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Autore: rosaleona    23/07/2015    5 recensioni
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi uomini non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'adrenalina accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
"Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni" diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena. Non poteva sapere che il vampiro stava solo mordendo il freno, nell'attesa che la nuova Sir Hellsing si riprendesse dalla morte del padre e dal tentativo di omicidio per mano dello zio. E una volta che Integra fosse stata in grado di tenergli testa, Alucard si sarebbe divertito a metterla alla prova
Genere: Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Walter C. Dorneaz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo anticipatamente scusa se i lecca-lecca disgusteranno qualcuno. Il mio obiettivo non è disgustarvi ma farvi ridere e a me personalmente la scena dei lecca-lecca faceva ridere. Capisco però che persone diverse hanno sensibilità diverse e ciò che può sembrare comico a me può nauseare altri, per questo chiedo anticipatamente scusa.

 

Un gallone = 4,543 litri

 

Alucard era uscito dal suo letargo ventennale affamato non solo di sangue ma il vampiro appena risvegliato era stato obiettivo: smunto e allampanato com’era, e con i capelli bianchi, non era un boccone appetibile per nessuno. Si era così messo l’anima in pace, rimandando quel tipo di soddisfazione a quando avesse riacquistato un aspetto decente.

Due mesi e una scorpacciata di cavalli da corsa dopo, le sue guance erano tornate floride e muscoli e carne erano tornati a coprire le sue ossa ma a quel punto era sorto un nuovo problema: nessuna donna era più presente in casa Hellsing, essendo tutte fuggite a causa delle sue trasformazioni repellenti.

Alucard non si perse d’animo. In cinquecento anni gli era già capitato di affrontare situazioni che lo avevano lasciato a corto di donne, come guerre o pestilenze ma ogni volta se l’era egregiamente cavata ripiegando sugli uomini o, per essere più esatti, ripiegando davanti a sé uomini che avevano inutilmente tentato di salvarsi dalla violenza urlando e scalciando.

Di uomini era piena l’Organizzazione Hellsing: quasi un centinaio di soldati bazzicava la base! Certamente, fra loro, avrebbe trovato qualcuno con cui sollazzarsi.

Inizialmente non aveva progettato di far loro del male. Era certo che fra i militi si trovasse qualche “invertito”, come diceva lui e non vedeva perché mai queste persone avrebbero voluto negarglisi. Non lo sfiorava l’idea che chi ha fatto della lotta ai mostri la propria missione vita, molto probabilmente trovi tutt’altro che allettante la prospettiva di un tête-à-tête con un vampiro. Così, quando si rese conto che nessuno di quegli uomini avesse la benchè minima intenzione di permettergli di conoscerlo biblicamente, Alucard attribuì quei rifiuti a un’antipatia immotivata nei suoi confronti. Si vendicò quindi a modo suo, divertendosi a provocarli e a far perdere loro le staffe. I militi capivano come dietro quel passatempo il vampiro celasse intenzioni ben più gravi e la guerra che avevano condotto contro il nosferatu a colpi di “Biancaneve”, era una diretta conseguenza della loro esasperazione.

La scazzottata che aveva spedito una trentina di soldati in ospedale aveva in parte smorzato la tensione anche perché il vampiro, desideroso di recuperare la stima della master, s’era arreso a lasciare in pace gli uomini per qualche settimana, giusto il tempo di far tranquillizzare le acque e a giudizio del mostro, le acque erano ormai talmente rasserenate da autorizzarlo a riprendere la caccia. Si arrampicò quindi sul tetto della villa e da lassù, simile al leone che dall’alto delle rocce scruta la savana alla ricerca di prede, osservò lo spiazzo delle esercitazioni , nella speranza di scovare un soldato isolato. Gli andò male. Non solo nessun milite si aggirava solitario e vulnerabile per la base ma tutti i soldati presenti, impegnati in quel momento nelle esercitazioni, lo scorsero e con un brivido si resero conto che l’armistizio era cessato.

Quando il turno finì, non tornarono a casa ma rimasero negli spogliatoi a discutere su come difendersi dal maledetto mostro.

 

Il capitano Ferguson impiegò alcuni giorni per  accorgersi di quanto stava accadendo. I suoi uomini improvvisamente sembravano terrorizzati all’idea di aggirarsi da soli per la base. Le banali mansioni che potevano essere svolte da un solo soldato venivano condotte in collaborazione fra tre o persino quattro commilitoni ma ciò che lo scandalizzò veramente fu accorgersi che quando un milite andava al bagno, un compagno lo scortava, armato di tutto punto e col fucile d’assalto pronto a sparare.

Radunò tutti i sottoposti in caserma e cominciò la sua inviperita lavata di capo:

- Siete uomini o ragazzine delle medie che hanno bisogno di essere accompagnate in bagno dall’amichetta del cuore?! -

I soldati si guardarono titubanti fra loro, infine McBrian prese il coraggio a due mani e facendo un passo avanti, dichiarò:

- Nossignore, non siamo ragazzine delle medie ma ci vediamo costretti ad agire così per salvare le nostre terga dalle rapaci grinfie del vampiro, signore! -

Ferguson sgranò gli occhi dato che lui, in tutti quei mesi, mai si era accorto del pericolo corso dai  soldati ma la sua sorpresa non finì lì. Dopo un attimo di esitazione, McBrian riprese:

- Mi scusi se glielo dico, signore, ma tutti noi siamo in apprensione per lei che si ostina a continuare ad andare in bagno da solo! -

Come un sol uomo, tutti i militi gli si strinsero intorno, parlando concitatamente:

- La prego, lasci che uno di noi l’accompagni col fucile d’assalto alla toilette. -

- Non abbia vergogna a chiedercelo! -

- Non si illuda che solo perché ha una certa età e un certo grado il vampiro la risparmi! -

- Ricordi che quello è un mostro, assalirebbe chiunque! -

- SILENZIO! - intimò Ferguson e tutti i soldati si scostarono di un passo.

Il capitano ribolliva d’ira, per tante ragioni: per non essersi accorto del pericolo corso dai suoi uomini, per non averli saputi difendere, per l’insinuazione che anche lui, proprio lui, fosse a rischio. Tirò un profondo respiro e annunciò:

- Domattina parlerò col signor Dorneaz e con Sir Hellsing di quanto mi avete riferito e cercheremo di trovare una soluzione. -

Ciò detto, si avviò verso la porta d’uscita della caserma.

- Ma dove va?! - chiesero in coro i suoi sottoposti, preoccupati.

- Ho terminato il mio turno, vado a prendere la macchina al posteggio e torno a casa. -

- Ma il posteggio a quest’ora è buio pesto! - insorse McBrian.

- Ricordi cosa le abbiamo appena detto! La sua età non la mette al riparo! - rincarò l’uomo che si era visto rompere il naso da Alucard nel poligono di tiro.

- Lasci che tre di noi l’accompagnino fino alla macchina! - aggiunse un soldato che nella solita scazzotata al poligono aveva perso un dente.

- Nemmeno per idea! So badare a me stesso! - e con queste parole sdegnose, Ferguson sparì nel buio del piazzale, lasciando i suoi uomini colmi d’angoscia.

 

Ferguson attraversò ad ampie falcate lo spiazzo oscuro, maledicendo la propria cecità. A lui spettava il benessere e la salvezza degli uomini che si affidavano ai suoi ordini e non essersi accorto delle mire di Alucard in tutti quei mesi era una grave macchia sul suo onore di comandante.

Fortuna che per lo meno nessuno dei suoi uomini aveva subito la violenza del freak! Domattina ne avrebbe parlato con Walter e Integra e tutti avrebbero potuto tirare un sospiro di sollievo…

Così ragionando giunse a pochi passi dalla sua automobile e qui si fermò, raggelato. Sul cofano della macchina sedeva Alucard, ghignante e con gli occhi rossi fiammeggianti di felicità nel vederlo.

Ferguson maledì mentalmente i suoi uomini. Se solo non gli avessero ripetuto che temevano persino per lui, un anonimo signore di mezz’età, pelatino e con un po’ di pancetta, l’antitesi della sensualità, adesso sarebbe stato ancora in possesso di tutte le sue capacità di discernimento, in grado di valutare se il vampiro, in quel momento, rappresentasse per lui una minaccia o meno e come dovesse agire di conseguenza. Invece, con quella pulce nell’orecchio messagli da McBrian, adesso nutriva soltanto una paura irrazionale, sentimento pericoloso che ostacolava una difesa efficace.

- Salve Ferguson! - lo salutò con entusiamo il succhiasangue.

- Salve Alucard. - rispose l’uomo, e la voce risuonò stridula alle sue stesse orecchie.

L’umano vide il ghigno del vampiro accentuarsi: aveva udito la sua paura.

- Vai di fretta? -

- Sì, ho fretta di tornare a casa, ho un terribile mal di testa. -

Ferguson inserì la chiave nella serratura ma per quanto la girasse, la portiera non si apriva. Questa era certamente opera del nosferatu, teneva bloccato lo sportello con i suoi poteri mentali.

L’umano respirò a fondo, così da dare alla propria voce un tono normale, dopodichè chiese:

- Per piacere, puoi sboccare la mia macchina? -

- No. -

- Voglio andare a casa, sono stanco. -

- E io mi annoio e ho una gran voglia di giocare con qualcuno. -

- Perché non giochi con Mister Dorneaz o con Sir Integra? -

Il vampiro non rispose e quel silenzio fece tremare le ginocchia del comandante. Non era una partita a scacchi  il gioco che aveva in mente Alucard, per questo aveva escluso la master e il maggiordomo dal suo progetto.

“ Devo agire in fretta prima che prenda il controllo della mia mente! “ pensò Ferguson così, fissando con durezza il mostro negli occhi, lo avvisò:

- Ricorda che di tutto quel che mi accadrà ne risponderai direttamente alla tua padrona e al suo tutore! -

Il ghigno sparì dal muso di Alucard, per lasciare il posto ad un’espressione contrariata. Offeso, si alzò dal cofano dall’auto e si allontanò nella notte. Le portiere della macchina si aprirono con uno scatto. Il capitano salì a bordo e con le gambe e le mani che ancora tremavano, ingranò la marcia e partì verso casa.

 

Il mattino dopo, Ferguson avrebbe desiderato che Integra fosse presente al colloquio, certo che una sgridata della sua padrona valesse alle orecchie di Alucard più di tante minacce del maggiordomo ma Walter fu irremovibile:

- Non intendo coinvolgere Integra in questa storia triviale. Il mio intervento basta e avanza! -

Ferguson dubitava di ciò ma fu costretto a rimettersi alla volontà dello shinigami. Finchè Integra fosse stata minorenne, era il tutore a fare da tramite fra lei e le truppe dell’Hellsing e se Walter era del parere che la ragazzina avesse il diritto di proteggere gli ultimi scampoli della sua infanzia, tenendosi alla larga da situazioni tanto incresciose, nessuno, neanche i membri della Tavola Rotonda, potevano costringerlo ad agire diversamente.

Fu così che, congedato Ferguson, Walter chiamò il vampiro in ufficio e con durezza lo minacciò:

- Che non ti venga in mente di violentare brutalmente uno dei nostri soldati o te ne farò pentire amaramente! -

Alucard sembrò ferito da quelle parole e in tono addolorato rispose:

- Perché usi l’aggettivo “brutale”? Non sono così cattivo, userei la vaselina. -

- Non sei divertente! -

- E io infatti non sto scherzando, parlo sul serio. Posso addirittura assicurarti che un barattolo di vaselina “formato convenienza” è già in viaggio verso Villa Hellsing. L’ho ordinato ieri notte per telefono, dopo averlo visto pubblicizzare in una televendita. Il teleimbonitore ha mostrato due barattoli, uno da mezzo gallone e l’altro da un gallone e dato che il barattolo da mezzo gallone costava solo quattro scellini in meno rispetto al barattolo da un gallone, ho acquistato quest’ultimo, così da far risparmiare l’Organizzazione. -

- Devo quindi dedurre che l’acquisto di questo barattolo l’hai messo in conto all’Hellsing? -

- Ma è ovvio! - replicò Alucard, certo di essere in diritto di non dover spendere soldi propri per i suoi capricci.

Intuendo che doveva ingraziarsi Walter se voleva esser certo che l’Ordine dei Cavalieri Protestanti pagasse al posto suo, il vampiro aggiunse:

- Ovviamente non posso consumare un intero gallone di vaselina…non credo, almeno! Così ho pensato che io e te potremmo fare a metà col prodotto. -

Gli occhi di Walter si ridussero a due fessure mentre sibilava:

- Attento a quel che insinui, succhiasangue! -

- Perché sei sempre così malfidente nei miei confronti? - si stizzì Alucard - Io ho solo detto di fare a metà col contenuto, poi come lo usi è affar tuo! La vaselina non è altro che un lubrificante, puoi spennellarla su tutti i cardini arrugginiti della villa, così le porte non cigoleranno più! -

Walter, esasperato, si passò una mano sugli occhi, respirando a fondo. Costrinse la sua mente ad andare all’unico pensiero che l’aveva sorretto in quegli spossanti mesi, così come l’aveva consolato durante i lunghi anni che avevano preceduto il letargo di Alucard. Il giorno in cui l’organizzazione Millennium avesse concretizzato il suo progetto, lui avrebbe sfidato a duello quella zanzara troppo cresciuta e l’avrebbe uccisa, affettandola in tante sottili striscioline con la sua corda della morte. Quel giorno, Walter C. Dorneaz avrebbe finalmente vendicato decenni di angherie, soprusi e dispetti infertigli da quel maledetto vampiro.

La prospettiva di ammazzare Alucard infliggendogli quanto più dolore possibile, riusciva sempre a infondere una pace profonda nell’esausto cuore del maggiordomo. Anche quella mattina la tecnica di meditazione dello shinigami ebbe successo e Walter, finalmente padrone di sé, raddrizzò le spalle e tornò a parlare col suo tono compassato di sempre:

- Ti ringrazio di avermi informato della spedizione di questo barattolo. Appena ci verrà consegnato, lo rimanderò indietro. -

- Ma perché?! -

- Perché non devi attentare al deretano di nessuno che viva, lavori, venga in visita o passi per caso da Hellsing Manor, con o senza vaselina. -

Alucard, esasperato, sbraitò:

- Dannazione Walter! Sono a digiuno da vent’anni! Non provi un po’ di pena per me? -

- No. -

Il vampiro sembrava un vulcano sul punto di esplodere. Agitando un pugno sotto al naso dell’impassibile maggiordomo, incalzò:

- Ma porcamiseria! Mi vieti di uscire alla ricerca di una prostituta, mi vieti di ripiegare sui soldati, si può sapere cosa dovrei fare, secondo te?! -

- Arrangiati da solo. -

- E’ da quando mi sono svegliato che mi arrangio da solo! Sono stufo, voglio arrangiarmi in compagnia di qualcun altro! -

- Non è un problema mio. I patti sono semplici: finchè continuerai a comportarti come un incosciente, non avrai il permesso di uscire dal perimetro della villa. Questo non ti autorizza a molestare chi respira e cammina all’interno dell’Organizzazione Hellsing. Se vuoi uscire, comincia a comportarti in modo civile. -

Puntando un indice contro il maggiordomo, con voce cavernosa il nosferatu minacciò:

- Attento a te, shinigami! E’ rischioso esasperarmi imponendomi tutti questi divieti! Potrebbe anche accadere che una di queste notti decida di risolvere il problema venendoti a trovare in camera mentre dormi. -

Walter non si scompose e puntando a sua volta l’indice contro Alucard, sibilò:

- Attento a te, vampiro! So come difendermi. Puoi anche venirmi a trovare in camera ma non è detto che ne uscirai tutto intero per come ne sei entrato. -

I due avversari si guardarono in cagnesco poi, all’unisono, voltarono l’uno le spalle all’altro e se ne andarono in opposte direzioni.

 

Ci voleva altro che la minaccia di Walter per far desistere Alucard dalla sua caccia e infatti, terminato il litigio col maggiordomo, il mostro tornò ad arrampicarsi sul tetto della villa, scrutando l’intera base alla ricerca di un uomo solo da sopraffare. Con suo disappunto, i soldati non solo camminavano in gruppi di due o tre ma erano equipaggiati con repellenti anti-vampiro come collane d’argento e sorbe essiccate nelle tasche. Anche da quella distanza, Alucard avvertiva la presenza di quegli amuleti e digrignò i denti, irato. Restò comunque sul tetto, lasciando che le ore trascorressero lentamente: cos’altro può fare un predatore se non armarsi di pazienza e attendere che una vittima commetta un passo falso?

