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Autore: Dido88    23/01/2009    5 recensioni
Gli eventi del passato di un uomo cinico ed insensibile si intrecciano con una delle guerre più antiche del mondo che l'uomo ha sempre ignorato a modo suo... Licantropi VS Vampiri. Un racconto horror che seguirà passo per passo il Detective più cinico di Parigi confrontarsi contro un universo che non è il suo...
Genere: Sovrannaturale, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prima di iniziare a leggere…

Prima di iniziare a leggere

 

Un saluto a tutti i lettori che visiteranno e (spero) leggeranno il primo capitolo di una saga che ho in mente di scrivere e pubblicare. Le basi sono semplici e la trama non dovrebbe essere la solita zolfa ripetitiva e monotona di vampiri innamorati e licantropi gelosi.

STOP! Fermi vi prego. Non chiudete la pagina solo perché credete che sarà la solita bidonata in pieno stile Twilight (ho letto tutti i libri della saga e lo adoro, ma ultimamente è stato veramente abusato tra fiction smielate e non) dove si parla di amore e sentimenti a buon mercato tra immortali!

Quello che ho cercato di creare  con questa fiction è la storia di una famiglia distrutta, un uomo che ha perso se stesso ed un passato comune che torna a colpire.

Chi come me da piccolo ha sempre amato le icone horror di Vampiri e Licantropi, spero resti soddisfatto da questa mia serie di racconti.

Un saluto. Didous.

 

P.S. Non voglio offendere nessuno, quindi mi scuso in anticipo se qualche fan di Twilight possa aver storto il naso. Ripeto che amo la saga e che ho letto i libri ben prima del boom dovuto al film. Ancora un saluto a tutti!

 

 

Capitolo 1 - Una strada per la morte

 

 

La mia villa, il mio brandy, la mia passione per le belle donne e le loro curve.

Che dolce piacere per gli occhi.

La loro pelle così pulita in un’epoca così sporca; il loro sorriso diabolico, capace di far crollare imperi interi, i loro frutti nascosti….quando penso ad una donna, non posso non trovare una connessione col paradiso.

Sono, sublimi e sanno come alleviare le sofferenze.

Sia dello spirito che della carne.

Personalmente però… Direi che sono più dipendente  da loro, che veramente bisognoso.

Né il mio spirito né la mia carne soffrono e non ho bisogno di nessuno al mio fianco che mi aiuti ad affrontare i miei problemi o che mi cinga in un abbraccio, cercando di illuminare una cupa giornata.

Io sono dipendente dal piacere che procura possederle, esplorare ogni singola regione del loro corpo, varcandone tutti i confini, lottando e scavando, fino al centro del loro mondo fatto unicamente di piacere e lussuria.

Per come le vedo io le donne, beh… Mi ritengo soddisfatto di quelle quattro battone del Moulin Rouge mi vengo a trovare dopo una giornata di duro “lavoro”.

E gli amici ?

Ahahahahah, non ne ho bisogno.

Non sento quell’impulso che spinge tutti voi a coltivare rapporti con gli altri.

Non ne vedo nessun  vero piacere.

Se ho voglia di parlare con qualcuno o semplicemente sfogare le mie frustrazioni,beh, ci sono sempre quelle amichette di cui vi ho parlato prima!

Certo, non mi isolo, non sono così stupido… Semplicemente faccio finta di essere me stesso.

Indosso la mia solita maschera di buon samaritano, mi ripasso un po’ la parte e sono pronto ad uscire per compiere il mio dovere.

In pratica allaccio rapporti solo ed unicamente per un tornaconto personale e per poterne ricavare qualcosa. Agendo così sono venuto a conoscenza di una singola e indissolubile verità : per quanto il mondo sia vasto e variopinto, tutte le persone vogliono sempre ottenere qualcosa in più degli altri.

Fregarli, quindi, dopo un po’ di pratica è sia divertente che relativamente facile.

Quasi monotono, le battute che cambio sono poche.

Eh?

La mia professione ?

Sono un detective privato.

Come faccio a vivere in una villa tutta mia ?

Astuti… Comunque, ammetto di avere “allacciato” qualche rapporto con una bella baronessa che per un sfortunato destino è deceduta, lasciando in eredità tutte le sue ricchezze al sottoscritto; potrei vivere di rendita, ma sono un tipo serio, ho preso un impegno con questa città e ci tengo a rispettarlo.

 

Perché vi sto parlando di me ? Perché non vi sto parlando affatto!

Sto semplicemente ripensando a me stesso e alla mia vita che ormai sembra essere giunta al termine.

Sto morendo, trafitto dalla spada dell’unica persona che avevo ritenuto veramente amica….

Già… Vi ho mentito, un rapporto vero lo avevo anche io. Era meglio se fossi rimasto fedele a me stesso, almeno muoio sapendo di avere ragione.

Lasciate però che vi narri le vicende che mi hanno portato ad una morte prematura; forse potrete imparare qualcosa di veramente utile evitando di commettere i miei stessi errori.. Mah chissà… Forse è nella natura umana ripetere gli stessi errori.. Sempre e comunque… ma è meglio non divagare ora…

 

< Ancora un caso risolto! Vecchio mandroppone ma come fai? Dai confessa, tu li elimini, occulti i cadaveri, modifichi qualche prova qua e là ed il gioco è fatto> Mentre proseguiva col suo monologo Alfred non la smetteva di agitare le mani dall'alto verso il baso e da sinistra a destra, come se stesse danzando o stesse cercando di togliersi di torno tutte quelle mosche che gli stavano appiccicate come se fosse miele. Anche se io conoscevo un'altro detto sulle mosche e sullo sterco...

