Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: TheSun_is Shining    19/07/2015    0 recensioni
Molti ritengono l'adolescenza un periodo molto complicato per l'essere umano: egli è impegnato a scoprire se stesso, a costruire il proprio futuro, a pensare alla sua identità, ed è altamente modellabile dal mondo che lo circonda e, una ragazza come June Clark, di quindici anni, n'è l'esempio lampante: un'infanzia infelice, un'adolescenza distrutta da un blocco psicologico all'apparenza irreparabile, ma in tutto questo c'è anche l'alternarsi di momenti piacevoli, anche se molto pochi.
Nonostante ciò, June è una vera roccia, e troverà il coraggio di dare una svolta alla sua vita per sempre, con l'aiuto di persone molto speciali.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Brian’s P.O.V.

Jimmy dovrebbe arrivare da un momento all’altro, ed io mi sento più agitato del giorno del mio primo appuntamento con Michelle. Non le ho ancora parlato di nulla, ma penso che lo farò dopo essermi confidato con il mio amico.

Guardo freneticamente l’orario sul cellulare e mi sembra che il tempo stia passando troppo in fretta.

“Di che ti preoccupi?” mi dico “È Jimmy, la persona di cui hai più fiducia al mondo”. È vero. Devo farmi coraggio.

Intravedo lo stallone arrivare da lontano, dando una fuggevole occhiata al suo telefono per poi ricacciarlo in tasca. Un sorriso a trentadue denti abbellisce il suo volto quando mi vede di fronte al locale, e inizia ad accelerare il passo. Gli vado incontro, buttandogli le braccia al collo.

< < Buonasera, Rev > > dico interrompendo l’abbraccio.

< < Buonasera a lei, Gates > > continua a sorridere < < entriamo? > >.

Annuisco e sorpassiamo l’uscio del locale sedendoci al primo tavolo che capita.

Grace, la cameriera, ci raggiunge e scrive frettolosamente le nostre ordinazioni sul suo taccuino. Diciamo entrambi di volere una Guinness.

< < Allora > > Jimmy spezza improvvisamente il silenzio e la mia agitazione aumenta ulteriormente < < che cosa devi dirmi? > >.

< < Jim, è complicato > > contemporaneamente alle mie parole, arrivano anche le birre.

Faccio il primo sorso e levo la schiuma dalle labbra con la lingua. Jim fa lo stesso.

< < Ho capito > > Jim deglutisce un secondo sorso di birra e riprende a parlare < < sei gay e sei segretamente innamorato di me > > scoppia in una risata fragorosa che coinvolge anche me.

< < No, idiota > > continuo a ridere, ma mi fermo quasi subito.

Inizio a raccontare l’avvenimento di ‘sta mattina per filo e per segno, senza tralasciare un solo dettaglio, e vedo il sorriso di Rev spegnersi lentamente.

 

< < Insomma, mi hanno chiesto di badare a lei finché non avranno trovato e contattato un parente, è incredibile, io che non ho un soldo e non ci capisco un accidente d’istinto paterno > >.

< < Già, assurdo > > conferma, e riprende a sorseggiare la bevanda alcolica.

< < Ecco, Jim, il punto è che tu vivi con Leana ormai da un paio d’anni, avete entrambi un lavoro e siete sereni, June vivrebbe più che bene con voi > >.

Smette all’improvviso di bere e inizia a guardarmi.

< < Amico, non so che dirti > > si sposta una ciocca di capelli neri dalla fronte < < è una grossa responsabilità, e dovrei parlarne con la mia ragazza > >.

< < Ma se dipendesse solo ed esclusivamente da te, la ospiteresti? > > prendo tempo, preoccupato della risposta definitiva.

< < Io sì, certo > >.

Parte dell’ansia svanisce, e riprendo a spiegargli la situazione.

< < La terranno in ospedale per un altro paio di giorni, puoi parlarne con Leana, e poi non credo rifiuterebbe, ti pare? > >.

< < Credo proprio di no, e in caso contrario, ti aiuterò a trovare una soluzione alternativa > >.

Sorrido.

< < Grazie mille Rev, sei un amico > >.

< < È un piacere > > ammicca < < anzi, sai che ti dico? La chiamo e le chiedo di raggiungerci, così ne parliamo e ti do subito una conferma > >.