Era quasi mezzogiorno quando Alucard notò un fermento sospetto nella base. Le camionette d’assalto venivano fatte uscire dai garage e un nutrito drappello di soldati sembrava in assetto da battaglia. Questo voleva dire solo una cosa: da qualche parte del Regno Unito era stata segnalata la presenza di un mostro da debellare.

“Perché Walter non mi ha ancora avvisato di prepararmi?” si chiese sbigottito il vampiro. Che volessero tenerlo fuori dall’eliminazione del freak?

Con un brutto presentimento, Alucard filtrò giù dal tetto all’interno della villa, alla ricerca del maggiordomo.

 

Nei suoi ultimi anni di vita, master Eva aveva formato un piccolo drappello di soldati da usare per uccidere i mostriciattoli di bassa percolosità, contro i quali sembrava uno spreco scagliare il vampiro. Il nosferatu condivideva l’idea della sua padrona: la Gran Bretagna pululava ancora di freak e Alucard poteva divertirsi contro molti validi avversari e permettersi di disdegnare di scontrarsi con troll di infimo rango.

Durante gli anni trascorsi sotto master Arthur però le cose cambiarono. I mostri veramente pericolosi erano ormai quasi estinti, ridotti al lumicino e il vampiro, in astinenza da uccisioni, chiese e ottenne di poter lottare contro gli elfi che tanto aveva disprezzato. Bastarono però poche cacce perché il nuovo padrone cambiasse idea.

Alucard, scagliato contro i mostri di bassa lega, era incontrollabile. Eliminava subito l’avversario, troppo alla svelta per poter scaricare l’adrenalina che gli scorreva nelle vene, così si sentiva autorizzato a comportarsi come un vandalo a piede libero, mettendo a soqquadro la zona in cui era stato inviato finchè non si sentiva finalmente stanco e in pace.

Master Arthur decise così che il nosferatu sarebbe uscito dal perimetro della villa solo per spacciare i pochi mostri realmente pericolosi che ancora si aggiravano per il Regno Unito e potenziò il piccolo plotone lasciatogli in eredità dalla madre fino a farne il reggimento dell’Organizzazione, da usare contro i folletti ancora in circolazione.

Per questo, quando quella mattina giunse a Walter la segnalazione che un piccolo troll infestava un villaggio gallese, l’uomo cominciò a sudar freddo. Alucard, dopo un letargo di vent’anni, fremeva per tornare a menare le mani. Lo shinigami però immaginava come sarebbe andata a finire se avesse sguinzagliato il potente vampiro contro una nullità come quel troll. Eliminato in quattro e quattr’otto il mostriciattolo, ancora in possesso di tutta l’energia accumulata in vent’anni di sonno e, soprattutto, lontano dal controllo di master e tutore, era ragionevole supporre che Alucard avrebbe messo a ferro e a fuoco il paesino che era stato inviato a disinfestare.

No, non era ammissibile che gli abitanti subissero una simile devastazione. L’unico modo per evitarla era inviare le truppe dell’Hellsing senza Alucard.

Il signor Dorneaz aveva avvertito un brivido giù per la schiena. Temeva che il vampiro gliel’avrebbe fatta pagare ma non esisteva alternativa. Per non scavalcare l’autorità di Integra, telefonò a scuola, alla sua protetta, per avvisarla di quanto bolliva in pentola.

- Cosa vuoi che ti dica, Walter? Hai più esperienza di me. Se a tuo giudizio è meglio rimandare l’uscita di Alucard dalla villa, fa pure. -

Lo shinigami era quindi psicologicamente pronto quando si vide comparire davanti il vampiro che con aria febbricitante gli chiese:

- I soldati stanno partendo per una caccia al mostro, vero? Posso andare anch’io? -

- No. -

Alucard sbraitò, minacciò, insultò, supplicò, fu sul punto di inginocchiarsi e scoppiare a piangere tanta era la sua fregola di andare a caccia di mostri ma il maggiordomo fu irremovibile.

Infine il succhiasangue se ne andò affranto, strascicando i piedi e con le spalle curve, tristemente diretto al poligono di tiro dove sperava di consolarsi con la fida Casull.

Walter allentò il nodo della cravatta, tornando a respirare sollevato. Era stata dura ma era riuscito a non darla vinta al non-morto. Per quanto ancora però sarebbe riuscito a tenergli testa? In cuor suo si augurò che all’orizzonte comparisse al più presto un mostro di grande potenza contro cui Alucard avrebbe potuto scaricare tutta l’adrenalina accumulata in vent’anni di letargo. 

 

Era l’ora di cena quando a casa Hellsing giunse la chiamata del capitano Ferguson che annunciava che il troll era stato eliminato, tutti gli uomini stavano bene e il convoglio sarebbe a breve ripartito verso la base. Walter e Integra tirarono un sospiro di sollievo e terminato di mangiare, andarono nel salone da biliardo per celebrare la felice conclusione con una partita. A breve furono raggiunti anche dal vampiro.

Integra era ancora alle prime armi col gioco del biliardo e in breve tempo si ritrovò sotto di una trentita di punti rispetto al tutore e al monster.

- Non scoraggiatevi Sir, insistete e migliorerete. -  le disse Walter, vedendo il faccino mogio della sua pupilla - Se può consolarvi, siete comunque più in gamba del vostro povero padre che impiegò molti mesi prima di giungere al vostro livello. -

Walter girava intorno al tavolo. Toccava a lui colpire la palla e osservava il tappeto verde per capire da quale angolazione prendere la mira. Continuò a raccontare a Integra:

- Fui io a insegnare a Sir Arthur a giocare a biliardo. -

- Davvero?! - chiese la dodicenne, a metà tra lo stupito e l’ammirato.

A suo tempo, Walter aveva gongolato del fatto che lui, un servo e per di più di così tanti anni più giovane del suo padrone, avesse avuto qualcosa da insegare a Sir Arthur. Adesso, a tanti decenni di distanza, gongolava nuovamente nel vedere l’ammirazione che quelle parole suscitavano nella sua protetta. Chinandosi per prendere di mira la boccetta con la stecca, aggiunse:

- Eh sì, modestamente da ragazzo ero in gamba in questo gioco. -

- Io non me ne ricordo. - s’intromise acidamente Alucard, ancora offeso per non essere stato inviato alla caccia al troll.

- La tua amnesia non mi stupisce. - rispose altrettanto beffardamente il maggiordomo - Noto che tutto ciò che non ti riguarda tendi a cancellarlo dalla mente. Posso però assicurarti, caro il mio egocentrico, che venivo chiamato “l’asso del biliardo” nei locali dove giocavo. -

- Ti sbagli Walter, non cancello dalla mente le informazioni che non mi riguardano ma solo quelle poco interessanti. Per esempio, ricordo ancora che quando andavamo a giocare al “Sessantanove”, ogni volta che ti chinavi come stai facendo adesso sul tavolo del biliardo, il cameriere invertito ti chiamava “chiappette d’oro”. -

Le ultime due parole vennero pronunciate proprio mentre Walter stava colpendo la palla ed ebbero il potere di far imprimere al maggiordomo una tale rabbia nel suo movimento, da far decollare la boccetta dal tavolo.

Integra vide la sfera d’avorio librarsi per l’aria, rimbalzare ( ammaccandola ) su di un’armatura del XVI secolo posta in un angolo del salone, rompere il vetro di un dipinto ad olio appeso alla parete di fronte e terminare il suo folle volo sfasciando la vetrinetta contenente la collezione di minerali di suo padre.

- Farabutto, l’hai detto apposta per deconcentrarmi e farmi sbagliare il tiro! - tuonò Walter, girandosi verso il vampiro con una mano stretta a pugno.

- Ma è ovvio, caro! - rispose Alucard, facendogli l’occhiolino.

Il vivo e il non-morto cominciarono a litigare furiosamente. Integra comprese che per quella sera la partita di biliardo era terminata. Appese la sua stecca alla rastrelliera e salì in camera, lasciando i due maschi alle loro dispute.

 

Il giorno dopo, come al solito, McBrian venne a prenderla a scuola sulla camionetta d’ordinanza. Durante il viaggio di ritorno, il milite le disse:

- Sir, apra il cruscotto, dentro c’è un regalo per lei da parte dei miei figli. -

- Un regalo? Per me? - chiese stupita Integra - I suoi figli nemmeno mi conoscono, perché dovrebbero farmi un regalo? -

Il perché, McBrian non voleva spiegarlo a Integra. E se anche avesse voluto, da dove poteva cominciare?

Dall’inizio, forse. Da quei primi giorni dopo la morte di Sir Arthur, in cui tornò a casa con la notizia che adesso il suo principale era una ragazzina di dodici anni. I figli di McBrian, a quella notizia, avevano storto il naso. Abituati a classificare il mondo in base ai clichè inculcati loro dai programmi per bambini, avevano deciso a tavolino che Integra dovesse essere antipatica e viziata, come tutte le ragazzine ricche e occhialute che popolavano i cartoni e i telefilm che guardavano. Poi il padre aveva cominciato ad accompagnare la sua datrice di lavoro a scuola e ciò che raccontava di lei, una volta tornato  casa, aveva fatto crollare le certezze dei pargoli.

Con i faccini costernati, i tre piccoli McBrian appresero che la nuova Sir Hellsing poteva guardare la televisione soltanto per un’ora al giorno, aveva ben pochi giocattoli e neanche un fumetto, le consentivano di mangiare dolci solo per le feste comandate, non era mai stata in un Luna-Park e l’avevano portata al cinema due volte in dodici anni di vita. Ciò che più li scandalizzò fu però l’assenza, all’interno di una villa tanto grande e di un parco altrettanto imponente, di qualsiasi animale domestico. Per loro, cresciuti in una casa piena di cani, gatti, canarini e pesci rossi, era addirittura inconcepibile.

Una volta tirate le somme su quanto fosse amara l’esistenza della principale del padre, il giudizio dei figli di McBrian divenne decisamente più pietoso. 

- Avere tutti quei soldi e non potersela spassare! - commentava il terzogenito.

- Ci divertiamo molto più noi di lei. - incalzava la secondogenita.

La primogenita, coetanea di Integra, più pragmatica, chiedeva al padre:

- Ma non puoi far nulla per aiutare quella ragazzina? -

- Cosa credi che possa fare? - rispondeva McBrian - Dipendesse da me, avrei detto a suo padre di darle più abbracci e meno castighi, al suo tutore di essere meno severo e a quella maledetta guardia del corpo di nome Alucard di non fagocitarla con i suoi capricci. Ma io, all’interno dell’Ordine dei Cavalieri Protestanti, sono solo uno dei tanti soldati. Non ho l’autorità, né il diritto, di mettere bocca nell’educazione di quella poveretta. -

- Quindi non ha speranze? -

- No, non ha speranze. -

Per questa ragione i figli del soldato avevano unito i loro risparmi, decidendo di acquistare un’innocente evasione per Sir Hellsing. Tutti quei particolari però il soldato non voleva fornirli alla ragazzina che gli sedeva di fianco.

Sapeva che Sir Hellsing si era caricata della sua responsabilità di guida in erba dell’Ordine dei Cavalieri Protestanti senza un lamento. Era evidente come non le fosse mai passato per la testa di venire meno a quelli che considerava i suoi doveri. Il milite quindi immaginava con quale miscuglio di stupore, rabbia e mortificazione Integra avrebbe accolto la scoperta di suscitare pena nel prossimo. Per la prima volta si sarebbe vista con gli occhi degli altri, scoprendo che c’era ben poco di cui andar fieri.

No, una simile umiliazione McBrian voleva proprio risparmiargliela, per questo decise di raccontarle solo mezza verità:

- Vede, Sir, è capitato che ai miei figli raccontassi qualcosa di lei. Sono rimasti molto colpiti da come il suo tutore le vieti tutte quelle leccornie che piacciono tanto ai ragazzini, come i gelati o le caramelle, così hanno deciso di fargliene assaggiare qualcuna di nascosto a mister Dorneaz. -

Integra era sorpresa. Non le era mai passato per la testa che McBrian potesse parlare di lei a casa, né che i suoi figli potessero interessarsi di una studentessa di scuola media che non avevano mai visto, né avrebbero mai incontrato in futuro. Scoprire che per qualcuno Integra Hellsing potesse essere un argomento di conversazione, la riempiva di meraviglia.

La ragazzina aprì il cruscotto e si trovò fra le mani una bomboletta di panna spray.

- L’avete mai assaggiata? -

- No. Sia papà che Walter dicono che fa male. -

Integra era imbarazzata. Le avevano insegnato che i regali dovevano essere sempre ricambiati e non aveva niente da mandare ai figli di McBrian. Lo confidò al sottoposto che si affrettò a rassicurarla:

- Dimostri di apprezzare questo pensierino e le assicuro che per i miei figli sarà il più bel regalo che possiate fargli. -

- E’ apprezzato! E’ apprezzato! - annuì con veemenza Sir Hellsing, a cui la bomboletta di panna sembrava un tesoro raro.

Il militare rise divertito. Pensò a quanto gli sarebbe piaciuto poter aggregare, una sera, la sua principale ai suoi figli e portarli tutti e quattro al Luna-Park. Era certo che Sir Hellsing si sarebbe divertita enormemente e sarebbe tornata ad Hellsing Manor con lo sguardo raggiante e la camicetta piena di patacche unte di frittelle.

Scacciò quell’immagine dalla mente. Né il signor Dorneaz, né il capitano Ferguson, né il consiglio dei Dodici gli avrebbero mai concesso di far vivere a Sir Hellsing una serata da dodicenne qualsiasi. Meglio abbandonare i sogni impossibili. Ripensando alla conversazione avuta poche sere prima con la sua primogenita, tornò a ripetersi “ No, è senza speranza “.  

 

Integra entrò in casa con la bomboletta nascosta sotto il maglioncino, nel timore che qualcuno potesse vederla e segnalare la sua presenza a Walter.

Corsa in cucina, Sir Hellsing mise la panna spray in frigo e si sedette al tavolo tamburellando nervosamente con le dita. Le istruzioni recitavano “tenere in frigorifero due ore prima dell’utilizzo” e la ragazzina si chiese se sarebbe riuscita ad aspettare tanto. Buttava continue occhiate all’orologio da parete e sembrava che il tempo si fosse fermato per farle dispetto. Le pareva di attendere da un’eternità e invece erano trascorsi solo pochi minuti!

Il rumore del portone d’ingresso che si apriva fece mancare il respiro a Integra. Mister Dorneaz stava rincasando! Non poteva fargli trovare quella bomboletta in frigo! Avrebbe rimproverato la sua protetta ricordandole quanto quegli intrugli facessero male alla salute, avrebbe buttato la bomboletta nell’immondizia senza nemmeno fargliela assaggiare e non contento, sarebbe andato a redarguire il povero McBrian, reo di traviare Sir Hellsing con simili feticci consumistici.

Non restava che una soluzione per salvare se stessa, la panna spray e McBrian: la dodicenne afferrò la bomboletta e senza farsi scorgere dal tutore, scese le scale che conducevano alla segreta di Alucard.

Trovò il suo vampiro assiso sul trono di legno, nelle orecchie le cuffiette di un walk-man sgraffignato a chissà quale soldato che certo a quell’ora stava sacramentando contro il mostro di Hellsing Manor. Alucard alzò sulla padrona uno sguardo felice e in tono allegro spiegò:

- Pensa, master! Sono entrato in letargo con quella lagna dei Beatles che blateravano pace e amore e mi risveglio col metal. Questa sì che è musica! -

In altre circostanze, Integra sarebbe stata curiosa di scoprire quale, fra i suoi soldati, ascoltava quella musica così poco consona per uno sterminatore di mostri ma quel giorno aveva di meglio da fare. Dato che la situazione rendeva impossibile tenere la bomboletta in frigo per due ore, tanto valeva consumarla adesso. La ragazzina agitò così il contenitore, aprì la bocca e la riempì di panna. Era mezza smontata e insipida ma era la prima panna spray della sua vita e probabilmente sarebbe stata anche l’ultima. La sola idea dell’atto di ribellione che stava commettendo all’educazione impostale dal padre e da Walter, bastava a fargliela sembrare buonissima.

