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Autore: Akarai92    22/01/2009    6 recensioni
"Cosa gli impedisce di andarsene non è la mano di Aragorn, che sembra averlo catturato e incatenato, bensì una strana pressione sul cuore, che lo trattiene dall'alzarsi da quel letto e uscire nel vento." [Aragorn/Legolas]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Winter Sleep
Fandom: Il Signore Degli Anelli (movieverse)
Pairing:
Aragorn/Legolas
Rating: PG-13
Riassunto: "Cosa gli impedisce di andarsene non è la mano di Aragorn, che sembra averlo catturato e incatenato, bensì una strana pressione sul cuore, che lo trattiene dall'alzarsi da quel letto e uscire nel vento."
Note: Quando non si ha una decente connessione internet, si scrivono di queste cose. Poi se la scena viene indotta da un video, peraltro mai finito, e ci si aggiunge una pesante dose di fluff ... si ottiene una fanfiction smielata. Non betata perchè sono pigra. Ergo ho il terrore che entrambi siano spudoratamente OOC u.u vabbuò. Il titolo viene da una canzone bellerrima di Olivia, che dovete sentire.
Avvertenze: Ovviamente slash, OOC temo, fluff a vagonate. Più la mia anima che richiedeva un Aragorn teneroso.
Disclaimer: Vi giuro che non sono miei. Ci sto solo giochicchiando, poi li rimetto al loro posto.

Spade. Urla. E sangue. Provenienti dal nulla, tutte attorno a lui.

Non c'era un solo rumore fino ad un attimo prima, ed ora infuria una battaglia.

Aragorn si guarda attorno perso, sente l'elsa della spada in mano e scopre di essere coperto di sangue.

Accanto a lui c'è Gimli, sta combattendo ferocemente.

Ma quando è iniziata la battaglia? Non se ne ricorda.

D'istinto comincia a combattere, scaglia fendenti, non lascia il tempo alla sua memoria di lavorare.

Eppure conosce quelle mura, conosce quei soldati.

Sono al Fosso di Helm. E quelli attorno a lui sono gli Uruk-hai di Saruman.

L'uomo vacilla per un attimo. Quella battaglia era stata vinta molto tempo prima.

-Aragorn!!-

Al suono del suo nome, al suono di quella voce, si volta di scatto.

Legolas l'ha chiamato. Incontra il suo sguardo cristallino.

Sguardo che si pietrifica all'istante. Insieme a tutti i sensi di Aragorn.

Una spada rozza e larga di un nemico spunta dal petto esile dell'elfo, la sua casacca è sporca di sangue. Come al rallentatore, cade in ginocchio, il respiro mozzato.

Aragorn sente sé stesso urlare, sente il suo corpo muoversi freneticamente verso il corpo morente.

Lo agguanta poco prima che cada a terra, e la testa bionda si abbandona sul suo braccio.

Sente le lacrime pungergli gli occhi.

Perchè gli occhi di Legolas non stanno cercando smaniosamente i suoi, come al solito?

Perchè stanno fissando vitrei il cielo così dannatamente scuro?

Come se appartenesse ad un altro, vede la sua stessa mano poggiarsi sul suo cuore, che sembra essersi fermato, per poi passare al petto dell'altro, il quale battito è ormai finito per sempre.


 

-Aragorn...-


 

Legolas se n'è andato.


 

-Aragorn ... ! Aragorn ... !-


 

Legolas è morto.


 

-Aragorn, mi senti...?-


 

-Noooooooooooo!!!!-


 

Gli occhi di Aragorn si aprono di scatto mentre si alza a capofitto dal cuscino, il petto ansante.

Vede ancora dritto davanti a sé il cadavere del suo elfo, lo sguardo fisso e i vestiti insanguinati.

All'improvviso sente una mano sulla spalla e si volta di scatto.

Legolas è seduto sul suo letto, con un'espressione preoccupata. Nella foga non se ne era accorto.

Un dubbio si insinua nella sua mente ancora totalmente legata a quel sogno.

Sarà anche quella un'illusione? O lui è davvero lì a guardarlo ansioso?

Aragorn allunga una mano incerto, quasi senza respirare, fino ad arrivare alla pelle morbida del viso dell'altro.

C'è. E' lì veramente.

-Aragorn, va tutto bene... ? -

Ora va tutto bene, sì. Con un senso di sollievo che non aveva mai sentito si butta sull'elfo a braccia spalancate, avvolgendolo in un abbraccio caldo e spaventato.

-Sei qui ... -

Lo sussurra affondato nella sua spalla, nella stoffa morbida della sua veste verde scuro.

