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Autore: Fuyumeakane    21/07/2015    3 recensioni
La grande spada che levitava nel cielo si disintegrò in tanti piccoli pezzi, sgretolandosi piano piano, ricadendo su se stessa per poi divenire simile alla polvere. Venne portata via dal vento, in alto, fino alle stelle e divenne parte dell'universo, brillando in mezzo alle più lontane galassie e diffondendo il suo fuoco caldo nel blu scuro della notte.
Con quella spada, con quel vento, fu distrutto anche il mio cuore, la mia anima, il mio corpo e la mia mente.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Anna, Mikoto Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La grande spada che levitava nel cielo si disintegrò in tanti piccoli pezzi, sgretolandosi piano piano, ricadendo su se stessa per poi divenire simile alla polvere. Venne portata via dal vento, in alto, fino alle stelle e divenne parte dell'universo, brillando in mezzo alle più lontane galassie e diffondendo il suo fuoco caldo nel blu scuro della notte.

Con quella spada, con quel vento, fu distrutto anche il mio cuore, la mia anima, il mio corpo e la mia mente.

Il dolore era enorme, bruciava come un fuoco violento, famelico e feroce, mi raschiava il petto con i suoi artigli appuntiti, strappandomi le carni. Non aveva un colore a meno che la disperazione non sia considerata un colore, triste e dall'odore acuto.

Ma i colori non hanno un odore.

Tranne il rosso: profuma di forza, di coraggio e di amore. Di follia e dolcezza.

Mikoto era così, lo era sempre stato.

Era folle e spericolato ma allo stesso tempo dolce e amorevole, pieno di forza e coraggio.

Ci amava.

Eravamo una famiglia, ora lo siamo ancora ma è come se al contempo non lo fossimo più.

Il dolore ci dilania il petto mentre il simbolo fiammante sulle nostre pelli si fa rovente e piano piano scompare.

Mi allontano da Izumo e corro, corro a perdifiato , inciampando più volte e cadendo sulla neve fredda.

Anche lei brucia sulla mia pelle, mi ferisce, ho male ovunque ma al contempo non sento più nulla. Mi sento intorpidita. Questo dolore è diverso. È un dolore acuto ma esterno e meno lacerante.

Ho la pelle screpolata e sanguinante, le dita sono immerse nella neve ed ormai hanno perso ogni sensibilità, non le sento più.

Vorrei essere come loro, smettere di sentire ciò che provo e lasciarmi andare al torpore della neve, al freddo e alla tranquillità della morte.

Mi rialzo e riprendo a correre ignorando le voci che dietro di me urlano il mio nome. Nella mia mente c'è solo la sua, la sua voce grave e calda :" Mi dispiace Anna, non sarò più in grado di mostrarti il rosso che tanto amavi".

Non posso sopportare queste parole, continuano a rimbombarmi nella mente, sbattendo da una parte all'altra.

Fanno male, più della neve, più delle mie mani sanguinanti. Il mio animo si sgretola piano piano come una lenta cantilena di disperazione ed io mi sgretolo con lui in tanti piccoli pezzi, vengo accolta dal vento ed innalzata al cielo, fino alle nuvole, fino alle stelle, fino al mio amato re.

Mi tolgo le scarpe e continuo a correre scalza, ascoltando lo scricchiolio della neve sotto i miei piedi, anche loro non sentono più niente ormai.

Li invidio, sono gelosa della loro possibilità di non soffrire. Ho sempre ritenuto che l'animo fosse la vera proiezione di noi stessi, che ci raffigurasse come ciò che realmente siamo e che il corpo non fosse altro che un misero involucro di carne e sangue che conteneva un'infinita bellezza o un atroce orrore.

L'animo è ciò che realmente siamo e saremo.

Ed ora il mio non è più niente, io non sono più niente. Il mio animo piange e riversa le sue sofferenze sulla pelle del mio involucro sotto forma di lacrime, mi rigano il volto e cadono a terra creando piccoli buchi nella neve.

Urlo il nome di Mikoto più volte e poi mi lascio cadere a terra scossa dai singhiozzi. Urlo e immergo il volto nel mando bianco del terreno, rimango lì fino a quando non sento più niente, fino a quando le lacrime non mi si congelano sul volto o forse sono scomparse, non importa. Non ricordo, non sento nulla e mi va bene così.

Mikoto era il mio re, era la mia famiglia.

Affondo le dita nella neve e chiudo la mano a pugno, stringendo il ghiaccio fino a quando il dolore non si fa troppo lacerante.

Mi volto, mettendomi supina e guardo la notte. E' infinita e sembra racchiudermi in un caldo abbraccio consolatorio, so che Mikoto è là, tra quelle stelle, tra quelle nubi e sorride.

Mi asciugo le lacrime e sorrido alla notte, a Mikoto.

-No Blood, No Bone, No Ash- tante voci si uniscono in un coro, in un'unica voce. Un urlo si leva verso il cielo insieme alle piccole sfere rosse che erano il marchio delle nostre anime. Le guardo volare in alto, sempre più su, fino a confondersi con la notte. Sorrido. Con Mikoto se n'è andato un pezzo della nostra anima ma per lui andremo avanti, per lui l'Homra continuerà ad essere una famiglia.

-E' un rosso bellissimo-

Aspetteremo con ansia il tuo ritorno, mio amato re.

  
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