Quando riaprì gli occhi incrociò lo sguardo di Alucard che pieno di infantile invidia mormorò:

- E’ un peccato che non abbiano inventato nessun marchingegno per cercare di fare il sangue montato. -

- Se è per questo, provo una gran pena per te che sei deceduto prima della scoperta dell’America. Pensa a quante cose buone non hai fatto in tempo ad assaggiare prima di morire! Il cioccolato. La vaniglia. Le pannocchie arrostite. La pizza ai peperoni. Ma soprattutto, non hai assaggiato le patatine fritte! -

Il tono della master era sinceramente accorato. Ai suoi occhi, il vampiro le appariva incredibilmente sfortunato e per consolarsi di tanta malinconia, ingollò un altro po’ di panna.

Alucard, dal canto suo, era perplesso da tanto dispiacere:

- Non ti passa per la testa che il vostro cibo non m’interessa? -

- Non t’interessa adesso perché sei un vampiro e puoi bere soltanto il sangue. Chissà però se saresti di questo parere se fossi ancora umano. -

- Chi l’ha detto che sono costretto a bere solo sangue? Non pensi che se volessi, potrei assaggiare il cibo degli umani? -

Integra lo guardò perplessa e inghiottì la panna che le gonfiava le guance prima di rispondere esitante:

- Ma sei un vampiro… -

- Sì, sono un vampiro e stando alla tradizione, quelli come me non dovrebbero neanche fumare o bere alcolici. Ma ragazza mia, ti sei accorta che fumo sigari in tua compagnia e di nascosto a Walter ho scolato tutta la cantina di tuo padre? Il nostro maggiordomo se ne accorgerà la prossima volta che il consiglio della Tavola Rotonda si riunirà e scoprirà che non ha niente da offrire ai Dodici. -

Integra non sapeva più cosa rispondere. Era vero, Alucard fumava e sbevazzava senza pensieri e solo adesso alla ragazzina tornarono in mente alcuni passi del libro di Stoker in cui il Conte non solo non mangiava ma rifiutava anche alcool e tabacco. Guardò il servo senza capire com’era possibile un simile prodigio e lui, magnanimo, spiegò:

- Dev’essere tutto merito dei sigilli impostimi da Master Abraham. Non che al mio Dio importasse di farmi bere, fumare e mangiare come un umano, a lui interessavano solo le cose concrete. Gli importava che diventassi resistente alla pioggia, per sopravvivere nel clima inglese, e che potessi agire anche alla luce del sole senza averne troppi danni. Mi fece molti sortilegi perché acquisissi queste qualità e penso che un fattore secondario di queste magie consistesse nell’avermi reso capace di inghiottire alcool e fumare, dato che prima ne ero incapace. A rigor di logica, dovrei quindi essere in grado anche di mangiare alimenti umani ma non ho mai fatto la prova per togliermi il dubbio. -

- Come puoi lasciarti sfuggire una simile occasione! - esclamò Integra, costernata - Alucard, ti ripeto, le patatine fritte sono qualcosa che bisogna mangiare almeno una volta nella vita, se vuoi morire senza rimpianti! -

Il vampiro rise, divertito dall’ardore con cui la giovane master difendeva il suo piatto preferito e prosegì allegramente:

- Ma a me non interessa mangiare la vostra roba, come a te non interessa bere il sangue. -

- Ma io sono un’umana, non posso bere sangue! -

- Sbagli, ragazza. Esistono un sacco di posti nel mondo in cui il sangue animale è parte integrante dell’alimentazione delle persone. -

Sir Hellsing arricciò il naso, disgustata e piena di sussiego rispose:

- Grazie a Dio, sono inglese. -

Alucard rise, sempre più divertito:

- E io mi dispiaccio per te che non bevi sangue quanto tu ti dispiaci per me che non voglio mangiare le patatine fritte. Non sai cosa ti perdi! Il sangue è qualcosa che bisogna bere almeno una volta nella vita, per morire senza rimpianti! Non fare quella faccia schifata e ascolta chi se ne intende. Il sangue non ha mai lo stesso sapore. Il gruppo A è dolce, il B è aspro, l’AB agrodolce, lo 0 piccante. I gruppi sanguigni positivi sono più salati, quelli negativi più ferrosi. C’è differenza di sapore se inghiotti un uomo o una donna, un adulto o un bambino. Inoltre il sangue di uno stesso individuo cambia nel corso dell’esistenza. Ogni malanno e ogni guarigione, ogni evento triste o felice, danno al sangue un retrogusto diverso. -

La faccia del vampiro divenne improvvisamente avvilita mentre proseguiva:

- Purtroppo, anche ciò che mangiate cambia il sapore del sangue. Una volta mangiavate prodotti di stagione, quindi il vostro sangue aveva un sapore diverso nel corso dell’anno. Adesso, invece, il vostro sangue sa di fast-food per dodici mesi consecutivi. Che palle! Avete reso monotona la mia alimentazione. -

Integra aveva terminato la panna spray. Fissò il servo negli occhi e in tono serio disse:

- Non dirai niente a Walter di quello che ho mangiato nella tua segreta, vero? -

Alucard rispose con un sorriso:

- Non dirò niente ma tu lasciami la bomboletta. Voglio provare a fare il sangue montato. -

A cena, con tutta quella panna che ancora si agitava nel suo stomaco, Integra lasciò nel piatto gran parte del suo cibo. Si giustificò con Walter dicendo che si sentiva poco bene, il che fra l’altro non era nemmeno una bugia. La ragazzina sentiva il basso ventre bruciarle e pensò che la colpa di tutto dovesse essere della panna spray. Ecco cosa accadeva a mangiare cose a cui non era abituata! Si rigirò a lungo nel letto prima di trovare una posizione che desse sollievo al fuoco che bruciava nella sua pancia e lentamente si addormentò.

 

Integra Hellsing era un bizzarro impasto di saggezza e ingenuità. Un po’ per l’educazione impostale dal padre, ansioso di temprarla sin dall’infanzia alla missione che avrebbe dovuto svolgere da adulta, un po’ perché la vita si era divertita a mazzuolarla ben bene, lasciandola orfana e quasi vittima di un omicidio, su molti argomenti la giovane master era scafata più di tanta gente che aveva il doppio dei suoi anni.

Il problema era che la stessa educazione impartitale dal padre e da Walter aveva abbondanti lacune su questioni molto terra-terra, erroneamente scambiate dai due uomini come indegne del loro interesse e quindi dei loro insegnamenti. Il risultato era che Sir Hellsing, nonostante fosse l’alunna più matura di tutto l’istituto, dimostrava un’ignoranza totale riguardo a molte banalità quotidiane.

Alucard aveva in parte colmato le lacune della padrona ma essendo il suo un punto di vista maschile, non lo aveva sfiorato l’idea di cosa potesse risultare realmente utile ad una ragazzina di dodici anni.

Gli insegnanti di scuola, invece, sapevano bene quali erano le priorità delle persone dell’età di Integra e si erano premuniti di impartire insegnamenti ad hoc nell’ora di scienze. Peccato che Sir Hellsing avesse saltato tutte quelle lezioni a causa delle marachelle causate dal suo vampiro.

Rimaneva un’ultima ancora di salvezza, le informazioni fornite dalle compagne di classe. Purtroppo, le altre ragazze avevano il brutto vizio di sorridere e ridere troppo, qualità che Sir Hellsing disprezzava. “Solo gli stupidi possono trovare divertente la vita” era l’altezzosa risposta che soleva dare a chi la rimproverava di essere troppo seria.

Come se non bastasse, le altre ragazzine, oltre a ridere ad ogni piè sospinto, discettavano di argomenti che ad Integra risultavano incomprensibili e noiosi: i ragazzi, l’amore, come sarebbe stato il loro abito da sposa, di che colore si sarebbero tinte i capelli non appena avessero ottenuto il permesso di farlo dalle loro madri e poi moda, moda e ancora moda.

Sir Hellsing, dopo pochi minuti di quel tedio, sentiva il bisogno di allontanarsi per fumare in santa pace un buon sigaro ristoratore. Se solo Integra fosse riuscita a resistere qualche minuto in più a quella raffica di risate e descrizioni dei rispettivi principi azzurri, avrebbe scoperto con stupore che la discussione poteva anche scivolare su argomenti più seri e di cui non sapeva nulla.

Per tutte queste ragioni, niente e nessuno l’aveva preparata ad affrontare quel che trovò al suo risveglio, il giorno dopo essersi scolata l’intera bomboletta di panna spray. Andata in bagno e scoperto con sgomento qualcosa che mai si sarebbe attesa, la sua prima reazione fu quella di chiamare i due uomini che costituivano tutta la sua famiglia poi, in un barlume di lucidità, pensò che in una situazione simile non dovesse essere raccomandabile invocare un vampiro.

Per questo, quando spalancò la porta del bagno, l’unico nome che pronunciò a pieni polmoni fu:

- WALTEEEEEEEEEER! -

Il maggiordomo accorse salendo i gradini a quattro a quattro e con la corda della morte già spianata, convinto che un mostro si fosse intrufolato nella camera della sua pupilla. Nient’altro che quello poteva far strillare la sua principessa con tanto terrore.

Quando arrivò nella stanza di Sir Hellsing, Integra gli si aggrappò addosso convulsamente e con voce piena d’angoscia intimò:

- Chiama un’ambulanza. Sto perdendo le viscere. -

- Eh? - fu la risposta del signor Dorneaz, mentre girava lo sguardo in ogni direzione alla ricerca di un mostro che non c’era.

- Chiama l’ambulanza! Devo correre in ospedale! -

Il tutore abbassò uno sguardo perplesso sulla ragazzina. Cosa stava accadendo?

Integra, dal canto suo, era sconcertata dalla lentezza di comprendonio dello shinigami. Quante altre volte ancora doveva ripetergli che la sua esistenza era in pericolo?

- Chiama un’ambulanza, ho detto! Sono andata in bagno e sono piena di sangue! Mi si stanno staccando le budella, non c’è altra spiegazione! Per questo devo andare in ospedale, fra poco l’intestino mi cadrà per terra! Corri a chiamare un’ambulanza! -

Al maggiordomo occorse qualche secondo per comprendere quel che era accaduto.

Integra lo vide assumere un’espressione imbarazzata e mentre si sfilava e riponeva nel taschino i mezzi guanti con cui controllava la corda della morte, cominciò un balbettante discorso sul fatto che non dovesse preoccuparsi perché si trattava di un evento naturale. 

La spiegazione fu confusa e non poteva essere altrimenti dato che il maggiordomo apparteneva ad una generazione in cui gli uomini o parlavano delle mestruazioni come di un grossolano argomento, buono soltanto per battute volgari, o non ne parlavano affatto. Gli uomini della generazione del signor Dorneaz, avrebbero affrontato l’evento appioppando Integra ad una donna adulta a cui declinare ogni responsabilità in merito all’assistenza e alle spiegazioni da fornire alla ragazzina. Era esattamente ciò che avrebbe fatto anche lo shinigami, se solo in casa Hellsing ci fosse stata una donna a cui scaricare Integra. Purtroppo, le aveva fatte fuggire tutteAlucard pochi mesi prima e il pensiero di ritrovarsi in quell’impiccio per colpa del vampiro, fece aumentare la pressione arteriosa del maggiordomo.

Intanto anche il nosferatu, all’udire le urla della master, si era materializzato nella camera e Walter, vedendo che il non-morto si avvicinava alla porta del bagno spalancata, immaginando quel che aveva in mente, si girò verso di lui ringhiando:

- Non ti azzardare ad entrare in quel bagno! -

- Ma è un peccato sprecare tutto questo sangue gocciolato per terra! - rispose rammaricato il mostro.

- Non m’interessa! Non mancherai di rispetto alla tua padrona leccandolo! Quindi esci di lì! -

- Blablabla. - rispose Alucard facendogli il verso e richiudendo dietro di sé la porta del gabinetto con un calcio.

Il maggiordomo fremeva d’ira ma Integra lo riscosse dal suo risentimento verso il vampiro scrollandolo per il gilet e supplicandolo nuovamente:

- Chiama un’ambulanza! Te ne prego, chiama un’ambulanza! -

La spiegazione confusa che le aveva fornito il tutore non l’aveva per niente convinta. Da quando in qua perdere sangue era un evento di cui non preoccuparsi? Non aveva mai udito prima una simile baggianata! Ciò che le stava capitando era un’emorragia interna, senza dubbio, e la noncuranza con cui maggiordomo e vampiro affrontavano quel dramma la lasciava esterrefatta. Possibile non comprendessero che ne andava della sua vita?

Quando aveva visto i due uomini litigare su cosa fare del sangue nel bagno, Integra aveva pensato “ E’ solo un incubo. Una situazione così assurda non può essere altro che un sogno. “ e si era morsa con forza l’interno di una guancia, per dimostrarsi di avere ragione. Era rimasta di stucco sentendo il dolore invaderle la bocca. Allora era reale! Stava morendo e le due persone che costituivano tutta la sua famiglia perdevano tempo nei loro futili litigi!

Si era quindi aggrappata al gilet dello shinigami, supplicandolo per l’ennesima volta di chiamare l’ambulanza. Aveva ottenuto soltanto un’altra, fumosa spiegazione sul fatto che non dovesse preoccuparsi e la ragazzina si sentì invadere dalla disperazione.

Alucard intanto era uscito dal bagno e sedendosi sul cassettone, aveva assistito divertito all’imbarazzo del camerata. Infine aveva concluso di essersela spassata a sufficienza alle spalle di Walter e che fosse giunto il momento di venire in aiuto della sua terrorrizzata master così, armato di sincera collaborazione, aveva interrotto i balbettii del maggordomo dicendo:

- Posso spiegarle io cosa sta accadendo. Non m’imbarazza parlare di mestruazioni. -

La risposta di Walter fu un semplice, banale “ Finiscila !” ma dato che lo pronunciò con tutta l’esasperazione e la rabbia che aveva in corpo in quel momento, il suono che gli uscì dalla bocca risultò molto più simile al ruggito di una belva che a una parola umana, tanto che vampiro e ragazzina rimasero per qualche istante pietrificati dalla paura.

Trascorsi quegli attimi, Integra pensò fosse più saggio scollarsi dal gilet del tutore e si allontanò dall’uomo di qualche passo. Alucard, invece, bisbigliò esitante:

- Cos’ho fatto di male? -

Non vedeva errori nel suo operato. Non aveva parlato volgarmente, né aveva agito in modo strafottente, quindi perché il camerata si era imbestialito a quel modo?

Al maggiordomo sarebbe piaciuto rispondere che l’elenco delle cattive azioni del vampiro era lunghissimo, risalendo al giorno stesso in cui era stato risvegliato e la situazione incresciosa che stavano vivendo adesso era diretta conseguenza delle sue prodezze passate. Se quel maledetto succhiasangue non avesse fatto fuggire tutte le donne di Hellsing Manor e se non avesse fatto saltare ad Integra tutte quelle lezioni scolastiche, fra cui certamente erano annoverate le lezioni di educazione sessuale, ora non si ritroverbbero con una ragazzina terrorizzata da tranquillizzare.

