Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: emmegili    23/07/2015    0 recensioni
Shailene, soprannominata Shay, corre al pronto soccorso con la madre: l'autobus che stava riportando a casa i militari tra cui suo padre ha avuto un brutto incidente. E' distrutta, suo padre è gravissimo. Cosa succederà quando, gironzolando per l'ospedale, incontrerà Ryan, un giovanissimo soldato che era un collega del padre?
_______________________________________________________________________________
DAL TESTO:
Io guardo il soldato dagli occhi verdi che vorrebbe essere al posto di mio padre perché si sente inutile. Non so come faccia mia madre a conoscerlo e viceversa, ma non chiedo nulla.
- Comunque ha ragione la dottoressa, Prescott –intervengo senza staccare gli occhi dal suo viso –Dovresti riposare, altrimenti ci finirai veramente, al posto di mio padre.
Lui mi guarda e mi sembra di vedere l’ombra di un sorriso sul suo volto.
- Non ti preoccupare, Shailene. So badare a me stesso meglio di quanto faresti tu stessa –dice a denti stretti.
Sussulto sulla sedia. Come fa a sapere il mio nome?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Hope'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 9

Suona la sveglia. La sveglia? Ah, sì. Ho l’appuntamento con Ryan.
La luce del sole filtra attraverso le tende.
Guardo l’ora. Sono le otto e un quarto. Mi siedo sul letto e mi stiracchio. Accanto a me c’è un biglietto. Lo prendo.
Ti sei addormentata prima del previsto, ieri sera. Vengo a prenderti alle nove.
Sorrido. Allora alla fine se ‘è andato appena ho iniziato a dormire, eh?
Mi alzo dal letto e vado a farmi una doccia.
Ritornata in camera, indosso i jeans, una t-shirt verde e degli scarponcini. Scendo a fare colazione. Una tazza di latte, qualche biscotto ingurgitato per forza e sono già le nove meno dieci.
Esco di casa ad aspettare Ryan. Chissà dove vuole portarmi?
In breve vedo arrivare la sua jeep nera. Scende dall’auto, euforico.
Gli vado in contro. Mi abbraccia.
- Ti fidi di me? –mi chiede.
Annuisco confusa.
- Bene. Salta in macchina, si parte! –esclama euforico.

Ryan guida per circa un’ora e mezza.
Parliamo di cose stupide, ad esempio di galline e uova.
La jeep imbocca un vialetto in mezzo alla campagna verde. Ryan si ostina a non volermi dire dove stiamo andando.
Dopo la trentatreesima volta che glielo chiedo, si limita ad accennare davanti a noi. Seguo le sue indicazioni con lo sguardo.
All’orizzonte compare un’enorme casa di legno accostata ad un lungo stabile. Degli steccati iniziano a comparire ai lati del vialetto. Dei cavalli brucano l’erba.
- Un ranch! –esclamo.
Ryan sorride soddisfatto.
- Un ranch! Un ranch! Un ranch! –continuo.
- Andremo a fare una passeggiata a cavallo, ti va?
- Se mi va? Me lo chiedi anche? –salto sul sedile euforica.
Ryan parcheggia l’auto e scende. Io lo seguo eccitata.
- Di chi è? –cinguetto.
Ryan mi prende sotto braccio sorridendo.
- Di un mio amico. E di sua moglie.
Saliamo gli scalini che portano al portico della grande casa di legno. Ryan bussa alla porta, che si apre quasi subito.
Una ragazza –avrà due anni più di me –ci sorride raggiante. E’ bellissima. I capelli ramati le ricadono morbidi sulle spalle, gli occhi scuri sembrano sorridere assieme alle sue piccole labbra.
Indossa un paio di jeans rovinati, una camicetta bianca e cappello e stivali da cowboy.
- Ryan! –squittisce abbracciandolo. Sorrido timida.
- E tu devi essere Shay, giusto? –mi chiede contenta.
- Sì, sono io. –sorrido stringendole la mano.
- Che carina. Io sono Alice. Prego accomodatevi –sorride Alice lasciandoci entrare.
