Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: Lila May    24/07/2015    6 recensioni
[Kalosshipping] [Fluff, introspettivo quel tanto che basta, direi, e anche molto romantico] [CALEM, cavoli, SPOSAMI e portami con te a Kalos, insieme cambieremo il mondo (?) *^*]
#
Calem è pronto. Pronto per la Lega, per dare il meglio di sé, per vincere e diventare il nuovo, forte, stimato Campione di Kalos.
Ma un particolare soggetto dalla lunga chioma color ambra fusa interromperà il suo cammino verso la gloria. Serena.
La ragazza tuttavia, all'apparenza gelida e superficiale, è davvero venuta fin lì per sfidare il rivale un'ultima volta?
Oppure c'è un qualcosa di particolare che deve dirgli? Un segreto che nasconde dentro di sé, un fuoco scoppiettante che necessita di essere liberato, un amore struggente?
Riuscirà a sfogarsi?
Come reagirà il ragazzo?
#
Buona lettura ^^!
PS: sì, mi sono ispirata al momento in cui combatti o Serena o Calem alla lega. Ma va più in là, ecco. Molto (?).
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calem, Serena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SOLO CON UN GESTO

~ Calem x Serena ~



 
 
"Okay... un bel respiro, Calem, un bel respiro. Sei bravo, sei forte, sei ottimista quel tanto che serve, andrà tutto bene. Serve ripeterlo? Va bene, ripetiamolo ancora. Hai fatto un buon allenamento, sei riuscito ad ottenere tutte e otto le medaglie, e hai degli amici favolosi che hanno sempre cercato di darti una mano. Sarà uno scherzo del cavolo accaparrarsi il titolo di Campione... contento? Ti fa sentire più deciso, adesso? dannazione, Calem rimani... perfettamente tranquillo."
Era quello il piccolo ammasso di frasi sconnesse fra loro che non smettevo di ripetermi, impegnato a farmi strada per uscire al più presto dalla fredda e vasta Via Vittoria. Ma l'emozione era forte, dannazione, così potente e immensa che, strano quanto assurdo, la solita calma che riserbavo anche nei momenti più critici aveva all'improvviso deciso che non gli andavo più a genio, e se ne stava andando lentamente, cedendo il posto ad un'incontrollabile eccitazione.
Cavoli, mai avrei pensato di arrivare fin qui. Da solo. Con i miei Pokémon.
Pronto a levare Diantha dal suo trono, trono che se tutto andava nei piani avrebbe ospitato me per chissà quanti anni.
Mi tolsi il cappello a visiera dalla testa e, agitato, cominciai a passarmi le mani fra i lunghi capelli corvini, la fronte imperlata di sudore nonostante i pochi gradi.
Dovevo tutto ai miei Pokémon. Era grazie a loro se adesso mi ritrovavo con i piedi sull'erba fresca di rugiada, il sole nascente alle spalle e una lunga via piena di Allenatori che aspettavano tutti di essere sfidati da me, Calem, un normalissimo ragazzo di Borgo Bozzetto a cui all'improvviso era saltata la voglia di mettersi a fare l'Allenatore, a cui un Fennekin bruciante di passione aveva cambiato la vita.
Strinsi lo spallaccio della borsa a tracolla e mi sporsi cauto dal burrone che stavo percorrendo, curioso di sapere che cosa si intravedeva di sotto.
Rimasi sbalordito, e senza volerlo la bocca mi si schiuse da sola, come uno stupido ragazzino davanti a una bella donna.
Tutta Kalos era sotto i miei piedi, lì, splendente e unica come solo lei sapeva essere. E c'era Yantaropoli, con la sua meravigliosa Torre della Megaevoluzione, la nostalgica Fluxopoli, dove, avvolta fra le nuvole, ancora si riusciva a intravedere la spigolosa punta della meridiana color magenta. E ancora Luminopoli, con la sua grande torre raggiante di luce, e Romantopoli, dalle strade sempre imbrunite dalle foglie. Senza togliere le altre città, importanti e uniche a loro genere.
Mi allontanai di qualche passo, pensando che forse cadere da lì sarebbe stato non poco doloroso, quindi sollevai il capo, ritrovandomi sopra la testa lo spazio infinito.
