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Autore: LadySissi    20/07/2015    0 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cari lettori, ecco a voi un'altra one-shot. Come già accaduto nel corso della raccolta, verrà nuovamente trattato il tema dell'amore, in una sua ulteriore sfaccettatura, un po' introspettiva ma anche, spero, emozionante.
Mi auguro che il capitolo vi piaccia. Buona lettura!



Lei non può vedere il modo in cui i tuoi occhi

si illuminano quando sorridi [...]

E tu non puoi vedere me, che ti voglio come tu vuoi lei

ma tu sei tutto per me

 

Una semplice cena tra amici. Chiacchiere, risate, discorsi più seri, teglie di cibo fatte passare per il tavolo. La degna conclusione di una giornata che si era rivelata buona, con un esame appena passato e un po' di relax in arrivo.

Ed un tormento interiore ben celato.

Era di nuovo di fianco a lui... e le pareva proprio che nulla fosse cambiato in nove mesi.

 

Eppure pensava di aver superato così bene quel momento. Non pensava più a lui, davvero; aveva passato quel che restava dell'inverno, tutta la primavera, buona parte dell'estate a ripeterselo, ed a stupirsi di quanto si fosse ripresa in fretta dalla delusione che aveva provato. Forse aveva troppe novità a cui pensare, o forse, semplicemente, non ce l'aveva fatta ad affrontare anche quello, nel bel mezzo di un anno che era già stato sufficientemente lungo e complesso.

Ora, invece, non sapeva più che pensare. Tutta la vicenda che riguardava lei e lui le sembrava del tutto assurda, e senza alcuna speranza; ma i suoi pensieri al riguardo continuavano a tormentarla. Si chiedeva se succedesse anche a lui, ma ci credeva poco. Gliel'aveva anche detto, che aveva altro per la testa.

E le aveva anche ripetuto che cercava un altro tipo di ragazza, che i loro obiettivi nella vita erano diversi, che frequentarla era stato bello ma la vedeva solo come un'amica.

Erano anni che non le succedeva di prendere picche da un ragazzo che frequentava, e sperava che non le sarebbe mai più capitato. Era così sicura di sé, quella volta, che aveva anche scelto uno dei momenti peggiori per affrontare il discorso, solo perché era il primo momento buono che le era capitato. L'aveva pagata cara. Pensava che quei quattro giorni a Padova, città che amava molto, si sarebbero rivelati una sorpresa positiva. Invece si era ritrovata di nuovo nei guai, nel bel mezzo di un viaggio che per fortuna era durato pochi giorni, costretta a stare insieme agli altri ed anche a lui, a dare retta alle altre persone che erano in vacanza con loro. Obbligata, insomma, a mangiare quando avrebbe voluto digiunare ed a dormire quando avrebbe desiderato solo piangere. Non sapeva come avrebbe fatto se non ci fosse stata la sua migliore amica, che era l'unica a conoscere la vicenda. Quel che più desiderava fare era tornarsene a casa, dove nessuno l'avrebbe potuta vedere né avrebbe potuto intuire i suoi pensieri, e dare libero sfogo alla tristezza.

 

Solo che non l'aveva fatto. Il giorno successivo al suo ritorno era nuovamente partita per una notte, per festeggiare un Capodanno sorprendentemente positivo. Poi aveva avuto pochi giorni per continuare a stendere la Tesi Triennale, e poi era scesa alcuni giorni nella casa al mare. E poi ancora, gli ultimi ritocchi alla Tesi per tutto gennaio, e la tanto attesa e festeggiata Laurea, a metà febbraio. Vacanze di Carnevale, un nuovo semestre della Magistrale, vacanze di Pasqua. L'estate che si avvicinava sempre più e le ultime ed affannose settimane piene di impegni, non  solo universitari. Molte, troppe cose a cui pensare. E lei si sentiva contenta, ma anche sempre più stanca.

Non aveva più ripensato molto a quello che era successo a Padova, e non le sembrava neanche di sentirsi così addolorata al riguardo. Provava una delusione mista a rabbia, che però riusciva ad allontanare con facilità. Il più delle volte, sceglieva la via forse più facile, e se la prendeva con il “sistema” della loro compagnia di amici: non era colpa di loro due, era la divisione in gruppetti che aveva creato problemi, oppure il fatto che altre ragazze fossero un po' gelose, o chissà cos'altro ancora.

Certo, se la prendeva anche con lui, soprattutto per il fatto che avesse rifiutato di “ripensarci” e che l'avesse liquidata in tre minuti. Le bastava quel pensiero perché si dicesse: “Adesso basta!”, e smettesse immediatamente di rivangare quella vicenda.

Era così che aveva affrontato i mesi successivi: con l'intenzione, celata e mai dichiarata, di fargli un dispetto.

Lui non amava molto il mare? Bene, e lei c'era tornata tutte le volte che aveva voluto.

