Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    22/07/2015    1 recensioni
Solo chi pensa che sia il caso a guidare la vita delle persone si arrende agli eventi. O forse è il contrario, lo fa chi crede nel destino. Arrendersi non è nel DNA di Matt. Ma se non lo fosse neppure nel DNA di Dom e neppure in quello di una ragazza che indossa un paio di Reebok blu, la vita sarebbe più semplice o tremendamente complicata?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: I fatti narrati sono di mia pura invenzione e anche se mi piacerebbe da morire conoscere Matt e Dom, questi fatti non me li hanno mai raccontati loro!


LONDRA DICEMBRE 2010

La stanza sembrava il luogo di un attentato. La semioscurità tentava di nascondere il disastro che regnava al suo interno.
I cuscini del divano rosso erano finiti tutti sul pavimento, la colonnina dei cd giaceva ormai in terra rovesciata, gli involucri di plastica schiacciati e scheggiati. La tenda della finestra socchiusa era per metà staccata dai ganci del soffitto. Bottiglie di liquore vuote ovunque facevano bella mostra di se stesse come amanti abbandonate nei loro letti all’alba. Due delle quattro sedie del tavolo erano rovesciate, la terza era stata usata per fracassare lo specchio a parete in fondo alla camera. I vetri erano schizzati fino alla porta di ingresso. Non era stata risparmiata neppure la Manson che si era contorta in uno spasmo innaturale ai piedi della parete piena di foto strappate che ritraevano la band durante il concerto di Wembley spezzandosi in due.
Dom se ne stava immobile vicino allo stipite della porta incerto sul da farsi. Fissava il centro della camera come si guarda il cuore di un tornado sapendo che la devastazione intorno ha tutta origine li.
Li se ne stava il suo migliore amico. Accasciato per terra, testa fra le mani. Immobile dopo aver devastato ogni cosa in quella camera, immobile.
Entrare nella stanza e manifestare la propria presenza poteva significare riaccendere la rabbia tremenda che aveva distrutto ogni apparente normalità di quella camera.
Fece un passo e immediatamente una mano con il palmo aperto verso di lui gli intimò di fermarsi.
“Matt..”
Nessuna risposta. Solo quella mano.
“Matt. Ti prego non fare così. Ho fatto una cazzata! Lo so! Ma, ti prego, non fare così. Ti abbiamo cercato ovunque ieri sera. Chris è andato fuori di testa. Io sapevo che eri qui. Lo sapevo, ma volevo lasciarti un po’ di tempo. Pensavo mi avresti chiamato, cercato, anche solo per fare a pugni. Poi ho capito che avresti fatto a pugni solo con te stesso e sono corso qui. Lasciami entrare.”
Matt sembrava avesse passato la notte a girare e rigirare il video di Hysteria. Dom si sentì tremendamente in colpa e riprese a camminare verso di lui. La chioma di capelli neri si mosse e Dom si morse il labbro inferiore con forza.
Gli occhi blu di Matt erano gonfi e rossi. Il viso pallido e teso sembrava davvero uno di quelli degli alieni che il ragazzo tanto amava.
“Dom perché mi hai fatto questo?”
Il batterista si lasciò cadere sul pavimento di fronte a lui.
“Matt mi dispiace. Davvero. Potrei dire che non so come sia successo ma la verità è che è scattato qualcosa dentro di me ieri pomeriggio quando me la sono ritrovata fuori dalla porta dell’appartamento. Ovviamente cercava te. Era tremendamente agitata, sembrava ferita, arrabbiata, non so. Piangeva e all’improvviso, a vederla così, ho pensato che era talmente indifesa, fragile che poteva spezzarsi da un momento all’altro se non l’avessi presa tra le braccia! Quello che è successo dopo è stato uno sbaglio. Avevate litigato, ultimamente litigate spesso e quasi sempre perché tu la allontani, io… mi dispiace. Non volevo ferirti. E’ che io, io, le voglio bene.”
Gli occhi di Matt tornarono a guardare il pavimento.
Dom pensò che aveva sbagliato a parlare in quel modo. Avrebbe dovuto dire al suo migliore amico che, trovarlo a letto a scoparsi la sua ragazza era stato un odioso incidente dovuto all’alcool e all’erba. Avrebbe dovuto dirgli che forse doveva picchiarlo, trattarlo una merda, trovarsi una nuova ragazza e perdonarlo.
Invece se n’era uscito con la storia che Matt l’aveva allontanata e che lui le voleva bene! Idiota al cubo!
“Matt..”
Improvvisamente la sua voce. Roca per il pianto.
“Dom, non ce la faccio. Continuo a vederti mentre ti spingi dentro di lei. La sento gemere. E’ andato tutto a puttane. Io non ce la faccio.”
Dom sentì il sangue gelare nelle vene. Cosa non riusciva a fare? Dimenticare? Perdonare? Suonare con lui? Essergli amico? Vivere? Che cosa aveva fatto? Chiuse gli occhi e abbassò la testa facendola aderire alla fronte dell’amico. Rimasero così per quasi un’ora nella quale Dom pensò a come diavolo uscire da quella situazione e soprattutto a come ci era finito.

