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Autore: LoeDeLune    19/07/2015    7 recensioni
“Bellamy...non sei costretto a farti carico dei miei tormenti” disse con lo sguardo basso, fisso sulla sua mano e come in attesa di avere una benché minima risposta.
E quando le parole del giovane uscirono fuori la colpirono come una doccia gelata. “Magari è quello che io voglio”
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Nothing goes as planned
Everything will break
People say goodbye
In their own special way
All that you rely on
And all that you can fake
Will leave you in the morning
But find you in the day"

Clarke ormai se ne era andata da qualche giorno, sosteneva di non riuscire a sopportare il senso di colpa che ormai le impediva di dormire, di respirare. 
Ogni notte i corpi ustionati dalle radiazioni tornavano, chiedendole perché l'avesse fatto, perché avesse ucciso così tante persone innocenti.
Come avrebbe fatto a guardare di nuovo negli occhi Jasper sapendo di aver ucciso Maya. Lei era innocente, molti degli abitanti del Monte Weather lo erano. 
Solo Bellamy aveva provato ad alleggerire quella sensazione, solo lui sembrava capire davvero quanto stesse soffrendo. 
"Insieme" disse prima di mettere la mano sulla sua per aiutarla a abbassare la leva. 
"È ciò che NOI abbiamo fatto" ribadì quando tutto ormai era finito. Erano finite le lotte ma come la ragazza ben sapeva i fantasmi spesso tornano a tormentare i vivi. 
Per questo era scappata. Dal suo popolo, da sua madre, dai ricordi. 
Non aveva portato niente con sè, non una giacca per ripararla dal freddo, non delle provviste. 
Bellamy lo aveva fatto quando aveva tentato di fuggire, aveva preso una grande quantità di quelle noci allucinogene pensando di non tornare mai più, invece lei aveva agito d'istinto, era fuggita senza pensare a  coloro che ormai la consideravano la loro leader. Bellamy Blake sarebbe stato per loro una guida migliore ne era sicura. 
Eppure lui in quel momento non si sentiva affatto adatto a gestire quello che sebbene fosse piccolo era pur sempre un popolo. Ci aveva già provato quando erano arrivati sulla Terra e in pochi giorni si era creato il caos. Spesso ripeteva a se stesso che era quello il motivo per cui aveva bisogno di Clarke, puramente politico, eppure nel campo c'erano altre persone che sarebbero potute essere dei leader perfetti, quindi perché Bellamy aveva bisogno della bionda? 
Nessuno riusciva a capirlo, nessuno notava quanto in quei giorni fosse turbato.
Solo Raven sembrò notare un piccolo particolare. Come aveva già appurato in passato,erano molte le ragazze che entravano e uscivano dal letto del giovane. Non era mai capitato che una bella ragazza entrasse nella sua tenda per uscirne subito dopo l'espressione più delusa del mondo dipinta in viso, e da quando erano tornati al campo l'aveva fatto praticamente con tutte. 
Per la ragazza camminare era diventato sempre più difficile ma alla fine prese le sue stampelle e ignorando il dolore si diresse verso la tenda di Bellamy.
“Clarke deve tornare al campo. So che dovrei odiarla per aver ucciso Finn, eppure sono riuscita a vedere in lei un’amica, ho bisogno di vederla varcare il cancello quanto ne hai tu. Raccogli un paio di uomini e vai a cercarla.” Disse la ragazza in tono quasi si supplica, in altri casi sarebbe partita lei stessa, ma viste le sue condizioni gli sarebbe stata solo un peso che lo avrebbe rallentato.
Il ragazzo abbassò lo sguardo sui ciottoli del pavimento stringendo i pugni. Raven aveva ragione, lui doveva andare. Perché anche lui aveva bisogno della ragazza.
Alzò lo sguardo e disse:”Partirò non appena avrò preparato un po’ di provviste e preso qualche coperta, ma andrò da solo. E la riporterò qui, a casa.”
Così era partito, da solo in mezzo a quei boschi che nel giro di qualche mese aveva imparato a conoscere.