Percepisce il respiro di Legolas farsi corto dalla sorpresa e poi tornare lentamente regolare, mentre lo stringe con le sue braccia sottili. Sente le sue labbra accanto all'orecchio, in un sussurro tranquillo.

-Mi hai fatto preoccupare. Parlavi nel sonno così forte che ti ho sentito dall'altra tenda. Hai avuto un incubo?-

Alla luce del giorno questa scena sarebbe ridicola, si dice Aragorn, sembriamo una madre ed un bambino. Eppure si sta così bene nell'abbraccio dell'elfo.

-Sei vivo.-

Non una domanda, un'affermazione diretta. Come a conferma di quell'idea lo stringe ancora di più a sé, attaccandosi con tutte le sue forze ai suoi abiti.

-Beh ma certo che sono vivo. Sono ancora tutto intero!-

Ride rispondendogli, e adesso gli accarezza i capelli, leggermente mossi e scuri, con le dita sottili.

Sono morbide e delicate, e l'uomo si rilassa sempre di più sotto il suo tocco.

Non sanno quanto rimangono così, abbracciati seduti su quel letto, mentre fuori dalla tenda tira uno strano vento, che ne scuote le pareti.

I loro respiri sono l'unica cosa che rompe il silenzio, uno strano silenzio che sembra pervadere quello spazio, lasciando fuori i rumori del campo e dei soldati.

-Aragorn?-

Nessuna risposta. Giusto un vaghissimo mormorio soffocato dal sonno e dalla stoffa.

Legolas si volta a guardare: lui ha gli occhi chiusi, le palpebre scure coprono le sue iridi azzurre.

-Cos'è ti sei addormentato di nuovo?-

Sembra proprio così. Cautamente la mano dell'elfo scivola nuovamente nei capelli dell'altro, accarezzandoli e passandoseli tra le dita. Dita seguite poco dopo dal viso stesso di Legolas, che in un attacco di affetto affonda il naso nei capelli setosi del suo compagno.

-Legolas, mi fai il solletico... -

Quel borbottio contrariato è tanto inaspettato che l'elfo scoppia a ridacchiare, provocando uno strano sbuffo tra i capelli scuri dove ha trovato asilo.

-Guarda che esiste un cuscino, proprio sotto di te, che è molto più comodo della mia spalla.-

Gli bisbiglia, spingendolo nuovamente sulle coperte, mentre lui tiene ancora gli occhi chiusi.

-Non ne sarei tanto sicuro... -

Un'ultima carezza dolcissima sul viso, le dita di Legolas che sfiorano i pochi capelli che sono rimasti sul viso e poi scendono fino alla guancia, indugiando sulla barba scura qualche secondo di più.

-E cerca di sognare qualcosa di più piacevole stavolta -

Dice, prima di sollevarsi per andarsene, sotto lo sguardo penetrante degli occhi blu di Aragorn, che adesso sono puntati dritti su di lui. Sono uguali i loro occhi, entrambi blu, e stranamente hanno la stessa triste profondità, che sembra fuori posto negli occhi di un uomo.

Ma in quelli di Aragorn nulla sembra esserlo, nemmeno una saggezza che si addice di più ad un elfo plurimillenario. Saggezza che spesso, come in quel momento, riesce ad essere spazzata via semplicemente dalla presenza stessa di colui che adesso lo sta studiando.

-Legolas ... -

Come richiamato, l'elfo si china nuovamente sull'uomo, che ha chiuso di nuovo gli occhi.

I loro respiri si incontrano e si mescolano a mezz'aria, mentre i due sembrano attendere qualcosa.

-Mh?-

Risponde poi Legolas, cercando con lo sguardo un indizio sulle intenzioni di Aragorn.

Sente solo dopo la mano sollevarsi dal materasso, e posarsi sulla sua testa. Non violenta, non prepotente, ma delicata e carezzevole.

Guarda l'altro senza capire, mentre la mano percorre la sua strada fino alla guancia, sfiorandola dolce.

E senza quasi accorgersene si fa guidare dalla mano sempre più vicino al viso davanti a lui, fino a sentire i loro respiri come fossero uno. Cosa gli impedisce di andarsene non è la mano di Aragorn, che sembra averlo catturato e incatenato, bensì una strana pressione sul cuore, che lo trattiene dall'alzarsi da quel letto e uscire nel vento.

E infine, dopo aver coperto quell'estenuante distanza, le loro labbra finalmente si scontrano. Un bacio amichevole, avrebbe detto qualcuno, qualcuno che non conosceva e non aveva visto quella scena.

