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Autore: _IcePotter    22/07/2015    7 recensioni
Kendall Schmidt ha diciotto anni e nessuna intenzione di innamorarsi. Come ogni ragazzo della sua età che si rispetti però, anche lui ha bisogno di qualcuno che sia disposto ad andare a letto con lui ogni volta che ne ha voglia. Logan Henderson è tutto ciò che ha sempre cercato. È disponibile a qualsiasi giorno e a qualsiasi orario e si è rassegnato alla regola del Niente sentimenti. Carlos Pena si trova nel bel mezzo di uno strano triangolo amoroso: Kendall, il suo orgoglio e Logan. James Maslow vive una relazione complicata: la sua ragazza è la sorella di uno dei suoi migliori amici.
Da qualche tempo, Kendall sente qualcosa di stupido, lì, proprio dove sta il petto. È strano, ma sente la strana necessità di passare più tempo possibile con Logan, per conoscerlo un po’ meglio. Quando parla di queste cose a Carlos, l’amico gli propone una scommessa: avrà a disposizione una settimana per fare quello che vuole con Logan, senza però portarselo a letto. Kendall accetta senza nemmeno pensarci. Del resto, si dice, è impossibile che si stia innamorando.
***
Kogan|Long-fic|Accenni di CarlosxAlexa|JamesxSorpresa
Alle mie #Rushers. Vi voglio bene!
Per motivi personali, il terzo capitolo sarà online dopo il 23!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Till the night ends
Prologo- Challange Accepted
Su Kendall Schmidt si sarebbero potute dire moltissime cose. Apparentemente era un ragazzo come tanti altri: abbastanza alto per la sua età, con una fitta zattera di capelli biondi perennemente spettinati e vispi occhi verdi. Aveva un carattere difficile da comprendere per la maggior parte delle persone. Se si escludevano la sua famiglia e James e Carlos, i suoi due migliori amici da praticamente tutta la vita, tutte le persone che si erano vantate di “conoscerlo” si rendevano conto abbastanza presto che la loro non era altro che un’illusione. Kendall era come la nebbia, apparentemente impenetrabile. Per la sua famiglia era un ragazzo meraviglioso e i suoi amici potevano confermare che lo fosse quasi sotto ogni punto di vista. Era difficile anche per loro doverlo ammettere, ma c’erano alcuni lati del suo carattere che non andavano molto a genio a nessuno dei due.
Appena un anno prima infatti, Kendall aveva fatto coming-out. La sua famiglia, superato lo smarrimento iniziale, l’aveva presa bene. O meglio, quasi tutti. Sua madre, che insegnava nello stesso liceo frequentato dal figlio, lo aveva abbracciato e gli aveva detto che il suo orientamento sessuale non avrebbe cambiato l’affetto che provava nei suoi confronti. A distanza di mesi di tanto in tanto si arrischiava addirittura a fargli qualche domanda sui ragazzi con i quali lo vedeva chiacchierare fuori dalla scuola. Lui puntualmente scoppiava a ridere e negava e il discorso cadeva poco dopo. I suoi fratelli si erano limitati a dargli una pacca sulla spalla e a dire che anche per loro era okay. Sua sorella Ciara invece gli aveva sorriso, affermando con aria saccente che lei lo aveva sempre saputo. Il fratello a quelle parole gli aveva sorriso scompigliandogli i capelli.
L’osso duro della famiglia era suo padre. L’uomo ricopriva un importante incarico per un’azienda. Era un posto molto ben retribuito, ma che lo costringeva a passare diverso tempo fuori casa per viaggi in tutto il mondo. In quel momento si trovava in Spagna per concludere un’importante affare che probabilmente gli avrebbe fruttato un mucchio di soldi. Era tornato a casa soltanto  dopo due settimane, quando ormai tutti avevano digerito la bomba e avevano smesso di parlarne. Aveva colto per caso un frammento di conversazione dei due figli maggiori, dove accennavano appunto a un presunto ragazzo di Kendall. Subito era corso a chiedere spiegazioni alla moglie, indignato da ciò che le sue orecchie avevano sentito. Lei gli aveva subito spiegato la situazione, ma il marito aveva reagito in maniera brusca. L’aveva interrotta ed era corso nella stanza del figlio senza neppure bussare. Lo aveva guardato con sdegno, chiedendogli se quello che gli aveva detto la moglie era vero. Il biondo, lievemente sbalordito, glielo aveva confermato, cercando però di fargli capire che in realtà non aveva nulla di diverso da tutti gli altri figli. Lui però non lo aveva ascoltato ed era uscito da casa con l’intento di sfogarsi un po’.
