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Autore: Jane Stevens    23/07/2015    0 recensioni
Questa storia è ispirata alla puntata 10 della terza serie, nella quale Dean fronteggia l'altro se stesso in un sogno ma potrebbe essere una sorta di lettera da parte di Lilith per convincere Dean a farsi un viaggetto all'inferno senza troppe storie. Mi scuso per non essere riuscita a trovare un titolo più... più.
Se qualcuno ha dei consigli, ben vengano, detto ciò vi lascio alla lettura.
REVISIONATA
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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 L'armadio delle scope
Ciao a tutti, sono ancora io, venuta apposta per rompervi le scatole e a mettere in cattiva luce quel bravo ragazzo di Dean, parlando di cose serie: questo è un ipotetico monologo/lettera di quella simpaticona di Lilith che potrebbe fare prima di squartare il nostro Pie man, un po di violenza psicologica che non guasta mai, nei vostri confronti e in quelli del Big Brother. 
Okay, me ne vado.
Ps: Se non andate troppo di fretta (o non siete pigri come me) una piccola recensione mi farebbe piacere.
Jen

 

Pensavi di trovarti davanti qualunque altra cosa, un Sam che ti odiava, la tua famiglia felice senza di te, scoprire che tuo padre era il demone dagli occhi gialli, ma mai ti saresti aspettato di trovarti davanti a un altro te stesso.  
 Il tuo peggiore incubo, il tuo peggior nemico, tu.
 È incredibile come lui sia riuscito in quello in cui nemmeno Sam era riuscito: farti capire di non meritare l'inferno.  
 Con frasi velenose, fredde, dolorose perché vere, ti ha fatto capire che hai fatto  di tutto per Sammy, quando vostra madre era morta, quando vostro padre era troppo assente per accorgersi di qualunque cosa, tu eri  ad asciugare le sue lacrime, ad ascoltare le sue parole,  a spegnere le sue paure e ad alimentare i suoi sogni e le sue ambizioni; 
Stanford ad esempio, l'hai convinto a perseguire nelle sue idee anche se vostro padre non era d'accordo, anche se ogni sua confidenza e accenno sull'andarsene ti facevano sanguinare il cuore. 

Gli hai fatto da madre e padre

 "Tieni d'occhio Sammy, cura il tuo fratellino."
 Le hai sentite talmente tante volte queste parole da poterle vomitare, come se ci fosse bisogno di dirlo,  come se non sapessi che prenderti cura del tuo piccolo Sammy fosse come mangiare o respirare, un bisogno primario, una cosa elementare. 
 Ti sentivi quasi offeso nel sentirtelo dire.
 Non saresti finito all'inferno per aver fatto la cosa giusta, ma diciamoci la verità: tante belle parole sull'amore fraterno e sul sacrificio, ma l'hai fatto soprattutto per te: non saresti mai riuscito a perdonati per aver fallito, per aver mancato al tuo compito. 
 La sua non presenza, il suo silenzio,  ti dilaniavano l'anima. Vederlo immobile su quel letto, freddo e bianco, cadaverico, il non sapere per l'ennesima volta cosa fare con lui, per salvarlo e per salvarti. 
 Ti ricordi come ti eri sentito quando quello Shtriga l'aveva quasi ucciso? Il senso del dovere e il rimorso aveva ammazzato te, il bravo soldatino di papà.
 Sam era quello da seguire, da curare, da accuidere, lui era quello da riempire di ordini, da sgridare e redarguire. 
 Era da tempo che non riuscivi a guardarti allo specchio senza rimanere deluso o disgustato da quello che vedevi. 
 Ecco perché l'hai fatto: 
 dovere, egoismo e sensi di colpa.

 
Sicuro di non meritare l'inferno, Dean?


 
                                       Con amore, Lilith.
 
  
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