Anche qui non riuscii a non spalancare la bocca.
Un vasto cielo nero dalle striature violacee a circondare miliardi di stelle color avorio aveva sempre regnato sulla mia testa dura di comprendonio. E me ne ero reso conto solo ora, solo guardando, solo accorgendomi che a creare tali meraviglie poteva essere stato solo il leggendario Palkia, il Re dello spazio.
Che strano.
E dire che il sole stava sorgendo, indorando con il suo flebile arancio tutto ciò che mi circondava, incluso me.
Stordito da quella visione a dir poco favolosa ripresi a camminare, pensando al momento in cui avrei schierato i miei Pokémon in battaglia difendendo il mio onore di Allenatore con unghie e denti. Non vedevo l'ora, mi sentivo fremere come un matto, lo stomaco mi tremava dalla gioia, mi si attorcigliavano le mani, a tratti mi ritrovavo ad ansimare come un folle, con tanto di testa che girava.
Ero convinto che per Dephox, in quel momento a vegliarmi le spalle con il suo bastone magico, era lo stesso.
Mi voltai per guardarlo, e scorsi nei suoi occhi color del rubino un meraviglioso baluginio.
Sì. Condivideva le mie stesse sensazioni, ormai a forza di sguardi e parole sussurrate eravamo diventati una cosa sola. Con un cenno della mano accompagnato da un sorriso quasi cretino gli ordinai di venirmi accanto, così da potermi sentire vicino al Pokémon che più desideravo abbracciare in quel momento, a mio fratello, al mio migliore amico, al mio compagno inseparabile a cui dovevo molto, troppo, tutto.
Delphox non se lo fece ripetere due volte, e dopo essersi infilato il bastone nell'ampia pelliccia dai toni autunnali mi affiancò, mostrandomi i canini in un dolce sorriso carico di allegria.
Mi fermai e lo abbracciai, incapace di resistere a tutto il bene che gli volevo e che avevo avuto intenzione di fargli capire.
Fu una bella sensazione, che nonostante gli sforzi non fui in grado di interrompere. Sentire le sue braccia morbide avvolgermi la schiena, la sua testa da volpe posarmisi cauta sul petto, le sue grandi orecchie pelose scontrarsi con la mia guancia fredda a causa della temperatura gelida.
Indimenticabile. Restammo così per attimi che mi parvero eterni, avvinghiati l'uno all'altro a trasmetterci tutto l'amore possibile, quando il chiaro e distinto rumore di due passi a pochi metri di distanza da me mi riscosse da quel meraviglioso aggancio, e mi vidi obbligato ad aprire gli occhi.
Delphox si staccò e, dopo aver mostrato i canini in direzione dello sconosciuto, portò le zampe nere sul bastone, appena poco sporgente.
Eppure, quando si accorse di chi si poteva trattare, smise di tenersi sulla difensiva, proprio come gli avevo insegnato, anzi, chinò persino il capo con timidezza, quasi intimorito da quella presenza.
Serena.
Le labbra mi si schiusero ancora, ma questa volta per motivi più che diversi, quindi, per smascherare il rossore, provai a sostenere il suo sguardo di roccia, quegli occhi grigi che tanti ragazzi sapevano ammaliare. Ci riuscii.
Non ricordai esattamente come, ma in un modo o nell'altro non cedetti a quella bellezza, rimanendo solido sui miei piedi.
Però, e mi costava ammetterlo... era uno schianto. Lo era sempre stato.
Ma quello che provavo per lei mi era sempre rimasto un po' difficile da decifrare. Attrazione? Amore? Semplice rivalità? Di certo mi piaceva, questo non potevo negarlo a nessuno, e nonostante il gelido carattere con me sapeva essere una brava ragazza.
Un po' irraggiungibile, ma brava.
Ma basta. Più in là di così i sentimenti si facevano confusi, come annebbiati, e nonostante la voglia di capire quell'orda di sensazioni che provavo per lei non mi ero mai preso la briga di chiarirci fino in fondo, tanto ero preso dagli allenamenti.
<< Quando hai finito di guardarmi... >>
Mi riscossi ancora, e in parte fu solo grazie alla gomitata di Delphox. Accidenti. Dovevo stare attento, o quella generosa scollatura mi avrebbe fatto brillare gli occhi di una luce che non volevo venisse fuori, per nessun motivo.
