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Autore: Drops of Neverland    20/07/2015    3 recensioni
Alice Ricci, fangirl di professione, ha appena finito l'ultimo, irripetibile capitolo della saga: "Sangue dell'Olimpo", e sa che non potrà più combattere con i Sette, o viaggiare a bordo dell'Argo II, o stare al Campo Mezzosangue... ma soprattutto, non potrà più sbavare dietro Nico di Angelo, personaggio di cui è innamorata da sempre. Almeno, non fino a quando, in libreria, farà l'incontro più sognato e improbabile di sempre...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Il drago di bronzo spiegò le ali, e si librarono verso l’ignoto.”
Chiuse il libro, e si asciugò le lacrime che le rigavano le guance. Improvvisamente realizzò ciò che era successo: era finito tutto, dopo cinque anni, era finito tutto. Ricordò quando comprò il primo, storico libro: Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il Ladro di Fulmini. Era  una piovosa giornata di Aprile, e lei, Alice, era in libreria, a cercare un nuovo libro. Aveva finito qualche giorno prima Harry Potter e I Doni della Morte, e cercava un’altra saga che l’avrebbe appassionata tanto. Aveva solo nove anni, allora, eppure era già una divoratrice di libri; avrebbe scoperto soltanto qualche anno dopo il termine per definire la sua razza: fangirl. Prese in mano il libro con un ragazzo di spalle in copertina, e lesse la trama. Sembrava un buon libro, ed era appena uscito. Lo comprò, e tornò a casa tutta soddisfatta. Da quel giorno in poi, Alice non aveva fatto altro che aspettare un nuovo libro di Rick Riordan, che prontamente ogni sei mesi veniva acquistato e letto in meno di una settimana.
Ora, Alice stringeva tra le mani Il Sangue dell’Olimpo. Lo aveva appena finito ed era semplicemnte distrutta. Insomma, era stato un suicidio leggere quel libro, non sarebbe mai più stata la stessa. Ricordò di aver provato le stesse emozioni anche quando aveva finito Harry Potter, ma stavolta era diverso: avrebbe dovuto abbandonare il personaggio che aveva amato di più in assoluto, quello che l’aveva affascinata e per cui aveva sempre avuto una cotta: Nico Di Angelo. Avevano anche la stessa età, crescevano insieme; lui era stato il ragazzino nerd che non sapeva approcciarsi che era stata anche lei, il ragazzo cupo e tenebroso che l’aveva affascinata e, in quell’ultimo, tremendo libro, il personaggio più coraggioso di tutti. Sei mesi prima, però, aveva avuto la conferma dei numerosi spoiler: sì, Nico era gay. Ed era stato innamorato di Percy, anche se adesso Zio Rick le aveva dato una nuova ship, su cui sclerare, una possibile OTP: la Solangelo. La Solangelo si preannunciava perfetta, se solo fosse stata più approfondita… Eppure, Alice faticava ad immaginarla; insomma, per lei Nico era sempre stato il suo immaginario fidanzato e immaginarlo gay… be’, faceva uno strano effetto. Non che avesse nulla contro i gay, s’intende: amava la Malec più di qualunque ship di Shadowhunters, eppure Nico…
Alice scrollò la testa, e afferrò la copertina che aveva tolto per non rovinarla. Ci inserì il libro, e non poté far a meno di osservare con sguardo triste il libro. Era davvero tutto finito e lei non avrebbe potuto farci nulla… Non sarebbe mai più partita per un’impresa con Percy, non sarebbe più stata sull’Argo II con i Sette ma, soprattutto, non avrebbe più potuto sbavare dietro Nico. Con quell’ultimo libro l’aveva conquistata del tutto, e adesso era finito. Lasciò il libro sulla scrivania, e si stese a pancia sotto sul letto, chiudendo gli occhi, e pensando che la sua vita non avrebbe più avuto senso.
 
