Ero a scuola quel giorno, il che è un pò strano ora che tutti sanno che io non sono Rei. Per alcuni casi, questo fatto si rivelava favorevole, come nella ricerca di ragazze, che in effetti mi correvano dietro. Tra il trambusto delle urla delle mie adulatrici notai un paio di occhi color acqua, tendenti al verde, nascosti da un paio di occhiali dalla montatura spessa e nera.
Mi ricordavo di quella ragazza, si chiama Cathy, se non sbaglio. Aveva una cotta per Yuma, che io ho scoperto tra l'altro, visto che ero con lui venticinque ore su ventiquattro. Perché non mi corre dietro o non cerca neanche di parlarmi? Non le piaccio? No, non è possibile. Sono troppo affascinante per non avere il cento per cento delle ragazze ai miei piedi. Liberatomi dal novantanove virgola nove che già avevo, mi avvicinai a lei.
"Ciao Cathy..." le dissi "da quanto tempo" 
"Evidentemente non troppo per farti dimenticare di me" mi rispose con tono debole, probabilmente era ancora quel carattere timido che aveva quando l'avevo conosciuta.
"Tu ti eri dimenticata di me?"
Lei scosse lievemente la testa " Vorrei esserne capace"
"Vuoi dire che ti piaccio allora" la vidi arrossire. Dio quanto era...innocente."Allora?" la incitai a parlare, ma pareva che fosse muta in quel momento.
"Perché ti interessa così tanto saperlo?" riuscì a dire, deglutendo a metà frase. Vector in quel secondo pensò ad una scusa plausibile. Ed ora? Cosa le doveva dire? Che era solo per avere la certezza che tutto il popolo femmile del mondo fosse ai suoi piedi? 
"Così, per curiosità" disse alla fine."Quindi io ti piaccio si o no?"
"No, ma mi piacevi quando eri Rei."
Un secondo interminabile prima che Vector potesse riformulare la frase. Come diavolo è possibile che ad una ragazza piacesse il suo alter ego che sinceramente, lo faceva apparire il più sfigato dei ragazzi, al posto della sua vera personalità attraente, maliziosa, sadica eccetera eccetera?  Doveva avere parecchi problemi visivi. Ma la doveva conquistare. A tutti i costi. Anche di usare con lei quello schifo di carattere docile e con tutte le altre quello che aveva ora. Sarebbe equivalso a suicidarsi, ma correva qualsiasi pericolo per raggiungere il titolo di "ragazzo più desiderato al mondo".