Manca poco più di un mese prima che Emma faccia le valigie e prenda il volo. Direzione Londra, nessuna fermata, solo ripensamenti.
Sono proprio questi i giorni in cui lei passa le giornate accasciata nel letto, con l'aria condizionata a palla e vestita solo di una maglietta di tre taglie in più, cercando di distrarsi guardando anime a casaccio o dormendo.
Nessuno se ne accorge che non riesce neanche a vivere, nessuno c'è mai in quella piccola casa , che sebbene sia così piccola, è sempre così grande per una persona sola.
Lei non è sola, ma la madre è troppo occupata a fare commissioni in giro per guardarla un'attimo negli occhi, e la mattina le lascia un bigliettino attaccato al frigorifero per dirle di fare la lavastoviglie e pulire casa, e il padre lavora troppo anche solo per vedere che ha diciasette anni e del mondo sta già incominciando a conoscere qualcosa.
- Lo sai che stai scappando?- il cellulare è sempre acceso e aperto in quell'ultimo messaggio ricevuto, e ogni qualvolta sembra stia per spegnersi, Emma alza il braccio e clicca per ridare luce allo schermo, ogni 2 min e 30 sec, è questo il timer pre-programmato del suo cellulare.
Potrebbe cambiarlo, dovrebbe farlo, sono le 3 e 17 di notte, 46 sec, ora 47 , e sono ben due ore che va avanti così. Ma in un certo senso le piace , dà ritmo al tempo che passa.
"Alcuni partono e alcuni rimangono, ma alla fine partono anche quelli e qui non resta nessuno.
La più grande paura che ho mai avuto è che alla fine sarei stata l'ultima a rimanere, quella troppo aggrappata alle cose per lasciarle andare e quindi me ne sono andata sempre per prima, prima che me ne potessi legare , prima di affezionarmi."
Questo vorrebbe rispondergli, ma gliene manca il coraggio, dovrebbe ammettere di avere paura, dovrebbe dargli ragione.
Allora fa finta di avere sonno e dorme, così almeno per un attimo, potrà dimenticarsi di essere una codarda.