Anche Kendall era uscito, dirigendosi in un posto che ben conosceva. Lo Scandals era il locale gay più conosciuto della città. Lui lo conosceva perché spesso c’era entrato, da solo o con i suoi amici, ma sempre per passare qualche ora a ballare senza sentirsi diverso da tutti gli altri. Quella sera però ci era andato con un’idea ben diversa. Si era fermato a ballare soltanto un paio di canzoni, utilizzando appositamente alcune mosse un po’ azzardate. Prevedibilmente, dopo un po’ un ragazzo gli si era avvicinato, piazzandogli in mano un drink non meglio identificato, che lui aveva mandato giù senza neppure sentirne il gusto. Quel drink era stato il primo di molti, ma neppure gli importava. Voleva soltanto dimenticare lo sguardo deluso e altero che suo padre gli aveva rivolto a casa. Durante tutta la sua vita, si era sempre impegnato a non deluderlo, cercando la sua approvazione per qualunque cosa. Non sapeva spiegare perché ci teneva così tanto, era così e basta. Non gli importava del resto, quando lo vedeva sorridergli orgoglioso. Non avrebbe mai voluto che venisse a scoprirlo in quel modo, non era affatto la situazione che si era immaginato. Prima ancora che riuscisse a rendersene conto, le labbra dello sconosciuto erano sulle sue e si muovevano con una violenza inaudita. Aveva ricambiato il bacio con altrettante violenza, ignorando quella parte del suo cervello che gli stava dicendo che stava sbagliando a reagire in quella maniera. Aveva svuotato del tuo la mente, imponendosi di non reagire quando lo sconosciuto lo aveva trascinato verso la porta del bagno tirandolo per la maglietta. Non aveva reagito neanche quando era stato sbattuto contro una parete lercia e aveva sentito il rumore di una porta chiudersi. Aveva evitato di muoversi, lasciando che il ragazzo davanti a lui facesse tutto al posto suo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma sapeva che stava facendo qualcosa di sbagliato. Una parte di lui voleva correre lontano e piangere, ma in pochi minuti l’opinione che aveva di suo padre era crollata. Non voleva essere un codardo, non voleva essere come lui. Non sarebbe fuggito come aveva fatto lui quel pomeriggio, avrebbe lasciato il suo corpo e la sua mente libere di sperimentare qualcosa di nuovo, fregandosene delle conseguenze e di tutto ciò che di bello aveva pensato sull’amore e sui sentimenti fino a qualche ora prima. Si era fatto scivolare addosso quelle mani che lo facevano sentire sporco, sbagliato. Il ragazzo era sceso a mordergli il collo, marchiandoglielo.  Le mani intanto erano scese, febbrili, a slacciargli i pantaloni e a calargli i boxer. Dopo qualche minuto si era ritrovato soltanto a dover trattenere le lacrime di disperazione che minacciavano di rigargli le guance, perché quella volta, se c’era qualcuno che aveva deluso, era se stesso.
Era mentre pensava a queste cose che si dirigeva verso la casa del suo migliore amico, Carlos. Lui, Kendall e James si erano conosciuti da piccoli ed erano subito andati d’accordo. Alle superiori poi, il latino aveva conosciuto Logan e aveva deciso di presentarlo agli amici. Logan gli piaceva. Non era alto come lui –anzi, era piuttosto basso- ma comunque muscoloso. Aveva i capelli e gli occhi scuri e il viso veniva contornato da un sorriso bellissimo che gli faceva spuntare due adorabili fossette agli angoli della bocca. Non che il moro nella sua testa dovesse apparire adorabile. Semmai, doveva apparire scopabile, che era ben diverso. Caratterialmente era una persona davvero dolce e gentile con chiunque, un po’ il suo opposto. Lavorava in una libreria e contemporaneamente cercava, attraverso una misera borsa di studio, di coltivare la sua passione più grande: la letteratura. Spesso e volentieri, per arrotondare suonava la chitarra e cantava in qualche locale. Aveva anche una bella voce, anche se gli costava un po’ ammetterlo.
