Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: MarcoG    21/01/2009    0 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era incredibile come non appena gli succedesse di poter stare tranquillo per qualche minuto, i pensieri di Joey tornassero velocemente a  Forcalquier e ad Alexander.
Le due ragazze erano salite al piano di sopra a "farsi una doccia", così gli avevano detto, e lui era rimasto solo in cucina davanti ai piatti vuoti del pranzo che Samantha aveva preparato. Mentre le aspettava prese le pallottole calibro 10 della S&W ricevuta da Lucrece e si mise a caricare l'arma. Le guardò una per una, stando attento che fossero tutte in perfetta condizione, poi quando decideva che avevano passato il test-qualità le infilava lentamente nel tamburo, continuando a pensare a casa sua e al profumo di lavanda tipico della zona che iniziava a mancargli.
Quando ebbe finito mise la sicura al revolver e fece il giro della casa, soffermandosi a guardare lo stile dell'arredamento e i quadri alle pareti. In un paio di loro compariva in firma Neira Yamaris, cosa che gli fece venire voglia di guardare quei quadri con maggior attenzione. Uno rappresentava una donna seduta in penombra su una poltrona con una tazza fumante in mano, nell'altro c'era un paesaggio di un bosco al tramonto. Non gli aveva detto che dipingeva, doveva ricordarsi di farglielo notare. La verità era che si erano detti proprio poco, quasi niente, un po' come si faceva ai tempi in cui era giovane, tanta azione e pochi rapporti personali.
Cercò di scacciare via quei pensieri e si sedette sul divano, appoggiando il gomito sul bracciolo e la testa sulla mano. Iniziava a sentirsi stanco, ma non poteva cedere al sonno così presto. Al contrario, c'era da organizzare un piano, visto che ora Neira avrebbe dovuto raccontargli tutto quello che sapeva.
Ci pensò per quasi mezz'ora, dopodichè iniziò a sentire le voci delle ragazze scendere le scale e raggiungerlo in soggiorno. Apparirono ridenti in volto, avvolte da accappatoi bianchi e da un asciugamano in testa per i capelli.
- Ehy principessa, è più di un'ora che sei sparita. Che diavolo avete fatto lassù? -
Quella che era una domanda retorica, che Joey aveva fatto più per non perdere la sua aria da duro che non per avere una risposta, mise in imbarazzo entrambe, tanto che Samantha arrossì velocemente e Neira si preoccupò subito di abbassare lo sguardo.
- Ti ricordo che non siamo qua in villeggiatura, dobbiamo muoverci per non buttare via tutta la giornata. -
- S...sì - rispose lei, avvicinandosi e prendendo posto sul divano.
- Ok, prima di tutto: Samantha, hai detto a qualcuno di me e di lei? -
- N...no - rispose con una strana paura negli occhi. Neira probabilmente le doveva aver raccontato qualcosa del suo passato, questo sicuramente giustificava il suo timore.
- Le chiavi di questa casa le avevi tu? Le hai chieste a qualcuno? -
- Le ho prese da casa dei miei, sì - rispose sedendosi anche lei vicino a Neira. Entrambe si cercarono immediatamente con le mani, come se si volessero dare coraggio solamente per riuscire a stare a una distanza così ridotta da Joey.
- Quindi i tuoi sanno che sei qui? -
- No, non credo...ho preso le chiavi e sono venuta qui senza dire niente a nessuno. -
Joey ci pensò un attimo, poi riprese. - Ti hanno chiamata da quando siamo arrivati? -
- Non lo so, ho spento il cellulare prima di iniziare a fare da mangiare. -
- E il telefono fisso non ha suonato...bene, vuol dire che ancora non sanno che siamo qua. -
- Ma qual'è il problema James? - chiese Neira interrompendo quella specie di interrogatorio.
- Devo solo capire se questo è un posto sicuro o no, tutto qua. A quest'ora Steven si sarà già dato da fare per ritrovarti ed è probabile che una delle prime persone che vorrà sentire sia proprio lei, visto il...legame che vi unisce. -
Le due ragazze si guardarono lanciandosi un'occhiata preoccupata.