Questa era la risposta che Walter avrebbe voluto dare ma la tenne per sé perchè non era abituato a simili lamentazioni. Cercò quindi di ricomporsi, riaggiustando il nodo della cravatta e lisciandosi i capelli. Con un tono di voce nuovamente controllato, ribattè:

- Non sei adatto a fornire simili spiegazioni alla tua padrona. -

- Ah no? E credi forse di essere adatto tu, con i tuoi balbettii? -

- Io perlomeno non dico volgarità. -

- Be’, neanche a me pare di aver detto volgarità. - rimbeccò piccato il nosferatu -Ti sei forse irritato perché ho detto “mestruazione”? Guarda che è una definizione scientifica dell’evento. La trovi scritta anche sull’Enciclopedia Britannica e tutto ciò che è scritto sopra l’Enciclopedia Britannica, può essere pronunciato! -

Il vampiro aveva ragione ma il maggiordomo non voleva dargliela vinta e pur di raggiungere il suo scopo, rispose con la prima frase che gli passò per la mente. Frase di cui si pentì amaramente nel giro dei due minuti seguenti:

- Potrà anche essere pronunciata ma non è una parola elegante! -

Il silenzio di Alucard durò i pochi istanti necessari ai suoi neuroni per assorbire la risposta del camerata, dopodichè esplose in un boato di risate. Rise così a lungo e così forte che i vetri della camera cominciarono a vibrare e la pressione arteriosa del maggiordomo ricominciò a salire. Quando riprese fiato, battè una mano sulla spalla dell’umano e in tono amichevole esclamò

- Povero, vecchio, Walter! Sei così vecchio che arrivi a scandalizzarti per una banalità come “mestruazione”. Uno shinigami come te che si perde dietro queste piccolezze! -

- Io non mi scandalizzo! -

- Ah, no? Facciamo la prova. - e battendo un piede a terra per darsi il ritmo, Alucard cominciò ad intonare - Mestruazione! Mestruazione! Mestruazione! Ah-ah, sei diventato rosso come un pomodoro!

- Idiota, arrossisco perché ti comporti come un ragazzino delle medie! Possibile che in cinquecento anni non hai acquisito neanche un briciolo di saggezza? -

Il vampiro non fece in tempo a replicare che Integra, aggrappandosi al suo gomito, gli chiese febbrile:

- Questa cosa di cui parli, che roba è? Una malattia? E’ contagiosa? -

Alucard avrebbe illuminato volentieri le tenebre di ignoranza in cui stava affogando la padroncina ma fu nuovamente interrotto, stavolta dal maggiordomo:

- Un momento, miss! Lasciate prima che rimetta a posto questa zanzara e poi vi darò tutte le spiegazioni che meritate! - e rivolgendosi al freak, sibilò - Ti ricordo che Sir Arthur ha nominato me tutore di sua figlia. Questo cosa ti suggerisce? -

- Che oltre che vecchio, stai diventando pure arteriosclerotico. - replicò il vampiro in tono di sufficienza e a braccia conserte - Ti ricordo che quando master Arthur ti ha nominato tutore, ero in letargo. Quindi non ti ha affidato sua figlia perché si fidava maggiorente di te ma solo perché non c’erano altri concorrenti. -

Un sorriso malizioso si allargò sul viso di Alucard e con malignità aggiunse:

- Forse, se il sottoscritto fosse stato sveglio, non avrebbe nominato te tutore di Integra. -

- Se si fidava tanto di te, perché non ti ha risvegliato prima di morire? Non ti ha preso neanche in considerazione, è questa la verità. Era ben contento che tu dormissi in cantina e per quel che lo riguardava, avresti potuto continuare a pisolare per l’eternità. -

Il vampiro mise il brocio. La frase lo aveva ferito. Tentò comunque di salvare l’orgoglio affermando:

- Allora perché ha detto ad Integra che in caso di pericolo era me che doveva venire a cercare? Me, non te! -

- Se il pericolo non si fosse materializzato, Integra non sarebbe mai venuta a stanarti. Questo vuol dire una cosa sola: nei progetti di Sir Arthur, accanto a sua figlia c’ero solo io. A me quindi spetta ogni spiegazione da fornire a Sir Hellsing, per cui vedi di tapparti la bocca! -

- Se fosse per te, Integra crederebbe ancora che i bambini li porta la cicogna! - 

- Scusate…per piacere… - s’intromise mogia Integra, ormai arresa all’idea di morire senza ricevere il benchè minimo conforto - Mi volete dire cosa mi sta accadendo? Sto morendo o no? -

- Un momento, Sir, metto a posto questo scemo e sono da te! - risposero in coro vampiro e maggiordomo, prima di tornare a litigare.

Sir Hellsing si arrese all’evidenza: per l’ennesima volta in vita sua, se la sarebbe dovuta cavare da sola. L’unico indizio glielo aveva dato Alucard, con quella parola misteriosa. Strascicando i piedi, la dodicenne si diresse verso la biblioteca, dove troneggiavano i tomi dell’enciclopedia medica. Dalla loro consultazione, avrebbe cercato di capire cosa ne sarebbe stato di lei. I due uomini, senza neanche accorgersi dell’assenza della ragazzina, continuarono a litigare furiosamente.

 

Integra, raggomitolata sotto le coperte, si stava lentamente calmando. Ciò che aveva letto sull’enciclopedia medica l’aveva confortata fino a un certo punto. Aveva compreso che non stava morendo ma a parte questo, molti punti le restavano oscuri. Questa cosa chiamata mestruazione succedeva a tutte le femmine o solo ad alcune? E veniva una sola volta nella vita o sarebbe ricapitata altre volte? Aveva letto e riletto la voce corrispondente più volte ma complice la paura che l’agitava, le spiegazioni in merito le erano apparse troppo confuse.

Non restava altra soluzione che andare, il mattino dopo, alla ricerca dell’insegnante di scienze per farsi svelare quei punti oscuri. Sì, il mattino seguente perché per quel giorno avrebbe collezionato un’altra assenza da scuola, l’ennesima.

Quando Walter aveva smesso di litigare col vampiro, si era diretto con passo sicuro verso le stanze abbandonate dalle cameriere, alla ricerca di un pacchetto di assorbenti con cui soccorrere Integra. Era fiducioso che la sua ricerca sarebbe andata a buon fine. Quella gente era fuggita abbandonando di tutto nelle proprie camere, anche oggetti costosi, vuoi che non avessero lasciato degli assorbenti?

Con sua grande costernazione, dovette ricredersi. Per quanto buttasse all’aria cassetti e sportelli, di ciò che cercava non c’era neanche l’ombra.

- E ora come faccio a mandare a scuola Integra? - si era chiesto a voce alta lo shinigami.

Alucard, desideroso d’essere d’aiuto in quella cruciale tappa dell’esistenza della sua padrona, suggerì:

- Mettile un rotolo di scottex nella cartella. -

- No, zanzara, il problema è serio e non può essere risolto andando per tentativi. L’unica soluzione plausibile è che io esca ad acquistare degli assorbenti per Integra. Il problema è che prima che raggiunga il negozio più vicino trascorrerà mezz’ora e un’altra mezz’ora mi servirà per rincasare e a questo dobbiamo aggiungere il tragitto per portare la signorina a scuola…No, per oggi Integra dovrà restare a casa. Arriverebbe a scuola talmente in ritardo che non la farebbero entrare. -

Walter era quindi partito alla volta del centro abitato e a Sir Hellsing non era rimasto che farsi coraggio da sola, cercando conforto sotto il calore delle coltri e sperando che quel giorno trascorresse il più velocemente possibile per poter finalmente parlare con l’insegnante di scienze.

“ Però anche Alucard potrebbe essermi d’aiuto. Forse non avrò bisogno di attendere fino a domani. “ pensò la dodicenne.

Il suo vampiro, a differenza di Walter, non s’imbarazzava ad affrontare discussioni su sesso & dintorni. In fondo, non fosse stato per lui, la master non avrebbe neanche saputo cosa cercare sull’enciclopedia medica.

Sir Hellsing fece per aprire bocca e chiamare il nosferatu quando una paura atavica le troncò la voce in gola.

Quale pazzia stava commettendo? Si trovava da sola in casa con un vampiro! E se Alucard, sentendo l’odore del sangue, fosse stato afferrato dalla frenesia alimentare come gli squali e l’avesse sbranata?

No, meglio non chiamarlo. Fortuna che aveva chiuso la porta di camera! Per il vampiro, quello era il segnale che doveva tenersi alla larga dalla padroncina, così non avrebbe fatto a Integra il brutto scherzo di entrare nella sua stan…

- Sei più tranquilla, master? -

La voce di Alucard, di fianco a lei, fece trasalire Sir Hellsing.

- Come ti sei permesso di entrare? - ringhiò la ragazzina, sperando che la sua voce avesse un tono sufficientemente aggressivo da mascherare la paura - Non hai visto che la porta è chiusa? -

- Veramente, hai lasciato la porta della camera spalancata. -

La master buttò un occhio verso l’ingresso e dovette dare ragione al servo. Mannaggia a lei, era convinta di averla chiusa e invece l’aveva lasciata aperta e invitante come non mai! E va bene, quella sarebbe stata la sua prova del nove. Se non moriva quel giorno, non sarebbe crepata mai più.

Integra guardò in cagnesco il nosferatu seduto in poltrona al suo capezzale. Alucard vide il timore dietro quegli occhi arrabbiati e ghignò divertito:

- Ragazzina, non crederai che sia qui per inghiottirti? -

La dodicenne non rispose e il servo pensò che chi tace acconsente. Ghignando ancor di più, proseguì:

- Te l’ho già detto altre volte, non mi lascio comandare dal mio stomaco. Decido io chi mangiare e chi no, chi risparmiare e chi bere. Quindi, per quanto l’odore del tuo sangue sia allettante, non ho nessuna intenzione di spolparti. Mettiamo in chiaro un punto, però. Questa tua diffidenza nei miei confronti mi offende, pensavo mi conoscessi meglio. Per stavolta ci passo sopra perché capisco che la novità ti ha spaventata ma la prossima volta in cui ti azzardi a dubitare della mia lealtà, giuro che ti prendo a sganassoni, così vediamo se con le cattive riesco a ficcarti nella zucca il concetto che ti sono fedele. -

- Sono la tua padrona, non puoi picchiarmi. - replicò serafica la master.

- Non essere così fiduciosa del tuo rango, marmocchia. E’ vero, ti ho scelta come master ma attualmente sei ancora una ragazzetta che sta crescendo. Quando diventerai adulta, ti concederò di farmi da guida ma attualmente sei tu ad aver bisogno di essere indirizzata sulla giusta strada. Siccome non voglio correre il rischio di dover obbedire in futuro ad una sciocca viziata, finchè non sarai maggiorenne mi riserverò il diritto di correggerti ogni volta che imboccherai un sentiero sbagliato, usando anche le mani, se necessario. -

Integra non disse nulla. Capiva che Alucard faceva sul serio. La novità che correva il rischio di essere punita dal suo servo era talmente stupefacente che Sir Hellsing sentiva il bisogno di meditare a lungo sulla questione, prima di rischiare un’inutile punizione per una risposta sprezzante di troppo. 

Convinto di risollevare il morale della master, Alucard aggiunse:

- Mi comportai così anche con tuo padre, sai? E considera che ai suoi tempi si diventava maggiorenni a ventun anni! Ricordo che l’ultimo ceffone glielo mollai proprio la sera prima del suo ventunesimo compleanno. Pensa a quanti anni di sberle risparmierai, col fatto che adesso diventate maggiorenni a diciott’anni! -

Sì, ad Integra sembrava effettivamente un bel risparmio ma non commentò la notizia. Altri pensieri l’angustiavano e a quelli la sua mente tornava. Dopo un lungo silenzio, disse mogia:

- Prima di uscire, Walter mi ha chiamata “signorina”. Non l’aveva mai fatto. Perché mi ha dato della miss? -

- Per sottolineare che, biologicamente parlando, sei diventata adulta. Quelli della sua generazione è così che parlano. D’ora in avanti ti chiamerà sempre miss, fattene una ragione. -

Integra respirò sollevata. Il marasma di quella mattina l’aveva frastornata talmente da essersi quasi convinta che il “signorina” di Walter fosse un rimprovero per tutti i disturbi che aveva causato. Se non gliel’avesse spiegato Alucard, chissà quando ci sarebbe arrivata da sola! 

Il sollievo della dodicenne fu però di breve durata. Vide il volto del nosferatu diventare serio mentre in tono solenne annunciava:

- Ad essere sincero, il fatto che tu sia sviluppata non cambia la situazione solo per Walter ma anche per me. Se per lo shinigami però tutto si risolve semplicemente chiamandoti miss, per me la situazione è decisamente più complessa. -

Sir Hellsing si sentì rimescolare le viscere dalla paura. Sta’ a vedere che sotto-sotto aveva ragione lei e Alucard si apprestava a mangiarla?

- Togliti dalla faccia quello sguardo spaurito. Non voglio succhiarti, quante volte te lo devo ripetere? Ciò che m’interessa è stabilire un nuovo patto fra noi due. -

Un altro?! Non li legava già l’alleanza fra master e monster, il fatto di essere reciprocamente il servo e il carceriere l’uno dell’altra? Di quali nuovi patti avevano bisogno? Integra tese le orecchie, piena d’apprensione ma a quel punto, com’era nello stile di Alucard, il vampiro si mise a parlare di tutt’altro:

- Sai cos’è andato a comprarti Walter? -

- Sì, lo so. - balbettò la ragazzina, rassegnata a seguire il servo nelle sue discussioni che saltavano di palo in frasca.

Dato che il nosferatu continuava a rimanere zitto, Integra proseguì:

- Adesso capisco a cosa servano gli assorbenti. Fin’ora, quando li vedevo pubblicizzare in TV, pensavo fossero un oggetto per vecchi incontinenti. -

- Un prodotto per anziani che se la fanno addosso reclamizzato da donne giovani? - ridacchiò il vampiro.

La master fece spallucce:

- Perché no? Quasi tutte le pubblicità sono fatte da donne giovani e belle, anche se non vendono prodotti destinati alle ragazze. -

Alucard rimase in silenzio ancora un po’ prima di chiedere:

- Hai mai sentito raccontare a scuola quella rivoltante barzelletta dove un vampiro si fa il tè con un assorbente? -

- No. -

- Meglio così, master perchè è davvero disgustosa! - esclamò Alucard, mentre un’espressione di ribrezzo si dipingeva sul suo viso - E’ evidente che è stata inventata da un umano. Solo un vivente può pensare che un vampiro sprechi una cosa buona come il sangue allungandola con una robaccia come l’acqua! -

- Bhè, certo, a ognuno il suo punto di vista. - rispose conciliante la giovane Sir, mentre il nosferatu respirava profondamente per vincere il disgusto suscitatogli dalla barzelletta.

Tranquillizzatosi, Alucard finalmente affrontò il nocciolo della questione:

- Dunque, master, le cose stanno così: d’ora in avanti, per parecchi decenni, sanguinerai ogni mese. Sangue che andrà sprecato, che butterai nella pattumiera. Ragazza mia, ti rendi conto di che razza di spreco sia, considerando che hai un vampiro in casa? Un vero e proprio insulto alla mia sete! E’ come se tu vivessi in una casa in mezzo al deserto e ogni volta che devi cambiare l’acqua ai pesci, invece di darla agli assetati che bussano alla tua porta, la buttassi sulla sabbia, dove non serve a nessuno. Capisci cosa voglio dire? -

- Capisco, ma non vedo come posso aiutarti. -

- Davvero? Eppure è molto semplice! Invece di buttare via gli assorbenti, ti basta darli a me. -

Silenzio. Sir Hellsing si scervellò, nel tentativo di comprendere cosa diamine potesse farsene, un vampiro, dei suoi assorbenti.