 Comunque sia, dato che poi tanto scemo non era, aveva capito che il suo interesse era ricambiato. Allora aveva fatto il grande passo. Aveva invitato Logan a casa sua ed erano presto finiti a rotolarsi tra le lenzuola. Non sapeva bene cosa si aspettasse il moro da lui il giorno successivo, ma ci aveva tenuto a mettere subito in chiaro le cose. Lui non cercava un fidanzato, niente affatto. Voleva soltanto qualcuno a sua disposizione, con il quale poter fare qualcosa ogni volta che gli pareva. Il più basso lo aveva guardato ghignando, prima di baciarlo e spingerlo di nuovo tra quelle lenzuola ancora impregnate del loro profumo.
Era proprio a causa di quel dannato nano texano che in quel momento aveva bisogno di parlare con Carlos. Negli ultimi giorni la sua immagine sorridente non lo aveva lasciato in pace nemmeno un minuto, comparendogli davanti agli occhi nelle situazioni meno opportune. Si era detto che era a causa del fatto che non si vedevano da qualche giorno e che i suoi ormoni stavano decisamente schizzando alle stelle. Quando poi la sera prima era successo quello –gli venivano i brividi soltanto a pensarci- e si era reso conto che probabilmente non era quello il motivo. Quindi, si ritrovava a doverne parlare con il latino, perché quando aveva provato a chiamare James non gli aveva risposto –mai una volta che avesse il cellulare acceso, quel maledetto ragazzo-.
Lo metteva a disagio mettere qualcuno al corrente di una cosa così privata, ma del resto si trattava dei uno dei suoi migliori amici. O a lui, o a nessun altro.
Per strada si era ritrovato a maledire più volte il momento in cui aveva incontrato quel dannato ragazzo, che sembrava aver portato nella sua vita più guai di quanto già non ce ne fossero. Non che effettivamente l’altro gli avesse imposto la sua presenza, ma si era insinuato nella sua vita rendendosi indispensabile quasi quanto l’ossigeno. E adesso, per colpa sua, si ritrovava con quegli strani sintomi che non sarebbe stato in grado di spiegare, ma che lo facevano sentire un completo idiota. Era qualcosa di strano, stupido e quasi fastidioso quel ronzio costante che sentiva nello stomaco e nel petto ogni volta che era con lui o ogni volta che solo lo pensava. Okay, se voleva mantenere un briciolo di dignità quello era meglio tenerlo per se.
Dignità, non che gliene fosse rimasta a ben pensarci.
Bene, adesso iniziava anche a sminuirsi da solo. Le cose non sarebbero potute andare peggio.
C’è un detto, che dice che quando sei convinto che le cose non possano peggiorare, ecco che improvvisamente lo fanno. Forse se avesse tenuto conto di quella sottigliezza, avrebbe potuto evitare che le cose precipitassero in maniera così catastrofica. Ma lui non era mai stato uno troppo attento ai dettagli. O, se anche li notava, preferiva non farci caso, troppo preso da tutto il resto.
E ciò che gli stava per succedere ne era l’evidente dimostrazione.

***


Carlos Pena era un ragazzo relativamente tranquillo, ma non per questo meno furbo o intelligente. Questo era quello che insegnati dicevano a sua madre ad ogni ricevimento dei genitori. Ormai aveva diciannove anni ed era sicuro delle sue potenzialità. Sembrava possedere l’abilità (o maledizione) di riuscire a comprendere ogni singolo problema di chi lo circondava, anche quando le persone intono a lui negavano o non vedevano i proprio problemi.
