-Lo vedi?
-Cosa?
-L’infinito.
-...No
-è proprio di fronte a noi, un po’ più sopra la linea dell’orizzonte.
-Non capisco
-Sai cosa?
-Cosa?
-Stringimi un po’ più forte, che non basta questo mare che ci bagna i piedi per capire quanto siamo piccoli. Tu fallo, io farò altrettanto e le nuvole spariranno per lasciar spazio alla luce delle stelle.  Siediti. Magari stenditi, magari spogliati, sarò lì con te, ad ammirare ciò che ci circonda. Ad ammirare ciò che sei. Tu fallo, e le nostre labbra non basteranno più per assaporarci.
Senti la sabbia fredda che ti sfiora, tanti piccoli granelli, infiniti granelli di una clessidra, ti fanno da letto e piano piano lasci la tua impronta anche su di essi, finché un’altra onda, un altro bacio, viene e porta via i nostri passi.
Ma ora chiudi gli occhi, senti l’odore del mare, senti le mie braccia, chiuse su di te. Il freddo non ha spazio per entrare in noi. E quel tuo odore di caffè bevuto pochi attimi prima farà solo da cornice ai minuti, le ore, passate insieme.
E ancora senti il vento, che ti fa alzare quel tanto che basta la maglietta, che sparge i tuoi capelli su di me, che ci accarezza.
Un po’ ci faccio caso. Un po’ mi dimentico. Un po’ ti assillo.
Ma ora, non pensare a quello che dico, stiamo in silenzio, che solo le onde grideranno questa notte, il resto non importa. Le luci, la gente… Non ho bisogno del mondo, ho bisogno di te.
Ti faccio la stessa domanda ora, lo vedi?
-Si, vedo te.