- Appurato che non li userai per farti il tè, si può sapere come li utilizzerai? -

- Come lecca-lecca. -

Altra pausa di silenzio. Integra convenne con se stessa che il progetto di Alucard era perfettamente sensato e funzionale alla sua natura di succhiasangue. Restava un problema da affrontare:

- E se io non te li dessi? -

- Me li prenderei lo stesso. - rispose serafico il nosferatu - Frugherei nel bidone dell’immondizia fino a trovarli. -

Integra osservò una nuova pausa di silenzio, infine chiese:

- Ti comportavi così anche con mia nonna? -

- Certo. All’inizio, quando era soltanto l’apprendista di Dio Abraham, le sgraffignavo i lecca-lecca apertamente, per irritarla in modo gratuito. Quando però è diventata la mia master, ho dovuto cambiare tattica. Non potevo mancarle di rispetto con simili dispettucci, capisci? Inizialmente pensai di poter risolvere la faccenda con un patto fra persone adulte e senzienti, come quello che ti ho appena proposto ma master Eva si offese per ragioni che tutt’ora mi sfuggono e rifiutò. Così fui costretto a ricorrere a dei sotterfugi e a rubarglieli di nascosto e ti assicuro che non si trattava di un’impresa da poco. Adesso avete gli assorbenti usa-e-getta mentre invece a quei tempi erano fatti di stoffa, in modo da poterli lavare, stirare e riutilizzare e questo complicava i miei piani. Dovevo essere accorto nel sottrarli e rimetterli al loro posto perché se tua nonna si accorgeva che gliene avevo sottratto qualcuno, erano guai. In quei casi mi puniva adagiando una treccia d’aglio sulla mia bara. Non ho mai capito la ragione di tanto risentimento. Cosa facevo di male? Mica affondavo le zanne nel collo di qualcuno! -

Integra riflettè ancora un po’ prima di rispondere:

- Mi sembra di capire che sia costretta a darteli visto che te li prenderesti ugualmente. -

- Precisamente. - annuì Alucard - E se oltre a questo tu evitassi di farne parola con Walter, la mia riconoscenza non avrebbe limiti. Quell’uomo è convinto che io non sia in grado di imparare dai miei errori passati. -

Sir Hellsing aggrottò le sopracciglia: le sfuggiva il nesso fra il giudizio di Walter e i lecca-lecca. Alucard si accorse della perplessità della padroncina e si sentì in dovere di spiegare:

- E’ una vecchia storia, risale ai tempi di master Arthur. Con tua madre non andavo d’accordo, lo sai, ma devo ammettere che aveva un sangue buonissimo. Mi piaceva davvero tanto e ogni volta che potevo, lo bevevo volentieri. Tuo padre però si arrabbiava tantissimo quando sottraevo i lecca-lecca della sua consorte. Il motivo, non l’ho mai capito dato che lui era un essere umano e dei miei lecca-lecca non se ne faceva niente e anzi li buttava nell’immondizia. Ma del resto voi umani siete incomprensibili in tanti comportamenti. Bhe, le cose andarono così: un tramonto mi sveglio e trovo la casa vuota. Mi affaccio ad una finestra e vedo Walter e gli altri servi nel parco, intenti a disporre tavoli e sedie sotto la supervisione di Lady Sophia. Deduco quindi che tua madre stesse organizzando i preparativi per una festa in giardino. Di master Arthur neanche l’ombra. Non mi stupii. A tuo padre non piacevano le feste che sua moglie organizzava in casa e pensai che anche quella volta, come era successo in altre occasioni in passato, con la scusa che aveva del lavoro da sbrigare era andato a rintanarsi nel suo appartamento a Londra, lontano e al sicuro dal party di Lady Sophia. Tutta Hellsing Manor era vuota e a mia disposizione, così passai dal bagno di tua madre, raccolsi un lecca-lecca e mi misi a bighellonare per tutta la villa. -

Integra riflettè su quanti modi diversi esistessero di cominciare la giornata sul pianeta. All’altro capo del globo, ci si inginocchiava davanti a un basso tavolinetto per consumare una ciotola di riso; in molte case inglesi, uomini con la barba ispida ciabattavano per la cucina con una tazza di caffè in mano; dentro Hellsing Manor, un vampiro si aggirava per i corridoi con un assorbente in mano.

Alucard proseguì:

- Bighellonando, capitai dentro la sala della Tavola Rotonda e lì scoprii che tuo padre non era scappato a Londra ma sedeva in riunione con tutti e dodici i membri del consiglio. -

Il vampiro si coprì gli occhi con una mano, come se il ricordo del quarto d’ora che seguì al suo ingresso nella sala lo impaurisse ancora a distanza di tanti anni, e commentò:

- Come s’incazzò master Arthur quel giorno! Mai più lo vidi imbestialito come quella volta! Se ne uscì in una scenata molto poco britannica. Urlò tanto che i vetri delle finestre vibravano come se fossero lì lì per rompersi. Ma che bisogno c’era di sbraitare a quel modo, dico io? Insomma, che quel lecca-lecca fosse di sua moglie lo sapevamo solo io e lui e dato che non c’era scritto sopra il nome di Lady Sophia, per i membri del Consiglio sarebbe potuto appartenere a qualsiasi cameriera della casa. Ma anche la reazione dei Dodici fu semplicemente assurda. S’imbarazzarono tutti, dal primo all’ultimo, come se fossero tanti scolaretti che non sapevano nulla della vita. Eppure erano tutti uomini sposati, possibile che nessuna delle loro mogli gli avesse mai fatto trovare un assorbente arrotolato in bagno? Davvero, voi vivi siete incomprensibili! -

- E cosa c’entra Walter in tutto questo? -

- Tuo padre, non contento di avermene dette di tutti i colori davanti ai membri della Tavola Rotonda, informò anche il signor Dorneaz di quel che era accaduto, così dovetti sorbirmi anche i rimproveri dello Shinigami. Per questo ti prego di non fargli sapere nulla: sarebbe capace di tornare a impartirmi prediche in merito lunghe un’intera giornata. -

- Prometto di non dire niente a Walter, ad una condizione. Non farmi lo stesso scherzo, non presentarti nel bel mezzo di una riunione della Tavola Rotonda con un mio assorbente in mano. -

- Non temere master, non succederà. Anche se Walter non ci crede, ho imparato la lezione. Non c’è niente di più avvilente che mangiare in mezzo a gente che ti guarda disgustata, ti fa passare l’appetito! E dato che voi umani continuate a schifarvi dei miei lecca-lecca per motivazioni prive di ogni logica, da quello sfortunato tramonto li consumo al riparo da occhi indiscreti, nella mia  segreta. -

 

Quando Walter rincasò, Integra pensò che era l’occasione buona per rivelargli ciò che progettava di fare ormai da molte settimane, così annunciò:

- Continuerò ad andare a scuola finchè non cominceranno le vacanze estive. A quel punto mi ritirerò e continuerò a studiare qui, a casa, con un precettore privato. -

Al maggiordomo occorse qualche istante per riprendersi dalla sorpresa e chiedere:

- Perché? -

- Perché andare a scuola è un’incombenza da ragazze normali e io non lo sono. Ho la responsabilità dell’Ordine dei Cavalieri Protestanti sulle spalle. Quante volte sei stato costretto a telefonarmi a scuola per mettermi al corrente di faccende urgenti? Mi pare più sensato rimanere qui, nel quartier generale, ed essere reperibile sul momento invece di interrompere la lezione di un’intera classe per andare in segreteria e rispondere al telefono. Inoltre, ho collezionato più assenze nei pochi mesi trascorsi da quando Alucard si è risvegliato che in tutti gli anni precedenti. Non mi piace frequentare la scuola in queste condizioni. Se non posso condurre un impegno con costanza, preferisco non prenderlo. -

Walter si concesse una lunga pausa di silenzio prima di rispondere. Voleva riflettere bene sulle parole da usare e quando finalmente parlò, il suo tono era così paterno da sorprendere Sir Hellsing:

- Integra, “scuola” non sono solanto le materie che studi. “Scuola” sono soprattutto i tuoi compagni, giovani della tua età, e gli insegnanti, adulti diversi da quelli che puoi incontrare in casa. Rinunciare alla scuola, vuol dire rinunciare soprattutto a queste persone. Nessun precettore potrà mai compensarli. Non hai un’idea di quanto mi sia dispiaciuto che oggi non ci fosse neanche una donna che potesse consolarti e d’ora in avanti avrai sempre più bisogno di una figura femminile di riferimento. Se continuerai ad andare a scuola, potrai contare sulle professoresse. Ti renderai conto che anche le tue coetanee hanno i tuoi stessi problemi. Se invece ti ritiri e ti seppellisci qui in casa, chi ti aiuterà? Sei l’unica femmina di Hellsing Manor. Davvero pensi che il branco di omacci che ti circonda potrà sostituire l’esperienza di un’insegnante?  -

Su questo, Sir Hellsing non aveva riflettuto ma a dire il vero, non lo riteneva uno scoglio insormontabile, come appariva invece al maggiordomo.

Il signor Dorneaz insitè:

- Per piacere, non prendere decisioni affrettate. Medita su quel che ti ho detto. -

Il viso del maggiordomo era così stanco e preoccupato che ad Integra sembrò che il tutore fosse invecchiato di dieci anni in pochi minuti. Promise quindi di meditare sulle sue parole ma si trattava soltanto di una bugia, un modo per rilassare quell’uomo tanto esausto.

Sir Hellsing era sicura della propria scelta, sapeva che era l’unica decisione saggia da prendere. Nei mesi avvenire, lentamente ma con costanza, avrebbe insistito fino a far capitolare mister Dorneaz. Quello sarebbe stato il suo ultimo anno di scuola. Dal prossimo autunno, avrebbe studiato in casa.

 

Era l’ora della ricreazione e Integra, chiusa nel solito ripostiglio della scuola, era impegnata a fumare l’ultimo mozzicone di sigaro rimastole.

Trascorreva i suoi intervalli nella solitudine di quello sgabuzzino ormai da settimane cioè da quando le sue compagne avevano attentato all’integrità del suo viso cercando di truccarla.

Proprio così, avevano tentato di truccare lei, Integra Hellsing! Come si erano permesse?! Eppure, avevano osato!

Da diversi mesi Sir Hellsing vedeva che le sue compagne di classe si esaltavano con quella cosa chiamata cosmesi e trascorrevano la ricreazione chiuse in bagno, impegnate a truccarsi vicendevolmente. Poi, prima di rincasare, si struccavano con dilingenza, così da illudere i genitori che anche fuori dalle mura domestiche si comportavano esattamente come volevano loro.

Cosa trovassero di così appagante le altre ragazze in tutto quel dipingersi, Integra non lo comprendeva. Sembrava fossero convinte che spalmarsi sul viso gli stessi colori che potevano trovarsi addosso ad un pavone o ad un pappagallo, le rendesse irresistibili agli occhi dei ragazzi e questo aveva portato Sir Hellsing a formulare un pensiero:

“ I maschi hanno gusti strani. “

Come fosse possibile infatti che i ragazzi trovassero attraenti facce con palpebre così pesantemente truccate da sembrare che le proprietarie fossero state prese a pugni sugli occhi, era per l’erede di Van Helsing semplicemente incomprensibile. Dato però che maschi e femmine sembravano trarre grande appagamento da tutti quei colori sparsi su visi e unghie, Integra aveva tenuto per sé i suoi dubbi, lasciando benignamente che i suoi coetanei continuassero a divertirsi in quel gioco privo di senso.

C’era molto sussiego nell’atteggiamento di Integra ma la ragazzina non nutriva imbarazzi nell’ammettere di sentirsi superiore di parecchie spanne agli altri studenti della scuola.

Non aveva mai avuto quel che si definisce un carattere facile. Sin da bambina aveva voluto comandare e siccome aveva la stoffa del capo, i compagni si erano sempre affidati volentieri ai suoi ordini. Non si era mai curata di sapere se la giudicassero simpatica o antipatica, se le volessero bene o meno. Non erano questioni su cui perdesse il sonno. L’importante era che la lasciassero libera di agire secondo i suoi principi.

Quando, a cinque anni, la maestra le aveva chiesto cosa volesse fare da adulta, aveva risposto con sicurezza:

- Qualcosa di importante. -

In verità, già allora, aveva sognato di poter subentrare al padre nella guida dell’Organizzazione ma c’era di mezzo lo zio Richard e intuiva che era tutt’altro che sicuro che lei potesse diventare la futura Sir Hellsing. Aveva così ripiegato su di un “piano B” : se la successione all’Ordine dei Cavalieri Protestanti fosse andata storta, avrebbe intrapreso qualche altra missione degna di lei. E dato che Integra si riteneva idonea per progetti grandiosi, non poteva fare a meno di rispondere “qualcosa di importante”. Cosa, di preciso, non lo sapeva nemmeno lei, ma che avrebbe occupato un posto di comando, ne era certa.

Per questo, sin da piccola, aveva guardato con sottile disprezzo i coetanei che quando sognavano il loro futuro, si accontentavano di quelle che a lei apparivano “banalità quotidiane”: una famiglia,  una casa in centro, una macchina potente, viaggiare per il mondo… 

Infine, i suoi sogni si erano realizzati ma in modo ben diverso da come si aspettava. Non aveva mai pensato di assurgere a guida dell’Ordine dei Cavalieri Protestanti a soli dodici anni, per di più dopo essere rimasta orfana, aver rischiato di essere uccisa dallo zio e ritrovarsi con un vampiro fra capo e collo da tenere al guinzaglio.

Lamentarsi però non era mai rientrato fra le sue abitudini, quindi non cominciò a farlo allora. Pur con tutti i dubbi su quanto potesse essere capace di guidare l’Organizzazione Hellsing alla sua età e senza un genitore ad aiutarla, si caricò della sua responsabilità e la portò avanti senza recriminare ma tutto ciò non potè che allontanarla ulteriormente dai suoi coetanei.

La pesantezza del ruolo che le era piombato addosso negli ultimi mesi l’aveva costretta a maturare in quattro e quattr’otto. Ancora tremava al ricordo del rischio corso dai soldati dell’Hellsing quando si erano scazzottati col vampiro nel poligono di tiro. Avrebbe potuto scapparci il morto, bambini sarebbero potuto rimanere orfani solo perché lei aveva fatto circolare con tanta leggerezza quell’ingiurioso “Biancaneve” alle spalle di Alucard. Era stata una lezione durissima che continuava a farla rannicchiare, di notte, piena d’angoscia sotto le coperte, al pensiero di quanto dovesse soppesare ogni parola prima di pronunciarla.

Dopo quel che le era capitato, non poteva che ascoltare con incredulità i compagni di scuola lagnarsi per un amore non corrisposto o perché i loro genitori non gli permettevano di rientrare tardi la sera.

“ Davvero non hanno problemi più gravi di questi? “ si chiedeva con un misto di incredulità e rabbia, dato che i suoi tormenti consistevano nel decidere se ordinare ad Alucard di dare la morte a qualcuno. Dato che col trascorrere delle settimane gli altri studenti, anche quelli più grandi di lei, le apparivano sempre più infantili, come tali aveva cominciato a trattarli, alternando ora accondiscendenza, ora irritazione.

Oppure osservandoli come se si trattasse di una bizzarra specie animale di cui doveva scoprire il comportamento. Fu durante una di queste giornate, in cui si sentiva così estranea alla gioventù che la circondava da guardarla con l’occhio di un antropologo alla ricerca di usi e costumi tribali, che ebbe la sfortunata idea di seguire le compagne in bagno per vederle truccare. Trascorsero pochi minuti prima che una di loro proponesse:

- Inty, perché non ti trucchi anche tu? -

- Mi chiamo Integra, non Inty. No, non ci tengo a truccarmi, grazie. -

- Non temere Teggy, se non sai come fare, ti trucchiamo noi. -

- Ho detto che mi chiamo Integra. Ci tengo ad essere chiamata col mio nome e non con un lezioso  vezzeggiativo. E ripeto che non voglio truccarmi, grazie. -

- Ma staresti d’incanto! -

- Io mi piaccio così. -

- Senti, va bene che sei carina ma se ti truccassi attireresti frotte di ragazzi! -

- Non m’interessa attirare frotte di ragazzi - replicò Sir Hellsing, ormai pentita di essere entrata in quel bagno. Era chiaro che le altre ragazze non avevano alcuna intenzione di desistere.

Seguì una discussione penossissima per Integra, che si poteva sintetizzare così: se lei avesse abbandonato gli occhiali per le lenti a contatto, gli scarponi per delle scarpette più vezzose, e se avesse cominciato a truccarsi, limarsi le unghie, sorridere di più e indossare qualche gioiellino, a detta di tutte le presenti sarebbe stata la più bella della scuola.

- Cioè, secondo voi, per essere la più bella dovrei smettere di essere quella che sono per trasformarmi in un’altra persona? - chiese indignata Sir Hellsing per poi concludere, scrollando il capo - Non ne vale la pena! -

- Ma chi ha detto che devi trasformarti in un’altra persona? -

- Voi lo avete appena detto! -

Raddrizzando la schiena, la giovane master proseguì solennemente:

- Integra Hellsing è gli occhiali che porta, gli scarponi, le unghie corte, la faccia pulita e niente gioielli. Io mi piaccio così. Io sono così. Cambiate un particolare e non sarò più io e non vedo perché dovrei trasformarmi in qualcosa che non voglio. Niente e nessuno vale il mio  cambiamento! -

Le ragazze la guardavano con occhi vacui. Avrebbero capito?