Lei lo notò e si coprì quel petto da sogno, infastidita, quindi si ravviò la lunga coda color ambra fusa per scacciare l'imbarazzo. Faceva sempre così quando non le andavano giù certe cose. Io in primis.
Gli stavo antipatico, ma i motivi mi erano sempre sfuggiti. Forse perché le avevo reso impossibile la vita, dal momento che tutto il meglio mi era stato dato senza che lo avessi chiesto, ma che ci potevo fare?
Il professor Platan mi aveva scelto per forza di cosa, inutile negare il fatto che non avesse neanche un po' di preferenza verso di me.
Forse per quello.
O forse perché mi ero guadagnato il bracciale della Megaevoluzione, forse perché l'avevo sempre sconfitta. Ma, anche qui, non era un mio problema.
Se mi odiava a questi livelli, da lei non avrei mai potuto farmi amare.
Specialmente adesso che aspiravo a diventare Campione, stesso suo sogno, stesso suo obbiettivo, stessa sua motivazione.
<< Scusa, non... >>
<< Non importa. >>
Mi accorsi che aveva la voce arrochita, stanca e un po' pesante, esattamente uguale a quella di chi ha appena pianto e cerca di nasconderlo usando toni sicuri e spocchiosi, quasi temesse di dimostrarsi vulnerabile davanti agli altri. Evidentemente mi credeva pure scemo, ma decisi di non prestarci più attenzione del dovuto.
<< Voglio lottare con te >> mi disse, estraendo fuori dalla borsa una lucida Pokéball.
Trasalii, ma nonostante la voglia di ricordarle che non era il momento non mi scomposi, e nemmeno Delphox, che con gli altri si comportava al mio stesso modo.
Calmo e razionale. Eravamo davvero due gocce d'acqua.
<< Serena... >>
<< No, non è una domanda. Non puoi decidere, Calem. E' un ordine >> si fermò e guardò in basso, come a cercare le parole giuste per continuare. << Un ordine che ti impongo io. >>
Non trovai la forza per replicare. Tanto, bene o male, di lì non sarei passato se prima non me la toglievo di torno con una lotta. Guardai Delphox, che con uno scatto felino mi rivolse un'occhiata più che determinata, poi annuii, accettando la sfida.
Occupammo un misero spazio, tuttavia sufficiente a permettere ai nostri Pokémon di sfidarsi, o meglio, al mio Pokémon di chiudere l'incontro una volta per tutte. Sì, perchè l'avrei stesa.
Già lo sapevo. E non che volessi vantarmi o altro, chiaro, per me darsi delle arie era una cosa inutile, serviva solo a farsi notare.
Ma glielo leggevo in quei suoi freddi occhi grigi, che era insicura e poco allenata, che era venuta lì per un altro motivo, forse stupido, ma che non riusciva a dirmi, e che quindi preferiva farmelo capire attraverso quello che ormai ci accumunava meglio del resto.
Una lotta.
Fossi stato in lei sarei andato subito al dunque, senza dover sfinire inutilmente i Pokémon per sciocchezze che con un po' di fermezza in più sarebbe riuscita a dirmi senza alcun problema. Ma evidentemente mi credeva anche incapace di fare un discorso serio, tanta bassa era la sua considerazione che aveva di me. Ebbene, ero pronto per farle capire il contrario.
<< Perché sei venuta qui? >> le domandai, sperando di farle cambiare idea.
<< Useremo un solo Pokémon a testa. >>
Come non detto. Serena era una testa dura. Mi rassegnai all'evidenza, stendendo i muscoli delle braccia per prepararmi. Io in confronto non ero nulla più che un bambino capriccioso. << D'accordo, come vuoi. >>
<< I nostri starter. >>
La osservai lanciare la Pokéball in aria, e nel giro di un millesimo di secondo ne uscì una maestosa Greninja dall'umida pelle color cobalto, che atterrò sul campo con una grazia innata e meravigliosa, senza nemmeno spostare un filo d'erba. Dannazione, acqua contro fuoco, Serena era in vantaggio. L'unico modo per vincere era sfruttare le abilità psichiche di Delphox. Non lasciai trapelare alcuna emozione, quindi, con un cenno del capo, gli ordinai di sistemarsi dinanzi a me, di modo che io potessi coordinarlo da dietro.