Lancio un’occhiata a Ryan, ma non sembra accorgersene.
La casa, all’interno, sembra quella dei classici film western: completamente di legno, ha un arredamento in stile cowboy, con una testa di alce appesa al muro.
Io e Ryan ci sediamo sul divano verde in centro al salone.
- Arrivo subito, vado a chiamare Luke –annuncia Alice scomparendo.
- E’ la figlia? –chiedo in un sussurro a Ryan. Lui sorride.
- No, è la moglie.
- Ma avrà due anni più di me!
- Luke ha la mia età. –anticipa guardandomi.
- E perché si sono sposati così presto? –chiedo in un soffio.
Ryan si stringe nelle spalle.
- Vedrai.
Sospiro.
Nella stanza arriva un bambinetto biondo, paffuto, di circa tre anni. E’ bellissimo. Due occhioni blu mi guardano ridenti.
Corre in contro a Ryan.
- Ryan! –urla.
Ryan lo prende in braccio.
- Come va, campione? –sorride teneramente lui.
- Chi sei? –mi chiede il bimbo.
- Io mi chiamo Shay. –sorrido.
- Shay. Io sono Tommy.
Tommy mi sorride raggiante.
- Tommy, non dovevi dare una mano a papà, tesoro? –chiede la voce di Alice, che ci raggiunge.
Dietro di lei c’è un ragazzo in sedia a rotelle. Ha un bellissimo viso, dolce, abbronzato. I capelli neri, gli occhi blu. Sorride. Mi rendo conto di averlo già visto in ospedale.
- Ehilà, Prescott –esclama abbracciando Ryan.
Poi si volta verso di me.
- La figlia del capitano, vero? –sorride.
- Shailene –annuisco.
- Io sono Luke.
Sorrido. Ryan mi stringe una mano.
- Okay. Penso abbiate voglia di fare quello per cui siete venuti –interviene solare Alice.
Ryan scatta in piedi. Mi tende una mano, per aiutarmi ad alzarmi.
Seguiamo Alice fuori casa. Ci guida fino alle stalle.
- Come te la cavi a cavallo, Shailene? –mi chiede. Sorrido.
- Magnificamente.
A Ryan scappa un risolino.
- Che hai? –lo punzecchio.
- Niente, niente.
Legati fuori dai loro box ci sono due cavalli già sellati, solo da montare.
Uno è castano scuro, la criniera e la coda nere.
L’altro, un po’ più grande del primo, è completamente bianco, un occhio per colore.
Sono sellati con attrezzature da monta americana, quella dei cowboy. Ed è una fortuna, perché io so montare solo quella.
Alice si avvicina al cavallo bianco.
- Questo è Spot. –annuncia accarezzandogli il collo –Chi lo vuole?
Alzo una mano. Ryan sorride abbassando lo sguardo.
- Il mio lato infantile è semplicemente più raggiante del tuo –gli schiamazzo –Io non facevo finta di essere Superman, da piccola.
Alice ci lascia ai cavalli. Dice che deve andare a preparare il pranzo, ma che ci aspetta per cena. Quindi la nostra cavalcata durerà per tutto il giorno.
Io e Ryan portiamo i cavalli fuori dalla stalla, saltiamo in sella ed imbocchiamo un sentiero laterale alla casa.
- Comunque non mi piacevano, i supereroi. –bofonchia Ryan tenendo le redini del cavallo con una mano sola –Piuttosto giocavo a fare il poliziotto. E ammazzavo gli assassini.
La sua voce ritorna fredda, e mi sento un’idiota.
- Scusa per prima, proprio non ci ho pensato –mormoro.
Attorno a noi iniziano a comparire degli alberi, stiamo entrando in un bosco. L’erba è quasi sempre più alta, accompagnata da qualche fiore colorato di tanto in tanto.
- Figurati. Per quanto pessime siano, hai diritto di fare delle battute anche tu –ghigna. Sbuffo.
- Quindi Alice e Luke si sono sposati perché lui è in sedia a rotelle? –chiedo.
