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Autore: Mavimat    21/07/2015    1 recensioni
Un amore vissuto per metà.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una serata di Gennaio. Sveva aveva il cuore a mille. Indossava una camicia bianca ed una giacca grigia e un paio di jeans e sapeva già che appena avesse indossato il cappotto sarebbe morta di caldo, come sempre dopotutto.
Elena, nella stanza attigua si stava preparando per uscire. Aveva addosso un vestito grigio, delle calze grigie che andavano ad infilarsi in stivali marroni. Entrò in bagno e si truccò. Indossò il cappotto, prese la borsa ed uscì. Sveva era già lì, con il suo cappotto blu, che la stava aspettando.
“Buonasera”
“Buonasera”
Si sorrisero e si avviarono per la città.
Scelsero una piccola pizzeria per cenare, una pizzeria piccola ma carina. Si sedettero, ordinarono le pizze e poi Sveva tirò fuori qualcosa dalla borsa e la porse ad Elena.
“Cos’è?”
“E’ per te. Leggila.”
Elena prese quel foglio piegato in 4 che Sveva le porgeva. E cominciò a leggere. Sveva non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Elena era lì davanti a lei con quel vestito grigio, lo stesso vestito che tanti mesi prima..
Elena finì di leggere. Ripiegò quel foglio. Il cuore di Sveva ricominciò ad avere un battito abbastanza accelerato, un ritmo irregolare, che si fermò quando Elena sollevò gli occhi da quel foglio e la guardò. Sveva pensava di non aver mai visto niente di più bello di quegli occhi che le si presentavano davanti.
Elena le stava sorridendo. Ma non parlava ancora. “Tutto bene?” domandò Sveva. Elena non smise di sorridere e disse, versandosi un po’ d’acqua, “Dammi un attimo”.
Sorrisero entrambe.
Parlarono per tutta la sera di qualsiasi cosa, il tempo fluiva tra i loro occhi, i loro pensieri, i loro ricordi, le loro risate, il loro passato, qualche lacrima che era spuntata. Se ne andarono alle 23. Incredule che fossero passate tre ore. Ritornarono a casa e come tutte le sere, Elena si fermò in camera di Sveva per chiacchierare un po’.
Erano lì sedute a parlare di ricordi, del tempo passato, di quel periodo in cui non si conoscevano affatto, ovvero di tutto quello che era successo prima di pochi mesi a quella parte.
Parlavano e mentre lo facevano, le loro mani cominciarono ad intrecciarsi, continuavano ad avvicinarsi finché le loro gambe si toccarono. Ridevano, sorridevano, parlavano, Sveva un po’ piangeva, ma poi ricominciava a ridere e a raccontare altre storie, non riusciva a fermare le sue parole con Elena davanti che le sorrideva, che la guardava.
Ad un certo punto però tutto si fermò. Gli occhi si incontrarono e si specchiarono gli uni negli altri.
Sveva guardava Elena e non riusciva più a pensare a nulla. Aveva davanti due occhi e sentiva che si stava perdendo. Sentiva le gambe tremare. Il cuore ormai non rispondeva più. Batteva, sempre più forte sotto quella camicia. Elena le sorrideva. E non si accorsero che le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza.  Sveva sentì che nella sua testa cominciava a suonare una canzone, una loro canzone, una canzone della quale si erano scambiate le parole tante volte, ma questa volta, le suonava in testa l’unica strofa che nessuna delle due scriveva mai all’altra.
Elena continuava a sorridere. Sveva era lì a pochi centimetri.
“Elena, ho in testa una canzone”.
“Anch’io”.
“E’ la nostra canzone preferita”.
“Esatto”.
“Ma ho in testa l’unica frase che non ci scriviamo mai”.
“Anch’io”.
Il cuore di Sveva si fermò e le sue pupille cominciarono a dilatarsi. Poi ritrovò la forza di parlare.
“Però io lo so perché ce l’ho in testa. Non penso che tu ce l’abbia in testa per lo stesso motivo”.
Non ottenne risposta, ma Elena continuava a sorridere.
La frase di quella canzone cominciava con “Baciami davvero…”.
Sveva non sapeva cosa fare. Aveva fantasticato tanto su quel momento, ma era sicura che non sarebbe mai arrivato. Voleva baciare Elena dalla prima volta che l’aveva vista, ma sapeva che non era possibile perché era sicura che Elena non provasse gli stessi sentimenti nei suoi confronti. Ne era sempre stata sicura. Ma lì, così vicino a quelle labbra, non aveva più nessuna certezza. Voleva baciarla. Voleva perdersi definitivamente dentro quel profumo, dentro quelle mani, dentro quel corpo, dentro quel cuore, dentro l’unica persona che era riuscita a sciogliere il suo cuore.
Era lì tutto quello che voleva, ma non riusciva a muoversi, era impietrita al solo pensiero di poter sbagliare e di perdere Elena, per uno stupido e sciocco bacio.
Sentiva il respiro di lei sul suo volto, sentiva il suo profumo che l’avvolgeva, sentiva le gambe di lei che la toccavano, sentiva le sue mani strette in quelle di lei.
La sua testa cominciava a viaggiare. Si vedeva da fuori, vedeva se stessa posare un bacio sulla bocca di Elena, vedeva le sue mani che si spostavano da quelle di lei per andare a posarsi sul suo viso, gli occhi si chiudevano, Elena che l’abbracciava e si sdraiava sotto il suo corpo. E i baci continuavano, uno dietro l’altro in quella danza di sguardi, mani, corpi, vestiti, occhi, pelle, sentimenti, emozioni, passato, ricordi. Si poteva toccare nell’aria tutto quell’amore, tutta quella passione.
Si tornò alla realtà. Sveva non fece nulla, si limitò a mettere la sua testa tra le braccia di Elena che l’abbracciò. Restarono così fino al mattino dopo, fino all’alba, quando decisero di ritornare ognuna nel proprio letto, ognuna con un qualcosa di più nel cuore. Ed una notte vissuta da non dimenticare.
  
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