Lui non era troppo amante dello shopping, ed a volte era un po' tirato con i soldi? Benissimo, lei s'era fatta regalare occhiali da sole di Cavalli ed una borsa di Braccialini per la laurea, aveva fatto shopping come sempre ed anche di più, era andata a cene ed aperitivi con le amiche dell'Università infischiandosene di quanto spendeva.

Si era buttata anima e corpo in quelle che erano le sue passioni (teatro, cinema, ballo, letture) ben sapendo che lui non si era mai troppo interessato a nulla di tutto ciò, e ripetendosi: “Ecco, meglio così, almeno ho più tempo per questo!”

Era quasi come se stesse cercando di ripetergli: “Guarda! Guarda come sto bene senza di te! Non ho bisogno di te! Vivo pure meglio! E avevi ragione tu, siamo troppo diversi, sparisci!”

In un certo senso, era sempre un modo di pensare a lui, ma lei non se n'era resa conto.

 

C'è un fuoco dentro di te che non può fare altro che illuminare [...]

E tutto quello a cui penso è

come fare in modo che tu pensi a me

ed a tutto quello che potremmo essere

 

A fine luglio, lei era partita per l'abituale agosto al mare. Avrebbe potuto partecipare ad una vacanza tra amici, ma aveva finito per preferire la tranquillità della famiglia. In quel momento, in realtà, era piuttosto felice di aver detto no.Una vacanza avventurosa sarebbe stata un'immensa fatica che non l'avrebbe affatto ricaricata.

In effetti, si era proprio goduta quell'agosto. Si sentiva serena e leggera; era andata in spiaggia, si era crogiolata al super sole ed al super caldo, era stata con la sua famiglia ed i soliti amici del mare, aveva nuotato tanto e letto ancor di più, aveva mangiato e dormito beatamente, aveva ballato a tutte le feste paesane e si era emozionata durante i fuochi di Ferragosto. E non aveva alcuna voglia di tornare a casa.

Almeno finché, passate le feste di mezza estate, e poi altri giorni ancora, non aveva realizzato che le restava meno una settimana prima del ritorno. Ed anche che per lui, quel giorno, era il suo compleanno.

“Beh, dal momento che ha detto di stare assolutamente tranquilla sulla sua amicizia, posso anche scrivergli per vedere come va”, si era detta. Così gli aveva scritto, e lui le aveva risposto. Le aveva detto che la vacanza con gli amici era stata davvero bella, e che lei avrebbe dovuto venire.

Quella frase così piccola le aveva causato una nuova ondata di rabbia. Piuttosto incontrollata, a dire il vero.

“Non è possibile!”, si ripeteva mentre stava sul lettino e si spalmava il solare con troppo entusiasmo, “come può osare dirmi una cosa del genere? Io non ero già intenzionata ad andare con loro per tanti altri motivi, e dopo quello che è successo quest'inverno, poi... Ma cosa si aspettava che facessi, eh?!? Che stessi lì due settimane, intorno a lui, facendo finta che non me ne importasse niente, ad illudermi ancora che, visto che eravamo in vacanza insieme, potessimo essere ancora più che amici? Che pretese assurde!”

Tutto ciò, poi, per una frase che probabilmente lui aveva buttato lì più per educazione che per altro. Di male in peggio!

 

Anche ora che era a casa da quasi un mese, e che il mare era un ricordo sempre più lontano, non aveva ancora risolto questo problema. Ricominciare a vederlo ancora tutti i giorni o quasi, dopo il grande distacco che c'era stato in estate, non le faceva affatto bene, anzi. Spesso le sembrava che non le fosse affatto passata.

Come se, in tutti quei mesi, non avesse fatto altro che nascondere sotto a rabbia, delusione, indignazione, voglia di restare sola i suoi sentimenti, che forse non erano poi così cambiati.

E dire che, all'inizio, non le sembrava nemmeno di essere così cotta, anzi! Quando l'aveva conosciuto, cinque anni prma, frequentava ancora il liceo, e non le aveva fatto il benché minimo effetto, anzi, ad essere sinceri, le era sembrato pure un po' sfigato. Poi però era passato un sacco di tempo, c'erano state tante difficoltà, e lui aveva continuato ad esserci. Era rimasto con lei all'interno della compagnia, che era diventata sempre meno numeroso, e, a poco a poco, lei aveva iniziato a conoscerlo. Era una persona piuttosto riservata, che non parlava facilmente di sé e delle sue preferenze, se non interpellato; però, una volta avvicinato, era molto simpatico e divertente, e soprattutto era un ragazzo gentile e disponibile, che si faceva gli affari suoi e non aveva la brutta abitudine (che lei aveva trovato già in troppi ragazzi) di sparare giudizi a zero sul mondo, o di dividere le persone in categorie.