< < Lo sai che ti adoro, vero? > >.

< < Sì, tesoro, lo so > > scoppia a ridere nuovamente, trascinandomi come al solito con lui.

Sapevo di poter contare su James.

< < Ciao amore > > esclama con il telefono poggiato sull’orecchio destro < < puoi raggiungere me e Syn al Johnny’s? Dobbiamo parlarti. Questione di vita o di morte … okay, ti aspettiamo. Ciao > > riattacca.

< < Che cosa ha detto? > >.

< < Ha detto che tra un quarto d’ora sarà qui, intanto ordinerei un’altra Guinness > >.

< < Sì, anch’io > >.

. . .

. . .

. . .

. . .

. . .

Quando Leana arriva James ed io abbiamo appena finito di bere il secondo bicchiere di birra.

< < Ciao, ragazzi > > si siede accanto al suo ragazzo e gli schiocca un veloce bacio sulle labbra < < ho fatto una corsa disumana per arrivare il prima possibile. Adesso sputate il rospo > >.

< < Brian ci ha chiesto un favore, bello grande, e volevo sentire che cosa ne pensassi > > la prende per mano.

Racconto un’altra volta di June e i vari avvenimenti, fino ad arrivare al nocciolo della questione.

 

< < Allora? > > Jim si volta verso di lei e nota la sua espressione rattristata.

< < Va bene, tranquillo, la ospitiamo noi > >.

Sorrido e l’ansia restante scompare completamente.

< < Grazie ragazzi, grazie davvero di cuore > >.

* * *

Il giorno dopo

June’s P.O.V.

La dottoressa Lopez, Sarah, mi parla come se fossi rincoglionita. Perché non capisce che gli abusi non hanno fatto di me una demente da rinchiudere in manicomio?

Io sto bene, cazzo, sto bene!

< < Sarah, voglio una bibita ghiacciata > > la interrompo alzandomi dal letto in cerca delle mie pantofole.

< < Non puoi bere bibite gassate, ti fanno male > >.

< < Allora prenderò un tè caldo, okay? > >.

< < Okay, il tè puoi berlo > > dice < < vuoi che ti accompagni? > >.

< < No, sono capace di camminare da sola > >.

In questi due giorni di ricovero, Sarah ha fatto tanto per me, e le sono grata, ma ha davvero un atteggiamento fin troppo dolce e comprensivo con me. Ho cercato di farle capire che non deve parlarmi come se fossi una malata terminale, che può benissimo trattarmi come una persona qualunque, ma non vuole sentire ragioni. Ci dovrò fare l’abitudine, almeno finché rimarrò qui. Mi piacerebbe quantomeno a chi cazzo hanno intenzione di appiopparmi, visto che Brian ha rifiutato.

Finalmente trovo le mie pantofole, sotto il letto, e mi accovaccio per prenderle. Le indosso ed esco dalla stanza.

Quest’ospedale ha un’aria particolarmente angosciante, e si respira un insopportabile odore di detersivo misto a medicinali e alcol.

Quando inizio a scendere la scalinata per il piano terra, sento una forte fitta all’anca destra, e subito dopo a quella sinistra. Strano, non mi hanno mai dato fastidio fino a ora, eppure ho il bacino distrutto da tre anni.

Non devo sforzarmi più di tanto nei movimenti, meglio non far preoccupare Paul, o Sarah, o Angelique.

Inserisco una moneta nel distributore e premo il pulsante per il tè caldo. Quando il bicchiere è quasi pieno, lo prendo in mano e inizio a sorseggiare la bevanda bollente. Sussulto, ma dopo un po’ diventa tiepida e bevibile.

Mi siedo su una sedia di plastica nella sala d’aspetto del piano terra e mi rilasso. Guardo le persone che vanno e vengono da ogni parte. Pare un formicaio, tutti i dipendenti svolgono i loro compiti in fretta e furia e non stanno mai fermi.

Mi accorgo del portone dell’edificio che si apre e mi volto verso di esso. Il cuore inizia a battermi fin troppo velocemente quando vedo Brian guardarsi intorno, assieme ad un tizio altissimo che tiene per mano la sua probabile fidanzata, più bassa di lui di almeno una trentina di centimetri. All’inizio non mi muovo, sperando che non notino la mia presenza, ma poi gli occhi color cioccolato di Brian ricadono su di me.