E la lotta iniziò con un getto d'acqua da parte di Greninja, che però il mio Pokémon, che a differenza mia non fu colto affatto di sprovvista, riuscì a schivare con grazia, curvandosi sulle quattro zampe.
Il getto si schiantò contro un'antica colonna lì vicino, scemando in mille spruzzi argentei.
<< Dephox, "Psichico"! >>
Delphox, lesto come il vento, estrasse fuori dalla coda il suo fedele bastone, che fece roteare in aria fino a creare delle onde rosa, poi, sempre con maestria, le indirizzò addosso a Greninja, che però, atletica com'era, riuscì ad evitare alla perfezione.
Vidi un sorriso increspare le larghe e carnose labbra di Serena, e mi resi conto che mentre io ero qui a camminare attento a non perdermi per strada lei ne aveva approfittato per allenarsi. Furba.
Io avrei fatto a egual modo.
Almeno in quello, eravamo molto simili.
Non mi arresi, e ordinai a Delphox di non arrestare le onde psichiche, che continuò a scagliare furioso contro l'altro Pokémon. Due attacchi li prese in pieno, ma gli altri li evitò ancora, saltellando da una parte all'altra mentre la lunga "lingua-sciarpa" fucsia impreziosita da fiocchi bianchi e color cioccolato fendeva l'aria ad ogni suo aggraziato spostamento.
Mi sentii di fare un complimento a Greninja, ma rimasi zitto. Era davvero migliorata, ed era splendida quasi quanto la sua allenatrice. << Delphox, "Lanciafiamme", circondala di fuoco per tenerla occupata e poi attacca ancora con "Psichico"! >>
<< Greninja, spegni subito le fiamme! >>
Non appena il mio Delphox deliberò un potente "Lanciafiamme" dal bastone, un lungo spruzzo d'acqua si schiantò contro di esso, vincendo e interrompendo la corsa delle fiammelle ardenti. Accidenti. Avrei giurato di giocare sulla velocità, avrei giurato di farcela, ma Greninja non scherzava, e Serena tantomeno.
Posai gli occhi sul suo viso femminile, e mi accorsi che aveva smesso di sorridere, e che aveva le iridi lucide, quasi quella lotta le stesse squarciando il cuore di tristezza.
<< Serena... >>
<< Greninja, "Idropompa"! >>
<< Delphox, schiva! >>
Evidentemente anche il mio Pokémon era rimasto a fissare Serena, perché l'acqua lo colpì in pieno, e il bastone gli sfuggì dalle mani come burro sciolto. Imprecai, poi mi chinai per non farmi sentire troppo dalle avversarie, decise come non mai a distruggermi.
Nel frattempo non mi accorsi che Serena aveva ordinato a Greninja di arrampicarsi sui pochi alberi lì vicino. << Raccogli il bastone, Delphox... presto, più veloce che puoi! >>
Delphox annuì e rapido si gettò sul bastone, sperando di prenderlo in tempo per un nuovo attacco, ma il potente "Idropompa" di Greninja fu veloce e imprevedibile, e si scagliò sul suo corpo peloso con una furia talmente potente da quasi arrivare ad affogarlo.
<< Sei pazza?! >> urlai a Serena, ansante.
Decisi che avrei attaccato con la stessa furia, sì, ma moltiplicata per 145, e sussurai il piano che avevo in mente al mio Pokèmon, perché era ora di farla finita. Delphox, ancora scioccato e stordito dal colpo, sputò un po' di acqua dalla bocca, cercando di riprendersi, e prima che Greninja tentasse un nuovo attacco dall'alto sfoderò il bastone al cielo, che brillò come stelle.
Sì. Era ora di chiudere l'incontro.
Serena si sforzò di capire, ma quando accadde fu troppo tardi. Delphox riuscì a incastrare il bastone in una gamba di Greninja, bloccandola, poi la tirò fuori dall'albero e cominciò a schiantarla sul terreno più volte, deciso a metterla KO.