Per il suo modo di fare, sempre in seconda linea, era spesso snobbato dalla maggior parte delle ragazze. Esse, infatti, lo consideravano simpatico, sì, ma niente di speciale, e poi magari sceglievano di frequentare altri ragazzi che, ai suoi occhi, erano presuntuosi ed anche un po' cattivi.

Lui invece, in tutti quegli anni, non aveva mai spettegolato degli assenti tipo vedovella ottantenne dal dottore, non aveva mai insultato le ragazze per qualche motivo fisico o non, non si era mai comportato in modo ipocrita come aveva visto fare tante altre persone, anche quelle che sulla carta erano più stimate. Era sempre andato per la sua strada, le aveva dato una mano quando lei gliel'aveva chiesto, aveva continuato a comportarsi normalmente con lei anche quando molti altri avevano avuto di che ridere alle sue spalle.

Forse per altri era poco e niente, ma per lei era tantissimo.

 

Come ombre in una luce sbiadita

Oh, siamo invisibili

voglio solo guardarti negli occhi e farti capire [...]

 

Tu mi vedi attraverso, e basta

ma se solo mi conoscessi

noi potremmo essere un bel miracolo, incredibile

invece che solo invisibile

 

Se avesse dovuto trovare un termine per descrivere la situazione che stava vivendo, avrebbe senz'altro usato invisibile.

Era invisibile quello che era successo quell'inverno: entrambi non ne avevano parlato con quasi nessuno, e tutte le persone intorno a loro non se n'erano accorte. Tutto era rimasto come se non fosse successo niente... come se lei non avesse sofferto in silenzio, come se lui non si fosse sentito male all'idea che la loro frequentazione non fosse quella che sperava. In quei giorni di vacanza entrambi si erano comportati quasi con naturalezza, cercando di nascondere agli altri ed anche a se stessi quel che era successo. Tuttavia, bastava indugiare un attimo di più nel parlare che entrambi si rendevano conto che qualcosa era decisamente cambiato.

Lui continuava ad essere invisibile per gli altri. Lei non sapeva se poi lui fosse riuscito ad uscire almeno una volta con qualche altra ragazza, o se al momento stesse frequentando qualcuno in modo più serio, però continuava a vederlo da solo.

Infine, lei stessa continuava a sentirsi invisibile ai suoi occhi. Era ovvio che lui continuava a comportarsi come prima nei suoi confronti, ed era gentile ed amichevole come sempre. Ciò nonostante, lei aveva come la sensazione che lui avesse iniziato a fare più caso a lei solo da quando la loro frequentazione era andata a finire male. Prima l'aveva vista solo come un'amica come tante altre. L'aveva guardata attraverso, e si era fermato a quello.

E non era certo l'unico problema: la sua sensazione era che lui continuasse a guardare verso di lei solo in modo superficiale. Le aveva detto di desiderare un altro tipo di ragazza. Benissimo, ma come? In che senso?

Con ogni probabilità, lui aveva guardato a quelle differenze che li dividevano, le stesse alle quali aveva pensato anche lei quando si era imposta di fregarsene.

In effetti, sì, era vero, avevano due visioni del mondo piuttosto diverse: lei studiava storie e romanzi ed aveva un'idea poetica di qualsiasi cosa, lui invece si occupava di tutt'altro nella vita; le passioni di lui erano la moto, i motori in generale, la pallavolo, quelle di lei erano di stampo molto più culturale; era anche vero che lui non andava pazzo per cose per cui lei avrebbe perso giornate intere, e viceversa. Ma, alla fine, che cos'erano tutte queste considerazioni, se non frasi limitate all'apparenza?

Era anche innegabile che spesso facessero entrambi commenti molto simili di fronte alla medesima situazione, che si trovasssero bene con le stesse persone ed addirittura avessero almeno un importante amico comune.

Quando ne aveva parlato con le amiche, alcune le avevano fatto notare di pretendere troppo da lui, perché era evidente che non si conoscevano. Ma non era vero: lei ormai lo conosceva. Era lei quella che avrebbe dovuto farsi conoscere da lui, sempre che lui lo desiderasse. Così non sarebbero più stati invisibili.

NOTA AUTORE: Invisible è una canzone, secondo me, poetica e delicata, ed ho cercato di trattare il tema centrale del testo con la stessa attenzione. Sono ovviamente curiosissima di leggere le vostre opinioni.

Ho aggiornato oggi perché da domani mi "trasferirò" nella casetta al mare per un po' di sospirate ferie, dopo un anno di lavoro ahimé precario ma anche spesso soddisfacente. Ovviamente sarò presente sempre come lettrice e "recensitrice". Penso che i miei aggiornamenti come "scrittrice" saranno un pochino più lenti, ma... restate connessi, se vi va!
Colgo l'occasione per augurare a tutti una buona estate e buone vacanze.
Non so se siate a casa da scuola/studiate/lavoriate, e come siate messi in questo periodo, ma... cercate il più possibile di godervelo!
A presto, ed un abbraccio enorme ad ognuno di voi. <3

 

  
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