Era per questo motivo Logan Henderson si fidava incondizionatamente di lui e del suo parametro di giudizio. Erano amici solo da pochi anni, ma si erano trovati subito d’accordo. Spesso, quando gli telefonava con il solo scopo di chiedergli come stava o se ci fossero novità, finivano poi a parlare dei suoi problemi, che magari prima della telefonata era riuscito a mettere da parte. Nella maggior parte dei casi riusciva a trovare delle soluzioni alle quali lui da solo non sarebbe mai giunto. Per questo, quando quel pomeriggio Logan lo aveva chiamato al termine dell’ennesima sveltina con Kendall, Carlos aveva capito che c’era qualcosa che non andava già dal momento in cui l’amico lo aveva salutato. Da buon amico, si era fatto raccontare per filo e per segno cosa era successo, quale era più o meno il problema –ignorando volutamente che lo sapeva già, dato che il problema del moro era sempre lo stello- e aveva cercato di consolarlo come meglio poteva. Quando Logan aveva dovuto riappendere, inventandosi un impegno che molto probabilmente non aveva –sapeva che era solo una scusa per non scoppiare piangere mentre parlava al telefono, glielo aveva confermato il moro una sera in cui era particolarmente alticcio ed in vena di confidenze-, Carlos si era reso conto che quella situazione andava risolta al più presto possibile. Se quei due sarebbero andati avanti ancora un po’, uno dei due –molto probabilmente Logan- sarebbe finito con l’esplodere. E sinceramente non augurava a nessuno dei due un trauma cranico, nonostante spesso avesse avuto l’istinto di tirargli qualche oggetto pesante sulla testa.
Era in momenti come quello che gli sarebbe piaciuto non aver mai fatto conoscere Kendall e Logan. Certo, non era colpa sua se Kendall cercava qualcuno da usare quando ne aveva voglia e Logan era così innamorato che dopo qualche mese avrebbe finito per prestarsi a qualunque cosa, lui si sentiva comunque in gran parte responsabile della sofferenza di quest’ultimo, ma non aveva il cuore di dire al biondo che si stava comportando da vero e proprio stronzo. In fin dei conti era pur sempre il suo migliore amico. Il suo migliore amico tardo e spesso tanto scemo, ma comunque il suo migliore amico.
Sospirando, aveva sbloccato il cellulare per mandare un messaggio alla sua ragazza, Alexa, confermandole che quella sera avrebbero cenato insieme. Stavano insieme ormai da ben tre anni e la amava con tutto il cuore. Credeva di aver trovato la persona della sua vita, l’anima gemella. Avevano un sacco di cose in comune e ogni giorno passato insieme scoprivano di averne una in più. Quello che li univa era un legame speciale. Con lei si sentiva libero di essere se stesso, senza freni o altro. Era una sensazione fantastica, che lo faceva sentire bene. Gli piaceva passare il suo tempo con lei, facendo cose normali come bere una cioccolata calda o guardare un bel film al cinema. Erano azioni apparentemente senza nessuna importanza, ma che non facevano altro che accrescere il legame di amore sincero e profondo che c’era tra di loro.
Gli sarebbe piaciuto che Kendall potesse fare la stessa con Logan, stare insieme a lui come una persona normale e non preoccuparsi così tanto di negare i suoi sentimenti finendo con il credere di non provarli affatto. Secondo Carlos, il fatto che fosse cotto a puntino era così evidente che prima o poi gli sarebbe spuntato un neon lampeggiante sulla fronte: innamorato di Logan Henderson. Si chiedeva come facesse ad essere così cieco. E così stupido, soprattutto. Stava provocando a Logan un male che non si meritava, trattandolo come se di lui non gliene importasse nulla, quando in realtà non era affatto così. Lo aveva praticamente ammesso lui stesso, durante una conversazione che avevano fatto pochi giorni prima. Carlos gli aveva chiesto come mai fosse così agitato e lui si era messo a straparlare prima di riuscire a formulare una risposta decente. Alla fine era riuscito a tirargli fuori soltanto qualche frase incoerente, ma era comunque riuscito a capire che il problema era Logan. Dopo aver inutilmente cercato di calmarlo per diversi minuti si era rassegnato ad ascoltarlo, fino a quando l’amico non gli aveva rivelato qual era il vero problema. Gli aveva spiegato che sentiva qualcosa di strano proprio nel petto, dove stava il cuore. Carlos era stato tentato di scoppiare a ridergli in faccia, ma si era subito reso conto che di certo non lo avrebbe aiutato comportandosi in quel modo. Insomma, Kendall era probabilmente l’unica persona che sarebbe stata più propensa ad ammettere di avere un problema cardiaco piuttosto che ammettere di essersi innamorato di qualcuno. Inoltre, aveva aggiunto il biondo con il tono esasperato di chi è sul punto di gettarsi dal cornicione di una finestra, sentiva l’orribile desiderio di conoscere meglio Logan.
