reputavo appunto favole, ma che ora, attribuite a mio fratello, non saprei dare loro un nome?
 
Può qualcuno vivere una favola con suo fratello? Evidentemente sì. Allora dunque, l’amore e i sentimenti non sono parte di una catalogazione. Puoi essere felice ad accudire un cucciolo o un fiore, puoi amare una casa o tuo fratello.
 
Perché io lo amo, vero?
 
Lui ora mi ha donato il suo cuore, quindi posso farci quello che voglio.
 
E allora scelgo di non farlo soffrire, mai più.
 
 
 
 
 
 
 
 









Note dell'autrice: 

Lo so, capitolo lunghissimo, ma penso anche piacevole, no? *_* Ho pensato al titolo che dovevo mettere in questo capitolo e alla fine nessuno era all'altezza secondo me, quindi ho propeso per "Come un sogno." che penso assomigli molto al capitolo, no? ^^ 2) Dean e le stelle marine: Lo so, sono stata cattivella a farvi credere che Dean le collezionasse, ma poi trovo tenero il fatto che Dean voglia mascherare così il suo lato buono e sensibile <3 ps, anche io da piccola cercavo di spingere indietro le stelle marine per non farle cadere a riva ahhahh <333< 3) Fingere di essere una coppia: Mi è piaciuta molto l'idea, certo avrei voluto ci giocassero di più....ma forse sarà per un'altra volta ^^ (ops, mi sembra di recensire me stessa e vi è piaciuto il cuore regalato a Sam? *_* Avrà una parte nella storia.
   
 
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