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Autore: Pervinca95    23/07/2015    9 recensioni
Gea è una ragazza come tante... o almeno così ha sempre creduto. La sua vita viene stravolta in una notte da un ragazzo dai taglienti occhi cobalto, estremamente pericoloso quanto affascinante.
Ogni giorno sarà messa davanti a dure prove, e avrà solo due scelte: affrontarle o farsi annientare.
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Dal testo:
La ragazza si rizzò in piedi e fulminò Deimos con lo sguardo. "Prima o poi, io ti ucciderò" sentenziò con decisione.
Il giovane alzò un sopracciglio ed avanzò di un passo, bloccandola con le spalle al muro. "E come pensi di riuscirci? Hai appena sprecato un'occasione a causa della tua debolezza."
"Non penso a come ci riuscirò. Sono sicura che mi verrà tutto molto naturale."
Deimos si avvicinò ancor di più ed abbassò la testa per guardarla negli occhi. Un sorriso divertito si affacciò sulle sue labbra. "Ah sì?" sussurrò posandole le mani sui fianchi.
Il battito cardiaco della ragazza cominciò ad aumentare. "Sì."
Il giovane ancorò le mani sotto le cosce di lei e con una leggera pressione la sollevò da terra. "Mm" mugugnò con un mezzo sorriso, posando le labbra chiuse sul collo di Gea. "Allora sarà interessante" alitò sulla sua pelle prima di darle un piccolo morso.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Gea abbassò la testa, puntò i velati occhi sulle polverose assi di legno e sospirò piano. 
Non pensò a nulla. Nella mente le sciamarono le immagini di quei precedenti minuti: del modo in cui l'aveva guardata, della freddezza che le aveva riservato e della furia con cui era scappato. 
Per la prima volta non aveva bisogno d'interrogarsi su nulla. Conosceva le ragioni di ogni azione del ragazzo, dall'atteggiamento distaccato adottato fin da quando si erano svegliati sino a quello rabbioso di un attimo prima. Sapeva di averlo messo con le spalle al muro, di averlo costretto a guardare in faccia la realtà che lui tentava d'ignorare e sminuire pur di non sentirsene coinvolto. 
La giovane rialzò lo sguardo e si diresse lentamente in cucina. Aprì il frigorifero e bevve dei sorsi di latte dal suo cartoccio gocciolante e brinato. Sentì distintamente il percorso di quel liquido freddo scenderle per la gola e rinfrescarla, ispessire i tessuti disidrati del suo corpo e proseguire verso il suo stomaco. 
Dopo altre lunghe sorsate ripose la confezione nel ripiano delle bibite e si spostò al lavello per lavarsi le mani. Osservò, con uno sguardo vuoto, l'acqua scontrarsi contro la sua pelle e dividersi in vari scrosci, immaginando di tenere le dita sotto la cascata naturale di una sorgente. Roteò i palmi ed inclinò la testa per seguire gli eleganti movimenti dell'acqua attorno alle sue mani. 
<< Cosa sarebbe cambiato? >> l'aggredì una voce da dietro, facendola sobbalzare impaurita. Si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi nel ritrovarsi il ragazzo vicinissimo e con uno sguardo adirato. << Parla, umana >> le sibilò spazientito. 
Gea deglutì, ancora scossa dal suo improvviso arrivo, mentre il cuore le rimbalzava nel petto e la mente le si liberava da tutti i pensieri che non ruotavano intorno al giovane. Avvertì l'acqua battere contro l'alluminio del lavello e si girò per chiudere il rubinetto, percependo nel medesimo istante i passi di Deimos farsi più vicini. 
Quando sentì un respiro agitato contro i capelli ed i suoi occhi intravidero due mani ancorate al pianale, ai lati del suo corpo, si ritrovò a trattenere il fiato emozionata.
<< Devo farti uscire le parole con la forza? >> la minacciò con un tono di voce profondo ed alterato. << Girati >> ordinò perentorio. 
La ragazza espirò pesantemente e si mordicchiò l'interno guancia per l'ansia. Un secondo dopo si volse di nuovo a guardarlo, ma stavolta con una completa rotazione del corpo. Alzò lo sguardo sui suoi scuri occhi furenti e si sentì scuotere come se una scarica elettrica l'avesse attraversata da parte a parte. Fu in quel momento che pensò che esistessero davvero degli sguardi capaci di uccidere. 
<< Cosa vuoi? >> gli domandò atona, senza distogliere l'attenzione dai suoi zaffiri.
Deimos contrasse la mascella e strinse la presa sul pianale, facendosi più vicino al viso di lei. << Cos'è cambiato? >> ripeté in fretta, non curandosi del fatto che odiasse ribadire le stesse cose più volte.