- No. Non hai visto quanto si amano, come si guardano l’un l’altra? Non è che una sedia a rotelle annuncia una morte, Shay. Eravamo in missione assieme quando ha perso le gambe, povero ragazzo.
- Quindi non è stato a causa dell’incidente? –chiedo stupita –Ma l’ho visto in ospedale!
- Certo, era venuto a vedere come stavamo.
- E comunque, no. Non avevo fatto caso al modo in cui si guardavano. Me ne ricorderò stasera a cena –sorrido.
Ryan ricambia.
- Però sono giovanissimi per avere un bimbo di quell’età. E’ come se io, ora, avessi un bambino. E’ inconcepibile.
- Non ti piacciono i bambini, Shay?
- Sì, certo che sì! Io adoro i bambini, ma ora non vorrei averne uno. Comunque Tommy ti vuole tanto bene, avresti dovuto vedere in che modo si sono accesi i suoi occhi quando ti ha visto. Si è illuminato.
Ryan sorride. E’ di poche parole, oggi.
Cavalchiamo ancora un po’, fino ad un laghetto circondato da sassolini colorati. Un piccolo molo di legno entra nel lago.
- Ti piacciono tanto i laghi? –chiedo a Ryan legando il cavallo ad un albero. Lui si stringe nelle spalle e si siede accanto all’acqua, i piedi nudi bagnati da qualche corrente vagabonda.
Mi siedo accanto a lui; mi cinge a sé con un braccio.
- Ryan, posso chiederti una cosa?
Mi guarda.
- Certamente.
- Mi racconti un po’ di te? Della tua storia? Perché tutti hanno una storia.
Lui sospira. Con il braccio libero lancia un sasso nel lago.
- Sono nato nel Texas ventuno anni fa. Mia madre era commessa in un supermercato della zona e mio padre un mandriano. Poco dopo che compii quattro anni, arrivò mia sorella, Jacqueline o Jackie che sia. Mio padre era un alcolista, spesso se la prendeva con mamma e spesso la picchiava. Ma io ero troppo piccolo e innocente per capire. Credevo che se mia madre non se ne andava voleva dire che le stava bene. E poi, quando io avevo otto anni e mia sorella appena quattro, mio padre uccise mia madre al culmine di una lite. Fui io a chiamare la polizia, sconvolto. Vivemmo con nostra nonna fino a quando non compii diciotto anni, dopodiché ottenni la custodia di Jackie e ci trasferimmo qui in California. Ero già arruolato nell’esercito quando, un anno dopo, venne investita da un tir. Era tutto quello che mi era rimasto. Ero solo. Solo come un cane. Poi in missione conobbi tuo padre e la mia vita iniziò a riprendere la giusta strada.
- Non hai avuto un’infanzia molto semplice… -borbotto carezzandogli il braccio –Almeno hai trovato il tempo di imparare a nuotare, Prescott?
Sorrido complice. Mi tolgo gli scarponcini.
- Certo –esclama.
Scatto in piedi ed inizio a correre verso il molo. Chissà in preda a quale istinto, Ryan mi segue.
Correndo a perdifiato mi sfilo la maglietta e la getto a terra. Tentando di non inciampare lancio via anche i jeans.
Rimasta in biancheria intima raggiungo il limite del molo e mi tuffo in acqua.
E’ calda, tiepida. Riemergo e noto che Ryan mi fissa divertito dal molo.
Lo guardo scettica.
Inizia a ridere e si sfila camicia e pantaloni, poi si tuffa.
L’acqua mi schizza in faccia. Quando riemerge me lo trovo davanti.
- Per un momento ho pensato non ti tuffassi, fifone –lo prendo in giro.
Si avvicina e mi prende il viso tra le mani.
- Mai sottovalutare Ryan Prescott –sorride baciandomi.


Salve gente!
Anzitutto mi scuso per questo ritardo madornale, ma avevo perso l'ispirazione...-.-'
Francamente non sono contentissima di questo capitolo, ma era uno di modi migliori che visualizzavo per una full-immersion nel passato di Prescott.
Che dite?
Un bacio,
emmegili
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: emmegili