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Autore: little_Grainne    22/07/2015    1 recensioni
Dopo molti anni, una storia per ricominciare a scrivere. Buona lettura!
Dal prologo: "Io mi chiamo Aria, non perché mia mamma si fosse innamorata di Arya Stark durante la gravidanza, come sarebbe poi inesorabilmente successo a me facendomi un po’ meno odiare il mio nome, ma come diminutivo di Arianna, quella poveraccia abbandonata da Teseo dopo averlo giusto salvato dal Minotauro. A ben pensarci, mia mamma doveva essere una veggente. Perché pure io sono stata abbandonata, illusa e con il cuore spezzato, da un affascinante Teseo che di dolce aveva solo gli occhi. Sì, chiamiamolo Teseo il traditore, quello che si è preso l’Arianna dolce e fiduciosa per lasciarla nel più bello dell’esplosione dell’amore perché spaventato dalla forza di quel sentimento.
Dopo di lui, io sono diventata semplicemente Aria. Più leggera, più disincantata, più cinica, ma decisamente più forte. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Note: Dopo molti anni, interrotti solo dalla pubblicazione di un nuovo capitolo della mia ff su Dr. House (Occhi blu), sono tornata a scrivere. Una storia originale. Una storia misteriosa, che si sta svelando anche a me parola per parola. Una storia d’amore che non avrei scritto dieci anni fa, quando la mia avventura su EFP iniziò, ma che ora voglio scrivere e condividere con voi.

Sono cambiata ed è cambiato il mio modo di scrivere. Spero che qualcuno possa apprezzarlo e recensire, anche solo per farmi sapere cosa migliorare. Qui vi presento il prologo, forse un po’ pesante come introduzione, ma vi prometto che con il primo capitolo la storia si alleggerirà. D’altronde, la nostra protagonista si chiama Aria! ;)
Grazie a voi quindi e alla prossima!
Grainne…che dentro è sempre un po’ little_grainne
 

LA TENTAZIONE

(little_grainne)

 

PROLOGO
Tu sei ciò che mi definisce.
Era mai esistita una frase più pesante di quella?
Lo avevo colpito con un macigno e lo vedevo indietreggiare all’evidenza della mia ingenuità.
Perché quella responsabilità? Perché quell’amore totalizzante? Perché questo troppo amore? Il suo sguardo mi implorava.
No, tu devi essere anche senza di me. Non voglio definirti.
Così se n’era andato. Ti prego, l’avevo abbracciato stretto per trattenerlo nella mia vita, ti prego, dimmi che ci rivedremo.
Lui mi aveva guardata dolcemente, gli occhi scuri che mi accarezzavano con la solita intensità, forse per l’ultima volta. Magari. Chi sa mai cosa ci succederà. Forse ci capiterà di trovarci tra molti anni, con molte storie da raccontarci e la consapevolezza che tutto è rimasto uguale. Ma ora devo andare.
Ed io ero rimasta a guardarlo allontanarsi, una figura dal passo lento che rappresentava il mio mondo che andava in pezzi.
 
Ma grazie a Dio! G-R-A-Z-I-E!
Ma quanto imbecilli si può essere a 16 anni? Tutta quell’ansia, quel dolore, quell’essere sicuri che non si potrà vivere senza di lui. Ebbene, si può. Si può talmente bene che, credetemi, si arriva a ringraziare quel momento in cui ti ha lasciato perché altrimenti la tua vita non sarebbe stata così piena.
Io mi chiamo Aria, non perché mia mamma si fosse innamorata di Arya Stark durante la gravidanza, come sarebbe poi inesorabilmente successo a me facendomi un po’ meno odiare il mio nome, ma come diminutivo di Arianna, quella poveraccia abbandonata da Teseo dopo averlo giusto salvato dal Minotauro. A ben pensarci, mia mamma doveva essere una veggente. Perché pure io sono stata abbandonata, illusa e con il cuore spezzato, da un affascinante Teseo che di dolce aveva solo gli occhi. Sì, chiamiamolo Teseo il traditore, quello che si è preso l’Arianna dolce e fiduciosa per lasciarla nel più bello dell’esplosione dell’amore perché spaventato dalla forza di quel sentimento.
Dopo di lui, io sono diventata semplicemente Aria. Più leggera, più disincantata, più cinica, ma decisamente più forte. Quello che pensavo mi avrebbe ucciso, il suo abbandono e il suo rifiuto nel momento in cui mi ero fidata di lasciargli scorgere quanto ne ero innamorata, in verità mi aveva reso libera. Perché l’amore non può essere totalizzante, non può arrivare a modificare i tuoi confini fino a farti sparire come nebbia mattutina al sorgere del sole estivo. Questo a 16 anni non lo si capisce e ci si plasma per adattarsi ai contorni di chi si ama, perdendo così di vista la propria identità. Grazie a Teseo e alla sua paura di amare, io però mi sono ritrovata, a fatica, e mi sono autodefinita. E nessun uomo si è mai più avvicinato tanto da poter destabilizzare questo mio equilibrio.
 