LOS ANGELES LUGLIO 2010

Matt aveva perso il senso del tempo. Gli succedeva sempre in aeroporto e anche quella volta non aveva fatto eccezione. In particolar modo accadeva quando Dom si allontanava per andare a comprare qualcosa, una bottiglietta d’acqua magari o un giornale. Improvvisamente si sentiva smarrito e il tempo si dilatava. Non avrebbe saputo dire se aspettava da dieci minuti o da due ore, quando la vide. Doveva essere un po’ spaesata. Cercava forse il tabellone dei voli. Aveva un bagaglio a mano. Verde. I capelli raccolti con un elastico. Biondi. Gli occhi coperti da un paio di occhialoni. Non sapeva di quale colore. Gli occhi, perché le lenti erano nere. Era bella e snella nelle sue reebok blu con la bandierina del regno unito sul lato. Si impose di non fissarla ma continuò a cercarla con lo sguardo fino a che non chiamarono il volo per Londra. Allora sentì una mano sul braccio e Dom lo trascinò all’imbarco. Pensò uno di quei suoi pensieri catastrofici. Pensò che non l’avrebbe rivista mai più. Si sentì stranamente triste. Ultimamente si sentiva come fuori di sé o forse di nuovo il Bellamy di un tempo. Quello che non era libero di fare niente. Un tempo non aveva soldi, ora era la fama ad impedirgli di fare anche le cose più banali. Come offrire il proprio aiuto ad una ragazza carina e sperduta in un aeroporto. Dom si accorse che qualcosa non andava e lo scosse.
“Cosa c’è che non va?”
“Nhh”
“Davvero?”
“Ahah”
Dom rimase a fissarlo. Sapeva che quando Matthew faceva così, c’era qualcosa che lo infastidiva. Gli tirò un pizzico.
“ Ahia”
“Così impari a dire cazzate. Cosa c’è?”
Matt guardò il pavimento lucido e fece spallucce.
“C’era questa ragazza con i capelli raccolti e un paio di occhiali neri e aveva bisogno di qualcosa. Io avrei voluto avvicinarmi. Poi ho pensato che mi avrebbero riconosciuto e sarebbe scoppiato un casino. Così sono rimasto fermo.”
“Quando?”
“Poco fa.”
“Hai fatto bene. Era carina?”
“Aveva un paio di reebok blu che mi piacevano.”
“Quindi sei giù per le scarpe?”
Chiese Dom per farlo sorridere mentre passavano davanti alla fila d’imbarco con il loro biglietto prioritario.
Matt rise e scosse il capo.
“Sono giù perché era bella e c’era qualcosa nel suo modo di fare che mi ha ricordato te.”
Dom lo fissò e mosse leggermente la testa di lato con fare interrogativo.
“Ecco vedi? Mi riferisco a questo! Alla tua stramberia!”
Dom stava per colpirlo con la rivista quando la loro attenzione fu attirata da una discussione scoppiata nella fila. Un ragazzo alto e robusto se la stava prendendo con una signora con un bambino in braccio. Il bambino gli aveva sporcato la maglietta agitando un gelato.
“Ehi! Ma che modi sono? E’ solo un bambino e la signora ha chiesto scusa. Non siamo troppo nervosetti per essere in vacanza?”
Il ragazzo si girò verso chi l’aveva rimproverato e reagì con uno spintone. La ragazza finì fuori dalla fila. I capelli raccolti si sciolsero mentre un paio di stewart l’aiutavano a rialzarsi. Lei puntò i piedi. Un paio di piedini dentro delle reebok blu.
Matt sorrise alla sua personale musa portafortuna e si avvicinò alla hostess.
“Mi farebbe la cortesia di far viaggiare quella signorina in prima classe? Non vorrei che fosse ancora importunata. Metta la differenza sul mio biglietto.”
“Mi spiace non si può fare signor?”
“Bellamy. Matthew Bellamy e sono certo che si può fare!”
La hostess annuì arrossendo e fece salire Matt e Dom sull’aereo.