<< Nulla >> asserì Gea, rivolgendogli un'occhiata inespressiva. << Lo hai detto anche tu. >> 
<< Parla, umana >> le soffiò con un tono più basso, ma dieci volte più intimidatorio. 
<< Non ho nulla da dirti >> tagliò corto lei, rispondendo al suo sguardo furibondo con uno piatto. << E ora, se vuoi scusarmi, ho altre cose da fare >> concluse stringendosi nelle spalle e muovendo un piccolo passo di lato, per sviare dalla gabbia nella quale era chiusa.
Con uno scatto Deimos l'afferrò per un braccio e la tirò rapidamente indietro, facendole sbattere il fondoschiena contro il pianale. << Tu non vai da nessuna parte >> le sibilò sul viso, guardandola con una profondità tagliente. 
La giovane deglutì in difficoltà e mantenne gli occhi in quelli minacciosi di lui. Riempì i polmoni e si torturò il labbro inferiore per l'agitazione. 
Deimos seguì quegli ansiosi movimenti della ragazza con uno sguardo severo e freddo. Le lasciò il braccio e ritornò a posare la mano sul pianale, ma stavolta più vicina al corpo di lei. << Te lo richiedo per la terza volta, umana >> l'avvertì adirato. << Cosa dovrebbe essere cambiato? >> scandì piano, incatenandola ai suoi zaffiri penetranti. 
Gea abbassò la testa e mosse gli occhi lungo il pavimento come se fosse stata alla ricerca di qualcosa. Si schiarì la voce imbarazzata, sentendo sopra il suo capo il peso di due pozzi scuri, e sospirò lentamente. << Perché me lo chiedi se per te è tutto uguale a prima? >> domandò esasperata. Alzò il suo stanco sguardo su quello del giovane e fissò con intensità la freddezza delle sue iridi. << Mi vedi ancora come la debole ed incapace umana che non merita di essere chiamata per nome. Non mi consideri neanche al tuo pari. Cosa dovrebbe essere cambiato? Assolutamente nulla. È tutto uguale ai primi giorni >> affermò con un filo di voce, sentendo qualcosa dentro di sé fare male come se fosse sul punto di rottura. 
Il ragazzo persistette a scrutare i suoi occhi avviliti e vuoti con uno sguardo impassibile. << E per te? >> domandò rapido, senza distogliere l'attenzione dalle sue gemme. 
Il cuore di Gea sobbalzò sorpreso. 
Spalancò leggermente gli occhi mentre una marea di emozioni le inondavano le iridi e la pupilla, facendola dilatare. << Io... >> balbettò stupita, sbattendo le ciglia in difficoltà. << Io nulla. Per me... >> Abbassò la testa, incapace di reggere ancora la forza dello sguardo di Deimos e s'inumidì le labbra. << Non è cambiato nulla >> concluse in un soffio.
Per qualche secondo non sentì altro che il battito del suo cuore rimbombarle nelle orecchie. Poi, di colpo, senza avere il tempo di metabolizzare quell'improvviso cambio di visuale, si ritrovò con il mento e parte della mascella stretta in una mano del ragazzo. D'istinto spostò gli occhi in quelli pericolosi di lui ed aggrottò la fronte in una smorfia di dolore.  
<< Stai mentendo >> l'attaccò con un tono infastidito e quasi schifato. << La verità, umana. Voglio la verità. >> 
<< Te l'ho già detta >> ribatté in fretta Gea, prendendogli il polso tra le dita per provare ad allontanarlo. 
A quel punto Deimos mosse un altro piccolo passo avanti e le alzò il mento per continuare a tenere i loro sguardi uniti. Il cuore della ragazza si dimenò agitato per quella vicinanza, tanto da farle sentire il proprio battito persino nelle tempie.
<< La verità >> le sibilò sul viso, stavolta con un tono basso, ma apparentemente più calmo. 
La giovane scrutò il blu profondo e letale di quel paio di zaffiri di cui si era innamorata, avvertendo le farfalle compierle delle piroette nello stomaco. << Io... >> bisbigliò emozionata. << Io... >> ripeté, sentendo il battito impazzito del cuore farle quasi male. Spostò lo sguardo sul frigorifero e successivamente lo fece vagare per il resto della cucina, ma senza mai riuscire a posarlo sul ragazzo. Infine lo fece cadere a terra con un sospiro. << Io non ti odio. Non più >> affermò piano, quasi come se sperasse di non essere sentita. 