- Non ci avevamo pensato... -
- Io invece sì, e se Steven ti conosce bene a quest'ora è già passato a casa dei suoi genitori per chiedere se la loro adorata figlia sapeva qualcosa della tua scomparsa. Nel momento in cui risulterà scomparsa anche lei, ci metterà poco a capire che voi due siete assieme. Quindi se trovano lei, trovano anche te. E anche me, ovviamente. -
Seguì qualche secondo di silenzio, poi Joey si alzò. - Per adesso rimaniamo qui, ma stiamo pronti all'evenienza di spostarci da un momento all'altro. Staremmo più sicuri in un albergo, anche se lo dovremmo prendere fuori da St.Claire perchè Steven avrà sicuramente avvisato qualsiasi albergatore di questa cazzo di contea che noi siamo qui. -
- Ma perchè dovremmo spostarci? Non abbiamo appena finito di dire che nessuno sa che siamo qui? - chiese Neira con uno sguardo supplichevole.
- Perchè le chiavi che ha preso barbie non erano sue ma dei suoi genitori, quindi loro se ne potrebbero accorgere che mancano. -
- Barbie? - chiese Samantha stupita. Effettivamente il suo aspetto sembrava ricordarla vagamente; era bionda e con grandi occhi azzurri, una pelle chiara e un fisico snello. Esteticamente parlando, era quasi l'opposto di Neira.
- In che rapporti eri con i suoi genitori? Cioè, se venissero a scoprire che ora sei con la loro figlia, come reagirebbero? Male? Bene? Vi proteggerebbero? Andrebbero subito a dirlo a Steven? -
Neira abbassò nuovamente lo sguardo e Samantha fece lo stesso.
- Cristo! - urlò Joey. - Glielo andrebbero a dire subito vero? Eh certo, magari i suoi genitori volevano per lei un futuro fatto da un bel marito ricco, tanti figli e il cane che aspetta impaziente a casa il loro arrivo! Poi tu ti vai a mettere con una come lei e loro danno ragione al "buon" Steven che invece cerca di farvi rinsavire entrambe! -
Se Samantha non avesse ascoltato un paio dei racconti che Neira le aveva riferito su Joey, probabilmente si sarebbe già alzata in piedi per difendere i suoi genitori. Certo, non avevano mai accettato la sua relazione con Neira, ma non meritavano di essere trattati in quel modo. Ma davanti a loro avevano James Hawk, altrimenti chiamato Dagger, ed in più sembrava estremamente arrabbiato, quindi non pareva il caso a nessuno di contraddirlo.
- Ok dai, è arrivato il momento di muoverci. Prima ci muoviamo noi, meno rischi corriamo. Adesso Neira mi devi dire tutto quello che sai di questi due uomini di cui ti ho parlato prima, di dove vive Steven e di dove sta tuo padre. -
- Ecco vedi James io... - fece per continuare a parlare, ma lo sguardo furioso di Joey le fece intuire che aveva già capito cosa voleva rispondergli. - Io in realtà non so nulla di quell'uomo e anche di John Roukis so poco. Posso dirti dove sta mio fratello e mio padre, è vero, ma cosa vorresti fare? Hanno decine e decine di uomini armati a protezione delle loro ville e in più non solo soli...capisci quello che intendo? Oltretutto ormai sei - ma si interruppe, conscia del fatto che stava decisamente esagerando.
- Sono cosa? - la imboccò Joey.
- Sei...vecchio... - concluse distogliendo lo sguardo da lui.
Joey si sentì salire la rabbia in un secondo, avrebbe potuto rompere una fila di venti tegole una sopra l'altra con una sola testata in quel momento, ma prima che potesse iniziare a sfogarsi iniziò a parlare anche Samantha.
- E poi io la devo portare in un ospedale, devono visitarla e dirci se sta bene. Le hai visto anche tu le braccia no? L'hanno drogata, e anche più volte! Non possiamo andarcene in giro facendo finta che non sia successo niente! -
La ragazza riuscì a finire di parlare, poi sobbalzò sul divano all'unisono con Neira quando vide Joey tirare un pugno alla poltrona che aveva davanti a se, rovesciandola completamente e rompendo il tavolino di vetro che c'era lì accanto.