Una volta che, a forza di colpi, fu sicuro di averla stordita senza ucciderla, con uno scatto delle braccia la fece finire contro una roccia lì vicino, per poi attaccarla con un possente Psichico ancora, ancora, ancora, ancora e ancora.
Quando polvere e detriti si dissolsero spazzati dal freddo vento autunnale, il corpo di Greninja giaceva immobile pieno di ammaccature. Provò a rialzarsi, ma non accadde, e quando si accorse di non essere più in grado di lottare abbassò il capo, stremata fino alle ossa.
Avevo vinto. Con un grido di gioia stritolai Delphox in un forte abbraccio, ricambiato, poi gli ofrii delle bacche di modo che potesse riprendere energia.
Serena, nel frattempo, era accorsa verso il suo Pokémon, e stava tentando di aiutarla ad addentare un po' di rimedi, mentre con mano insicura le andava sitemando i fiocchi sulla "sciarpa". Le venni incontro, sperando di rendermi utile.
Forse avevo agito in modo brutale, da mostro.
Forse mi sarei potuto risparmiare quei colpi, forse l'avrei potuta semplicemente lasciare vincere, una volta tanto.
<< Greninja? >>
<< Sta bene, sta bene, non ti preoccupare... >> Serena si affrettò a porle qualche bacca, che Greninja accettò volentieri. Io per compensare le passai una mano sul capo umido, facendole capire che quella brutalità negli attacchi di Delphox era stata necessaria, e lei parve sorridermi, segno che nonostante quello aveva gradito la lotta.
Ora era Serena, il problema.
<< Si è battuta divinamente, lo sai? >>
Lei mi guardò come si scruta un poveraccio, ma non mi lasciai intimorire. Sapevo che sarebbe finita così. Meglio rimettere le cose a posto, non volevo lasciarla arrabbiata con me.
<< Avrei giurato di vincere, questa volta... e non contando tanto sugli attacchi di tipo acqua, ma sull'agilità di Greninja... >> la osservai carezzare il suo Pokèmon, e io la imitai, sentendo che Greninja in quel momento aveva solo bisogno di sentirsi amata e protetta. Mi diedi ancora del mostro. << Invece nemmeno quello. >>
<< Sai che sei stata brava, non c'è bisogno che te lo ripeta. >>
Mi guardò ancora, ma nelle iridi questa volta colsi una disperata malinconia, esattamente come durante lo scontro.
<< C'è qualcosa che mi devi dire? >> le domandai, sperando di venire a galla da quella situazione.
Perché sì, ero ancora dell'idea che lei non si era affaticata fin lì solo per vedermi lottare, ma per altri motivi ben più importanti, e più intimi, lo sentivo. << Forza, dimmi >> le ordinai, con tono dolce.
<< Non c'è niente... >> sussurrò. La vidi sorridere triste, e arrossire, mentre le mani correvano alla borsa per rifornire Greninja di altre bacche, stremata contro quel sasso. Chissà cosa stava pensando.
<< Serena, sono l'ultima persona del mondo che dovresti prendere in giro... >> mi posai i gomiti sulle ginocchia e allungai il collo verso di lei, in attesa. Volevo sapere. Dovevo sapere. O il rimorso mi avrebbe tormentato per tutta la Lega, e forse anche più in là. << coraggio. Non ti mangerò, per questo, lo sai...? >> le ricordai, accennando a quella che doveva essere una risata.
Serena parve prendere un profondo respiro, e cadde a sedere sull'erba ancora umida di rugiada, facendosi senza volerlo più vicina a me. Poi si inanellò un ciuffio biondo al dito, senza distogliere lo sguardo dalla sua Greninja. Era come se fosse assente, ma allo stesso tempo presente. Aveva un'espressione davvero indecifrabile, indecifrabile come i miei sentimenti verso i suoi confronti, come la mia stupida confusione nel non capire se volevo solo portarmela a letto oppure amarla e continuare a farlo con ardore e dolcezza al contempo. Probabile la seconda, ma ero davvero troppo preso dal momento per mettermi a riflettere su quanto fosse bella e quanto tempo continuavo a passare senza smettere di pensare alle sue parole, alla sua voce, ai suoi occhi sui miei, alle sue labbra che rare volte si decidevano a spuntarmi un sorriso, ma che quando lo facevano erano capaci di sciogliermi le ginocchia.