Deimos osservò le palpebre semichiuse di lei con uno sguardo diverso: senza la sua solita impassibilità, ma con qualcosa d'intenso e pacato che oscurò la rabbia di prima. Abbassò lentamente la testa sul collo della giovane e si fermò in prossimità del suo orecchio, contro il quale fece scontrare il suo freddo respiro. 
Gea rabbrividì e girò appena il viso, finendo per sfiorare con una guancia quella di lui. Entrambi socchiusero gli occhi nel medesimo istante. Ed in contemporanea si mossero anche l'attimo seguente, quando lei gli circondò i fianchi con le braccia e lui le si avvicinò ulteriormente. Gea alzò la testa e si mise sulle punte per arrivare ad inspirare il suo profumo sul collo e poi sfregarci delicatamente le labbra. Deimos, in tutta risposta, le mise una mano sulla schiena e la strinse a sé, successivamente sollevò il capo e le respirò tra i capelli, muovendo la bocca sulla sua chioma dorata. 
Rimasero in quella posizione per svariato tempo, senza considerare le lancette dell'orologio e nemmeno ciò che li circondava oltre quella casa. Sia per l'uno che per l'altra, in quel momento, non esisteva niente all'infuori di loro. Persino il giovane non prestò attenzione a nulla che non riguardasse la ragazza che teneva stretta a sé. 
Poi Gea ritornò a posare i piedi per terra e a distanziarsi dal corpo di lui il giusto necessario per poter tenere la testa bassa. Il ragazzo sollevò le labbra dai suoi capelli e le agguantò i fianchi per metterla a sedere sullo stretto spazio del pianale. Cercò lo sguardo di lei, ma tutto ciò che i suoi zaffiri incontrarono furono delle lunghe ciglia ad incorniciare delle grandi palpebre rosate. Avvicinò la bocca al viso di Gea e puntò verso il suo zigomo sinistro, socchiuse gli occhi e dischiuse le labbra, facendo traballare il cuore di entrambi. 
La ragazza gli passò una mano sul costato e lo avvicinò a sé, mentre lui le sfiorava la pelle con le labbra e scendeva verso il suo orecchio. Le morsicò piano il lobo e ci respirò contro, poi salì sul padiglione e lo stuzzicò con la punta della lingua, fino a ritornare in basso e baciarle ancora una volta il lobo. << Gea >> le sussurrò roco contro la pelle, prima di rispostarsi sul suo viso e sfiorarle le labbra con le sue. 
La giovane aprì gli occhi di scatto come se fosse appena stata svegliata da una doccia ghiacciata, mentre il cuore le ricominciava a picchiare contro il petto ad una velocità disumana. 
<< Hai... hai... >> balbettò scossa, ritraendosi e guardandolo nei suoi penetranti zaffiri. << Hai pronunciato il mio nome >> notò sbigottita, sbattendo le palpebre in rapida successione per appurare che non si trattasse di una sua allucinazione. << Lo hai detto. >>  
Deimos le rivolse uno sguardo impassibile, ma questa volta con una sfumatura diversa dal solito, difficile da interpretare. << Non ti ci abituare >> l'ammonì serio, riavvicinandosi al suo viso e puntando gli occhi sulle sue labbra. << Umana >> concluse con un sorrisetto beffardo. E poi, senza darle il tempo di lamentarsi, la baciò d'impeto. 
Gea reagì con un attimo di ritardo, sorpresa da un gesto dopo l'altro del ragazzo. Gli posò una mano dietro al collo e strinse dei suoi capelli tra le dita, accarezzandoli di tanto in tanto. 
E mentre lui piegava la testa di lato per approfondire il loro contatto e si faceva più prossimo al suo corpo, lei gli circondò le gambe con le proprie e portò la mano libera sul suo viso. 
Per del tempo rimasero così allacciati, senza sentire il bisogno di riprendere fiato e di allontanarsi. Deimos ridusse la passionalità del bacio e le lambì le labbra lentamente, giocandoci coi denti e divertendosi nel sentire i mugolii di rimprovero della giovane. 
Quando poi fu Gea a morsicargli il labbro inferiore per vendetta, lui sorrise sghembo e dirottò la testa sul suo collo. Sfregò la punta del naso per tutta la sua lunghezza, sino alla clavicola; solo successivamente, con calma, risalì lungo la sua pelle calda ed espirò dalle labbra. 
La ragazza chiuse gli occhi ed appoggiò la fronte sulla spalla di lui. Lo strinse a sé come se le fosse mancato disperatamente, sentendo quasi il bisogno di piangere. << Non te ne andare più >> sussurrò con la voce spezzata, ricordando la lite di poco prima ed il modo in cui era fuggito per l'ennesima volta.
<< Posso fare quel che voglio >> le ribatté con le labbra contro l'orecchio. 