-E perché mai orribile?- gli aveva chiesto il latino.
-Ma come? Fino a due giorni fa a stento ci parlavamo se si esclude tra le coperte e adesso ho voglia di sapere cosa fa, con chi sta, che cosa gli piace e cosa no. Non è una cosa normale, è una tragedia!
-Ma dai, non esagerare! Vedrai che riuscirai a capire cosa c’è che non va, anche se ti ripeto che secondo me è tremendamente ovvio.
-Ancora con questa storia? Non sono innamorato, in quale lingua vuoi che te lo dica?- Carlos aveva alzato gli occhi al cielo, al che l’altro ragazzo gli aveva fatto una linguaccia.
-La negazione è la prima fase, ricorda. Ora vado, ho lezione. Ciao biondo!- lo aveva salutato, scompigliandogli affettuosamente i capelli. Dopo quel giorno non avevano più ripreso la conversazione e il biondo faceva il più possibile per evitare di toccare l’argomento Logan. E lui, aveva pensato sospirando in maniera decisamente melodrammatica, non aveva mai fatto nulla per cercare di fargli capire che si sbagliava.
Improvvisamente il display del suo cellulare si era illuminato.
Nuovo messaggio da: Kendizzle :)
Devo parlarti. È urgente. Molto urgente. Sto venendo a casa tua, okay? A dopo.
Prima che potesse iniziare a chiedersi come mai improvvisamente era diventato lo psicologo di turno di tutti i suoi amici –quando avevano deciso quella cosa, a nessuno era venuto in mente di avvisarlo?- un’idea strana e per certi versi perversa aveva preso forma nella sua mente. Probabilmente, se gliel’avesse detto un’altra volta, Kendall avrebbe pensato che le sue erano strane idee dovute al fatto che stava con Alexa, ma se fosse arrivato al punto di rendersi conto dei suoi sentimenti in un altro modo, non avrebbe più avuto la possibilità di negare a se stesso la realtà. Era un piano idiota. Doveva decisamente metterlo in atto.
Sorridendo in maniera inquietante, aveva digitato un breve “Okay” in risposta a Kendall, mentre l’idea che gli era appena venuta non voleva saperne di andarsene dalla sua testa. Aveva velocemente composto un numero che ormai sapeva a memoria e, dopo appena pochi squilli, una voce assonnata quanto familiare, gli aveva risposto.
-Los, amico. Tutto bene?- gli aveva chiesto James, con il tono di chi è ancora tra le braccia di Morfeo e non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo. Cosa che non era poi tanto distante dalla realtà, in fin dei conti. Spesso e volentieri si chiedeva come facesse quel ragazzo a dormire a qualsiasi ora del giorno e della notte, era incredibile. Non gli passava mai per la testa di fare, non so, qualcosa di produttivo? Scuotendo la testa, aveva deciso di mettere l’amico al corrente delle sue macchinazioni.
-James, ho appena avuto l’idea del secolo. Si tratta di Kendall e Logan.- sapeva che quelle erano le parole magiche che, con tutte le probabilità, avrebbero fatto crescere l’interesse dell’amico nei confronti di quella conversazione.
-Sono tutt’orecchie. Spara.
Come volevasi dimostrare.
Carlos aveva sorriso.
Operazione “Punto tutto su di te” iniziata. Inizio immediato della fase uno.
Kendall Schmidt, aveva pensato mentre assumeva una posa simile a quella che aveva visto fare ad un tipo nel film “Il padrino”, inizia pure a tremare.

