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Autore: itstimetolisa    20/07/2015    1 recensioni
Nel pieno di una festa dei ragazzi si trovano a fare un gioco; non il semplice gioco della bottiglia, ma qualcosa di più duraturo e audace.
Scrivono i loro nomi su dei biglietti e la coppia estratta dovrà stare insieme per una settimana, se poi sboccia l’amore nulla potrà separarli.
Norah Mackenzie si troverà immersa in una relazione di cui il giorno dopo non ricorda nemmeno nulla.
Con Kai Morgan scoprirà un nuovo mondo e farà nuove esperienze. Dovrà affrontare delle scelte e solo lei sarà a decidere se sono giusto o sbagliate.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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UN INFERNO DI SETTIMANA

Sabato.


 
Era una giornata calda di fine settembre e due ragazze sedevano sulle scale del parco principale della loro città; erano circondate da verdi prati accesi e cespugli ben curati colmi di fiori profumati e di vario colore. Un laghetto occupava gran parte dello spazio ed intorno a esso si sviluppavano panchine e tavolini da picnic, da quali potevi osservare le papere che nuotavano felici nell’acqua limpida. I bambini lanciavano molliche di pane accompagnati dai loro genitori e sorridevano quando vedevano arrivare le papere.
Norah lanciò anche lei un pugno di molliche e le osservò sparire nei becchi degli uccelli. Dietro di lei sedeva un’annoiata Tamara che fumava una sigaretta. Inspirava e buttava fuori volute di fumo e Norah storceva il naso quando si trovava nella traiettoria di una di esse. Tamara picchiettò sulla sigaretta e la cenere ricadde sulla pietra delle scale.
   «Non dovresti fumare» la apostrofò Norah, «Sai che fa male alla salute.»
   «Sai cos’altro fa bene alla salute?» domandò retorica Tamara. «Farsi i cazzi propri.»
   Norah storse la bocca in una smorfia quando altro fumo le arrivò sul viso e questa volta lo aveva fatto apposta. «Sei sempre molto fine, Tamara.»
   Tamara si strinse nelle spalle e fece un ultimo tiro per poi lanciare il filtro lontano. Norah roteò gli occhi e afferrò la borsa infilandoci la busta vuota di pane e tirando fuori un libro, ma non un libro normale: un libro scolastico.
Tamara sgranò gli occhi e le tolse il tomo dalle mani e l’amica la guardò accigliata.
   «Lo faccio per il tuo bene» disse Tamara e ficcò il libro nel suo zaino tenendolo come se fosse pieno di germi letali.
   «No!» gridò Norah e si lanciò contro l’amica che prontamente allontanò la borsa dalla sua portata. «Quest’anno abbiamo gli esami e devo utilizzare tutto il tempo a mia disposizione per ripetere il possibile!»
   Era una scena piuttosto divertente: Norah aveva la mano sinistra sulla guancia di Tamara e le deformava il viso a cuore ed elegante; Norah sedeva sulle gambe dell’amica e con la mano destra si allungava per afferrare il piccolo zainetto.
Tamara sbuffò frustrata e spintonò Norah che atterrò con un tonfo sulla scala inferiore e mise il broncio.
   «Siamo solo a settembre, non abbiamo ancora nulla da studiare» proruppe Tamara.
   «Be’…sto portando avanti il lavoro» disse Norah. E si lanciò in un nuovo disperato attacco.
Norah atterrò di nuovo sulle gambe di Tamara e portò le sue a circondare il bacino dell’altra. Le famigliole che passavano da lì allontanavano inorriditi i bambini.
Una vibrazione bloccò la missione di Norah e osservò Tamara contorcersi per afferrare il suo smartphone dalla tasca sinistra.
   «È piuttosto piacevole, sai, la vibrazione…» Norah lanciò un occhiolino a Tamara e questi si mise a ridere. Si alzò trascinando con lei la sua amica.
   «Pronto?» disse Tamara attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito. «Oh, ciao Jacob…sì, sì tutto bene, a te? Cucciolotto mio, mi dispiace!»