“Everything will change
Nothing stays the same
Nobody here's perfect
Oh, but everyone's to blame
Oh, all that you rely on
And all that you can save
Will leave you in the morning
And find you in the day” 

Nonostante i sentieri sembrassero tutti uguali Bellamy sembrava sapere alla perfezione dove andare, aveva già immaginato quali potessero essere i posti dove Clarke fosse andata. Aveva già cercato al vecchio campo ma lì aveva trovato solo desolazione, tutto quello che sarebbe potuto servire lo avevano portato al campo Jaha. Solo allora si ricordò di quello che gli aveva detto Lincoln: tutti i luoghi erano collegati da una serie di gallerie che permettevano di raggiungere ogni punto di riferimento più velocemente. Adesso che i mietitori non esistevano  più erano un posto molto sicuro dove nascondersi e probabilmente la bionda durante la notte si rifugiava proprio in quelle gallerie per evitare l'attacco di animali poco cordiali.
Avrebbe solo dovuto scegliere un percorso e qualora in quello non vi ci fossero sue tracce deciderne un altro il giorno successivo.

***

La galleria era fredda e ogni tanto Clarke sentiva le goccioline di umidità precipitare sul fondo roccioso risuonando come una straziante nenia.
Le pareti erano una copia più scura di quelle della sua cella sull’Arca solo che lì non c'erano i suoi disegni, non c'erano le sue fantasie su come fosse la Terra adesso che sapeva che non era affatto come la immaginava. 
La terra dà la vita ma allo stesso tempo uccide.
Sentiva i morsi della fame ma non poteva fare altro che restare li ferma e provare a dormire, sperando di passare almeno una notte senza rivedere tutti i corpi ammassati di coloro che aveva ucciso.
La ninna nanna naturale piano piano portò i suoi occhi a chiudersi mostrandosi al mondo debole come nessuno l’aveva mai vista. 
Solo in quel momento sentì come un leggero tepore che prendendola così di sorpresa la portò a spalancare gli occhi. 
Non riusciva a credere a ciò che vedeva. Bellamy era lì davanti a lei.
“Non dire niente, avremo tempo per parlare domani, adesso dormi.” 
Le disse solo questo prima di sistemarle addosso la coperta meglio che poteva. Aveva sicuramente passato molte notti al freddo ma adesso non era più sola. 
Bellamy strinse tra la mano un angolo della coperta e dopo qualche minuto si addormentò, stanco per aver attraversato i boschi tutto il giorno, accanto a lei che a lungo aveva schernito dandole della Principessa. 

***

Clarke si risvegliò e per la prima volta dopo giorni non si sentì infreddolita. Solo quando realizzò di avere addosso una coperta si rese conto che le ultime cose che ricordava del giorno prima non erano solo un sogno. Infatti non appena aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il sorriso sornione di Bellamy e istintivamente le venne da coprirsi con la coperta. Non che fosse svestita, semplicemente non era abituata a trovare qualcuno accanto a lei al suo risveglio.
“Sei un irresponsabile” mormorò a denti stretti. Era convinta che si sarebbe preso cura degli altri invece li aveva lasciati solo per andarla a cercare. Questo le faceva venir voglia di prenderlo a pugni, ma allo stesso tempo di ringraziarlo. 
Bellamy rimase qualche secondo in silenzio e quando finalmente aprì bocca disse qualcosa che la ragazza non si sarebbe mai aspettata :”Al campo c'è Raven e ci sono tua madre e Kane. Che tu ci creda o no sanno bene come farsi ubbidire. Ma manchi tu e per quanto tu sia testarda, autoritaria e spesso insopportabile tutti sentono la tua mancanza.”
Era bravo lui a celare le verità. Usava tutti coloro che erano al campo per dire ciò che lui pensava. Era a lui che Clarke mancava. 
“Io...non so se posso farcela. Ogni notte li rivedo e mi sento un mostro.” Ammise la ragazza cercando di non piangere, non voleva mostrarsi più fragile di quanto fosse.
Solo allora si accorse che la mano di Bellamy non era più nella tasca della sua giacca ma sopra la sua. Per una volta quel tocco non le ricordò la leva che aveva spinto per uccidere, ma le diede sicurezza, sembrava quasi dirle che non era da sola.
“Bellamy...non sei costretto a farti carico dei miei tormenti” disse con lo sguardo basso, fisso sulla sua mano e come in attesa di avere una benché minima risposta.

