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Autore: Mary CM 93    24/07/2015    2 recensioni
Poesia ispirata e dedicata ad un gruppo di amici con i quali ho condiviso alcuni momenti intensi, non sempre tra i migliori, ma certamente importanti!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo quelli delle cinque del mattino, quelli che dovrebbero godere dell’inaudita beltà delle albe infinite, che, tuttavia, sono tanto stanchi, spenti, con un occhio livido peggio del cuore, le palpebre pesanti, gli zigomi ancora troppo umidi, le occhiaie marcate, i vestiti scelti con cura, ma indossati come stracci logori.

Malinconicamente prosciugati dalle notti insonni, eppure troppo tormentati dai nostri fragili pensieri per concederci riposo.

Siamo il rimprovero severo dei perbenisti ed, al contempo,il loro vizio più profondo, un turpiloquio inespresso.

Siamo l’eccesso dei passionali, la loro parte ancora razionale.

Ebbene siamo la saggezza degli stolti, poiché viviamo,sempre, per davvero, al confine tra il concreto e l’astratto, tra un sorso in più di alcol, che ci brucia lo stomaco, e la boccata di fumo che aleggia in mezzo alle nostre angosce costanti.

Ma siamo anche quella cieca stupidità, quella inconsapevolezza fanciullesca consumata dagli eventi.

Siamo l’etichetta, quella che paghi a caro prezzo per un capo che ti fascia assai e, così, t’ingrassa, per quello che, alla fine, stava meglio al manichino.

Siamo pregiudizio e giudizio sulla bocca di tutti, stremati dai mormorii incessanti, siamo persino sugli indici delle tozze dita curate.

Siamo il fallimento e la miseria personale, ricchi di presunzione, traboccanti di obbiettivi mancati, sogni sfiniti, voglie coattivamente abbandonate.

Siamo gli abbietti, l’incoerenza melliflua che non ci spiega, ma ci regola.

Siamo la canzone che passava troppo spesso in radio una decina d’anni fa, di cui a nessuno oramai sovviene più il titolo.

Perché mai ne abbiamo avuto uno, ci apparteniamo forse per non più di qualche istante, senza fissa dimora, tuttavia soffocati tra le nostre mura macchiate di muffa.

Lontani da un corpo che trasciniamo colpevolmente come pezzo di carne succulenta tra le braccia di molti.

E sì, siamo l’orgasmo improvviso ed intenso, ma concordato,siamo la successiva sigaretta di noncuranza, che tanto ci affascina, poiché poi amiamo tutti, anche gli sconosciuti di passaggio, amiamo immotivatamente,capricciosamente, gelosamente, delicatamente, senza farci scoprire, stiamo perenni sulle soglie altrui.

Noi non ci vogliamo, però, nemmeno un po’, imbevuti di una frustrazione assordante, dei nostri sorrisi appena accennati, con gli angoli della bocca increspati, ma mai giocati con lo sguardo.

Siamo i nostri soli pilastri portanti, pronti a sgretolarci celermente, all’occorrenza più misera, siamo il fascino del proibito e dopo l’abbandono di chi ha osato.

Colmi di speranze calpestate, liberi, schiavi della bozza di noi stessi mal riuscita, cancellata, con la matita sbavata.

Assenti, già frequentemente vissuti, poco in noi, brevemente per altri, fedelmente devoti ai nostri sudici clichés , incomprensibili, eppure ammirabili.

Perciò, noi siamo…e voi?

  
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