Norah si allontanò con una smorfia. Tamara e il suo fidanzato, Jacob, si esibivano sempre i mosse e nomignoli smielati. Erano l’incarnazione di una relazione adolescenziale. Si risedette sulle scale e senza farsi notare liberò il suo libro di letteratura dalla borsa di Tamara e girò le pagine fino al decimo capitolo dell’opera.
Si immerse nella lettura e si rese conto del tempo passato solo quando Tamara le strappò il libro dal grembo e la guardò esasperata. In verità doveva essere il contrario, perché stava portando Norah sulla cattiva strada della bocciatura.
   «È quasi l’una, devo tornare a casa. Mentre mi accompagni…e lo farai» avvisò l’amica puntandole un dito minaccioso. «Ti parlo dei progetti di Jacob e della sua comitiva.»
   Norah si alzò spazzolandosi i pantaloni e seguì l’amica verso l’uscita del parco.
   «Allora» iniziò Tamara a mille, «Jacob, Ray, Colin e Ethan hanno incontrato un nuovo ragazzo al Moonlight. Dicono che è molto simpatico e carino» le fece un occhiolino, «Ed è anche single. Stasera siamo stati invitati a casa di Colin così ce lo presentano!» Tamara saltellò come una bambina alla vista di un peluche di due metri per due e Norah la guardò festeggiare per quelle che parvero ore. Solo dopo aver visto il viso inespressivo della sua amica si fermò e la guardò interrogativa. «Che c’è?»
   «Sei fidanzata, Tam» sbottò Norah.
   «Oh, ma non è per me, sciocchina» disse Tamara come se la cosa fosse ovvia e Norah avesse il prosciutto agli occhi. «Ti ho appena trovato il ragazzo!»
   «Ma non lo conosciamo nemmeno! Per quello che so potrebbe essere un maniaco o peggio…un fan di Harry Potter!»
   «Almeno avreste qualcosa in comune…Harry Potter dico» si affrettò a correggersi Tamara.
   «Ma ci sono anche altri ragazzi, come Colin o Ethan.» Tamara la guardò senza dare segno di aver capito. «No, Tam, non ci sto» disse Norah e si fermò davanti a casa Hale.
   Tamara la guardò con occhi dolci e sporse il labbro. Aveva un’espressione così tenera e ammaliatrice. È così che convinceva Jacob a portarla al centro commerciale? Norah scosse la testa. No, lei non ci sarebbe cascata…nemmeno per quegli splendidi occhi celesti acquosi.
   «Okay» acconsentì Norah e seppe di essersi fregata con le sue stesse mani.
   «A stasera, vengo a casa tua e ti aiuto a vestirti.» Tamara la salutò e si avviò verso il porticato di casa sua.
Norah abitava tre isolati più in là.
Fronteggiava una casa color panna e un giardino perfettamente curato con tanto di fontana e acqua limpida che zampillava dalla bocca di un cupido nudo e riccioluto.
Norah si chiuse la porta alle spalle e il silenzio dell’abitazione la investì. Era una casa minuziosa e decorata con mobili moderni e neri. Libreria spuntavano in ogni stanza come le tv al plasma. I suoi amici la trovavano da ricconi e Norah non poteva che essere d’accordo con loro.
Sua madre lavorava all’estero come partner di una ditta architettonica. In quel preciso istante era in Francia a costruire un monumento di cui non le aveva mai parlato. Lia Mackenzie disponeva di uno studio personale e privato ai membri della sua famiglia. Le rare volte che tornava a casa ci si chiudeva e non ne usciva per ore, a volte anche giorni. Norah cercava di instaurare un qualche dialogo madre-figlia, ma lei finiva sempre per abbandonare la conversazione per parlare al telefono o finire un progetto.
Suo padre se n’era andato due anni prima, non riusciva a gestire la lontananza della moglie ed essendo in crisi di mezz’età voleva sentirsi più giovane. Era sparito dalla circolazione, non si faceva sentire dal giorno in cui era scappato di casa in piena notte per viaggiare con chissà quale giovane ragazza. Forse sua madre odiava tanto quella casa perché le ricordava il marito, o forse odiava semplicemente Norah.
 