- Ma Inty, essere la più bella della scuola vale eccome un cambiamento! -

Le spalle di Sir Hellsing si curvarono stancamente; avrebbe potuto risparmiarsi la fatica di esporre la sua filosofia di vita e parlare delle metrature delle piastrelle da bagno, il risultato sarebbe stato lo stesso. Inoltre, non riusciva a ficcare nelle loro zucche vuote che voleva essere chiamata per nome. Ritentò, pur consapevole che era come parlare al vento:

- Mi chiamo Integra, non Inty. -

- Ora ascolta me, Teggy. Nessuno sta dicendo che devi trasformarti. Devi solo valorizzarti. -

Non tentò nemmeno di replicare che non si chiamava neanche Teggy, annotò solo mentalmente che a quanto pareva “valorizzare” era un sinonimo più delicato di “trasformare”. Un po’ come dire “bruttina” invece di “befana”.

Mentre un paio di compagne distraevano Sir Hellsing con quelle ciance, le altre ragazze, bisbigliando fra loro, avevano deciso che Integra non sarebbe uscita da quel bagno senza il viso truccato, a costo di trattenerla con la forza. La motivazione ufficiale era che lo facevano per il suo bene, così da far capire a quella zuccona quanto migliorasse il suo aspetto con un po’ di rossetto e fondotinta.

La motivazione reale e non ufficiale era che volevano dare una lezione a quell’antipatica che le guardava dall’alto in basso. 

Quando Integra si rese conto del pericolo che correva, era troppo tardi. Una dozzina di ragazzine si frapponeva fra lei e la porta del bagno, unica via di fuga verso il corridoio. In cinque l’afferrarono per le braccia, mentre le altre estraevano matite e mascara, i loro strumenti di tortura.

Sir Hellsing però non si era salvata da Richard e dai suoi tirapiedi per farsi sottomettere da quelle oche e così, menando calci, morsi e sputando in un occhio a quella che le faceva più antipatia, costrinse le sue carceriere a lasciarle le braccia. Con le mani finalmente libere, alle pedate aggiunse una buona dose di spintoni e sganassoni, facendo così comprendere alle compagne quanto fosse più salutare lasciarla uscire dal bagno.

- Incivile! - le strillò una di loro, mentre Sir Hellsing varcava la soglia della salvezza.

- Senti chi parla! - ruggì di rimando la dodicenne.

A casa, chiese ad Alucard di darle un ripasso di boxe, nel timore che quelle arpie tentassero nuovamente di truccarla a tradimento, chiamando dei rinforzi per tenerla bloccata. Il nosferatu, timoroso che un altro ragazzo molestasse la sua padrona, rifiutò di insegnarle alcunchè finchè Integra non gli avesse rivelato il motivo di tanta agitazione ma quando seppe quel che era accaduto nei bagni della scuola, scoppiò in una fragorosa risata.

- Non ti sganasceresti a questo modo se avessero tentato di imbellettare te! - replicò risentita Sir Hellsing.

A dispetto delle sue ansie, nessuno tentò più di truccare Integra Hellsing. I lividi che le sue carnefici esibivano sugli stinchi bastarono a scoraggiare altri tentativi di emulazione. Per sicurezza però il nuovo capo dell’Ordine dei Cavalieri Protestanti preferiva trascorrere le sue ricreazioni nella solitudine di quel ripostiglio, a fumare fra vecchie cartine e lavagne graffiate.

Se i primi giorni rintanarsi là dentro l’aveva un tantino umiliata, come se quell’isolamento potesse essere visto come una fuga e quindi un’ammissione che era lei ad essere nel torto, col trascorrere degli intervalli si era sentita sempre più a suo agio immersa nella solitudine. Si accorse di non sentire la mancanza di compagnia, anzi di trovare estremamente soddisfacente non sentire altre voci femminili discutere di tediosità come i vestiti o chi fosse il ragazzo più bello della scuola.

No, Sir Hellsing non riusciva proprio a capire le altre ragazze e mentre schiacciava il mozzicone ormai terminato sotto la suola della scarpa, non potè fare a meno di sentenziare fra sé e sé:

“ Le ragazze sono noiose. “

Adesso doveva uscire nel cortile della scuola per togliersi di dosso l’odore del sigaro. Meglio non rientrare in classe tanfando di tabacco, correva il rischio di essere sottoposta a un interrogatorio da parte di qualche puntiglioso insegnante, capace persino di telefonare a Walter.

Il grande cortile della scuola era popolato quasi esclusivamente da ragazzi impegnati a giocare a calcio. A Sir Hellsing venne spontaneo domandarsi se con i maschi si trovasse maggiormente a suo agio ma dovette concludere che non aveva un feeling particolare nemmeno con loro. Ai suoi occhi, i ragazzi erano soltanto una versione più rozza delle femmine: invece che di amore, parlavano di sesso, al posto della moda avevano la fissazione per lo sport e il loro linguaggio era decisamente più volgare ma a parte queste sottigliezze, per il resto erano monotematici quanto la loro controparte femminile. Inoltre, anche loro ridevano troppo per i gusti di Integra, così la dodicenne non potè fare a meno di emettere una seconda sentenza:

“ I ragazzi sono noiosi quanto le ragazze. “

Si appoggiò con la schiena ad un muro del cortile, constatando quanto si sentisse estranea ai suoi coetanei.

Per mesi aveva meditato sulla sua decisione di ritirarsi dalla scuola con il cuore gonfio di ansia all’idea di veder così avverarsi l’incubo di quand’era bambina, di ritrovarsi l’unica ragazzina in un mondo di vecchi. In quegli ultimi giorni però aveva cominciato a domandarsi se davvero fosse un destino così avvilente. Si rendeva conto di conoscere e capire meglio i vecchi fra cui era cresciuta  dei giovani e di trovarsi quindi molto più a suo agio con i primi che con i secondi. Forse la scuola, i compagni, gli insegnanti non le sarebbero mancati tanto come temeva.

Qualche giorno prima, a casa, fatti due conti, si era accorta con stupore che adesso era il componente più giovane della Tavola Rotonda ma fra una trentina d’anni la situazione si sarebbe ribaltata. I membri anziani sarebbero deceduti uno dopo l’altro, cedendo il posto a figli e nipoti.

“ Fra trent’anni sarò una donna di mezz’età circondata da un branco di giovincelli. “ aveva pensato, senza sapere se ridere o piangere di fronte a quella prospettiva.

Sembrava non fosse destinata a stare in compagnia di persone della sua stessa età. Sperò comunque che di lì a tre decenni, avrebbe imparato a capire i giovani meglio di quanto non le riuscisse adesso.

“ E’ come se per certi aspetti dentro di me fossi già vecchia. “ concluse, senza che il pensiero la turbasse più di tanto. In fondo, come sempre da quando era nata, ciò che agli occhi di Integra contava maggiormente era che la lasciassero libera di agire secondo la sua ragione, i suoi ideali e la sua coscienza. Se poi tutto ciò la rendesse agli occhi altrui simpatica o antipatica, “giovane” o “vecchia”, non le interessava.

Diede un’occhiata panoramica al cortile e i suoi occhi si posarono su una figura solitaria quanto lei, seduta sulla panchina, verso cui si diresse baldanzosa. Anche Basil era un pesce fuor d’acqua che non si sentiva a suo agio né con i ragazzi, né con le ragazze. Integra pensava che probabilmente era per questo che stava tanto bene con lui. Inoltre, anche l’amico rideva poco quanto lei.

- Ciao Basil, che fai? -

- Assisto a una lotta per la sopravvivenza. - rispose il ragazzino, continuando a fissare la terra battuta ai suoi piedi - Questo scarafaggio è ferito e le formiche lo hanno attaccato per ucciderlo e mangiarselo. -

Sir Hellsing si sedette accanto all’amico e osservò con interesse la scena. Immaginò che lo scarafaggio, così grande e grosso, fosse Alucard e le formiche una torma di ghouls che lo attaccavano, per questo disse con sicurezza:

- Vincerà lo scarafaggio perché è più forte. -

- Io invece penso che la spunteranno le formiche perché l’unione fa la forza. - replicò il ragazzino.

Senza dirsi nient’altro, rimasero lì ad osservare gli insetti, incuranti di essere osservati a loro volta dai ragazzi che giocavano a calcio e dalle ragazze che appena smesso di truccarsi, sciamavano in cortile per farsi ammirare.

Il giudizio dei due gruppi era unanime:

- Certo che quelli sono i più svitati della scuola. E’ tutta la ricreazione che stanno lì a guardarsi i piedi. -

Avessero saputo che invece dei piedi osservavano scarafaggi e formiche, probabilmente sarebbero stati ancora più sprezzanti. 

Ebbe ragione Basil e vinsero le formiche. Integra si augurò che Alucard non facesse mai la fine dello scarafaggio. Le formiche stavano cominciando a smembrare il cadavere dell’avversario quando la campanella richiamò i due squinternati della scuola nelle rispettive aule.

 

Walter stava spolverando i mobili del corridoio quando uno strano sibilo, proveniente dalla cucina, lo allarmò. Cosa stava accadendo? Andò a controllare e appena entrato in cucina, si mise le mani nei capelli.

Alucard aveva conservato la bomboletta di panna spray ormai vuota di Integra, con l’intenzione di provare a fare il sangue montato. Si era quindi seduto al tavolo della cucina, aveva versato un’intera sacca di sangue nella bomboletta, l’aveva riassemblata e a quel punto qualcosa era andato storto. Il sangue, invece di uscire schiumoso e vaporoso dalla bomboletta, era schizzato fuori in tante minutissime gocce.

Lo spettacolo che si presentò agli occhi di Walter fu quindi il seguente: spruzzi scarlatti imperlavano il tavolo, il volto e il torace del vampiro, nonchè tutti i mobiletti della cucina che si trovavano alle sue spalle. Mobiletti la cui pulizia era costata al maggiordomo due ore di indefesso lavoro quella mattina.

- Canaglia! Afflizione della mia esistenza! Perché mi perseguiti in questo modo?! - ringhiò Walter, esasperato.

Alucard ascoltò quegli improperi leccandosi la faccia. Letteralmente. Sì perché sembrandogli uno spreco buttare via il sangue che lo lordava pulendosi con un tovagliolo, e avendo la possibilità di modificare il proprio aspetto a suo piacimento, aveva imposto alla lingua di allungarsi come quella di un rettile, consentendole di giungere fin sopra le palpebre. Terminato il lavaggio del viso, in tono conciliante rispose:

- Non temere Walter, rimedio a tutto io. -                                     

Il maggiordomo si mise all’erta: non era da Alucard accettare così supinamente di prendere in mano uno strofinaccio e pulire quel che aveva sporcato. Cosa stava tramando, dunque?

Lo scoprì immediatamente. Il vampiro si alzò, si piantò di fronte a uno degli sportelli insanguinati e cominciò a leccarlo. I capelli di Walter si rizzarono per l’orrore.

- Smettila di sbavare la mia cucina, schifoso! - strillò l’umano e spinse fuori il vampiro dalla stanza, sbattendogli la porta in faccia.

Alucard rimase a guardare perplesso la porta chiusa. Per una volta che voleva dare una mano! Possibile che a Walter non andasse mai bene niente?

“ I vivi sono incomprensibili ” pensò il mostro e avvicinandosi un braccio alla bocca, si diede a leccare il sangue sulla manica.

 

Alucard portò Casull a sgranchirsi al poligono di tiro. Tornati a casa, la ingrassò e lucidò con cura prima di riporla nella sua scatola. A quel punto il vampiro non seppe più cosa fare e andò a controllare se Walter fosse sbollito. Socchiuse la porta di cucina e sbirciando dentro, chiese:

- Posso stare con te? Mi annoio. -

Lo shinigami aveva nuovamente pulito tutti i mobiletti e adesso era seduto al tavolo, intento a lucidare l’argenteria. Era ancora profondamente irritato con Alucard ma pensò che lasciare il vampiro libero di vagare per casa in preda alla noia era una pessima idea perché chissà cosa poteva combinare. Così si arrese a rispondere:

- Va bene, siediti qui e stai buono. - pur comprendendo quanto fosse assurdo sperare che il succhiasangue stesse veramente “buono”.

Il nosferatu si sedette e cominciò a guardare a destra e a sinistra.

- La mia bomboletta? -

- L’ho buttata. -

Alucard se ne fece una ragione. Aveva ancora secoli di non-esistenza davanti a sé per tentare di fare il sangue montato. Per adesso avrebbe cercato un altro passatempo e lo trovò subito.

Walter lucidava l’argenteria usando dei vecchi quotidiani che il vampiro gli sgraffignò all’istante per leggerli. Una notizia sembrò colpirlo particolarmente:

- Qui c’è scritto che degli uomini si esibiscono in spettacoli di spogliarello per un pubblico di sole donne. -

- Sì, da qualche mese è saltata fuori questa nuova moda. - rispose lo shinigami, continuando a lucidare.

- Guadagnano molto? -

- Non lo so, non mi sono mai interessato a cercare informazioni in merito. -

Alucard rimase pensieroso per qualche minuto poi, estratta una matita dal cassetto del tavolo, sul bordo del giornale cominciò a calcolare percentuali e sottrazioni. Walter, intanto, bisognoso di altra carta di giornale, allungò una mano sul tavolo, lì dove aveva accatastato i quotidiani, non trovandone neanche uno. Alzò la testa e vide con disappunto che quel lestofante di vampiro li aveva requisiti tutti, mettendoseli accanto.

- Accidenti a te Alucard, almeno uno lasciamelo per lavorare! - e così imprecando, strappò da sotto il naso del mostro proprio il giornale su cui stava eseguendo le operazioni. Operazioni che balzarono subito all’attenzione di mister Dorneaz.

- Cos’è, ti stai esercitando in matematica? Perché tutte queste percentuali? -

- Stavo cercando di capire quanto può essere conveniente fare lo spogliarellista. Il proprietario del locale vorrà certamente una percentuale sull’incasso e dal guadagno che mi resterebbe in mano, una parte dovrei sottrarla per le spese della trasferta. -

Walter piantò due occhi sbigottiti sul vampiro che placidamente proseguì:

- Prima o poi dovrete arrendervi a darmi una libera uscita e questo mi costringe ad affrontare un ulteriore problema, la vostra tirchieria. L’assegno che mi passate e che avete la faccia tosta di definire pomposamente “stipendio”, è talmente misero che spesso lo finisco alla prima serata libera che mi concedete. -

- La paga che ti passiamo non è misera! Ci sono famiglie che pagano il mutuo della casa con quel che ti diamo! Sei tu ad essere un inguaribile scialacquatore! -

- Sia come sia, il problema resta: ho bisogno di più soldi e siccome l’Ordine dei Cavalieri Protestanti non ci pensa nemmeno a concedermi un aumento, devo trovare da solo il modo di arrotondarlo. -

Tenne per sé il fatto che una volta riusciva ad arrotondarlo con cifre con molti zeri, ai bei tempi in cui era proprietario del lupanario spacciato per sala da tè. Ma ormai quell’onorata attività commerciale aveva chiuso i battenti e ad Alucard non restava che rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo, con una nuova idea.

- Quindi perché non mettermi a fare degli spogliarelli anch’io? - concluse il vampiro.

Walter non sapeva se sentirsi più indignato o arrabbiato:

- Appartieni all’Organizzazione Hellsing! Come puoi rovinare la reputazione di Integra in questo modo? -

Fu il turno di Alucard di indignarsi. Lo irritava che il maggiordomo facesse affermazioni irragionevoli, almeno secondo il vampiro:

- Oh, andiamo Walter! Non ho mica scritto sulla fronte “Appartengo all’Ordine dei Cavalieri Protestanti”! Come vuoi che possa macchiare la reputazione della master? - 

Il rumore del portone d’ingresso che si apriva annunciò ai due uomini che Integra era tornata a casa.

- Rimandiamo questo litigio ad un altro momento. - intimò Walter e Alucard fu d’accordo.

- Salve a tutti. - disse Sir Hellsing, entrando in cucina.

- Bentornata. - risposero in coro vampiro e umano, mentre quest’ultimo si avviava ai fornelli per preparare alla padroncina il tè delle cinque.