- Statemi bene ad ascoltare entrambe puttanelle! - urlò. - Non ho viaggiato mezzo mondo in aereo per tornare in questa merda di paese ad ascoltare le vostre stronzate! - Poi puntò il dito contro Samantha - Tu! Non porterai Neira da nessuna parte, intesi? All'ospedale le chiederebbero immediatamente le generalità e quindi fine della storia, ci siamo capiti? - Spostò il dito su Neira. - Tu! Quando avevo la tua età avevo già ucciso più uomini di quanti tu ne abbia mai visti in un film di guerra, e ognuno di quei figli di puttana era almeno cento volte più pericoloso di quel coglione di tuo fratello! Non me ne frega un cazzo di che amici ha o da quante guardie è protetto, io appena me   lo troverò davanti gli farò saltare via il cervello, capito? -
Entrambe le ragazze rimasero pietrificate al sentire quelle parole.
- Quindi vedi di farti saltare fuori da quella testaccia qualche nome che mi possa aiutare oppure quant'è vero Dio ti riporto in quel cesso di posto in cui ti ho trovata! - concluse quasi ansimando per la foga con cui aveva parlato.
Aveva decisamente perso il controllo, se ne rese conto solamente dopo qualche secondo in cui il fiato gli tornò regolare.
Lentamente, Neira iniziò a piangere. Samantha gli rivolse uno sguardo carico d'odio, poi abbracciò la sua ragazza e iniziò ad accarezzarle piano la testa.
- Bill Nighy - sospirò fra una lacrima e un'altra.
- Chi? - chiese Joey cercando di controllare il suo tono.
- Bill Nighy...è l'avvocato personale di mio fratello, o per lo meno lo era due anni fa...se lo è ancora, a lui potrai chiedere tutto quello che vuoi, conosce meglio di Steven i suoi stessi affari... -
- Ecco, questa sì che è una risposta. Brava principessa. - rispose Joey mettendosi a sedere. - E dove lo trovo questo Bill Nighy? -
- In centro ha il suo studio, ci potremmo andare adesso se vuoi - rispose smettendo faticosamente di piangere.
- Sarà meglio. Andate su a cambiarvi e poi partiamo subito. -
Le due ragazze si alzarono silenziosamente e salirono le scale in altrettanta silenziosità.
Joey, rimasto solo, fu assalito da un terribile senso di colpa.
Cosa gli era saltato in mente di trattarle in quel modo? Era tornato per un momento Dagger, l'assassino e lo stupratore che era un tempo. Colui su cui sua moglie Lily aveva tanto faticato per farlo diventare la persona che era adesso.
Non ci poteva credere che si era veramente comportato in quel modo.
Le aspettò giù, continuando a pensare a quello che era appena successo. Presto sarebbe anche dovuto tornare a uccidere, chissà se ci sarebbe riuscito ancora con la stessa naturalezza.
I suoi pensieri furono interrotti dal ritorno delle due ragazze.
Neira aveva cambiato un'altra volta i vestiti, neanche questa volta sembravano esattamente della sua misura ma per lo meno profumavano di pulito, anzichè di tabacco come quelli di Lucrece. I jeans erano un po' troppo lunghi e la felpa un po' troppo stretta, esattamente come Samantha che rispetto a lei era più magra e più alta. Ma nonostante i vestiti non fossero ancora della sua misura, vederla così ordinata e pulita in viso diede a Joey una strana sensazione. Era così diversa da soli due giorni prima quando l'aveva trovata nuda, sporca e sotto effetto di una dose...
- Andiamo? - chiese Neira dopo qualche attimo in cui Joey la guardò senza dire nulla.
- Sì, certo. -
I tre uscirono di casa ed entrarono in macchina, Joey infilò la chiave ed accese il motore, per poi spegnerlo quasi subito. Si girò verso le due ragazze che si erano sedute sui sedili posteriori, appoggiando il braccio sul sedile passeggero come se dovesse fare retromarcia.