LONDRA SETTEMBRE 2010

Dom non aveva veramente capito cosa Matt avesse visto in Allyson Park quel giorno in aeroporto.
Come al solito aveva seguito un’intuizione. Che si era rivelata vincente. Tanto per cambiare.
Ally era un fotografo. Ed era una matta. Sapeva essere tanto scrupolosa nel proprio lavoro quanto devastante nel tempo libero. Matt l’aveva trovata subito attraente ma, in quel periodo stava ancora cercando di far funzionare le cose con Gaia e la frequentava solo in quanto le aveva affidato l’incarico di realizzare le foto del visual book dell’ultimo album.
In quel periodo Dom l’aveva conosciuta meglio. Spesso Ally, padre londinese e madre di Dublino, si univa a Tom e gli altri. Dom stanco di fare da incomodo a Matt, Gaia, Chris e Kelly, li raggiungeva nei vari locali in cui passavano le interminabili serate.
Scoprì, in questo modo, che Ally suonava la chitarra, cantava niente male, ballava da dio e beveva come una spugna. Scoprì che adorava i bambini, i cani, le borse di Michael Kors e le canzoni dei Muse. Apprese col tempo anche tutta una serie di inezie come la sua passione per le patatine, che aveva un sacco di nei sulla schiena, che odiava i tatuaggi e che tra gli alcoolici preferiva il rum. Col tempo si rese conto che il suo colore preferito era il blu, faceva una collezione di ciondoli e che si stava innamorando di lei. Ultima inezia: Ally era totalmente, irrimediabilmente, dolorosamente innamorata di Matt.
Glielo aveva confessato una sera mentre tentava di riportarla a casa completamente ubriaca. Aveva urlato cercando di stare in piedi.
“Dom tu ami Matt? Perché non dovresti? Tutti lo amano. Io però lo amo più di tutti!”
Non che Dom si fosse fatto alcuna illusione. Sapeva che era solo una questione di tempo. Quando li vedeva gomito a gomito a guardare gli scatti e scegliere quelli più adatti, vedeva chiaramente un’intesa che Matt non aveva mai mostrato di avere con nessun’altra donna. Si ricordò di quando Matt gli aveva detto che Ally era simile a lui. Forse Matthew credeva veramente che non sarebbe mai successo nulla fra loro e che sarebbe rimasto per sempre con Gaia, ma lui sapeva che il momento sarebbe arrivato prima o poi.
E il poi arrivò prima del previsto. Gaia era arrivata a Londra con l’idea di fare una sorpresa a Matt e invece la sorpresa l’aveva ricevuta lei quando li aveva trovati avvinghiati e nudi sullo sgabello del Kawai nello studio di registrazione. Matt l’aveva affrontata e le aveva detto che per nulla al mondo sarebbe tornato indietro.
Già… il poi era arrivato, come un temporale settembrino prima che si possa capire che l’estate è finita, prima che lui potesse cancellare dal proprio cuore quella sensazione che aveva provato la prima volta che aveva pensato di amarla.