< < Ciao, June > > sorride, ed io lo guardo senza rispondergli.

Spero capisca che sono incazzata nera con lui perché ho sentito tutto quello che ha detto su di me, anche quando mi ha mandata a fare in culo.

< < Non volevi svignartela per sempre da me e da ogni responsabilità? > > lo provoco, e lui abbassa lo sguardo.

< < June, mi dispiace, ma se hai sentito tutto quello che ho detto, dovresti anche aver sentito le mie motivazioni > >.

< < Mandarmi a fare in culo perché sei senza un soldo non mi sembra una motivazione valida, non trovi? > >.

< < June … > > sussurra.

< < Che sei venuto a fare? > > lo fermo, alzando la voce più di quanto stia facendo lui.

< < Ho trovato una soluzione a tutto, o meglio, loro hanno trovato una soluzione a tutto > > indica la coppia qualche passo dietro di lui, e mi soffermo su entrambi.

Il ragazzo potrebbe essere alto benissimo due metri, ha i capelli neri corti dietro con due ciocche più lunghe ai lati, due occhi azzurri e bellissimi, con qualche sfumatura luminosa che ricorda i raggi del sole dorati che squarciano quei piccoli pezzi di cielo racchiusi nelle sue iridi; sono semplicemente qualcosa di spettacolare.

Un piercing sotto il labbro inferiore gli abbellisce ancora di più il volto. Mi ricorda vagamente Dylan, ma solo per il colore degli occhi e dei capelli, ma sono totalmente l’opposto, almeno all’apparenza. La ragazza, invece, non fa altro che sorridermi da quando si è accorta di me; ha i capelli biondi, lunghi e mossi che le cadono sulle spalle e al sole sfoggiano qualche sfumatura arancione.

< < Loro sono Jimmy, il mio migliore amico, e Leana, la sua fidanzata > > dice Brian < < e ti ospiteranno a casa loro dopo che ti avranno dimessa da qui > >.

Sembra disgustato, mentre pronuncia quest’ultima frase: forse anche lui odia l’atmosfera insopportabile degli ospedali.

L’idea di vivere con loro due mi piace, avrei dato tutto l’oro del mondo pur di farmi adottare da un metallaro. So che non sarà la mia sistemazione definitiva, ma preferisco non pensarci.

Sarah scende gli ultimi gradini della scalinata verso il piano terra e mi raggiunge camminando velocemente sulle sue scarpe dai tacchi alti e vertiginosi.

< < Dottoressa Lopez > > esclama Brian, e Sarah gli lancia un’occhiataccia.

< < Salve Brian > > risponde lei, in modo molto freddo e distaccato.

Sentire il suo nome pronunciato da lei fa un effetto molto strano.

< < Ho bisogno di parlarle > > Brian le fa cenno di avvicinarsi, trascinandosi dietro anche Jimmy e Leana.

Li guardo allontanarsi mentre continuo a sorseggiare il mio tè, ormai diventato freddo. Non mi importa sapere che cosa Brian stia dicendo, ma sto guardando tutta la scena come se stessi guardano un film muto al cinema, mancherebbe solo una ciotola di pop corn per completare l’opera.

A Sarah non sembra tanto allettante l’idea di affidarmi a uno come Jimmy, completamente tatuato anche lui e vestito in maniera a dir poco inadatta a una società come quella di cui fa parte, ma la sua espressione cambia ogni volta che volte un’occhiata a Leana, che non smette mai di sorridere e parla di me come se fossi già sua figlia. La adoro già.

Dopo un po’, anche Sarah si convince e conduce tutti da qualche parte, magari per firmare qualche documento o roba del genere.

. . .

. . .

. . .

. . .

. . .

< < Allora? > > chiedo, presa dalla curiosità.

< < Va tutto bene, tra due giorni starai da noi > > dice Jimmy, sorridendomi rassicurante.

Non so esattamente sprizzando felicità da ogni poro della mia pelle, ma sono comunque molto contenta di poter finalmente vivere con qualcuno di affidabile, o almeno spero.

< < Perfetto! > > esclamo, cercando comunque di apparire riconoscente in qualche modo.

< < Bene, ora dobbiamo andare, è stato un piacere conoscerti, piccola > > dice Jimmy, mentre mi alzo dalla sedia per abbracciarlo.

