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Autore: Kourin    21/07/2015    2 recensioni
Si lanciò senza esitazione all'attacco, ma la mano di Mū gli afferrò saldamente braccio: solo allora si accorse che erano stati circondati. Attraverso il velo rosso del sangue vide l'ammassarsi di lance su lance, tutte puntate contro ai loro cuori. Mū si guardò nervosamente in giro, poi si pose davanti ad Aiolia per fargli da scudo, le braccia allargate come a farsi più grande di quel plotone di folli.
“Per favore, potreste spiegarci quanto sta accadendo? Aiolia ignora i fatti quanto me.”

Storia sulla notte del tradimento, un po' personalizzata e raccontata principalmente dal punto di vista di Aiolia e Mū.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aries Mu, Aries Shion, Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Devo fare una piccola premessa.
Per quanto possibile, in questa fanfic ho cercato di utilizzare lo scenario descritto nel manga. Ho apportato però una modifica che riguarda le età dei personaggi, alzate di cinque anni: per intenderci, nella notte del tradimento Aiolia e Mū avranno circa dodici anni, Aiolos ne avrà diciannove. Inoltre, sempre in questo punto della storia, i Gold Saints più giovani (Mū, Aldebaran, Aiolia, Shaka, Milo, Camus) non hanno ancora ricevuto l'investitura.
Per me è un po' un dramma ricorrere ad un espediente del genere ma altrimenti, davvero, non sarei riuscita a gestire né i personaggi né le situazioni. Non credevo fosse così difficile scrivere di Saint Seiya, ma ormai ho iniziato. Quindi continuo.



 

Il carro dell'alba


 

Prologo


 

È solo nel piazzale deserto, circondato da un girotondo di colonne diroccate che paiono fargli la guardia. Se fa attenzione, però, capisce che non stanno badando a lui ma a qualcosa che sta intorno, dove tutto sembra così immenso che basta un niente per sentirsi cadere.
Chi l'ha mandato lì gli ha ordinato di stare fermo e di aspettare, così Mū sta fermo e aspetta. Lo hanno svegliato in una mattina di sole, all'improvviso si è trovato abbracciato
da una notte di vento, protetto da una sciarpa che ha ancora l'odore di casa. La stringe finché un refolo più forte degli altri la solleva lontano, sempre più in alto, dove è pieno di stelle luminose come non le ha mai viste. Scintillano nel blu profondo, ognuna con la sua luce e con la sua voce. Forse il cielo vuole dirgli qualcosa, ma Mū non ha ancora imparato quella lingua.

Poco più avanti c'è un tempio. Le sue colonne sono solide, bianche e alte: chissà, forse per raggiungere le stelle basta arrampicarsi. Mū fa un passo, ma subito arriva un sibilo che pare sgridarlo. Viene da un'ombra, che subito vola a nascondersi. Deluso, Mū si rannicchia. I bambini non possono cavarsela da soli, quando si è fatto notte. Deve proprio aspettare che qualcuno lo venga a prendere.

Dopo un po' sente dei passi. Passi lenti, che nascono nel buio senza stelle che abita dietro le colonne del tempio. Mū si aspetta di vedere una persona, ma quella persona è una tunica scura scrollata dal vento, lo sfregare dei grani di un rosario, le ali di un drago spiegate su un elmo che luccica. Quella che gli parla è la voce delle stelle che diventa un coro e chiama chiaramente: “Mū!”
Mū accorre verso la scalinata. “Sei venuto a prendermi?” Chiede, col naso all'insù.

Quella persona abbassa e rialza il mento. Vuol dire di sì, però a Mū non basta per fidarsi. Così, fa ancora una domanda:“Chi sei?”
Quella persona si toglie l'elmo, si piega su un ginocchio, gli tende la mano. Mossi dal vento, i capelli bianchi e lunghi sembrano nuvole di un cielo che non c'è più, ma gli occhi viola sono gentili e fermi, in quel luogo.“Sono Shion, il tuo maestro.”
Mū prova a salire i gradini, ma sono troppo ripidi per le gambe di un bimbo della sua età. Cade sulle ginocchia, per rialzarsi si aiuta con le braccia.
Non così!” Il maestro ride, ma non lo sta prendendo in giro. “Su, prendi la mia mano.”
Allora Mū non pensa più al tempio e alle costellazioni e ad altre cose: tutt'intorno esiste solo 'Shion' Basta quel nome perché sia apra il passaggio, basta un attimo per sentire la stretta della mano ruvida e tiepida. La stessa mano che poi lo solleva, ad un passo dalle stelle.
Però non è lassù che stanno andando, ma dentro il tempio, dove regna il buio più fitto. Ci deve essere qualcuno, perché Mū sente il canto che lo ha cullato ogni notte da quando è nato, come una madre. In fondo al corridoio c'è un alone dorato, pallido e calmo come i primi raggi del sole. Aggrappato alla veste di Shion che lo tiene in braccio, si sporge curioso per vedere meglio chi sia.

Con sorpresa di Mū è un animale, di una specie che non ha mai visto. Ritto sulle quattro zampe, ha muso appuntito e corna ricurve. Sembra una cosa perché è fatto di metallo, ma vive: la sua luce cambia di continuo sfumatura, la sua voce vibra in un gentile richiamo.
Lui è Aries, l'armatura del custode di questa casa,” spiega Shion.

Mū pensa che dev'essere triste, per Aries, restarsene da solo al buio. Chiede:“Dov'è il custode, adesso?”
Shion sorride. Porta la guancia rugosa a contatto con quella di Mū, strofinandola sulla sua. “Sta dormendo, perché è tardi, lui è ancora piccolo...” gli bisbiglia all'orecchio, stringendolo a sé, coprendolo con la manica ampia della tunica.
Mū si sente improvvisamente stanco. La testa gli pesa, la appoggia sulla spalla del maestro. Avvolto in un drappo di velluto blu scivolato dal cielo, cullato da una ninnananna di raggi dorati, cade addormentato. In lontananza degli adulti parlano, ma ormai fanno parte di un sogno.
Le voci si perdono in un mondo fatto di armature, che cantano e vivono e aspettano pazienti il loro padrone.

 

  
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