Sorrideva come sempre. Che gusto ci troverà nel prendersi una birra con me? Forse stando vicino ad un vincente si sentiva un pò come lui.

  ho ricevuto una seconda chiamata. Devo andare a controllare il vecchio borgo salubre.>

Alzai i tacchi e abbandonai quella stanza degli orrori, il solo stare là dentro mi riempiva testa di strani ed allucinanti pensieri.

Il sangue ricopriva completamente le pareti, quasi fosse increspato con una  giallastra carta da parati ammuffita.

Se si osservava con attenzione, si poteva notare che anche il sangue era sbiadito.

Da quanto tempo degli innocenti venivano torturati in questa topaia ?

Quante vite spezzate, nella migliore delle ipotesi direi, da Tony Montana.

Dentro quella camera degli orrori avevamo rinvenuto attrezzi di tortura di ogni genere, dal sega ossa medico fino ad un divaricatore... Al solo pensiero sentii al bile che voler uscire da ogni orifizio del mio volto, ma per fortuna riuscii a concentrarmi e a pensare ad altro.

Se solo quel odore di ferro non fosse stato così accentuato.

Mi accesi una sigaretta, avanzai il passo e abbandonai l'edificio. Dovevo sbrigarmi a raggiungere quel posto, ma soprattutto dovevo togliermi immediatamente dalla mente quella fottutissima camera delle torture. Per fortuna  Montana era  stato assicurato ala giustizia.

Che pseudonimo stupido, " in onore di un grande eroe, commissario" mi disse biascicando, quando gli chiesi il perché di quella specie di nickname da serial killer.

?.>

L'unica cosa in comune che avevate tu ed Al Pacino era l'abbronzatura, caro il mio Miguel Sanchez.

Forse anche qualche camicia sporca di sangue e qualche omicidio sulle spalle.

 

Arrivato a Borgo Salubre, mi sentivo ancora impregnato dell’ odore del sangue di quella camera. Certe cose sono dannatamente restie ad andarsene.

Camminando lungo il vicolo che portava alla residenza degli Juta, una famiglia clandestina di extracomunitari, non potevo non rievocare nella mia mente tutte le scene di tortura che avevo visto in foto e letto minuziosamente nei fascicoli del distretto.

Uno dei file che più mi avevano inorridito riguardava una ragazzina di poco più di otto anni, sgozzata e dissanguata.

Il suo tenero corpicino era stato legato a testa in giù ad una catena da mattatoio,anche se per essere precisi "legato" non è il termine giusto, direi più "impalato".

Mentre collegavo tutti gli avvenimenti, senza tener conto a tutta la fama e la gloria che mi aspetteranno l'indomani per aver risolto uno dei casi più ignobili dell'intera cittadina, veni travolto da un'oscura figura.

Mi aveva scaraventato per terra, bloccandomi braccia e gambe.

Dannazione, non mi ero reso conto che qualcuno mi stava inseguendo, forse "Tony" aveva qualche amichetto pronto a farmela pagare.

Gridai tremante.

L’individuo che mi aveva assalito non mi stava ascoltando; il suo sguardo era assente e la sua mandibola era tesa e colma di... Saliva !?

Quel bastardo… Aveva l'acquolina in bocca !?

Ma non riuscii a terminare la frase.

 

Il suo corpo (quello del mio aggressore) era stato squarciato come un grissino tagliava senza troppa difficoltà il tonno, in una vecchia pubblicità, da una specie di orso gigante.

L'animale stava lentamente divorando la sua preda, gustandone il sapore, riempiendosi della sua energia vitale, godendo di una vittoria così facile,

Scodinzolava tanto fosse felice.

Per un istante tutto il mondo si fermò, congelato da una strana verità che mi era piombata addosso, come un secchio d'acqua gelida su un prigioniero di guerra che non vuole parlare.

La fisionomia del corpo di quella bestia era indiscutibile, tutte le vecchie leggende popolari sui "Canis Lupus Mannari" erano vere.

L'agitazione e la paura avevano preso il sopravvento scaraventandomi in un mondo di angoscia e paura senza confini; non bastavano gli esseri umani a far da belve a questo orribile mondo, servivano anche dei mostri sia di nome che di fatto.

Paralizzato dalla tensione e dallo sguardo del "Lupacchiotto" che aveva appena finito di ingurgitare l'ultimo boccone di quello che era rimasto del mio precedente assalitore, sapevo che la mia ora era giunta. Forse mi sarei dovuto alzare ed iniziare a correre, ma stando a tutto ciò che sapevo su queste bestie, erano veloci, quindi perché affannarsi inutilmente prima di morire ?

Senza contare che era riuscita a colpire di sorpresa il suo assalitore.

La bestia ululò alla luna piena che in quel momento sembrava un occhio demoniaco che si stava pregustando la scena.

Finito di ringraziare gli dei per il lauto banchetto, piegò leggermente le gambe, sfoderò gli artigli affilati come rasoi e fece penzolare dalle sue fauci un'enorme e spugnosa lingua imbevuta di sangue.

Era pronta per il BIS.

 

 

  
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