“Oh, you're in my veins
And I cannot get you out
Oh, you're all I taste
At night inside of my mouth
Oh, you run away
'Cause I am not what you found
Oh, you're in my veins
And I cannot get you out”

E quando le parole del giovane uscirono fuori la colpirono come una doccia gelata. “Magari è quello che io voglio” e subito dopo le si avvicinò impetuoso cogliendola di sorpresa. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che le labbra di Bellamy cercavano di forzare le sue, senza chiedere il permesso, eppure non fece nulla per allontanarlo.
Come poteva desiderare quel bacio se fino a poco tempo prima  tra di loro c'era solo rivalità e disaccordo? 
Eppure aveva ricambiato, sentendosi come se tutto quello che aveva affrontato piano piano si librasse in aria facendola sentire più leggera; portò entrambe le braccia dietro al suo collo, come se quel debole appiglio fosse l'unica cosa capace di non farla volare via.
Bellamy era incredulo, si aspettava uno schiaffo seguito da insulti, invece la ragazza aveva schiuso le labbra permettendogli di approfondire il bacio. Probabilmente era solo bisogno di contatto fisico, o molto più probabilmente era tutto ciò che l'uno aveva represso nei confronti dell'altra, era un bisogno ormai incontenibile.
La coperta che per tutta la notte aveva riscaldato Clarke era scivolata sulla roccia del pavimento, mentre un abbraccio permetteva loro di sentire il respiro dell'altro, i battiti accelerati.
Clarke sembrò vedere qualcosa di nuovo negli occhi di Bellamy, una retrogusto di dolcezza che mai aveva mostrato; avrebbe scommesso che solo Octavia lo avesse visto così dolce. 
Mentre sentiva le sue mani scorrerle lungo la schiena capì che tutti quegli sguardi non erano mai stati d’astio e che lei lo aveva sempre giudicato senza cogliere i suoi lati buoni.
Lui d'altra parte avrebbe voluto davvero spingersi oltre, poterle sfilare quella maglia che pareva essere lì solo per separarli. Avrebbe voluto sentirle dire il suo nome, e questa volta non seguito da un rimprovero, avrebbe voluto farla sua; ma in quel momento era troppo fragile e sarebbe stato scorretto. La avrebbe aspettata e nel frattempo avrebbe ripensato al bacio che in quel momento gli stava annebbiando i sensi.
Poi si staccarono e la galleria sembrò riempirsi di suoni, il vento che schiaffeggiava le fronde degli alberi, le gocce che ticchettavano a terra, persino il ticchettare del vecchio orologio di Clarke rimbombava nelle orecchie dei due.
Era come se una volta uniti tutto avesse perso valore.
Gli occhi di Bellamy non erano mai stati così gentili con lei come quando dopo quel bacio la guardo dicendole:”Non ti chiedo di tornare per gli altri, torna per me. Possiamo sconfiggerli insieme i tuoi demoni.”
Clarke non rispose, ma lo abbracciò e per il ragazzo non poteva esistere una risposta più chiara.








Angolo dell'autrice 
Clexa shippers non me ne vogliate a male ma come la bellarke non c’è niente.
È stata dura scrivere su di loro ma meritavano un finale migliore di quello che Jason ha dato loro, e siccome non voglio aspettare la decima stagione per vedere un loro bacio ho provato a inventarmelo. 
Spero vi piaccia, ma ogni commento se costruttivo è ben accetto.
Al mio prossimo sclero.
Caro 
   
 
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