< < Anche per me > > dico, mentre mi stacco da lui e abbraccio anche Leana.

Io e Brian iniziamo a guardarci perplessi, finché poi non decido di abbracciare anche lui, in un modo più indifferente rispetto a come ho abbracciato gli altri due.

< < Grazie, Brian > > dico a bassa voce, staccandomi dopo pochi secondi.

Non mi risponde, ma sorride leggermente; lo prendo come un “non c’è di che”.

. . .

. . .

. . .

. . .

. . .

La mattina dopo

Vengo improvvisamente svegliata da Angelique che mi scuote delicatamente una spalla.

< < Buongiorno, June, devi prendere le tue medicine > >.

Annuisco, sbadigliando.

Quando mi hanno controllato il primo giorno, ho scoperto di avere tutte le carenze possibili e immaginabili, quindi stanno cercando di farmi mangiare almeno di triplo di quanto mangio normalmente, che è sul punto di equivalere al nulla; inoltre, sono costretti a imbottirmi di medicinali, che dovrò continuare a prendere anche dopo il ricovero.

Angelique prende una pillola bianca e me la porge assieme a un bicchiere d’acqua.

Ha un saporaccio, ma l’acqua lo scaccia via dopo poco.

< < June > > Sarah è appoggiata allo stipite con un sorrisetto strano stampato in volto < < hai visite > >.

Andrew entra nella stanza appena un attimo dopo questa frase, e gli occhi mi si illuminano di gioia.

< < Andrew! > > salto giù dal letto e gli butto le braccia al collo, lui mi solleva dal pavimento, essendo più alto di me, e mi da un bacio sulla guancia.

< < Santo cielo, June, mi hai fatto preoccupare a morte! > > mi stringe più forte, e due lacrime scendono dai suoi occhi ghiaccio.

< < Sarah, possiamo andare in cortile? > > chiedo e lei annuisce con gli occhi leggermente lucidi.

 

< < June, non hai neanche la minima idea di cosa ho provato quando ho visto le auto della polizia parcheggiate accanto a casa tua: hanno preso Dylan, l’hanno ammanettato e portato in carcere > >.

Non ho il coraggio di guardarlo, solo vedere per un millesimo di secondo i suoi occhi arrossati dal pianto mi fa star male.

< < Te lo giuro, sarei venuta immediatamente da te per darti spiegazioni, ma è successo un imprevisto > > indico il ginocchio fasciato.

< < Questo non ha importanza > > alza il tono della voce, facendomi sentire in colpa, anche se per qualcosa che non mi rendo conto di aver fatto < < Come hai potuto nascondermi una cosa del genere? Ti pare poco? > >.

< < Come puoi anche solo pensare che per me sia stato facile? Non potevo raccontarti cosa succedeva ogni giorno a casa mia così, a sangue freddo > >.

< < Avresti comunque dovuto dirmelo! Hai vissuto la stessa situazione, subendo puntualmente la stessa tortura per tre anni! Io avrei potuto aiutarti! > > ora sta urlando.

< < Smettila! Sei tu che non hai la minima idea di come io ci sia stata male! > > e do sfogo a un pianto disperato < < Un oggetto! Un maledettissimo oggetto a scopo sessuale! > >.

Andrew si zittisce di colpo, e mi guarda piangere e singhiozzare, con entrambe le mani sul viso, poi mi prende tra le sue braccia e mi fa stendere sulle sue gambe, come se fossero un cuscino.

Le sue mani mi accarezzano la testa, molte volte prendendo tra le dita qualche ciocca di capelli. Sto tremando.

< < Non ci pensare, è passata, ce l’hai fatta > > mormora, mentre mi bacia ripetutamente la fronte.

 

< < Andrew, ti voglio bene, porca puttana, non t’immagini quanto > >.

Ho appena scoperto di provare delle emozioni vere, adesso.

Andrew ha ragione, è tutto finito. Sono riuscita a svegliarmi da un incubo che sembrava non avere fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Macciao! Lo so, c’ho messo un po’, ma eccolo qui!

Volevo ringraziarvi per le recensioni positive che ho ricevuto, mi siete stati di conforto. Lasciate altre recensioni e fatemi sapere che ne pensate, io tornerò presto con un nuovo capitolo e tante sorprese! A presto.

-Jimbo

 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: TheSun_is Shining