 ~ ~ ~

Il campanello suonò per l’ennesima volta e un’esasperata Norah andò ad aprire la porta con il corpo avvolto in un telo e i capelli corvini che gocciolavano.
   «Ehilà!» salutò euforica Tamara. Indossava una maglietta blu notte abbinata a un pantaloncino strappato con sotto dei collant scuri. Ai piedi indossava delle semplici converse. I capelli erano intortigliati in una treccia che partiva dal lato e scendeva a curva. Mascara e eyeliner contornavano gli occhi celesti.
   «Sei in anticipo» disse Norah e si chiuse la porta alle spalle gelando per il freddo.
   «Oh, no, sei tu che sei in ritardo. Andiamo di sopra, non vorrai fare tardi proprio stasera!» Tamara salì la rampa di scale e sparì dietro l’angolo. Norah guardò l’orologio che segnava le otto di sera…Tamara era in anticipo di una buona mezzora.
   «Siediti» ordinò decisa Tamara e iniziò a frugare nell’armadio dell’amica emettendo versi di assenso o di puro orrore per i capi che afferrava. Posizionò sul letto quelli che le sembravano ‘accettabili’ e li guardò soddisfatta. Norah si stava pettinando la massa crespa di capelli, quando Tamara la afferrò per le spalle e le sfilò l’asciugamano di dosso. Norah emise uno squittio di sorpresa e portò le mani a coprirsi.
   «Andiamo, siamo entrambe ragazze!» disse Tamara.
Norah si diresse verso i cassetti dell’armadio e indossò la prima biancheria che le capitò a tiro. Tamara afferrò una maglietta a pallette nere e la appoggiò sul petto di Norah squadrandola e con un grugnito passò al capo successivo.
Dopo ore e ore di ‘no’ e ‘troppo rosa’ optò per un maglioncino nero con delle stelle e un paio di skinny jeans dello stesso colore. Ai piedi portava delle vans.
   «Ora trucco e parrucco» sentenziò Tamara. Norah la condusse al bagno nel corridoio, soffermandosi a guardare la stanza infondo al corridoio: lo studio della madre e una morsa le attanagliò lo stomaco.
   «Qualcosa di semplice» disse agitata Norah e lasciò tutto nelle mani dell’amica. Una mezzoretta dopo il capelli corvini della ragazza erano incastrati tra di loro in una complicatissima treccia che lasciava liberi due ciuffi per circondare il viso. Verso il collo la treccia si scioglieva e diventava una coda di cavallo mossa. Quando Tamara passò agli occhi uscì una trousse a tre piani da un’imposta nel bagno di cui persino Norah ne ignorava l’esistenza. La ragazza si agitò sulla sedia e strappò i trucchi di mano alla sua amica, guardandola vendicativa. Alla fine Norah optò per un semplice mascara per accontentare Tamara (fosse stato per lei sarebbe andata acqua e sapone.)
 