Mi passai una mano sul viso, liberando la mente. Adesso dovevo concentrarmi su ciò che aveva da dirmi. << Dai, Serena >> ammorbidii i toni della voce, lasciandomi andare alla dolcezza del momento, e rilassai la tensione che mi si era dipinta sul volto. << Vorrei avere tutto il tempo del mondo, ma purtroppo non posso concedertelo. Coraggio. E' successo qualcosa di grave...? >>
<< Sono felice che tu sia arrivato fin qui. Io... >> taque ancora, nervosa, e negli occhi finalmente le lessi una terribile preoccupazione. Come se avesse voglia di fare una cosa, ma che metterla in atto le avrebbe implicato dei problemi. << credo di volerti bene >> mugugnò, arrossendo tutta.
Quell'affermazione mi fece sorridere di una tenerezza che non sapevo di avere. Ma era sempre stato così. Lei mi trasformava. Inspiegabile. << E... sei venuta fin qui per dirmi che mi vuoi bene? Alle cinque di mattina, tra l'altro? Con questo freddo? E con quella scollatura? >>
<< N-no! >> arrossì violentemente, aumentando l'intensità di colore sui suoi zigomi da donna, e io mi chiesi che cosa avrei provato nello stamparci su un dolce bacio pieno d'amore. Il pensiero mi accapponò la pelle di piacere, ma presi a massaggiarmi le braccia per scacciarlo, riuscendoci.
<< Ovvio che... oh, andiamo... s-secondo te?! >>
<< Non so, potresti anche essere tentata di farlo. >>
<< Sono venuta per... >> si bloccò ancora, artigliando la terra sotto di noi. Era nervosa, rossa in viso. La situazione era gravosa. Forse doveva confessarmi qualcosa di importante, ma non trovava le parole giuste. E allo stesso tempo aveva una paura folle di sbagliare a dire, di parlare più del dovuto, o di parlare troppo poco.
<< Posso aiutarti, se non riesci a dirmi ciò che mi devi dire. >>
<< Non credo proprio tu possa, Calem. E'... >> gli occhi le brillarono come perle baciate dal pallore della luna, e io cercai di non affogare in quel grigio che tanto mi piaceva. << ...complicato. Strano... >> scosse il capo, e la coda color ambra tagliò l'aria fredda di montagna, spettinandosi appena. << Non capiresti... o forse, ti rifiuteresti di capire. Come tutti i maschi. >>
Risi. << Di solito con le donne sono sempre stato clemente. >>
Si attorcigliò le mani, nervosa come mai prima d'ora, e lottai con tutto me stesso per non prendergliele e portarmele alle labbra, o solo stringergliele appena al fine di infonderle un po' di quella sicurezza che le serviva a parlare. Dannazione, era tanto difficile?
<< ...non servirebbe comunque. >>
<< Se non trovi le parole... >> mi avvicinai a lei, arrivando col naso a sfiorarle i ciuffi biondi che le circondavano l'orecchio. << fallo con un gesto. >>
<< Cosa... >>
Sembrava sconvolta, e divenne livida in volto, per poi sbiancare di punto in bianco. Greninja intanto era scappata a tenere compagnia al mio Delphox, e avevano deciso di allenarsi lontano da noi, quasi a non disturbarci.
<< Che ci vuole. >>
<< Ma è da bambini! >>
<< Allora dimmelo a parole, dai. >>
Serena esitò, incapace di sostenere il mio sguardo di sfida. << Non... >> si leccò le labbra, improvvisamente diventate secche, poi si portò le mani alla coda. << ...non ci riesco... Calem io... non ci riesco! >>
Risi, sollevando gli occhi al cielo. Se fosse stata Shana mi sarei spazientito e l'avrei mollata ai suoi pensieri, nonostante per me fosse come una figlia da proteggere, ma per Serena provavo una tenerezza senza confini, come se quel lato ancora ingenuo di lei mi stesse facendo impazzire di minuto in minuto. Lo trovai adorabile. << Allora a gesti! >>
<< E' stupido! >>
<< Ma...! Serena! >>
<< Sai cosa? Non te lo dico... ho fatto un viaggio inutile. Scusa l'interruzione. >> brontolò Serena, alzandosi di scatto, ma fui lesto a stringerle un posto e a farla risedere vicino a me, cosa che la fece diventare ancora più nervosa. Mi interessava sapere. Non l'avrei lasciata scappare facilmente.