<< Allora portami con te >> suggerì la giovane, accarezzandogli i capelli sul collo. 
Deimos alzò la testa e le prese il mento in una mano per guardarla negli occhi. Due intensi zaffiri liquidi incontrarono un paio di lucide gemme d'ambra. Da quel momento, per entrambi, il tempo sembrò arrestarsi. 
Non si dissero niente. Restarono immobili, come se attraverso quella sorta di unione dei loro sguardi riuscissero a trovare le risposte alle domande che puntualmente si stabilivano sulle punte delle loro lingue. Deimos abbassò il suo velato sguardo sulle labbra della ragazza ed avvicinò il viso al suo. << Mm >> rispose soltanto, a metà tra un assenso ed un borbottio meditativo. Detto ciò le sfiorò la bocca ed insieme socchiusero gli occhi, mentre i loro nasi si toccavano ed i loro respiri combaciavano.  
Gea si morse un labbro e corrugò la fronte. << Ma... in tutto questo tempo... sei mai andato da Brittany? >> domandò di getto, avvertendo il cuore batterle freneticamente. Non sapeva come e perché le fosse venuta in mente quella domanda, ma adesso che si era ritrovata a formularla ad alta voce desiderava soltanto conoscere la risposta. 
Deimos alzò il mento e la osservò di sottecchi. << No >> pronunciò serio, adagiandole le mani sul costato ed avvicinandola a sé. 
La ragazza sollevò il capo e piantò le sue grandi gemme negli zaffiri impassibili di lui. << Quindi state ancora insieme >> constatò con una sfumatura addolorata nello sguardo. 
Il giovane studiò quella sfumatura con un'intensità tale da farle agitare le farfalle nello stomaco, dopodiché appoggiò il peso delle spalle sulle mani e si piegò su di lei. << Sei l'unica a darci peso >> le fece notare con una fredda occhiata. << Per me non vale nulla, né quell'umana né il nostro rapporto >> concluse secco.
A causa della forza con cui continuò a guardarla, Gea fu costretta ad abbassare la testa e a nascondere il viso arrossato dal suo sguardo penetrante. Deglutì imbarazzata e si schiarì la voce. << Hai mai chiamato un essere umano per nome? >> domandò dopo un breve ragionamento spontaneo. Aveva notato già da tempo come lui non si fosse mai premurato di pronunciare neanche il nome di Ninlil o di qualsiasi altro essere vivente con cui era entrato in contatto. Forse si stava sbagliando, ma pensare che probabilmente lei fosse stata l'unica, fino a quel momento, ad essere stata appellata col suo nome la fece emozionare più di qualsiasi altra volta. 
Deimos le fissò i capelli con uno sguardo impassibile, poi le passò una mano sotto al mento e le sollevò la testa. Le scagliò i suoi occhi cobalto addosso, senza sapere che bastasse solo quel gesto per far impazzire il cuore della ragazza, ed inclinò il capo. << Dove vuoi arrivare? >> le chiese con un'occhiata seria, ma al contempo guardinga. 
<< Da nessuna parte >> rispose in fretta lei, sgranando le sue gemme. << Era solo una curiosità >> aggiunse scrollando le spalle e cercando di risultare convincente. 
Il giovane si aprì in un sorrisetto beffardo ed avvicinò il viso a quello di lei. << Non sai mentire >> le scandì a pochi centimetri dalla bocca, guardandola dritta negli occhi. 
<< Non ho mentito >> s'intestardì Gea, lasciando ricadere le braccia in grembo e fulminandolo con lo sguardo. 
<< Mm >> borbottò divertito lui, abbassando la testa e sfiorandole uno zigomo con la punta del naso. << Davvero? >> soffiò sulla sua pelle, scendendo verso la mandibola mentre la giovane socchiudeva gli occhi assuefatta. 
Quest'ultima gli agguantò un lembo della canottiera e lo sigillò tra le dita. << Davvero >> mormorò con una quasi impercettibile stonatura d'incertezza. 
Il ragazzo percepì quella nota insicura ed allargò il suo sorriso compiaciuto. Operando una leggera pressione della labbra su un suo zigomo le fece inclinare la testa e sbatté le sue lunghe ciglia nere sulla sua pelle, facendole il pizzicorino. << La verità >> sussurrò guardando i suoi occhi socchiusi. Poi si calò verso il suo collo, percorrendo ogni tratto di pelle con la bocca semichiusa. << Voglio la verità >> ripeté, stavolta sotto la forma di un comando. 
Gea deglutì a vuoto mentre le labbra di lui iniziavano a lasciarle degli umidi baci lungo il collo, deconcentrandola dal suo intento di mentire. << Devi smetterla >> soffiò insieme ad un mugolio di piacere. 