 ~ ~ ~
 
La casa di Colin Carter non era paragonabile a quella di Norah, ma il ragazzo non si faceva mancare nulla. Aveva due piani e un enorme salotto provvisto di ogni tipo di svago, che andava dal pianoforte alla pittura ai videogiochi che non potevano mai mancare in casa di un ragazzo.
L’esterno comprendeva un piccolo giardino con un’altalena a due posti e una buca delle lettere con su scritto CARTER in caratteri spigolosi.
Dalle finestre del primo piano si irradiava una luce gialla sfocata dalle tende lilla.
Quando le due ragazze arrivarono sul porticato, sentirono delle voci prettamente maschili provenire dall’interno dell’abitazione. Tamara suonò il campanello e attesero con pazienza. Norah immaginò i ragazzi che facevano scommesse su chi doveva andare ad aprire, pigri com’erano.
Dopo svariato tempo la porta in legno scuro si aprì e davanti a loro in tutta la sua bellezza c’era uno splendido Colin Carter. Ammiccò un sorriso e fece spazio alle due ragazze per passare.
   «Ciao, Col» lo salutò Tamara con un leggero bacio sulla guancia.
   «Ciao, Tamara…Norah.»
Norah lo guardò imbarazzata non sapendo cosa fare. Tamara aveva sempre avuto quel carattere aperto che le permettesse di dare baci agli amici, ma lei no, lei era timida.
   «C-Ciao» disse Norah e si diede della stupida. Aveva balbettato, maledizione!
Colin la guardò e la ragazza credeva di vedere uno sguardo beffardo, ma il ragazzo le diede un bacio sulla guancia e raggiunse gli altri nel salotto. Norah arrossì e sperò di non dare troppo nell’occhio.
Tamara si era già impossessata del suo ragazzo che cercava di finire una partita, ma la ragazza sulle sue gambe gli rendeva difficile giostrare il joypad. Norah si accomodò su un divano a due posti sotto la finestra che aveva visto prima, affianco a Colin. Sul divano a tre, invece, c’erano Jacob (con Tamara sulle gambe), Ray ed Ethan.
Conosceva tutti i ragazzi in quella stanza, erano amici di vecchia data, ma un viso nuovo spiccava tra gli altri, seduto sulla moquette con un pacco di patatine affianco. Aveva dei capelli castani alzati e un po’ scompigliati, occhi chiari e seducenti. Norah ne rimase catturata e forse aveva anche la bocca aperta. Stava vincendo una partita a Mortal Kombat e quando apparse la scritta Finish him! Il ragazzo nuovo pigiò soddisfatto un tasto e il personaggio scelto da Jacob fu scaraventato sopra una picca che lo trapasso da lato a lato. Per le ragazze era impossibile capire come ai ragazzi poteva piacere tanta violenza. Tamara si alzò con un verso disgustato e sparì nella cucina, ritornando poco dopo con due bicchieri pieni di tè freddo. Allungò il bicchiere ad Norah che lo accettò volentieri.
Jacob lanciò il joypad indispettito e si lasciò consolare con dei baci della sua ragazza.
   «Se abbiamo finito» irruppe Ethan che evidentemente aveva avuto già abbastanza dose di diabete per tutta la sera, «vorremmo passare alle presentazioni. Ragazze, lui è Kai. Kai, loro sono Tamara» indicò la ragazza dai capelli dorati che gli strinse la mano, «e Norah.»
Norah salutò con un sorriso allegro, ma ciò che ottenne in cambio fu uno sguardo freddo e strano. Aveva fatto qualcosa di male? Non si conoscevano nemmeno e lui già la guardava a quel modo.
In realtà Kai la stava guardando famelico come un leone osserva una gazzella prima di attaccare, pregustandosi la sua cena.
Norah, a disagio, tornò a sorseggiare il suo tè contro voglia e quando Colin le chiese un sorso fu felice di liberarsi del bicchiere; le si era chiuso lo stomaco.
Il campanello suonò di nuovo e più veloce di prima Colin andò ad aprire la porta. La sua voce allegra arrivò fino al salotto e con lui entrò anche una ragazza. I capelli castani di lei cadevano lisci e gli occhi erano perfetti anche senza trucco. Indossava solo un lucidalabbra color carne. Era perfetta.
   «Ciao» salutò lei gioviale. Appena vide Norah corse subito da lei per abbracciarla quasi soffocandola e poi fece la stessa cosa con Tamara.
   «Kai, lei invece è Khaleesi» concluse Ethan.
   La ragazza guardò Kai interrogativa e poi stringendosi nelle spalle lo salutò. «Piacere mio, chiamami Lis.»  
   «Khaleesi è un nome molto particolare» disse Kai e Norah sentì per la prima volta la sua voce roca e bassa. La trovava così sensuale. Poteva innamorarsi di una voce?
   «Già, mia madre è ossessionata con Game of Thrones…non ne voglio parlare» sentenziò prendendo la busta di patatine e sgranocchiandole sulla poltrona difronte a Norah e Colin. Lis li guardò e ammiccò un occhiolino complice. Norah scosse la testa e Colin, che doveva aver compreso anche lui, le mise un braccio intorno alla spalla. Kai guardò la scena con occhi socchiusi senza farsi notare.
   «Ora che ci siamo tutti, ho una cosa da dirvi!» annunciò Ray con aria solenne. «Domani sera Michael Moore organizza una festa a casa sua. Mi ha chiesto di invitare quante più persone possibili ieri nell’aula di matematica!»
Ethan si alzò dal suo posto e si esibì in una danza stramba.
   «Le feste di Michael sono le più divertenti di tutta la scuola» spiegò Colin a un Kai piuttosto stranito.
   «Chissà cosa organizzerà domani, è la prima festa dell’anno, di solito fa cose da rimanere di stucco» disse Norah.
   «L’anno scorso, ad esempio, chiamò dei veri e propri circensi che si esibirono per tutta la durata della festa» concordò Colin.
   «Pensate che un ragazzo mi diede anche il numero» rise Tamara e consolò Jacob rassicurandolo di aver buttato subito il foglio.
   «Spero che ci sia tanco alcol e musica» sentenziò Lis e tutti si trovarono stranamente d’accordo.
La serata andò avanti tranquilla. Gli otto ragazzi guardarono un film in tv (dopo varie lotte sul tema) e ne scelsero uno d’azione pieno di intrecci. Colin portò pop corn, bibite gassate, un po’ di alcol e delle coperte. Tutti si si misero comodi e guardarono il film facendo commenti su cose che non avevano capito o volevano sminuire.
Norah si addormentò dopo quindici minuti dall’inizio del film; come ultima cosa vide gli occhi verdi di Kai fissi su di lei.











Hello everybody!
Ho ricaricato questa long perché ho voluto modificare alcune cose. 
Il primo e il secondo capitolo sono dei prologhi per la vera storia che inizierà da lunedì e finirà domenica.
I protagonisti(come credo si capisca da testo) sono Norah e Kai. 
Scusate per i possibili errori di battitura.
Inoltre tengo a ringraziare Annalisa(ITSTIMETOLISA) per aiutarmi a pubblicare storie tramite il suo profilo e per sostenermi nella mia passione di scrivere, per il magnifico banner. Per qualsiasi richiesta chiedete pure a lei!
Spero che vi piaccia e vi sarei molto grata se lasciaste una recensione :)
See ya!
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S
   
 
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