***


James Maslow aveva vent’anni. Ciara Schmidt soltanto quindici. Era strano, per loro, come l’amore potesse crescerti dentro, fino a farti finire con il vivere di bugie e il cibarsi di pochi momenti rubati al mondo. Era quello che era successo a loro, quasi per caso. Si erano incontrati a casa di Kendall, quando James per sbaglio era entrato nella sua stanza anziché in quella del fratello.  Superato l’imbarazzo iniziale, erano rimasti a parlare per diverso tempo, scoprendo di avere, nonostante la differenza d’età, molte cose in comune. Si erano scambiati i numeri e dopo qualche giorno Ciara lo aveva chiamato per chiedergli di vedersi. Erano andati a prendere un caffè e si erano ritrovati ancora una volta a chiacchierare degli argomenti più disparati. Le cose tra di loro si erano evolute poi in maniera abbastanza rapida, fino a quando non si erano ritrovati a baciarsi romanticamente sotto la pioggia, mentre cercavano di ripararsi sotto la giacca di James. Stavano insieme ormai da cinque mesi ed era stato con un certo imbarazzo che si erano confessati reciprocamente di voler tenere segreta la cosa almeno per un po’. Quel giorno avevano deciso di trovarsi in un bar un po’ isolato, per passare un po’ di tempo da soli.
-Mi sei mancata- aveva esalato James non appena l’aveva vista correre nella sua direzione. L’aveva stretta tra le sue braccia, godendosi il contatto tra il suo corpo e quello minuto della ragazza.
-Anche tu- aveva risposto Ciara, sollevandosi sulle punte e baciandolo con trasporto. Si erano staccati quando il fiato iniziava a scarseggiare e si erano accomodati ad un tavolo, uno di fronte all’altra. Il ragazzo si era beato della bellezza di lei: indossava un vestito a fiori e degli stivaletti e non si era truccata, perché lui gli diceva che la trovava bellissima in quel modo.
Si erano sorrisi e avevano intrecciato le loro mani. James spesso si rifiutava di credere alla fortuna sfacciata che aveva avuto nell’incontrare una persona meravigliosa come lei e si chiedeva cosa aveva fatto per meritarsela.
-Uhm, Jay, pensavo di parlare con mio fratello. Voglio smetterla di nascondermi come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Sono innamorata di te, e quindi? Non m’importa che tu sia più grande, io sento di amarti e voglio che tutto il mondo sappia quanto perfetti siamo insieme.
-Ecco- aveva risposto James, grattandosi la nuca a disagio –anche per me sarebbe meraviglioso poter finalmente dire tutto, perché sei la cosa migliore che mi sia mai successa. Solo, ho paura di rovinare tutto. Non voglio perdere Kendall, è il mio migliore amico. Allo stesso tempo però non posso perdere te. È tutto un gran casino e io- oddio, mi dispiace. Sono un disastro, lo so. Il punto è che dovremmo aspettare almeno un altro po’, almeno finché Logan non chiarisce le cose con tuo fratello- le aveva detto, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi e fissando quindi un punto definito di quel tavolo orrendamente grigio e triste.
-Hai ragione, scusami. Non voglio sembrarti egoista, soltanto non ho più voglia di nascondermi.
-Non devi scusarti, hai ragione. Non sei affatto egoista, credimi. Ti giuro che dovremmo resistere ancora per poco, te lo giuro. Te lo giuro- aveva detto con convinzione, accarezzandole la mano. La ragazza aveva annuito. James non riusciva a fare a meno di stupirsi della sua forza d’animo e della sua tenacia. Era probabilmente la persona più forte che conoscesse.
-A proposito di mio fratello- aveva detto Ciara, improvvisamente desiderosa di cambiare argomento –si può sapere che diamine combina in questi giorni? È diventato improvvisamente silenzioso e evita qualunque domanda o contatto con noi. Sai per caso cosa gli succede?
-Secondo Carlos, e io sono profondamente convinto che abbia ragione, ha a che fare con Logan. Quei due hanno un rapporto strano, morboso quasi. Lui è innamorato, ce ne siamo accorti tutti. Eppure per mesi si è fatto usare senza dire nulla, ha lasciato che tuo fratello usasse il suo corpo come se fosse una bambola, facendogli quello che gli pareva ogni volta che gli andava. Io spero che Kendall si renda conto che sta sbagliando, perché sono convinto che sotto sotto anche lui sia innamorato. Non so, spero che le cose tra di loro si chiariscano il più in fretta possibile, nessuno si merita di star male quanto Logan in questo momento. È diventato fragile in maniera impressionante, credimi… e voglio bene a tuo fratello, ma dovrebbe smettere di comportarsi in questo modo. Non è colpa di Logan se Kendall ha un trascorso difficile, no?