*
 
«Alice?».
Un grugnito.
«Che stai facendo?»
«Mi sto deprimendo. Non lo vedi, mamma?».
Sua madre si avvicinò a lei, sedendosi sul letto. Alice si chiese come potesse essere così tranquilla, sapendo che Rick Riordan e J.K. Rowling non avrebbero più scritto libri sui Sette e sul Golden Trio. Insomma, chi si credeva di essere?
«Alice… Sai, i ragazzi, a volte…» Incominciò sua madre. La conosceva da quattordici anni e ancora non la conosceva abbastanza bene dal capire che la causa della sua tristezza era un libro. Pff, povera babbana.
«Mamma, perché riconduci tutto ai ragazzi? Qui la situazione è molto più grave. Non puoi capire» Alice fece sprofondare la testa sotto il cuscino, mentre sua madre le dava incerte pacche sulla schiena. «Ehm, Alice? Sai, potrei esserti d’aiuto se solo mi dicessi cosa è succes…»
«NON PUOI ESSERMI D’AIUTO, MORTALE!» E si mise a singhiozzare. Sì, era una persona molto emotiva, sotto alcuni punti di vista. E questi “alcuni” erano libri e serie tv. Per il resto, era una specie di robot insensibile, secondo i suoi compagni di classe. Il che era strano, pensava Alice, visto che passava la maggior parte del suo tempo ad urlare “I MIEI FEELS!”.
Sua madre le lanciò un’occhiata tra il preoccupato e lo stranito, poi si illuminò, ed assunse l’espressione “Ho-Una-Mega-Idea-Che-Ti-Piacerà”.
«Che ne dici di andare in libreria?» Forse, un po’, la conosceva. Alzò appena la testa dal letto. «Dici davvero?» Le chiese.
Annuì.
Alice lasciò ricadere la testa sul letto «Sai, mamm» mugolò «anche se l’idea mi alletta, si, insomma, non mi sento ancora pronta. Sarebbe una specie di tradimento, liquidare tutto così in fretta, capisci? Devo riprendermi».
Così, sua madre uscì dalla stanza, e Alice si mise sotto le coperte, ripensando a quanto la sua vita fosse inutile. Poi, si pentì. Andò da sua madre, una decina di minuti più tardi, e le chiese se potesse portarla in libreria.
Ehi, era pur sempre una fangirl. Come avrebbe potuto mai rinunciare ad un’occasione del genere? Normalmente era lei a dover trascinare sua madre in libreria. Aveva quattordici anni, e finché i suoi non le avrebbero comprato un motorino, doveva usare sua madre come autista. Una rottura, visto che le metteva sempre una gran fretta, quando Alice aveva bisogno di tutto il tempo e la calma possibile per decidere il libro più adatto e più affascinante, perché sì, i libri erano terribilmente affascinanti.
Quando furono in macchina, poco più tardi, sua madre cercò di avviare una conversazione, senza successo. Alice era ancora chiusa nella sua depressione.
«Dimmi… Percy ha distrutto Voldemort, finalmente?» disse la donna in tono incerto. Alice le lanciò un’occhiataccia, poi si coprì il volto col mani, disperata. Non ce l’avrebbe fatta.
«Mamma» piagnucolò «quello è Harry Potter! Come devo fare con una madre babbana come te…» aggiunse poi, a denti stretti.
«Allora… ehm… ha vinto gli Hunger Games?».
«No» fu la risposta, secca.
 