<< Perché? >> la stuzzicò, alzandole la maglietta sulla schiena e toccandole la pelle con il palmo della mano. 
La ragazza rabbrividì sotto quel tocco e si morse un labbro. << Sei proprio un ignorante >> asserì scuotendo il capo. 
Deimos sorrise malizioso sul suo collo e riportò il viso davanti a quello di lei. << Rispondi >> le ordinò, incatenandola al suo intenso sguardo. 
Lei sospirò piano e posò gli occhi sulla mano che teneva stretta attorno alla sua canottiera. << Era solo per sapere... cioè, una curiosità... insomma volevo soltanto capire se... >> Gli strizzò il lembo di tessuto mentre il cuore le correva una storica maratona. << Se magari avevo... qualcosa di diverso o... >> Deglutì imbarazzata e corrugò la fronte. << O di speciale rispetto agli altri. Non che io dia importanza a queste cose ovviamente >> si corresse da ultimo, ridacchiando istericamente. 
Il giovane mantenne uno sguardo imperturbabile fino alla fine del suo contorto discorso, poi, osservando il lieve rossore che le si era propagato sulle guance, si piegò su di lei, quasi come se ne fosse stato improvvisamente calamitato. Gea alzò la testa appena avvertì le labbra di lui a contatto col suo orecchio. Gli circondò il collo con le braccia e lo avvicinò a sé, cercando di sentirlo ancora più vicino di quanto già non fosse. 
Deimos fece scendere le mani lungo i fianchi della ragazza e le fece incurvare la schiena contro di sé, poi le morse il lobo tanto forte da lasciarle il segno dei suoi denti, e la strinse contro il suo petto. << Gea >> soffiò rauco, facendo impazzire, per la seconda volta, il cuore della nominata. 
Perché a lei bastò quella risposta. Pronunciando di nuovo il suo nome stava rispondendo al suo dubbio, pur senza darle una certezza vera e propria. Ma ormai aveva imparato ad amare anche quel suo tratto misterioso e mai prevedibile, sapendo di non doversi mai aspettare una risposta certa, ma di dover sempre interpretare i suoi gesti e le sue parole. 
E lei, in quel momento, interpretò quel ribadire del suo nome come un assenso, come se lui stesse facendo un distinguo tra lei e chiunque altro, mettendola in una posizione più elevata e facendola sentire diversa, ma infinitamente speciale.   
La giovane sorrise felice e nascose il viso sulla spalla di lui. 
Deimos ritrasse la testa ed abbassò i suoi zaffiri sulla ragazza, riuscendo a vedere solo metà del suo volto illuminato dalla gioia. E prima che se ne rendesse conto, difronte a quel sorriso, il suo freddo cuore cominciò a battere rapidamente, scaldandosi di battito in battito. 





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Dopo poco Gea era saltata giù dal suo appoggio precario ed aveva annunciato che era giunta l'ora di cucinare il pranzo. Tutta baldanzosa aveva spinto Deimos fuori dalla cucina e si era figuratamente rimboccata le maniche. 
Il ragazzo non aveva opposto resistenza e si era teletrasportato al piano superiore per fare una doccia. 
Ma appena la giovane aveva aperto il frigorifero e ne aveva esaminato il contenuto, era rimasta ad osservare il vuoto più totale con uno sguardo disgustato. 
Aveva richiuso lo sportello con lentezza e si era precipitata per le scale per avvertire Deimos.
Bussò alla porta del bagno, sentendo lo scroscio dell'acqua, ed attaccò l'orecchio al pannello in legno. << Non c'è nulla da mangiare >> gridò per farsi sentire. << Il frigo è vuoto >> aggiunse, credendo di essere stata poco specifica. 
Non udendo alcuna risposta, abbassò la maniglia e con cautela immise la testa nel bagno. 
Il cuore le batteva già furiosamente a causa delle immagini poco caste che le avevano iniziato a vorticare per la mente fin dal primo momento in cui aveva sentito l'acqua abbattersi sul corpo del giovane.
Diede una rapida occhiata all'interno, mentre il vapore le si appiccicava sul viso come un panno bagnato. E fu proprio in quella rapida occhiata che i suoi occhi si abbatterono impetuosi su Deimos totalmente bagnato che usciva dalla cabina doccia. 
<< Oh mio Dio, ma sei nudo >> strillò con la voce di due ottave più alta. 
Il ragazzo si volse a guardarla con un'espressione distaccata. << Tu fai la doccia vestita? >> le domandò sollevando un sopracciglio. 