-No, certo che no. Mio fratello è tardo, ma non così tanto. Vedrai che si renderà conto del casino che sta facendo, anche perché sotto sotto anche io sono convinta che provi qualcosa per Logan. Solo che, dopo tutto quello che ha dovuto passare con mio padre, credo che sia quasi giustificabile il suo comportamento, no? Le cose andranno per il meglio, vedrai. Sai cosa? C’è una frase che mi ricorda tanto noi due, ma anche loro. Ciò che amore vuole, amore lo tenta sempre. Vedrai che anche loro avranno una possibilità, dovranno soltanto stare attenti a non sprecarla- aveva concluso pacatamente. James aveva annuito con forza.
Sperava disperatamente che avesse ragione. E, dopo aver ascoltato Ciara e essersi fatto raccontare vagamente il piano di Carlos –quel ragazzo era decisamente un genio del male, doveva riconoscerlo-, era certo di una cosa: se l’amore da solo non riusciva a combinare nulla di buono, toccava a loro dargli una mano.

***


Quando Kendall era arrivato a casa di Carlos era piuttosto agitato. Era turbato da quello che gli stava succedendo negli ultimi giorni e sapeva che il latino era la persona giusta con la quale parlare. Lo adorava in particolar modo per il fatto che, a differenza di James, non giudicava nulla di ciò che l’altro diceva o faceva. Fin da piccolo era sempre stato quello più calmo e riflessivo dei tre ed era anche per questo motivo che, quando Logan si era aggiunto al trio, aveva immediatamente legato con lui. Non che Kendall fosse troppo felice di quella cosa, ma gli toccava far buon viso a cattivo gioco se non voleva evitare che Carlos continuasse con quella assurda idea del fatto che fosse innamorato. Innamorato, lui? In quale universo?
Arrivato davanti alla familiare villetta a due piani, munita di piscina nel giardino sul retro, aveva suonato e la calda voce della signora Pena gli aveva detto di salire, che il figlio lo aspettava in camera. Era entrato prima nella cucina, per salutare quella donna che ormai considerava come una seconda madre. Lei gli aveva sorriso, baciandogli le guance e chiedendogli come andavano le cose in quel periodo. Lui aveva risposto che andava tutto bene e ci aveva messo poco a liberarsi dalla sua presa e a salire le scale che lo avrebbero finalmente condotto da Carlos. Non appena arrivato davanti alla porta della stanza dell’amico, aveva bussato, ricevendo in risposta un “Avanti” soffocato. La stanza del latino era grande e accogliente. Era arredata con colori neutri, che formavano un insieme armonioso e gradevole alla vista. Nel complesso, quella stanza gli trasmetteva tranquillità.
-Hey Los!- aveva esclamato alla vista del suo migliore amico che scribacchiava fitto fitto su un block-notes dall’aria rovinata. Il latino aveva fatto appena in tempo ad alzare lo sguardo su di lui e ad affrettarsi a far sparire il block-notes dentro uno dei cassetti della scrivania, che il biondo si era gettato a peso morto sul letto, prendendosi la testa tra le mani. Cercando di non mettersi a ridere –aveva appena finito di definire tutti i dettagli della sua geniale idea- si era avvicinato all’amico.
-Ken, che succede?- gli aveva chiesto, con tono appena preoccupato. Carlos aveva iniziato a chiamarlo in quel modo quando erano piccoli e Ciara guardava ancora i cartoni animati come Barbie. Gli era piaciuta fin da subito l’idea che il suo amico diventasse la versione moderna del Principe Azzurro delle fiabe, e alla fine il soprannome gli era rimasto. Non che poteva dire che si adattasse troppo bene alla sua personalità, ma gli piaceva quel pensiero.
-Nnlsh.
-Ken, se non ti togli le mani dalla faccia non ti capisco- lo aveva rimproverato bonariamente, come si fa con i bambini piccoli. Il biondo si era tolto le mani dal viso, rifiutandosi comunque di guardare l’amico.