*
 
La libreria era il posto che più adorava al mondo. Dopo Hogwarts e il Campo Mezzosangue, s’intende. Era un dedalo di reparti, labirintica, e conteneva praticamente tutto ciò di cui Alice aveva bisogno per vivere. Era anche dotata di bagno e bar, al piano terra, e Alice ci si sarebbe trasferita in qualsiasi istante. Era quasi interamente dedicata ai libri, ma c’erano sezioni piene di film, cd e dvd. E poi i videogames. Come avrebbe potuto vivere senza una buona dose di videogames?
Alice si recò nella sezione per ragazzi. Iniziò a osservare tutte le copertine, passandoci una mano sopra, come faceva sempre, per trovare un titolo che la ispirasse. Scosse la testa. Niente.
Si avviò verso l’altro scaffale, quando qualcosa attirò la sua attenzione: un tizio, con un giubbotto da aviatore. “Proprio come Nico” pensò, tra sé e sé. Ma quante probabilità c’erano  di ritrovarsi Nico Di Angelo a Roma, in una libreria? Neanche una. Alice faticava ad ammetterlo, ma lui non era neppure reale. Però, quel tizio aveva i capelli corvini… Ma cosa le passava per la testa? Okay, era strana, ma non fino a questo punto.
Si rimise alla ricerca di un libro.
«… ti dispiace? Alice? Alice, mi stai ascoltando?» Sua madre le stava parlando, a quanto pare.
«Mh? Sì, scusa, puoi ripetere?».
«Ti stavo chiedendo se ti dispiace che io mi allontani!» sbuffò « Non importa, vado al bar. A dopo» la salutò, posandole un bacio sulla fronte «ciao».
Alice salutò sua madre con un debole gesto con la mano. Aveva già lo sguardo posato su un altro libro, che sembrava più promettente di quello prima. Lesse la trama, aspettandosi di aver trovato l’amore della sua vita, ma rimase delusa: era la solita, noiosa, banale storia d’amore tra il ragazzaccio e la secchioncella timida.
“un tempo il detto era se non sai fare niente impara, ora a quanto pare è se non sai fare niente scrivi…ma perlomeno qualcosa di decente, porco Crono!”.
Alice alzò per un attimo lo sguardo, e subito la sua attenzione fu attratta dal tizio con il giubbotto da aviatore. Ora che lo vedeva in viso, ebbe l’occasione di constatare che “Il Tizio” non era un adulto come aveva inizialmente creduto, ma non avrà avuto più di quattordici anni; aveva gli occhi neri, e due profonde occhiaie sotto gli occhi, che spiccavano particolarmente sulla carnagione pallida.  Indossava inoltre dei jeans neri, con anfibi e una maglietta nera.
“Non è possibile, non può essere davvero lui…”
Alice decise di avvicinarsi. Doveva avvicinarsi. Iniziò lentamente a muoversi veroso il ragazzo, non distogliendo mai lo sguardo dai libri che le passavano sotto le dita. Notò, osservando i titoli dei libri che scorrevano, che si stava avvicinando alla sezione “storia”.
«Ahi!».
Una voce, distolse Alice dai suoi pensieri. Era profonda, maschile… quando Alice alzò lo sguardo,, si rese conto di ciò che stava realmente accadendo. Era andata a sbattere contro il ragazzo con il giubbotto da aviatore. Sentì immediatamente le guance imporporarsi «Oddio, scusami! Scusami, davvero, non volevo» cercò di scusarsi, colta dall’imbarazzo. L’Aviatore la squadrò, e Alice si sentì immediatamente a disagio. Lo sguardo di quel ragazzo aveva qualcosa di… freddo.
«Non preoccuparti… ti ho vista molto presa» disse, aggrottando le sopracciglia.
“Già, dalla rincarnazione di Nico di Angelo”.
«Oh, sì, ehm, cercavo un libro».
L’Aviatore ricominciò a osservare i vari titoli dei libri che sostavano sugli scaffali, e così fece Alice, quando immediatamente un titolo attirò la sua attenzione. Prese tra le mani il libro, e lesse la trama. Era un libro sulla storia di Minosse, re di Creta, e s’intitolava “Il Re degli Spettri”
“Basta, è troppo”.
«Scusami?» L’Aviatore aveva ricominciato a prestare attenzione ad Alice «potresti passarmi  quel libro?» chiese, grattandosi la nuca con una mano, in maniera estremamente adorabile.
“Di immortales, Alice! Non è davvero Nico, solo uno strano, sconosciuto ragazzo che magari sta facendo un cosplay”.
«Oh, ehm, certo» rispose, imbarazzata «non terrei mai la storia di Minosse tutta per me».
L’Aviatore accennò un mezzo sorrisetto «Dovrei leggerlo per la scuola» spiegò. Per un attimo alice pensò che volesse troncare la conversazione, ma poi l’Aviatore ricominciò a parlare.
«In realtà l’ho proposto io. Cioè, adesso lo sto ricomprando perché l’avevo preso in prestito dalla scuola, ma poi l’ho riportato» squadrò ancora una volta Alice «e sinceramente non so neanche perché ti sto dicendo tutto questo. Solo, hai un’aria familiare».
«Non sei di Roma, vero? L’accento non è il nostro».
«Venezia, anche se mi sono trasferito qui con mio padre quando avevo dieci anni».
«Capisco. Alice Ricci, comunque» disse, porgendogli la mano.
«Nico Di Angelo».


Neverland's corner:
Salve, semidei. Alloraa, ecco qui una idiotissima oneshot senza pretese in cui la nostra protagonista incontra il ragazzo perfetto, o almeno il mio ragazzo perfetto. Qui Nico non è un semidio, e si è trasferito a Roma con suo padre perchèè *rullo di tamburi anche se si è già capito il motivo* a quell'età è morta Bianca! Yay, momenti allegri. E quindi nulla, fatemi sapere cosa ne pensate perchè sono tanto curiosa. Ciao. 

 
  
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