La Lega poteva aspettare ancora un po'.
<< Non è importante, davvero... >> mi avvertì, smettendo di torturarsi la coda.
<< Non mi sembri una da affrontare metà Via Vittoria, se non fosse stato così, te lo assicuro. Dov'è il problema? >>
<< Ti ho già detto che non capiresti, Calem! >> sibilò, facendosi vicina al mio viso. Non indietreggiai, anzi, da perfetto imbecille feci anche la mia parte, arrivando a poca distanza dalle sue labbra invitanti. << Non capiresti... >> ripeté piano, come stordita dalla mia vicinanza.
<< Tu prova. >>
<< Non so... non so dirlo! >>
<< A gesti, Serena! Non è complicato! >>
<< E' complicato anche a gesti, rimarresti scioccato! >>
Pensai a cosa potesse farmi rimanere veramente sconvolto e scacciai l'immagine, rosso in volto. << Fallo. >>
<< No! >>
<< Serena! Sei pesante! Cos'è, uno schiaffo? Vuoi prendermi a calci perché ho sempre vinto...? >>
Sì, la stavo provocando. Quella situazione doveva finire. Volevo che finisse. Avevo comiciato ad essere nervoso anche io, e quando diventavo nervoso ero capace di cose assurde. Per questo mi piaceva nascondere tutto nella calma, magari smascherando l'agitazione con un paio di gesti a caso, che non destassero troppo sospetto, tipo sistemarsi il cappello o affondare le mani in tasca.
Ero molto bravo a nascondere i miei sentimenti, sì. << Vorresti legarmi e rubarmi il bracciale della Megaevoluzione...? Lo so che vorresti farlo. Ma lo impedirò. >>
Serena arrossì come una furia, sconvolta dalle mie parole, poi, infastidita, finalmente riuscì a dirmi con un gesto ciò che le premeva sulle labbra da secoli.
Mi artigliò saldamente la felpa con una mano, catturando la mia attenzione già confusa di per sé, quindi addossò la sua bocca alla mia come una belva si avventa sulla sua vittima, addentandomi il labbro inferiore a impedire una mia possibile fuga.
Cavoli, come se avessi avuto il coraggio di fuggire, di staccarmi da lei, di rinunciare a quel sogno che tanti notti mi aveva tenuto sveglio, in piedi davanti alla porta, la mano stretta sulla fredda maniglia e il cuore in tumulto.
Chiusi gli occhi e la abbracciai con forza, concentrandomi solo sulle sue labbra, e subito trasalii di piacere, lasciandomi andare a tutto quell'amore represso che aveva cercato di nascondermi dal primo giorno in cui, da brava vicina che aveva voluto farmi credere di essere, si era prestata di mostrarmi la città, con una Shana più che allegra a farle da assistente.
Percepii il cuore batterle a ritmo sempre più accelerato, veloce e irruento come un Rapidash in corsa, il respiro affannoso uscirle caldo dalle narici e soffiarmi irregolare poco più sotto del naso, la sua bocca desiderosa di entrare nella mia, di spingere, di essere mangiata da me.
Le portai le mani fra i capelli e le tenni fermo il capo, desideroso di ricambiare tutto quell'affetto inaspettato, ma lei parve turbata dal mio gesto, e si staccò prima di darmene la possibilità.
Mi maledissi di essere rimasto fermo immobile a tenerla solo abbracciata.
Si pulì le labbra, rossa in viso, ma io non lo feci.
Come avrei potuto farlo.
Adesso avevo un segno di lei in me, sulla mia bocca, un qualcosa da tenermi nel cuore, da ricordare quando sarei diventato Campione e l'avrei vista solo di rado, o nelle occasioni speciali. Se non fossimo stati all'aria aperta e con i Pokémon fuori dalle Pokéball, l'avrei minimo minimo stesa.
<< Scusami... >> mormorò, sistemandosi più volte il vestito e i capelli.
