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Autore: Death_    20/07/2015    2 recensioni
«Rin.»
La voce atona di Sesshomaru l'aveva sorpresa, facendola cadere sul proprio didietro. Il demone bianco spuntó dall'ombra della boscaglia.
«Signor Sesshomaru! » esclamó la bambina. Subito cercó di nascondere la fasciatura del piede, alzandosi da terra. Che Jaken l'avesse vista e avesse avvertito Sesshomaru? Che fosse gią cosģ tardi? Ora l'avrebbe sgridata e rimproverata?
«Che cosa stavi facendo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A lei non piaceva definirsi una spiona ficcanaso. Solo che a volte.. beh, a volte tenere a freno la curiositą era impossibile. Rin si voltó a destra, poi a sinistra. Jaken dormiva, stringendo il suo bastone a due teste al petto. Di Sesshomaru nemmeno l'ombra. Doveva sbrigarsi, il tramonto si avvicinava pericolosamente e il suo padrone l'avrebbe rimproverata con quel suo sguardo accigliato se fosse tornata tardi. Senza fare troppo rumore s'inoltró nel bosco, seguendo un percorso che aveva diligentemente memorizzato un paio di ore prima. Mise il piedino scalzo al di lą di un tronco d'albero caduto, ma calpestó un sasso e cadde a terra, ferendosi. Trattenne un gridolino, soffocandolo premendo una mano sulla sua bocca, poi si tiró a sedere e fasció il taglio con un lembo strappato del suo yukata. Chissą se Jaken lo avrebbe notato. In quel caso si sarebbe presa una bella lavata di testa dal demone verde. Una volta in piedi e dopo aver constatato di poter camminare, sorrise soddisfatta. Poteva dire fieramente di aver subito di peggio. Continuó quindi con la sua piccola avventura. Camminó per qualche decina di minuti e non appena vide la luce delle torce farsi strada tra i rami, seppe che era giunta a destinazione. Era un piccolo villaggio di umani e quando lo aveva scorto per la prima volta aveva notato gli addobbi accatastati su un carro, probabilmente destinati ad una festa. 
Rimase affascinata da quel tripudio di colori e luci, da tutti quei sorrisi e schiamazzi che si diramavano intorno al grande focolare. Le ragazze del villaggio erano bellissime, in quelle raffinate ma semplici pettinature e in quei kimono dalle stampe tradizionali e delicate. La musica era allegra e coinvolgente e la piccola sentģ una strana e lieve fitta al cuore. Nostalgia? La sua curiositą fu attirata da una particolare donna, una ragazza per meglio dire, che non indossava uno yukata, bensģ hakama e gi tipicamente maschili. Stava al centro del cerchio che gli abitanti avevano formato e danzava. Danzava a ritmo della musica e producendone una tutta sua, grazie alle campanelle che ornavano il suo completo e che facevano da ciondoli alle sue innumerevoli collane e braccialetti. Rin ricordava bene quei movimenti. Anche lei si era esercitata a farli nel suo vecchio villaggio, con la sua mamma come maestra. Sģ pulģ il suo yukata arancione ormai strappato e, aiutandosi con le dita delle mani, si pettinó alla bene e meglio i capelli arriuffati. Poi, seguendo la musica e la danzatrice, cominció a muoversi. Nonostante fosse poco pił che una bambina di sģ e no 8, 9 anni al massimo, i suoi movimenti acerbi erano fluidi e ben eseguiti. Era brava, era sempre stata brava a danzare. In un ultimo movimento, appoggió male la pianta del piede sentendo una piccola fitta di fastidio e di bruciore partire dal taglio che si era fatta. 
«Rin.»
La voce atona di Sesshomaru l'aveva sorpresa, facendola cadere sul proprio didietro. Il demone bianco spuntó dall'ombra della boscaglia. 
«Signor Sesshomaru! » esclamó la bambina. Subito cercó di nascondere la fasciatura del piede, alzandosi da terra. Che Jaken l'avesse vista e avesse avvertito Sesshomaru? Che fosse gią cosģ tardi? Ora l'avrebbe sgridata e rimproverata?
«Che cosa stavi facendo?» chiese Sesshomaru, inarcando il sopracciglio destro e adocchiando la fasciatura al piede. Cosa che non sfuggģ alla piccola. Imbarazzata e colta sul fatto, Rin pensava che il suo signore alludesse alla fasciatura del piede e allo stato del suo yukata. 
«Rin stava.. ecco, io.. Prima ho calpestato un sasso e...» balbettó insicura la bambina, non osando guardare negli occhi il demone maggiore. 
«Dunque č usanza degli umani danzare qualora calpestino un sasso?» chiese Sesshomaru. Rin rimase imbambolata. Poi, scoppió a ridere. Una risata fanciullesca e cristallina, degna di lei. Il suo signore era cosģ serio e non sembrava essersi accorto di quanto buffa pareva la sua domanda. Che fosse davvero persuaso all'idea di questo insolito rituale di danzare dopo aver calpestato un sasso? Alla bambina non suonó neanche troppo strano, Sesshomaru non sapeva - e non voleva sapere - praticamente nulla sulle abitudini degli umani. Rin tiró anche un sospiro di sollievo. Non era venuto a cercarla per rimproverarla per essersi allontanata senza dirlo. Persa nei suoi pensieri, ancora non aveva smesso di ridacchiare.
«Perchč questa espressione di divertimento? Ti ho solo chiesto delle spiegazioni.»
Rin si voltó verso la festa e pensó che sarebbe stato bello ritornare a vivere in un villaggio e partecipare a feste come quella per danzare. Portó lo sguardo ancora su Sesshomaru, che la guardava interrogativo e perplesso - o almeno, questo č quello che Rin aveva letto nella sua espressione. 
No, nulla valeva quanto il signor Sesshomaru. Nulla. Non voleva tornare in un villaggio umano. Voleva stare con lui e magari danzare con lui. Mosse un passo verso la direzione del demone, per poi corrergli incontro, sorridendo beata. 
«Sei ferita.» le ricordó Sesshomaru. 
«Non mi fa male!» lo rassicuró.
«Non puoi danzare con il piede ferito.» 
Nonostante potesse sembrare un ordine, o una frecciatina offensiva, Rin capģ e sapeva. Sapeva che quella del suo signore era preoccupazione. Lo aveva capito. Sorrise grata senza dare una risposta. S'incamminó verso il luogo in cui stavano momentaneamente bivaccando, ma sentģ il terreno sparire sotto i piedi e due mani forti che saldamente l'ancoravano su di una spalla.
«Non puoi nemmeno camminare.»
Quello che la bambina peró non sapeva, era che Sesshomaru era sempre stato dietro di lei fin da quando aveva percepito l'odore del suo sangue che fuoriusciva dalla ferita. Come un'ombra che vegliava su di lei. Pronto a proteggerla e a salvarla, se necessario.
«Rin.»
«Dite.»
«Vuoi tornare a vivere tra gli esseri umani?»
«A Rin manca un po' quello che faceva al villaggio. Ma se Rin deve scegliere, sceglie lei, signor Sesshomaru!»


Quando la mattina Rin si sveglió, ad attenderla c'era un Jaken che le faceva la ramanzina e uno yukata nuovo. Decisamente nulla valeva pił del suo signor Sesshomaru. 
  
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