DICEMBRE 2010

Dom era rimasto nel loro appartamento.
Chris e Kelly lo avevano invitato per una cenetta in stile natalizio. Anche se mancavano ancora diversi giorni al Natale a casa Wolstenholme si girava già tutti vestiti di rosso. I bambini di Chris sembravano i piccoli aiutanti di Babbo Natale delle favole Disney.
“Passo per stasera” aveva detto al telefono.
Non lo faceva per noia. Si divertiva sempre in quella casa. Lo faceva per Matt.
Da qualche giorno arrivava sempre intorno alle 10 completamente ubriaco. Si lamentava del fatto che Ally fosse opprimente, che non lo comprendesse più, che però non poteva lasciarla perché l’amava più di stesso, perché lei era l’unica a fargli vibrare l’anima, a fargli sentire voglia di comporre nuova musica, a farlo sentire vivo, a farlo morire a letto. Con nessuna stava bene come con lei ma il punto era sempre lo stesso. Aveva paura di legarsi troppo ad una persona. Dom lo sapeva. Lo capiva. Sapeva che occorreva essere maltratti ogni tanto per restare così vicini a lui. Lui lo sapeva, ma Ally?
Erano le 10.15 quando il campanello suonò. Fuori il temporale imperava. Di nuovo il campanello.
“Eccomi Matt. Portarti le chiavi no?” disse aprendo.
Ciò che vide lo spiazzò.
Ally in piedi, completamente zuppa, senza cappotto. Tremava.
“Cazzo Ally ma che è successo?”
Il torace della ragazza si alzava e abbassava velocemente. Troppo.
“Ally… stai… bene?”
Nessuna risposta.
“Ally, vieni dentro”
Finalmente due parole.
“Matt c’è?” Dom scosse il capo “Non so dove sia. Mi ha lasciata in un bar dopo che abbiamo litigato ed è andato via dicendo che se ne andava a fanculo e che non mi sopporta più. Io lo amo ma guarda come sono ridotta” disse tremando e guardandosi i piedi “non sono più io”.
Dom la vide scoppiare a piangere e non poté non pensare che quelle belle reebok blu si erano rovinate sotto la pioggia esattamente come lei si era ridotta uno straccio a stare con Matt.
L’amore l’aveva consumata in pochi mesi.
Ally fu percorsa da uno spasmo e barcollò.
“Ally! Ma porc!” Dom la strinse e all’inizio pensò che quel nodo alla bocca dello stomaco fosse uno strano senso di compassione.
“Ally… tesoro…”
“Non è nulla Dom. Da qualche giorno non sto molto bene. La tensione o forse questo maledetto virus che prende lo stomaco. Mi viene da vomitare” disse correndo verso il bagno.
Dom la seguì.
“Ti apro l’acqua calda. Spogliati e fai una doccia. Ti sentirai meglio. Ti prendo un pigiama di Matt.”
Al solo sentire quel nome scoppiò di nuovo a piangere.
“Mi odia…”
“Non ti odia.”
“Non mi vuole più…”
“Non è così”
“E’ perché sono diventata una brutta persona, vero Dommeh?”
A sentire pronunciare il suo nome in quel modo Dom si avvicinò e la strinse di nuovo. Capì. Capì che Matt non aveva il diritto di ridurre le persone in quel modo. Renderle tanto dipendenti da lui e poi trattarle come se fossero date di tourneé da cancellare.
Ally singhiozzò tra le sue braccia.
“Ally tu sei una persona splendida. Sei una donna fantastica e non devi permettere a nessuno tantomeno a Matt di farti sentire sbagliata. C’è chi farebbe carte false per avere anche una sola delle tante chance che tu hai dato a quella testa di cazzo!”
Le parole di Dom scossero la ragazza che si calmò un poco. Dom le sollevò il capo e la costrinse a guardarla negli occhi.
“Sei così bella. Sei così matta” disse ridendo “sei una forza della natura, un genietto, hai delle qualità che è raro trovare nella stessa persona per cui ora smetti di piangere, fai questa doccia e dopo vieni di la per un tea.”
Ally lo strinse per non lasciarlo andare. I suoi occhi imploravano un’altra dose di sicurezza e affetto. O forse no? Brillavano. Dom ne fu confuso. Si avvicinò al suo viso seguendo una sensazione. Il bacio fu una conseguenza naturale. Le labbra umide di lacrime e pioggia di lei si unirono a quelle secche per la paura di lui. Appena le loro lingue si incrociarono Dom perse ogni controllo e l’esitazione svanì. Cominciò a toglierle gli abiti bagnati di dosso e a baciarla ovunque. Di rimando lei gli sfilò la maglietta e prese ad armeggiare con la cintura.
Dom non aveva la pazienza di aspettare. Aveva aspettato troppo a lungo. La sollevò e la portò nella sua camera da letto incurante che desse proprio di fronte a quella dove Ally e Matt facevano l’amore ogni fottutissima notte. Ebbe cura di infilarla sotto le coperte mentre i capelli bagnati di Ally inumidivano il cuscino e si sistemò sopra di lei.
Quando Ally allargò le gambe per dargli libero accesso al suo corpo e gli strinse entrambe le mani dietro la nuca, Dom scivolò dentro di lei con una semplicità che non aveva mai sperimentato nonostante le decine di ragazze che si era fatto. Cominciò subito a spingere perché quel rapporto nasceva da mille preliminari che non aveva mai potuto sperimentare con lei ma che aveva immaginato sentendo i suoi gemiti a letto con Matt. Prese ad ansimare a voce alta udendo i gemiti di lei e arrivò rimanendole sopra a fissarla mentre si mordeva il dorso di una mano per soffocare il piacere.
Solo allora sentì una strana sensazione di inquietudine pervadergli il corpo. Si sollevò un poco e girò la testa verso la porta.
In piedi, la testa contro lo stipite, una figura se ne stava nella penombra. Fu Ally a dire il suo nome.
“Matt…”
Come se sentire pronunciare il suo nome lo avesse risvegliato, Matt lasciò cadere le chiavi di casa e corse via.
“Dom che abbiamo fatto? Dobbiamo parlargli!” disse Ally cercando la sua biancheria sotto le lenzuola.
“No. Vado io. Ci devo parlare io. Tu stai tranquilla” disse fingendo una calma che non aveva “andrà tutto a posto.”
Si alzò e si diresse verso il bagno pensando che non poteva mostrare ad Ally quale terrore lo avesse pervaso al pensiero che gli era balenato in testa. Matt poteva sopportare un tradimento. Lo aveva già fatto. Ma due? Chiuse gli occhi e li riaprì guardandosi nello specchio.
“Devo chiamare Chris.”