- Ascoltate voi due - disse passando con lo sguardo da una all'altra. - Prima ho esagerato, ok? Non dovevo trattarvi così, non è stato giusto. -
Si fermò un momento, ma come era presumibile che accadesse, nessuna delle due disse niente. Rimasero semplicemente a guardarlo senza dire nulla. - Neira ha bisogno di un medico, certo, ma ti posso assicurare che in meno di una settimana tutta questa storia sarà finita. Potrai portarla in ospedale, denunciare Steven e perchè no, magari andare a farvi un viaggetto in Europa in Spagna, così magari vi sposate pure. - disse cercando di sorridere guardando Samantha. - E tu invece, ascoltami bene. Non ti riporterei MAI in quel brutto posto, ok? Sono stato un'idiota a dire una cosa del genere, tu la tua libertà te la meriti, qua l'unico a non meritarsi quello che ha avuto fino ad adesso ero io. - fece un'altra pausa, cercando una qualsiasi reazione nei volti delle due ragazze, ma non ne trovò nessuna.
Quindi si girò, mise in moto la macchina e si avviò verso il centro.
- James? - la voce di Neira era stata appena percettibile talmente lo aveva chiamato a voce bassa.
- Dimmi -
- Non mi sembri più il principe buono che ha scalato la torre per salvarmi... -
- Già...ho paura di averti mentito, principessa. -

***



L'Audi R8 si fermò esattamente sotto un grande portone proprio nel centro di Branchville.
- Ecco, è lì lo studio. O almeno era lì due anni fa, ora non lo so più. -
- Ok, adesso ho bisogno di te barbie. Me lo fai un favore? -
- Io? - chiese Samantha stupita dal fatto che le stava rivolgendo la parola.
- Sì, tu. Io ovviamente non posso andare e Neira beh...non può per le stesse ragioni. Tu sei l'unica che può avvicinarlo, quindi mi occorre il tuo aiuto. -
Samantha fece una smorfia indecifrabile; probabilmente avrebbe voluto mandarlo al diavolo per il solo fatto che le stesse chiedendo qualcosa dopo la scenata che aveva fatto, ma era anche conscia del fatto che prima tutto questo finiva, prima poteva portare Neira in un ospedale e riniziare una vita con lei.
- E cosa vorresti da me? - chiese alla fine dei suoi ragionamenti.
- Se è ancora qui, devi portarlo fuori da lì dentro, in modo che io lo possa raggiungere. Devi dirgli che sai dov'è Neira e anche dove sono io, ma che non te la senti di parlargli nel suo studio e preferisci farlo davanti a un caffè. -
Samantha alzò un sopracciglio. - Non ci crederà mai - rispose poi con un mezzo sorriso. - Puzza di trappola lontana un miglio. -
- E' proprio per questo che gli devi dare più informazioni possibili su di me e lei, devi dimostrare di stare dicendo la più sincera verità. Gli riferirai tutto: che io sono arrivato a casa di tuo fratello con lei, che lei aveva degli strani vestiti addosso da uomo, che io non te l'ho lasciata perchè ho bisogno del suo aiuto per trovare i due bastardi che hanno ucciso mia moglie, e qualsiasi altra cosa ti venga in mente. Se gli dirai un buon numero di verità prima di chiedergli di uscire, è probabile che ti creda. Anzi, ti dovrà credere, visto che gli dirai che sai anche dove siamo adesso, ma che glielo riferirai solo dopo averlo convinto ad aiutarti a salvare Neira prima di catturare me. -
- Perchè se andassi a dirlo a Steven lui partirebbe subito per uccidervi entrambi... - concluse Samantha.
- Esatto. E' perfettamente credibile che tu voglia salvare Neira prima che facciano fuori me, per questo lui non rifiuterà di seguirti. Catturarmi è troppo importante per loro, anche se c'è una piccola possibilità che sia una trappola. -
Samantha si girò a guardare Neira, come a chiederle un suo parere. La ragazza annuì con gli occhi pieni di speranza.
- Va bene, lo farò. - disse alzando il sedile davanti a se e uscendo dall'auto. Si sistemò per bene il giubbotto, poi entrò nel portone e scomparve dalla loro vista.
Non passò neanche mezzo minuto che Joey vide Neira iniziare a mangiarsi l'unghia del pollice.
- Non mi dire che sei già in ansia, vero? -
- No è che... - rispose lei allontanando il dito, ma anche volendo non riusciva a essere convincente.