Niente di amichevole c'è in questo strano incontro di sentimenti, dove labbra che avrebbero dovuto spendere la loro esistenza lontane le une dalle altre si incontrano in maniera quasi violenta.

Poi con un certo timore la mano di Aragorn scende, percorrendo la stoffa della veste di Legolas, fino al suo petto. Sente il cuore dell'elfo battere come un tamburo contro la sua cassa toracica, sembra che batta dritto nel palmo della sua mano.

-Batte. -

Si fissano negli occhi, cercando di riprendere la rotta con il reciproco aiuto, ma tutto quello che trovano è altra confusione. Ma, devono ammettere, una piacevole confusione.

-Credevi non lo facesse?-

-Nel sogno poggiavo la mano sul tuo cuore ... -

E rifa il movimento, proprio come nel sogno di poco prima, trovando stavolta il battito rassicurante del compagno.

  • ... e il tuo cuore non batteva. -

Toglie la mano e la poggia sulla guancia dell'elfo. E' calda e trasmette uno strano senso di familiarità. Quella esile di Legolas la copre, intrecciando le dita con quelle dell'altro.

-Credo proprio che se non ci fossi tu, non lo farebbe... -

L'elfo giurerebbe di aver visto le guance di Aragorn tingersi di un caldo rossore, mentre lo guarda con gli occhi azzurri spalancati dallo stupore. Magari ha esagerato un pochino a dire così, si dice.

Eppure qualcosa nello sguardo dell'uomo gli suggerisce tutto il contrario.

Dopo un momento di attesa un sorriso gli illumina le labbra, accendendogli gli occhi. Prima che Legolas possa chiedersi per quale motivo, lui si alza dal cuscino e gli posa anche l'altra mano sul viso. Sente una strana stretta al cuore, l'uomo mortale, e non può fare a meno di lasciare il suo compagno senza fiato posandogli un altro bacio sulle labbra. Gli piace quel sapore. Sono dolci, sanno di menta e di bosco. E per questo gli dispiace di lasciarle anche per un secondo, per non rischiare di soffocare e rimanere sulla coscienza a Legolas. Che lo guarda con uno sguardo parecchio strano e che direbbe addirittura malizioso.

-Domani dobbiamo fare un viaggio molto lungo. -

Non lascia la frase in sospeso, segno che non ha intenzione di continuare. Almeno per il momento. Aragorn neanche insiste, quell'elfo è irremovibile quando decide qualcosa. Con un sorriso sghembo, si arrende al suo volere, beccandosi un'occhiata soddisfatta. Seguita subito da un morbidissimo contatto sulla guancia, che si rivela essere il naso di Legolas. Aragorn quasi scoppia a ridere. Quello è il loro saluto, quello che l'elfo gli rivolge quando Gimli non guarda – e giurerebbe che si gira apposta -. Appoggia delicatamente il naso, freddo come quello dei cani, sulla sua guancia ruvida di barba e resta così per qualche secondo, immobile. Il momento critico è quando si stacca dalla sua pelle, almeno per l'uomo. Di solito vengono interrotti sul più bello, mentre si scambiano l'ormai solito strano sguardo di cristallo, esattamente come in quel momento, con l'unica differenza che adesso non c'è nessuno ad interromperli. La situazione resta in stallo per parecchio mentre si fissano, come fossero indecisi su chi si debba muovere per primo; nonostante il bacio di poco prima aleggia un velato imbarazzo. Alla fine Aragorn decide di prendere in mano la situazione e, rispettando l'avvertimento dell'altro senza sbilanciarsi – nonostante gli voglia saltare addosso -, gli prende dolcemente la testa fra le mani, godendosi tutta la morbidezza dei suoi capelli di grano, e gli stampa un bacio sulla fronte, strappandogli un sorrisetto.

Non vorrebbe assolutamente lasciarlo andar via, ma deve dargli ragione. I suoi progetti non sarebbero stati adatti alla vigilia di un viaggio come quello verso Gondor. Così si consola guardandolo alzarsi dal letto e avviarsi verso l'entrata della tenda.

Un ultimo sguardo, un'ultima esitazione. Aragorn quasi spera che Legolas cambi idea e resti.

Ma questi gli rivolge uno dei suoi soliti sorrisi ed esce, lasciando chiudere la tenda dietro di lui.

L'uomo sospira e torna sul cuscino, certo stavolta che riuscirà a sognare qualcosa di meglio nelle poche ore di sonno che gli sono rimaste.


  
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