Gea boccheggiò sbigottita ed assottigliò lo sguardo. << Ma mettiti un asciugamano, per l'amore di Dio, sei ancora nudo >> esclamò lanciando più di un'occhiata al suo fisico statuario. 
<< E tu stai ancora guardando >> le fece notare, mentre una miriade di gocce d'acqua gli scendevano dai capelli sulla fronte. 
La ragazza assunse un'espressione risentita, come se fosse stata appena accusata ingiustamente, e ritrasse il capo stizzita. Chiuse la porta ed incrociò le braccia sul petto in attesa che lui uscisse dal bagno e la degnasse di una risposta. 
Scosse la testa appena le venne in mente l'immagine di Deimos che la fissava con quei profondi occhi blu da sotto i capelli neri sgocciolanti. Sospirò per darsi un contegno e si concentrò sui passi che percepiva provenire dall'interno. 
<< Che vuoi? >> le domandò secco, aprendo la porta di colpo e facendo spaventare Gea.  
La giovane compì una completa e lenta rotazione del busto e posò le sue gemme su di lui. Per poco non scivolò a terra, incastrata tra i suoi stessi piedi, quando si rese conto di quanto vicino lui fosse. Ma più di tutto di quanto poco vestito fosse dal momento che teneva solo un asciugamano legato poco sotto ai fianchi, lasciando scoperta una marcata V che terminava sotto il panno umido. 
E mentre il ragazzo la scrutava coi suoi sconvolgenti occhi cobalto tra i piccoli ciuffi che gli ricadevano sulla fronte, lei si interrogava mentalmente su come lui riuscisse a risultare tanto pericoloso quanto affascinante. 
In extremis si ricordò del motivo per cui era corsa fin lì e della domanda che le aveva fatto. Si ricompose in fretta, sbatté le ciglia a ripetizione e si costrinse a guardare solo i suoi zaffiri. << Non c'è nulla da mangiare >> disse poco dopo. << Nada de nada >> enfatizzò gesticolando. 
<< Vatti a vestire >> le ordinò con un cenno del capo ed un tono perentorio. 
La ragazza si guardò ed aprì le braccia in un gesto eloquente. << Sono già vestita >> gli fece notare tornando a posare le sue gemme su di lui. 
Deimos le rivolse un'occhiata raggelante. << Vai >> sibilò con una vena minacciosa. Dopodiché la superò e si diresse verso la sua camera, senza più degnare la giovane di uno sguardo. 
Gea lo seguì con gli occhi fino a che non lo vide chiudersi la porta alle spalle. Sollevò un sopracciglio stranita ed infine si affrettò a raggiungere il suo armadio. Ne tirò fuori un paio di pantaloncini di jeans ed una maglietta bianca con un semplice scollo a barchetta. 
Da qualche giorno il caldo stava diventando cocente, specialmente durante le ore del primo pomeriggio. Era avvertibile nell'aria come la primavera stesse sempre più giungendo al termine e l'estate bussasse alle porte. 
Ma in quel momento non era questo a scuotere e far scervellare la ragazza. 
Si cambiò rapidamente e corse di volata nel bagno per darsi una sistemata ai capelli e provare a dar loro una parvenza d'ordine. Appena la sua immagine si rifletté allo specchio, sulla sua faccia comparve una smorfia schifata. Buttò la testa all'ingiù e si pettinò quel cespuglio con le dita, stringendo i denti per il dolore e costringendosi a non avere pietà. 
Risollevò il capo ed osservò ancora una volta il suo riflesso. << Oh mio Dio >> sussurrò sconvolta, notando una sorta di criniera rigonfia attorno al viso. 
Sbuffò spazientita, inviando coloro a cui i capelli, comunque messi, stavano perfettamente, e li raccolse in fretta in una treccia su una spalla. Si diede gli ultimi ritocchi con le dita ed infine sciacquò la faccia già abbondantemente sudata con l'acqua fredda. 
Un minuto dopo corse verso la sua stanza, indossò i suoi unici stivaletti neri ed agguantò la borsa. Si precipitò per le scale con una furia ingiustificata, senza che ne conoscesse nemmeno lei il motivo. 
Arrestò la sua maratona solo quando mise piede nel salotto e lo trovò vuoto. A quel punto si dondolò sui talloni e puntò lo sguardo sulle punte delle sue scarpe, in attesa che il ragazzo scendesse. 
Neanche un attimo dopo sentì le assi di legno dietro di lei scricchiolare. Si volse e trovò un paio di accesi zaffiri che la fissavano. Gea lanciò solo una breve occhiata al modo in cui lui fosse vestito: maglietta aderente nera, pantaloni del medesimo colore e stivaletti neri. 