Mi sono sposata in Maggio, due anni dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia. Mio marito, il mio Dioniso, volendo restare nel mito di Arianna e Teseo, è un architetto pacato e gentile. Affidabile, sopra ogni cosa.
Rimasi affascinata dalla placida sicurezza che emanava nello spiegare la sua opinione sull’ultimo libro di Ken Follet durante una serata a cena tra amici. Non era la prima volta che lo incontravo ad una di queste serate tra gente che si frequenta un po’ così, a livello superficiale, quasi solo per dimostrare di avere un giro per cui uscire la sera, ma quella fu la prima volta che lo vidi veramente. E mi colpì. Cominciammo a parlare, ad uscire da soli e ad annusarci con malcelata curiosità e capii che quello era un uomo con cui avrei potuto costruire qualcosa di solido. Non mi avrebbe mai dato fuoco e fiamme, o emozioni vorticanti da far boccheggiare, ma mi avrebbe amata onestamente e pazientemente. Forse, per sempre. E quello bastò per farmene innamorare. Basta, oggi, per amarlo. Lui è il mio sostegno nella precarietà della vita, nell’altalena di eventi belli e brutti che inevitabilmente ci si trova ad affrontare. Quando torno da una giornata estenuante in sala operatoria, quando devo dire a qualche parente che il proprio caro non potrà più abbracciarli, quando vedo la luce su quegli occhi passare da sfavillante a nero oblio, lui è lì a raccogliere i miei pezzi. Non chiede spiegazioni, mi ama e con il suo amore discreto mi consola. 
 
A volte, il pensiero che tutto questo possa finire mi atterrisce. Ho scelto una vita che possa seguire una linea retta, in modo da ridurre al minimo le possibilità di deviazione. Sono la moglie  di un uomo che è una meravigliosa linea retta ed il più delle volte mi basta lasciarmi condurre da lui per sentire una placida sicurezza diffondersi come calore sulla punta delle dita. Poi però ecco un dettaglio insignificante, come un caffè nero doppio con una goccia di caramello ordinato dal cliente prima di me nella fila al solito bar, e il ricordo di lui mi colpisce violentemente alla stomaco. Il ricordo di quello che mi ha fatto e della mia ferma decisione di non farmi più guidare da nessuno. Allora mi ricordo cosa mi definisce. Io. Io che sono una moglie, ma soprattutto un chirurgo. Un chirurgo plastico. Toglietevi dalla mente colline in silicone e labbra a canotto, io ricostruisco le persone. Umile e devota, mi inchino ogni giorno al sacro altare della chirurgia plastica ricostruttiva, tagliando e riunendo ciò che la vita ha cercato di spezzare. Riporto le persone ad essere ciò che desiderano essere, non quello che una malattia o una malformazione congenita ha tentato loro di imporre. A volte, raramente per fortuna, perdo qualcuno su questo altare, ma il più delle volte la soddisfazione nel vedere un buon lavoro illuminare gli occhi dei miei pazienti è tutto ciò che mi serve per essere in pace con il mondo.
Pace.
Sono una moglie e sono un chirurgo. Sono un chirurgo e sono una moglie.
Mi sono costruita una vita piacevole, forse non esaltante, ma una vita che mi soddisfa. Amo il mio lavoro, amo mio marito, amo leggere e, quando possibile, lasciarmi trascinare in un passo a due di milonga. Non cerco niente di più, niente di diverso. Non voglio niente di diverso.
Ma non avevo previsto che a 32 anni l’avrei rivisto. Lui. Teseo.
Ho di nuovo 16 anni, ed il mio mondo è andato in pezzi.
Di nuovo.

 

  
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