Integra si sedette di fronte ad Alucard e annunciò:

- Oggi, a scuola, tutti non facevano che parlare del film che faranno in televisione stasera. E’ “Dracula” di Francis Ford Coppola. -

Walter, che armeggiava con il bollitore alle spalle di Alucard, trasalì come se avesse ricevuto una scossa elettrica e comprendendo il pericolo insito in quella discussione, tentò con tutte le sue capacità di porle fine. Fu per questo che Integra, con gli occhi sgranati dallo stupore, vide il suo compassatissimo maggiordomo mettersi a gesticolare come un italiano, facendo segno di “no” con le braccia e con la testa.

La ragazzina era tanto sbigottita dallo spettacolo da essere incapace di riflettere sui perché di quel “no”. Così, quando le sue orecchie registrarono che l’annuncio appena dato era stato commentato dal vampiro con un acido “Davvero?” , automaticamente e senza staccare gli occhi dallo sbracciarsi di Walter, aggiunse:

- Sì, quando uscì al cinema fu campione d’incassi. -   

Walter smise di sbracciarsi e si nascose il viso fra le mani, come se una catastrofe stesse per abbattersi in cucina. Alucard, pieno di sussiego, cominciò a dire:

- Sai master, più di una volta è stata stilata una classifica su quali siano i mostri più famosi e ogni volta ne sono uscito vincitore. -

Integra vide il maggiordomo estrarre due tappi per le orecchie dal taschino del gilet, inserirli nelle apposite sedi e dedicarsi unicamente alla preparazione del tè e delle tartine con aria afflitta. Lo spettacolo del compassato signor Dorneaz che si dimenava come un ossesso era terminato. Sir Hellsing prestò quindi tutta la sua attenzione al vampiro che continuava a pontificare: 

- Il Conte Dracula è il freak più famoso del globo. Su di me hanno prodotto più film, cartoni, libri, fumetti, giochi, costumi di carnevale e fan club che su qualsiasi altro mostro. Questo vuol dire che se mi venissero pagati i diritti d’autore che mi spettano, sarei il freak più ricco della Terra. Sarei così ricco che probabilmente il mio nome comparirebbe anche in mezzo alle liste degli uomini più danarosi del pianeta. E invece, di tutte queste royaltes non vedo neanche un penny perché per l’anagrafe sono defunto. Non è un’ingiustizia grande quanto una casa, questa? Potrei fare una non-vita da pascià e invece sono solo un povero vampiro spiantato, costretto a fare il cane degli Hellsing per sbarcare il lunario. Se esistesse un club dei mostri e vi fossi iscritto, mi prenderebbero tutti per i fondelli. “Guardate, il mostro più famoso del mondo che non vede neanche un soldo dei suoi diritti d’autore”! Me li immagino, tutti a sghignazzare alle mie spalle: il Mostro di Frankenstein, l’Uomo-Lupo, la Mummia, Mister Hyde, il Mostro della Palude, gli Alieni Grigi…Te ne rendi conto, master? Persino il Mostro della Palude e gli Alieni Grigi sghignazzerebbero di me! No, dico, i Grigi, quei nanerottoli che non mi arrivano neanche al ginocchio e che prenderei volentieri a calci, facendo schizzare ovunque il loro sangue verde! -

- Hanno il sangue verde gli alieni? - interruppe la master.

- E io che ne so? Ho detto così, tanto per dire. -

- Comunque stai tranquillo, non esiste nessun club dei mostri, nessun freak guadagna niente dai propri diritti d’autore quindi nessuno può sghignazzarti sul muso. -

- E no, cara master, ti sbagli! Alcuni mostri guadagnano eccome dai loro diritti d’autore! Sono scritturati da agenzie specializzate che badano che gli vengano versati tutti i salari che gli spettano! I Grigi hanno fatto un sacco di soldi con le loro apparizioni in “X-files”.  E ancora di più ne ha fatti Freddy Krueger con la sua serie di film. Vivono tutti a Beverly Hills, in villone con piscina. I turisti li fotografano convinti siano attori che si mascherano a loro beneficio e invece sono mostri reali. Quei cialtroni privi di carisma passano le loro giornate seduti sul bordo della piscina, in accappatoio e con un drink in mano, mentre io, il mostro più affascinante e potenzialmente più ricco del mondo non posso nemmeno uscire di casa senza l’autorizzazione della mia master! -

Il maggiordomo servì alla sua protetta tè e tartine. Integra lo ringraziò e tornò a domandarsi il motivo dell’aria avvilita del tutore e perchè avesse indossato i tappi per le orecchie. Alucard intanto continuava il suo monologo:

- Ma sai chi c’è all’origine di tutte le mie disgrazie? Bram Stoker! Se solo per l’anagrafe non fossi defunto e se quello scrittorucolo non fosse morto per davvero, gli intenterei una causa per risarcimento milionaria. Come si è permesso di scrivere un libro che porta il mio nome senza chiedermi l’autorizzazione? Come si è permesso di sbandierare la mia vita privata ai quattro venti, parlando delle mie mogli, dei miei servi, del mio castello? Dando, per di più, informazioni false e tendenziose? Il mio castello non era disastrato come l’ha descritto e non ero certo un idiota che lasciava cumuli di monete d’oro in giro per le stanze. E poi come si è permesso di descrivermi in modo tanto repellente? Ha detto che le palme delle mie mani sono pelose, che ho una brutta faccia e l’alito pesante. Come ha osato dire tante bugie su di me, il vampiro più affascinante del globo? E non contento di avermi diffamato chiamandomi “cervello limitato”, lui e i suoi discendenti hanno guadagnato soldi a palate dalla vendita dei diritti d’autore di quel romanzo. Romanzo che porta il mio nome, parla di me e quindi sarei io a dover incassare tutte quelle royaltes. E invece non guadagno neanche un penny, nonostante sia il freak più famoso! Perché sissignori, io sono celebre! Lo sai master che più di una volta è stata stilata una classifica su quali siano i mostri più famosi e ogni volta ne sono uscito vincitore? Il Conte Dracula è il freak più famoso del globo. -

- Questo l’hai già detto. - farfugliò Sir Hellsing, masticando una tartina.

Con aria afflitta, Alucard rispose:

- Sì, è vero, te l’ho già detto. E con questo? Stai insinuando che non ho il diritto di ripeterlo? Sono il tuo fedele schiavo, pronto a dare quel che resta della sua grama esistenza per difenderti e come ringraziamento non ti degni neanche di ascoltare i miei sfoghi? -

Integra impallidì dalla mortificazione, sentendosi di un egoismo spregevole. Con un fil di voce, bisbigliò:

- Ti chiedo scusa. Non volevo mancarti di rispetto. Parla pure, prometto che non ti interromperò più. -

Alucard non chiedeva di meglio. Con rinnovata energia, tornò a pontificare:

- Sissignore, il Conte Dracula è il freak più famoso del globo. Su di me hanno prodotto più film, cartoni, libri, fumetti, giochi, costumi di carnevale e fan club che su qualsiasi altro mostro. Questo vuol dire che se mi venissero pagati i diritti d’autore che mi spettano, sarei il freak più ricco della Terra. Sarei così ricco che probabilmente il mio nome… -

Integra dovette sorbirsi l’intero monologo sui mancati diritti d’autore del suo vampiro per ben tre volte, tanto impiegò a terminare il tè e le tartine e siccome aveva promesso al vampiro che non l’avrebbe interrotto, finito di mangiare rimase ad ascoltare quelle recriminazioni un altro paio di volte, seduta e con le mani conserte.

Infine le scappò di andare in bagno e si sentì costretta a porre fine allo sfogo del servo:

- Scusami Alucard ma adesso devo proprio andare in camera. -

Enorme fu il suo stupore nel constatare che il vampiro, come se niente fosse, si alzò a sua volta e seguì passo-passo la master su per lo scalone continuando a predicare:

- Come si è permesso di sbandierare la mia vita privata ai quattro venti, parlando delle mie mogli, dei miei servi, del mio castello? Dando, per di più, informazioni false e tendenziose? Il mio castello non era disastrato… -

La foga del nosferatu era tanta e tale che senza riflettere, seguì la padrona fin dentro il bagno. In tono pacato, Integra spiegò:

- Alucard, devo fare pipì. -

- Fa pure master, non mi scandalizzo. Dicevo, come ha osato dire tante bugie su di me, il vampiro più affascinante del globo? E non contento… -

- Mi scandalizzo io, però! - ringhiò Sir Hellsing, passato l’iniziale sbigottimento nel sentirsi rispondere a quel modo - Esci di qui! -

Alucard ubbidì e per tutto il tempo in cui rimase in bagno, Integra sentì il suo vampiro continuare a blaterare da dietro la porta:

- …contento di avermi diffamato chiamandomi “cervello limitato”, lui e i suoi discendenti hanno guadagnato soldi a palate dalla vendita dei diritti d’autore di quel romanzo… -

Adesso Integra comprendeva il motivo dello sbracciarsi di Walter, giù in cucina e perché si fosse messo i tappi nelle orecchie. Il discorso di Alucard sembrava un monologo teatrale imparato a memoria, parola per parola, segno di come nei decenni precedenti più e più volte avesse affrontato l’argomento, pretendendo di sfogarsi col master di turno e forse perfino con lo stesso mister Dorneaz.

Uscita dal bagno, Sir Hellsing tentò di far comprendere al servo che adesso aveva bisogno di ripassare il programma di geografia perché il giorno seguente ci sarebbe stata la verifica in classe quindi, se Alucard le avesse fatto la cortesia di rimanere in silenzio per un’oretta, poi Integra l’avrebbe ricompensato ascoltandolo ripetere lo stesso sermone per tutta la sera. Le parole della ragazzina furono come petali gettati al vento, sovrastati dal vocione di Alucard che, incapace di darsi pace, come un disco rotto, terminava e ricominciava senza posa la solita arringa.

Tutto quel parlare finì col seccare la gola del non-morto e fu quella la salvezza di Integra. Ad un bel momento, vide lo schiavo uscire dalla sua stanza e scendere le scale sempre inveendo contro Stoker e il club dei mostri e zittirsi soltanto quando il portellone della cella-frigo si richiuse alle sue spalle. La dodicenne non perse tempo e corse alla ricerca del tutore. Lo trovò in cucina, intento a caricare la lavastoviglie e si aggrappò al suo gilet:

- Per quanto tempo può andare avanti Alucard con questa storia dei diritti d’autore? -

- Il suo record è stato di settantadue ore filate. - rispose il maggiordomo, togliendosi i tappi dalle orecchie - Accadde pochi giorni prima che vostro padre lo mettesse in letargo. Certe volte mi sono chiesto se non sia stata questa la ragione che spinse Sir Arthur a sbarazzarsi di lui. Alucard non gli si scollava di dosso nemmeno la notte. Vostro padre cercava di dormire e Alucard era lì, al fianco del suo letto, che continuava a farneticare di tutti i miliardi che avrebbe potuto guadagnare se solo per l’anagrafe non fosse risultato morto. -

Il viso di Integra si riempì d’angoscia e Walter si affrettò a tranquillizzarla:

- Non temete, miss. Le settantadue ore, come vi ho detto, furono un record. Normalmente le sue recriminazioni non durano più di cinque o sei ore. Nel frattempo, potete salvarvi con questi. -

Così dicendo, lo shinigami allungò alla protetta due tappi per le orecchie. Prima di indossarli, Sir Hellsing fece in tempo a sentir dire al tutore:

- Vi consiglio di guardare il film di stasera. Alucard detesta le pellicole che parlano di lui, è del parere che non ce ne sia una che non gli manchi di rispetto ma è talmente masochista che non può fare a meno di vederle. Tutto ciò lo fa soffrire ed è davvero divertente veder soffrire Alucard. -

Integra ne convenne col tutore. Dopo tutti i guai che il vampiro aveva causato ad Hellsing Manor e ai suoi abitanti da quando si era risvegliato, una piccola vendetta come quella suggerita dal signor Dorneaz era più che giustificata.

Con i tappi nelle orecchie, Sir Hellsing potè ripassare la lezione in santa pace, incurante del Principe della Notte che, terminato lo spuntino, si era nuovamente piazzato al fianco della master continuando il discorso interrotto. Per i due umani, si svolse nella più serafica pace anche la cena. Vedevano che il vampiro seduto al tavolo con loro arringava teatralmente col viso corrucciato ma grazie ai tappi nelle orecchie neanche una sillaba giungeva ai loro timpani. Ogni tanto, maggiordomo e ragazzina guardavano il nosferatu dritto negli occhi e annuivano con espressione solenne, tanto per dargli l’illusione che effettivamente lo stavano ascoltando e poi tornavano a chinarsi sui rispettivi piatti.

Mentre sparecchiavano, Alucard si volatilizzò dalla sala da pranzo, con gran sorpresa di Integra. Che si fosse stancato di lagnarsi? No, il vampiro era semplicemente andato a prendere posto davanti al televisore e lì i due umani lo trovarono, spaparanzato sul divano. Walter e Sir Hellsing si sedettero alla destra e alla sinistra del nosferatu e dopo qualche minuto, il film cominciò. Cominciò, e la situazione si mise male sin dalla prima inquadratura.

Di pellicole su se stesso, Alucard ne aveva viste tante ma quella fu l’unica capace di irritarlo ancor prima che cominciasse la sigla d’inizio. Si vide nelle spoglie del principe di Valacchia, agghindato con un’armatura che avrebbe fatto sghignazzare persino l’ultimo sguattero del castello e intento a dialogare in un’improbabile rumeno con un forte accento inglese.

- Se parlassi nella vostra lingua come quest’attorucolo parla nella mia, non capireste un tubo di quello che dico. - spiegò il Re-senza-vita, a beneficio dei suoi umani.

- Potresti almeno apprezzare lo sforzo di parlare nella tua lingua madre. -

- Non lo apprezzo perché non si sono sufficientemente impegnati per rendere i dialoghi credibili. E oltre a ciò, perché non hanno cercato un attore più decente per interpretarmi? -

- Guarda che quello è Gary Oldman, uno degli attori più blasonati del pianeta. Tutte le mie compagne di scuola gli sbavano dietro. Scommetto che in questo momento non c’è una sola ragazza dell’istituto che non sia incollata allo schermo del televisore per riempirlo di baci. -

- Chi ha deciso che questo Gary Oldman è sensuale, ha preso una simile decisione solo perché non mi ha conosciuto. Io sono molto più figo di quest’attorucolo. -

 Il povero vampiro non fece in tempo a riprendersi dallo sdegno di vedersi interpretare da Gary Oldman che altre scene, ben più insultanti, gli troncarono il fiato in gola:

- Ehi, un momento! Cosa stanno insinuando questi cialtroni? Che mi sarei suicidato? Io, suicidarmi?! E per una donna, poi! -

- Grazie della considerazione, Alucard. - non potè fare a meno di commentare Integra.

- Taci master, non sai nemmeno perché parlo così! Ai miei tempi, le donne morivano come mosche, di parto, di aborto, di stupro. Tutti gli uomini si sposavano sapendo che molto probabilmente sarebbero rimasti vedovi nel giro di qualche anno e avrebbero dovuto cercarsi un’altra moglie che gli allevasse i figli e pulisse la casa. Con queste premesse, chi mai si sarebbe suicidato per amore? Per quanto bene potevi volere ad una donna, sapevi che era condannata a vivere meno di te. Sai quante concubine mi sono morte? Non mi sarebbero bastate le nove vite di un gatto se per ognuna mi fossi dovuto uccidere dal dolore. E poi, davvero non vi rendete conto che avevo cose più importanti da fare? Quando quella moglie si buttò giù dagli spalti, io avevo i turchi alle calcagna, un castello da evacuare, un intero popolo che si affidava a me perché lo guidassi e lo proteggessi. Come potevo abbandonare milioni di persone? Perché se mi fossi suicidato per una donna, è proprio questo che avrei fatto: avrei abbandonato il mio popolo, la mia famiglia, la mia terra alla devastazione del nemico. Chi li avrebbe salvati? Quindi, questa sciocchezza di suicidio che a voi sembra tanto romantica, mi offende pesantemente. Io non ho evitato i miei doveri e le mie responsabilità per seguire una donna! -

Mentre il vampiro così arringava, sullo schermo trascorrevano i secoli e le scene. Jonathan Harker giunse in prossimità di un castello che fece storcere il naso al Principe della Notte per la sua bruttezza, il cui portone d’ingresso venne aperto da una donna anziana, vestita con una camicia da notte bianca e una vestaglia rossa che diede il benvenuto al giovane e si presentò dicendo:

- Io sono il Conte Dracula. -                                                                                  

Alucard sgranò gli occhi e sinceramente stupito, esclamò:

- Perché mi hanno cambiato sesso? E perché mi fanno circolare per il castello in camicia da notte e vestaglia? -

- Non ti hanno cambiato sesso, quello è Gary Oldman truccato da vecchio. - rispose compassato Walter - Suppongo inoltre che ciò che scambi per una vestaglia e una camicia da notte, nelle intenzioni del costumista siano una palandrana e una tunica. -

- Alucard ha ragione. - s’intromise Integra - Saranno anche una tunica e una palandrana ma sembrano veramente una camicia da notte e una vestaglia. E poi Gary Oldman truccato e pettinato a quel modo sembra davvero una donna. Ha la stessa acconciatura di Brigitta, la papera che corre dietro allo Zio Paperone. -

- Ecco! Sentito, Walter? - s’infervorò Alucard, contento di sentirsi dare ragione, pur non avendo la più pallida idea di chi fossero Brigitta e lo Zio Paperone.