<< Dove andiamo? >> gli domandò entusiasta, aprendosi in un sorriso. 
<< A mangiare >> tagliò corto lui, muovendo un passo nella sua direzione.  
<< Pensavo a giocare a bocce >> rispose sarcastica la giovane, alzando la testa per guardarlo negli occhi. << Secondo me avresti fatto impazzire un sacco di vecchiette >> aggiunse divertita. 
Deimos le passò un braccio attorno alla vita e l'avvicinò a sé. << Valgono ancora tutte le regole >> soffiò sul suo viso, perforandola con lo sguardo. << Ognuna delle tre. >>
La ragazza sorrise ilare e si alzò sulle punte per baciarlo su una guancia. << D'accordo >> asserì sulla sua pelle, un secondo prima di ritrarsi. 
Il giovane cercò subito le sue gemme d'ambra e le scrutò minuziosamente, leggendoci non altro che una felicità incondizionata. Si abbassò su di lei e la strinse maggiormente al suo corpo, dirottando la bocca verso il suo orecchio. << Dopo ti consiglio di continuare quello che hai innescato >> le soffiò con un tono roco.
<< Se no? >> lo stuzzicò Gea, circondandogli il collo mentre il cuore le batteva a ritmo sostenuto.
Le sfregò la punta del naso sul collo ed infine tornò su lentamente, passando le labbra schiuse lungo tutto la risalita. << Ci penso io a farlo >> affermò aprendosi in un sorrisetto sfacciato. 
La ragazza rabbrividì appena lui le si distanziò per poterla guardare negli occhi e, prima che la sua mente se ne rendesse conto, il panorama della loro casa era stato sostituito da quello di una strada deserta in un luogo ancor più deserto. 
Gli slacciò le braccia dal collo e si guardò attorno. Il suo sguardo confuso si focalizzò sull'insegna malmessa di un ristorante tipicamente americano. 
Dalla vetrata poteva già scorgere dei tavolini rossi incorniciati da dei divanetti in pelle del medesimo colore e due o più carte del menù poste come sipario tra una postazione e l'altra. 
<< Dove siamo? >> domandò, continuando a studiare ciò che la circondava. 
<< Texas >> rispose secco il giovane, avviandosi verso il ristorante puntato da lei. 
Gea lo rincorse ed insieme varcarono l'ingresso, facendo suonare un campanellino posto da monito sopra la porta. 
Un vecchio uomo corse subito verso di loro e sorrise calorosamente. Congiunse le mani e guardò prima l'uno e poi l'altra . << Un tavolo per due? >> chiese rallegrato. 
Deimos annuì con un freddo cenno del capo e seguì l'anziano cameriere mentre li conduceva ad un tavolino attaccato alla parete di vetro che dava sulla strada. Durante il percorso le orecchie della giovane udirono più di un risolino sommesso e di qualche commento di apprezzamento nei confronti di qualcuno a lei sconosciuto. 
Si voltò a guardare il tavolo da cui provenivano gli schiamazzi ed immediatamente capì. Un gruppetto di cinque ragazze, probabilmente straniere a giudicare dall'accento, stavano insistentemente fissando Deimos con degli sguardi divertiti e sognanti.
<< Ecco a voi >> la ridestò l'uomo, mostrando ad entrambi il tavolino apparecchiato. 
In quel momento odiò profondamente quel vecchio signore tanto gentile ed affabile. Non perché le fosse diventato d'un tratto antipatico, ma perché aveva dato loro una postazione parallela e troppo vicina al gruppetto d'invaghite. 
Si costrinse a sorridere al cameriere e si sedette davanti al ragazzo. 
<< Torno fra poco >> si congedò il primo, sorridendo. 
Gea afferrò il menù e si volse a guardare infastidita le cinque giovani che continuavano a puntare Deimos, ignorando la sua presenza forse ritenuta superflua. 
Sbuffò dal naso e squadrò ciascuna di loro, mentre nello stomaco le si agitava una nube di nervosismo. Prima d'ogni cosa ispezionò i loro capelli: tutti impeccabili e privi di quel fastidioso crespo che a lei era sorto poco prima. Infastidita passò a studiare il modo in cui erano vestite, non curandosi del fatto che potesse sembrare sfacciata o maleducata. 
<< Che stai facendo? >> la riprese lui con un tono gelido.  
La ragazza sbuffò innervosita e portò lo sguardo sul menù. << Nulla >> tagliò corto. 
Deimos sorrise beffardo ed appoggiò un braccio sopra la testata del divanetto, spalancò le gambe e la osservò mentre era intenta a leggere le pietanze con un'aria crucciata.  