- Sì, lo sono lo ammetto! E se Bill la trattiene? Se non ci casca e non vuole uscire? Che facciamo? -
- Ehy, ehy! Calmati! Vedrai che andrà tutto bene, ok? -
Poi, visto che non era riuscito a convincerla, cercò di cambiare discorso.
- Ascolta un po', ho visto dei quadri con la tua firma in casa di suo fratello. Non me lo avevi detto principessa che sai dipingere! -
- Cosa? - chiese Neira che sembra aver iniziato ad ascoltarlo solo dalle ultime parole.
- La ragazza con la tazza in mano e il tramonto! Sono tuoi, no? -
- Sì...a scuola arte era il mio corso preferito... - rispose alzando leggermente le spalle.
- Sei brava principessa, potevi dirmelo! - disse Joey dandole un piccolo buffetto sulla spalla.
Neira sorrise, e per un attimo sembrò veramente aver dimenticato che Samantha era di sopra con l'avvocato di uno dei criminali più importati di tutta St.Claire.
Quando però passarono più di dieci minuti, la ragazza ricominciò a mangiucchiarsi l'unghia, guardando fuori dal finestrino con ansia.
Effettivamente stava iniziando a metterci troppo, passarono altri cinque minuti e nel momento in cui Joey iniziò a pensare che forse era il caso di andare a dare un'occhiata finalmente li vide.
Samantha era insieme a un uomo abbastanza alto vestito di un elegante completo gessato grigio scuro, con un'orribile cravatta nera a pois rosa sotto la giacca. Dalla sua espressione sembrava fosse andato tutto bene e Joey la ringraziò mentalmente per essere riuscita a convincerlo ad uscire.
- E' quello Bill Nighy? - chiese poi.
- Oddio, sì! E' lui! - rispose Neira stupefatta.
- Perfetto, muoviamoci. -
Uscirono dall'auto e iniziarono a seguirli, pedinandoli però a debita distanza. L'uomo si girò a guardare dietro di se un paio di volte, tanto che fece pensare a Joey che forse non era del tutto uno sprovveduto come aveva immaginato. Sia lui che Neira comunque furono rapidi a mischiarsi fra la gente comune, quindi riuscirono a continuare a seguirli senza farsi notare.
Dopo pochi minuti di camminata videro che Samantha indicava con un gesto della mano un cafè all'angolo della strada e Joey sentì che quello era il momento giusto per avvicinarsi. Per arrivare al cafè avrebbero dovuto attraversare un semaforo e approfittò del rosso per arrivargli alle spalle e tirare fuori dai jeans la S&W 610 appoggiandogliela contro la schiena. Il cappotto lungo copriva a malapena la sua mano armata ma Joey era comunque convinto che si sarebbe presto tolto dalla strada se l'uomo non avesse opposto troppa resistenza.
- Ciao pagliaccio, stammi a sentire bene: prima cosa, non voltarti. -
Quando Nighy si sentì premere contro la schiena una cosa che sembrava a tutti gli effetti la canna di una pistola, ebbe come primo istinto quello di girarsi, ma si fermò subito appena sentì le parole di Joey. Anche Samantha si voltò, guardandolo con apprensione.
- Continua a parlargli come se niente fosse - le sussurrò e la ragazza tornò a guardare avanti a se riprendendo il discorso che stava facendo prima. Joey si guardò per un attimo attorno, sembrava che nessuno dei passanti li avessero notati.
- Seconda cosa: tu sei solo il primo fra i candidati che mi potrebbero dare le risposte che voglio, quindi se fai qualche stronzata del tipo metterti a urlare o cose del genere ti sparo un colpo in testa e passo al secondo della lista. Ho la macchina qui vicino, quindi riuscirei ad ammazzarti e a scappare ancora prima che la gente si renda conto di quello che è successo. -
L'uomo, che ancora non si era voltato e continuava solamente a sentire la voce di Joey da dietro, aprì per la prima volta la bocca, facendo uscire una voce bassa e tremula.