LONDRA DICEMBRE 2010

Passò un’ora prima che Matt si scuotesse. Come niente fosse si appoggiò a Dom e si alzò. Raggiunse i resti dello specchio che restituì mille pezzi di Matt. I cocci di una persona ferita.
“Dom”
“Dimmi”
“Ascoltami, ecco cosa faremo.”
Dom sentì che stava per impartire degli ordini e pensò che ne aveva tutto il diritto anche se ebbe paura.
“Io non la voglio più vedere. Posso accettare di perdonare te. Sì, ti posso perdonare davvero. Con tutto il mio cuore. Ma lei no. Lei deve sparire. Sei disposto a non vederla più?”
Dom sentì il proprio cuore perdere un battito. Le aveva detto che sarebbe andato tutto bene. Ripensò alle parole che gli aveva detto Chris al telefono dopo aver cercato Matt per tutta la notte in ogni bar di Camden.
“Hai fatto una cazzata. Spera che ti voglia ancora parlare e se lo fa, tu stai zitto Dom perché se vorrà il tuo sangue io glielo darò! Matt riesce a malapena a costruire relazioni e tu che fai? Gli porti via in un colpo solo sia la sua donna che il suo migliore amico? Dubito che dopo stasera i Muse esisteranno ancora!”
Dom chiuse gli occhi e pianse.
“Si Matt. Non la vedremo più. Io troverò il modo di cancellare quello che è successo stanotte perché tu sei la persona più importante per me.”
“Allora andiamo via insieme a Nizza per qualche giorno. Ho bisogno di non pensare a niente. Vuoi?” disse voltandosi e mostrando l’espressione più dolorosa che Dom avesse mai visto. Annuì.
Il giorno dopo erano a Nizza. Per quanto ne seppe Dom, fu Tom a dire ad Ally che tra lei e Matt era tutto finito e che doveva andare via dal loro appartamento.
Quando tornarono a Londra Matt aveva già trovato una nuova casa. Dom passò a prendere alcune cose nel vecchio appartamento. Il letto della sua camera era stato rifatto e di Ally non c’era più alcuna traccia, neppure una foto, non si erano salvate neanche le calamite che lei amava attaccare al frigo.
Fu tentato di fare il suo numero ma aveva fatto una promessa al suo migliore amico così diede un’ ultima occhiata e si richiuse la porta alle spalle.
Quando restituì le chiavi al portinaio si sentì in colpa come un ladro che scappa. Non era andato tutto bene, ma aveva sbagliato e tutti sanno che quando sbagli, paghi. Tutte le dannate volte.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15