-Non lo so. Non so cosa mi succede, e la cosa mi da altamente su i nervi. Posso accendermi una sigaretta?- gli aveva domandato, portando una mano sulla tasca dei pantaloni.
-No, intanto perché mi impuzzolentisci la stanza e poi perché dovresti toglierti questa pessima abitudine.
Kendall aveva sbuffato, socchiudendo gli occhi.
-Sei noioso. Capito, Los? N-o-i-o-s-o. Quando fai così mi ricordi tanto L…- la sua voce si era man mano affievolita e aveva finito con il non concludere la frase, optando per un dignitoso silenzio.
-Okay, ho colto l’antifona. Che è successo con Logan? Avete litigato un’altra volta?
-No. È questo il punto- gli aveva detto, soffocando una smorfia –non abbiamo litigato, non è successo niente. È questo il problema, che non è successo niente.
-Eh? Kendall, non ti capisco se mi parli così- lo aveva ripreso stancamente. Odiava quando si comportava in quel modo perché i nervi in quel modo saltavano unicamente a lui.
-Ieri l’ho chiamato per dirgli di vederci a casa sua, è stata una giornata del cazzo e io avevo bisogno di sfogarmi, sai com’è- Carlos aveva annuito, anche se per via degli occhi chiusi l’altro non poteva vederlo- Beh, mi ha detto che per lui non c’erano problemi e io sono andato a casa sua. Solo che quando sono arrivato mi ha aperto ed è tornato in soggiorno, buttandosi sul divano. Anche per lui era stata una giornataccia. Poi si è alzato e mi ha fatto segno di seguirlo in camera da letto. Io pensavo che le cose sarebbero andate come al solito e poi me ne sarei tornata a casa, ma mi sbagliavo. Siamo arrivati e lui si è sdraiato, ma non ha fatto nulla di ciò che farebbe normalmente in una situazione del genere. Voglio dire, baciarmi, trascinarmi giù con lui, questo genere di cose, sai? Ecco, io gli ho chiesto che cosa c’era che non andava e lui si è messo a raccontarmi del fatto che aveva avuto dei problemi in libreria e io non me la sono sentita di fare nulla. Voglio dire, mi sono sdraiato accanto a lui e abbiamo dormito. Solo dormito, ma ti rendi conto? Devo avere qualcosa che non va, decisamente. Credi che mi sia preso qualcosa? Non so, l’influenza, la febbre?- Carlos si era appena trattenuto dallo scoppiargli a ridere in faccia. Lo so io cosa ti è preso mio caro, aveva pensato ghignando, sei innamorato.
-Uhm, beh, non credi che ci sia un modo semplice per capire cosa stia cambiando nel vostro rapporto. Perché devi ammettere anche tu che qualcosa sta cambiando, lo hai ammesso anche tu appena qualche giorno fa. Siete sempre più amici, lo vedi da te, no? Non credi che sia il caso di porsi qualche domanda?
-Di che parli?
-Facciamo una scommessa, ti va?
Kendall aveva sollevato appena il viso per guardare l’amico. I suoi occhi verdi guizzavano di curiosità e l’esasperazione che l’aveva colto fino a qualche secondo prima sembrava essere totalmente sparito.
-Spara.
-Avrai una settimana per fare tutto quello che vuoi con Logan -qualunque cosa, davvero- a patto che non andiate a letto insieme. Potrete andare al cinema, al mare, in montagna, sulla luna, a Hollywood, purché non andiate a letto insieme. Se alla fine capirai di non provare nulla per Logan, come io invece cerco di dirti da giorni, allora avrai vinto- aveva concluso Carlos, sorridendo largamente.
-D’accordo- gli aveva risposto il biondo, un po’ scettico. Davvero Carlos era convinto di poter vincere? Improvvisamente aveva sorriso, come se un’idea fulminea lo avesse colto –Beh, cosa succede se vinco?
-Se vinci, dovrò correre per il campus in mutande. Se vinco io, sarai tu a farlo.
Kendall lo aveva guardato con aria di sfida.
-D’accordo. Sfida accettata.


   
 
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