- Sei James Hawk, vero? -
- Esatto. - rispose Joey rimettendo in tasca la 610. - Se sai chi sono sarai anche a conoscenza dei miei modi di fare, quindi ora ti giri lentamente, ripercorri insieme alla ragazza la strada che avete fatto poco fa e ti fermi davanti all'Audi R8 che trovi parcheggiata davanti al portone del tuo ufficio. Siamo intesi? -
- Co...cosa vuoi farmi? - balbettò l'uomo apparentemente a corto di saliva.
- Domande, tante domande. E se sarai buono posso anche pensare di portarti via solo un braccio, o forse una gamba, e poi lasciarti andare. Se invece farai lo stronzo, allora ti ammazzerò come un cane rognoso. Allora, andiamo? -
L'uomo fu sconvolto per un attimo da un brivido che gli attraversò la spina dorsale quando sentì parlare di braccia e gambe amputate, trasformò il suo volto in una maschera di terrore e si girò lentamente iniziando ad incamminarsi nella direzione che Joey aveva detto. Lui fece altrettanto, non permettendo quindi a Bill di vederlo in faccia.
Arrivano davanti all'auto e Joey la aprì facendo lampeggiare le quattro frecce.
- Voi due ragazze mettetevi pure dietro, tu Bill vieni davanti con me così ti posso guardare meglio. -
L'uomo si voltò per la prima volta a guardarlo e Joey potè notare tutta la paura sul suo volto: non aveva ancora fatto niente, ma l'uomo era già terrorizzato.
Entrarono tutti e quattro in macchina e appena uscirono dal parcheggio Bill Nighy iniziò subito a parlare guaendo come un cane che sta venendo picchiato.
- Ascolta Hawk, come tu sicuramente saprai io posseggo molto denaro, te ne posso dare talmente tanto da farti diventare ricco...possiamo metterci d'accordo no? Non c'è nessun bisogno di un braccio o una gamba, vero? -
Joey non riuscì a trattenere una breve risata.
- I tuoi soldi sicuramente me li prendo, stanne certo. Ne ho bisogno per fare fuori la famiglia di Kimberlin, di diventare ricco non me ne frega un cazzo. -
- Ma io intendevo... - l'uomo si interruppe nel momento in cui Joey si girò di scatto a guardarlo. Bastò il suo sguardo per farlo smettere di parlare.
Percorsero circa cinque chilometri allontanandosi dal centro, poi quando furono sufficientemente lontani dal traffico della città Joey accostò l'auto.
- Che succede? - chiese apprensivo Bill tirandosi sù gli occhiali.
- Slacciati la cintura - gli ordinò Joey.
- Ma...ma...avevi detto che non mi volevi ammazzare! -
- Non ripeto mai due volte la stessa cosa: o te la slacci tu, o ci penso io. -
Bill portò immediatamente le sue mani tremolanti nell'incastro che teneva chiusa la sua cintura e lo aprì liberandosi.
- Benissimo. Ora per favore sporgiti leggermente in avanti. -
- Cosa? - chiese Bill iniziando a sudare.
- Ho detto: sporgiti in avanti -
- Pe...perchè? -
A quel punto Joey non ci vide più e gli afferrò la cravatta tirandolo con tutta la forza che aveva verso il parabrezza, facendogli sbattere violentemente il naso contro il cruscotto. Bill non fece neanche in tempo a portarsi le mani in faccia che Joey lo agguantò al collo con il braccio destro, tirandolo verso di se e iniziando a stringerlo forte con il pugno che premeva proprio contro il pomo d'adamo.
Bill si dibattè da quella presa per circa dieci secondi, fino a quando perse i sensi e smise di contorcersi.
Joey lo riposizionò al suo posto e gli riallacciò la cintura.
- Mio Dio...ma che hai fatto, lo hai ammazzato? - chiese Neira sporgendosi in avanti per vedere che faccia avesse Bill.
- Ma no, ha solo perso conoscenza. Vedrai che fra poco si risveglia da solo. -
- E se non si risveglia? - chiese Neira sempre più preoccupata.
- Se non si risveglia da solo, ci pensiamo noi con quattro sberle. Per adesso mi serve solo che rimanga buono e zitto fino a quando non arriviamo. -
- E dove stiamo andando? - chiese Samantha.
- In un posticino tranquillo dove poterlo torturare a dovere. - rispose Joey, sempre con il suo solito tono calmo e freddo.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: MarcoG