Il maggiordomo non rispose ma in fondo, al vampiro, non interessava una replica.

Alucard sentiva di aver raggiunto il massimo della sua capacità di sopportazione. All’inizio del film, lo avevano fatto parlare in romeno con l’accento inglese. Adesso lo facevano parlare in inglese con un accento straniero non meglio identificabile. Pensare che lui non aveva mai avuto nessun accento forestiero, già a quei tempi parlava un inglese impeccabile! Lo parlava meglio di master Abraham, anche se il suo Dio non lo voleva ammettere e per semplice ripicca era capace di tenere il suo povero cane un intero pomeriggio a ripetere una parola che, a detta del vegliardo, aveva pronunciato male.

Per questo motivi, senza dir niente, il vampiro si alzò e andò a fare due tiri al biliardo. Integra lo vide allontanarsi stupita ma Walter la rassicurò

- Sta soltanto andando a sbollire un po’ di rabbia. Presto la curiosità riprenderà il sopravvento e tornerà qui a torturarsi, guardando un film che lo insulta ad ogni inquadratura. -

Lo shinigami, da parte sua, aveva ben altre preoccupazioni rispetto ad Alucard. Sapeva che quella pellicola non era adatta ai minori e per questo teneva saldamente in mano il telecomando, pronto a cambiare canale non appena una scena si fosse rivelata scabrosa. Infatti, di lì a poco, Integra vide comparire sullo schermo un tizio che pubblicizzava un callifugo. Impiegò alcuni secondi per comprendere che il maggiordomo le aveva cambiato canale a tradimento.

- Perché l’hai fatto? - inveì.

- Perché non è una scena adatta a te. -

- Ma Mina stava solo per aprire un libro! -

- Appunto. Il titolo del libro non lasciava presagire niente di buono. -

- E se ci perdiamo qualche passaggio cruciale, per cui poi non capiamo niente della trama? -

- Signorina, fidatevi di chi ha vissuto più di voi e ha visto molti più film di voi. Vi assicuro che le scene di nudo o di accoppiamento sono fini a se stesse e vederle o meno non inficia la comprensione della storia. -

Integra sbuffò, maledicendo mentalmente gli adulti e le loro menate. Sir Hellsing fu obbligata a scoprire che il callifugo pubblicizzato nella televendita era ottimo anche contro funghi e verruche e che alle prime cento persone che telefonavano al numero in sovraimpressione avrebbero regalato anche un divaricatore contro l’alluce valgo, prima che Walter si degnasse di cambiare canale. Trovarono così Jonathan Harker che vagava per il castello del Conte e quasi subito incappò nelle sue graziose consorti. Lo shinigami intuì la pericolosità della scena e afferrò il telecomando ma non fece in tempo a costringere Integra a sorbirsi nuovamente la televendita sul callifugo che dal pavimento emerse Alucard.

Il vampiro, zitto zitto, si era avvicinato al televisore sotto forma di pozzanghera piena d’occhi e quando capì quel che stava insinuando il film, riprese la sua vera forma, materializzandosi proprio davanti allo schermo e nascondendolo con la sua mole. Imbestialito, afferrò l’elettrodomestico fra le mani, cominciando a scuoterlo come se si trattasse di una persona che desiderasse strangolare e intanto tuonava:

- Come osano far credere che le mie mogli stessero per farmi cornuto con quell’idiota di Jonathan Harker? Questa è diffamazione! Li querelo, li trascino in tribunale anche se per l’anagrafe sono defunto! Le Leonesse Jonathan Harker volevano solo mangiarselo, capito? -

Integra allungava il collo in ogni direzione nella speranza di scorgere un pezzetto di schermo non occupato dalla stazza del servo e non trovandolo, protestò

- Alucard, spostati, non vedo niente. -

- E non devi vedere niente, infatti. - non potè fare a meno di commentare Walter, per poi rivolgersi al vampiro dicendo - Smetti di scuotere il televisore. Lo romperai e abbiamo solo quello. -

- Ma ti rendi conto di cosa insinuano il regista e lo sceneggiatore? Persino la Prima Leonessa, che pure aveva la vocazione da baldracca, non si sarebbe mai abbassata a trastullarsi con una nullità come Harker. E poi perché fanno indossare alle mie mogli dei veli trasparenti che mostrano anche il seno? Le mie consorti erano vestite di tutto punto con il costume tradizionale e le tette le facevano vedere solo a me, capito? A me! A me! -

Riafferrato da un nuovo accesso di furore, il vampiro sottolineò ogni “a me” mollando un pugno sul televisore.

- Abbiamo capito che eri l’unico gallo del pollaio. Adesso smettila di torturare il televisore e vieni a sederti sul divano! -

Il vampiro obbedì al maggiordomo, continuando però a farfugliare improperi in tutti gli idiomi da lui conosciuti. Riuscì a rimanere seduto finchè Harker non vide sbucare da una cassa il Conte in procinto di partire per la Gran Bretagna, abbigliato con una tunica così pacchiana che Alucard, vedendosi conciato in quel modo, cominciò a schiumare di rabbia. Gli umani che gli sedevano di fianco colsero al volo l’occasione per denigrarlo.

- Che tunica deliziosa. Ti fa sembrare un faraone egizio. - commentò malignamente Walter.

Integra approvò con una risata ancor più maligna e il nosferatu, avvertendo di essere nuovamente giunto al limite della sopportazione, andò a fare altri due tiri nel salone da biliardo.

L’assenza del vampiro dispiacque a master e maggiordomo perché se dovevano essere sinceri, neanche a loro piaceva quel film. Poco interessati alle storie d’amore, erano inoltre infastiditi dal romanticismo del Conte, soprattutto perché faceva a pugni con la realtà che vivevano quotidianamente. Tante erano le definizioni che i due umani avevano dato di Alucard: lestofante, scalmanato, gradasso, sbruffone, presuntuoso, arrogante ma romantico non erano davvero in grado di farglielo calzare, neanche a voler usare martello e scalpello per cercare di adattarlo alla figura del non-morto.

L’unica ragione per cui continuavano a seguire quel film che li faceva smascellare dagli sbadigli, era la gioia di vedere Alucard avere un travaso di bile ad ogni inquadratura. Considerato tutto ciò che il vampiro aveva fatto loro da quando era stato risvegliato, quella piccola vendetta se la meritava pienamente.

Attesero quindi pazientemente che il non-morto tornasse a sedersi sul divano e dato che Walter continuava a cambiare canale ogni volta che le scene erano a suo giudizio inadatte per Integra, Sir Hellsing si fece una cultura sui callifughi e tutti i prodotti rivolti alla cura del piede.

Finalmente Dracula, sbarcato sul suolo inglese, uscì dalla cassa in cui aveva viaggiato presumibilmente nudo, a giudicare dalla decisione del regista di inquadrarlo dai pettorali in su. Walter immaginò che quando il film uscì nei cinema, questa scena dovesse aver sollevato più di un gridolino femminile nella sala buia. Lui, più prosaicamente, dovette accontentarsi di ascoltare Alucard che seduto sul soffitto, commentò acidamente:

- Scommetto che l’hanno inquadrato dai pettorali in su perché ha la pancetta. Come osano farmi interpretare da un attore con la pancetta? Io sono un peso-forma perfetto e non ho un filo di grasso! -

- Bentornato fra noi. - lo salutò il maggiordomo ma la rimpatriata del succhiasangue fu di breve durata.

Bastò la vampirizzazione di Lucy We-qualcosa per fargli avere un nuovo travaso di bile. Nei pochi istanti che impiegò il maggiordomo per cambiare canale a beneficio di miss Hellsing, la visione del grosso affare peloso sdraiato addosso all’amica di Mina fece ruggire Alucard di rabbia:

- Fatemi capire, quel peluche sarei io?! Ma per chi mi hanno preso? Sono un vampiro, non un furry! -

Il Principe della Notte tornò così al tavolo da biliardo, domandandosi perché lo sceneggiatore e il regista di quel film ce l’avessero tanto con lui. Dovevano nutrire una gran rabbia nei confronti di Dracula, altrimenti non gli avrebbero mancato di rispetto dipingendolo come un romanticone malinconico. “ Che abbia succhiato qualche loro antenato nel passato, per cui se la sono legata al dito e adesso si stanno vendicando così?  “ non potè fare a meno di chiedersi Alucard e dopo molte riflessioni concluse che quella era senz’altro la risposta giusta. Probabilmente aveva inghiottito i loro nonni e questo era lo scotto che doveva pagare. Siccome però il nosferatu era incrollabilmente convinto di avere il diritto di fare ciò che gli pareva, non solo non si disse che la vendetta del regista e dello sceneggiatore del film era sacrosanta e giusta ma tornò a riprometersi che alla prima occasione li avrebbe citati in giudizio, chiedendo un risarcimento milionario, così imparavano.

Walter e Integra intanto facevano la conoscenza degli altri personaggi del film, giungendo alla conclusione che erano stati maltrattati tanto quanto il Conte. Mina l’intelligente, Mina che con la sua sagacia era riuscita a sconfiggere il Principe della Notte, sullo schermo era stata degradata al livello di un’oca giuliva. Pur con tutta la buona volontà possibile di spettatori che cercano di immedesimarsi nei personaggi, allo shinigami e alla sua pupilla risultava incomprensibile come Dracula potesse perdere la testa dietro una simile gallina.

- Non è soltanto Alucard che potrebbe far causa al regista. Fossi negli eredi degli Harker, anch’io inoltrerei una denuncia per diffamazione. - commentò il maggiordomo.

- Potrei farla anch’io. - rispose Integra, irritata - Mostrano Van Helsing come uno squinternato. E’ vero che il mio antenato non aveva tutte le rotelle a posto, ma era un pazzo da temere, non un matto da deridere come mostrano loro! -

 L’indignazione di Integra fu comunque di breve durata. Vinta dalla noia congiunta di un film romantico e della pubblicità sui callifughi, si addormentò in breve tempo con la bocca aperta e un filo di bava le colava giù per il mento. Senza più l’assillo di dover cambiare canale per proteggere l’innocenza della ragazzina, Walter continuò a vedere il film da solo, smascellandosi dagli sbadigli. A dispetto delle apparenze, di quando in quando la pellicola offriva momenti di tensione persino ad un vecchio shinigami come lui, come quando Van Helsing insultò le spose di Dracula dando loro delle cagne, al che il maggiordomo si guardò intorno impaurito, non osando immaginare cosa potesse fare Alucard sentendo offendere a quel modo le sue Leonesse. Per fortuna del signor Dorneaz, il vampiro era ancora impegnato a giocare a biliardo nell’altro salone e non avendo udito niente, risparmiò all’umano la scoperta di ciò che poteva fare un nosferatu ferito nell’onore.

Fu un bene anche il sonno di Integra, che le evitò di assistere al tentativo di una Mina non del tutto in sé di sedurre Van Helsing. Lo shinigami non potè fare a meno di domandarsi se la reazione della master sarebbe stata furente quanto quella del monster e fu nuovamente contento di essersi risparmiato la scoperta.

Lentamente, il film si avviò verso la fine, evento di cui il maggiordomo ringraziò tutte le divinità da lui conosciute. Gli esseri sovrannaturali non poterono però evitare all’uomo di sdegnarsi, constatando quanto la morale del libro venisse stravolta nel finale, in cui gli umani scoprivano di essere diventati più mostruosi del Conte.

- Questo è sleale! Non si svolsero così gli eventi! - inveì il maggiordomo, destando Sir Hellsing.

Fu così che la ragazzina, con gli occhi ancora impastati di sonno, guardò l’epilogo del film davanti a cui stavano singhiozzando e sospirando le sue compagne di classe. Mina bacia il Conte e, magia dell’amore, lui riacquista il suo aspetto umano e muore in pace, volando in paradiso dall’amata moglie. Fine.

- Bleah! - fu la smorfia con cui Integra commentò il tutto. Le scene di sbaciucchiamento proprio non le piacevano.

Ciò di cui la dodicenne e il suo tutore non si erano accorti, era che Alucard si era materializzato all’ingresso del salone giusto in tempo per assistere al finale, rimanendo pietrificato dallo stupore e dallo sdegno. Ora, di film su di lui ne avevano fatti tanti, per lo più brutti, alcuni addirittura irriverenti ma neanche le parodie erano mai arrivate ad insultarlo a quel modo. Un bacino e il Conte Dracula diventava buono. Un bacetto e il Principe della Notte veniva redento dall’amore di un’oca giuliva. Un bacio e il Signore delle Tenebre si trasformava, come il ranocchio delle fiabe che diventava un principe.

Alucard non riusciva a credere ai suoi occhi. Trattato come una versione maschile di Biancaneve,  della Bella Addormentata nel bosco! L’ira incendiò le sue vene.

Walter e Integra si voltarono di scatto, sentendo la voce cavernosa del nosferatu rimbombare minacciosamente alle loro spalle:

- E secondo il regista e lo sceneggiatore del film io, il Re-senza-vita, avrei abbandonato al loro destino il mio regno, i miei servi e le mie mogli per una stupida storia d’amore? -

I tratti del viso di Alucard erano trasfigurati dalla rabbia. I due umani sudarono freddo vedendolo in quello stato.

- Non sono mai stato oltragiato tanto in vita mia! - sibilò il non-morto e tese un braccio davanti a sé.

Walter, presagendo quel che stava per accadere, intimò:

- A terra, Integra! -

La ragazzina si buttò sul pavimento, nascondendo la testa fra le mani. Il braccio di Alucard intanto perdeva i suoi contorni, tramutandosi in qualcos’altro e prima che il maggiordomo facesse in tempo ad estrarre dal taschino del gilet i mezziguanti con cui controllava la corda della morte, l’Hellhound si era materializzato. Veloce come la lingua di un camaleonte, il segugio infernale scattò a fauci aperte sul televisore, inghiottendolo in un sol boccone. Baskerville si ritrasse, tornando ad essere seplicemente il braccio di Alucard.

Il vampiro, non ancora placato dalla vendetta, si allontanò sdegnosamente alla ricerca di Casull, per consolarsi con lei al poligono di tiro. Walter e Integra rimasero a guardare impietriti il tavolino vuoto, su cui fino a un momento prima aveva alloggiato l’unico televisore di casa Hellsing. 

 

 

 

“Dracula” di Francis Ford Coppola uscì nei cinema nel 1994. Questa storia è ambientata a cavallo fra il 1990 e il 1991 quindi, come potete capire, è un “falso storico” che Integra e Walter abbiano guardato il film di Coppola in televisione. Io però ero troppo curiosa di immaginare le reazioni di Alucard di fronte a questa pellicola, così mi sono permesa di alterare la linea del tempo per inserirla in “Spirali di fumo”. Hirano afferma di essersi ispirato sia al romanzo di Stoker che al film di Coppola per ideare “Hellsing” ma ammetto che vedo ben poche attinenze fra il romantico Conte appaso al cinema e l’efferato assassino del manga. Presumo però che arrivati a questo punto della lettura, vi siate resi conto da soli su quali siano le mie idee in merito. :D

Anche la citazione di X-files è un falso storico, dato che quel telefilm uscì nel 1993.

 

  
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