<< Scelto >> annunciò un secondo dopo lei, abbassando il cartoncino e portandosi una mano sotto al mento. << Tu che prendi? >>
<< Bacon Cheeseburger >> rispose in fretta, voltandosi a guardare il gruppetto di ragazze.
Gea sollevò un sopracciglio e picchiettò le dita sul tavolo con un'espressione spazientita. Sentì delle vocine stridule pronunciare un civettuolo "ciao" e dovette trattenersi dal generare un fulmine a cinque bracci e colpire ciascuna di quelle teste. 
<< Siete pronti, ragazzi? >> pronunciò l'anziano signore, ripresentandosi da loro con un sorriso solare. 
<< Sì >> affermò rapidamente Gea, riaprendo il menù. << Per me un'omelette con bacon e spinaci ed una bottiglietta d'acqua naturale. >>
<< Bacon Cheeseburger ed una birra >> ordinò il giovane, attirandosi gli occhi di lei addosso. 
Il cameriere se ne andò ringraziandoli e la ragazza tornò al suo sguardo innervosito rivolto al gruppo di straniere. Le fulminò una per una, ovviamente senza essere considerata da nessuna. 
<< Devo comprare un nuovo balsamo >> asserì scocciata, arricciando il naso e spostando l'attenzione sul ciuffetto che fuoriusciva dal termine della sua treccia. 
Non udendo neanche uno straccio di borbottio da parte del ragazzo, alzò la testa e fissò infastidita il suo profilo. 
<< Se vuoi puoi andare a conoscerle >> buttò là, cercando di mantenere un tono di voce pacifico e non acido come invece avrebbe preferito. 
Deimos portò i suoi zaffiri divertiti su di lei e premette i palmi sul tavolo per fare leva ed alzarsi. 
<< Stai scherzando? >> esclamò a bassa voce la ragazza, afferrandogli d'istinto un polso per trattenerlo.
<< Gelosa? >> la canzonò lui, sollevando un sopracciglio e piegandosi verso di lei con un sorriso malizioso. 
Gea strinse i denti e gli lanciò un'occhiata fulminante. << Quanto ancora hai voglia di divertirti? >> 
Il ragazzo scrollò le spalle e le alzò ulteriormente la testa, prendendole il mento tra due dita. Poi, di scatto, prima che lei si potesse lamentare, le tappò la bocca con la sua e la baciò con avidità e possesso.
Alle orecchie della giovane giunsero dei borbottii delusi a cui rispose con un sorriso sulle labbra di Deimos. 
Quando si allontanarono i loro occhi corsero l'uno alla ricerca dell'altra. Si osservarono senza delle reali espressioni, ma solo con una travolgente intensità che non fece loro notare l'arrivo del cameriere. Gea abbassò lo sguardo sul suo piatto con un leggero imbarazzo per quel piccolo spettacolo che li aveva visti protagonisti, Deimos invece persistette ad osservarla come se fosse stato alla ricerca di qualcosa sul suo volto. 
E quando, d'un tratto, lei distese le labbra in un timido ma felice sorriso, il suo cuore batté più rapido, mostrandogli il frutto della sua ricerca.   




























Angolo dell'autrice:

Buongiorno!!!
Innanzitutto scusate per il ritardo, ma ieri sera non mi si connetteva nulla ed è stata una battaglia persa -.-  
Secondo, questo che avete appena letto è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo, ovvero l'ultimo, arriverà credo con un po' di ritardo >\\< questa settimana ho un sacco di cose da fare e forse avrò molto poco tempo per scrivere il mega capitolone che ho in mente. Ma penso che potrebbe arrivare domenica prossima :) 
Terzo punto ;) questa storia sarà seguita da un continuo. Ovviamente le cose tra Deimos e Gea si devono ancora sistemare e ci sono ancora una marea di punti interrogativi sia su di lui che sui poteri di lei, per non parlare poi degli altri due elementi. Di tutto questo: della maturazione e del saldamento del loro rapporto e delle lotte con acqua e fuoco parlerò nel seguito *_* sarà molto più dinamico rispetto a questa prima parte della storia! 
E quarto \(^.^)/ quando arriverà questo seguito? Non vorrei farvi aspettare troppo, quindi credo che dopo aver scritto un po' di capitoli comincerò a pubblicare. Penso mi ci vorrà un mese :) quindi all'incirca dopo un mesetto potrete cominciare a leggere il continuo *_*
Penso di aver detto tutto... ovviamente se volete sapere altro fate pure domande! 
Un bacione gigante a tutte!!! <3 
GRAZIE DI TUTTO <3
Buone vacanze!!!! 


Federica~

  
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