<< Non hai di che scusarti >> le dissi, cercando di rassicurarla, ma quando vidi che non smetteva di riaggiustarsi le pieghe della gonna le bloccai le mani, divertito, poi cercai i suoi occhi, in quel momento puntati su tutto meno che su di me. << Serena. >>
Mi guardò, agitata. Era come se temesse le mie parole, o quello che avrei potuto dire.
<< Ho... >> le sorrisi, ripensando a prima, a tutta la passione che avevo provato e a quanto avrei voluto fare la mia parte, parte che lei mi aveva impedito di svolgere, temendo chissà quale rifiuto. << capito. >>
<< Hai... >> le sfuggì un gemito, probabilmente per liberarsi dalla tensione. << afferrato? Davvero? >>
<< Sì. >>
Annuì, sconcertata, poi si alzò e io lo feci con lei. Fui tentato di passarle un braccio sulle spalle, di almeno trasmetterle un po' di calore, ma pensai che forse l'avrebbe innervosita, e così mi cacciai le mani in tasca, cominciando a giocherellare col cellulare.
<< Greninja... >> la sentì chiamare, con voce più che insicura. Ancora tremava, camminava storta, sembrava ubriaca. Dovevo averla lasciata estasiata, senza fiato. << Andiamo. Dobbiamo tornare indietro... >>
Le sue parole in qualche modo mi ferirono. Avrei voluto proporle di accompagnarmi fino alla cima, impedirle di lasciarmi al mio destino... ma non lo feci, non feci nulla.
<< Allora... >> si voltò verso di me, mentre la sua meravigliosa Greninja l'affiancava con grazia e Delphox si avvicinava a me, il manto caldo come di norma. << Ci vediamo, Calem... >>
<< Sì, io... così voglio sperare... io... voglio rivederti. Dovremmo. >>
<< Già... adesso pensa solo a vincere. Fallo per Shana, Trovato, Tierno e Platan, per tutte le persone che hanno risposto la loro fiducia nelle mani tue e del tuo Pokémon. Contiamo su di voi. >>
<< Vincerò, tranquilla. Vincerò anche per te. >>
Esitò prima di rispondermi, presa dalle mie parole. Poi, dopo avermi contemplato nelle iridi come a cercare una qualche imperfezione, mi diede di spalle, la mano avvinghiata allo spallaccio della borsa rosa confetto. << Buona fortuna >> mi disse, quindi riprese subito a percorrere a ritroso quel lungo e faticoso pezzo di Via Vittoria che aveva fatto in fretta e furia, così, a caso, per fermarmi in tempo e dirmi che mi amava.
Una ragione più che valida.
Per amore io sarei stato capace di tutto, lei che era convinta dei suoi sentimenti per me, poi, avrebbe fatto volentieri l'impossibile.
<< Serena! >> la chiamai, prima che una grotta oscura me la inghiottisse, facendomela sparire dallo sguardo. Lei si fermò, ma non osò guardarmi, e strinse le spalle per scacciare un moto di freddo. In effetti era venuta molto scoperta. Forse per me, per attrarmi in qualche modo. Un giorno le avrei fatto capire che mi bastava solo il suo viso. Il resto poteva venire benissimo dopo. << Serena, ti amo. >>
Non so se a farmi più ridere fu lo scatto improvviso di lei, che per poco non mi svenne a terra, o lo sguardo stralunato di Delphox, che evidentemente era rimasto fuori dalla faccenda. Ad ogni modo risi, e lei si unì alla mia risata, voltandosi appena per condividere quella folle allegria con me.
Quindi se ne andò pochi attimi dopo, scambiandomi uno sguardo d'intesa che valse più di mille "ti amo", negli occhi color ostrica una nuova luce.
E adesso sì, pensai, liberando in aria un grosso sospiro soddisfatto.
Adesso sì che andava tutto a meraviglia, adesso sì che non c'era più nebbia nel mio cuore, adesso sì che non c'era più ansia, diavolo, tutto poteva riprendere a scorrere limpido e liscio.
Avrei vinto la Lega.
Avrei vinto per lei, per rivederla.
Era una promessa.
 

 
Angolo Autrice  
ahah! Salve, popolo.
No, voi non avete idea di come mi è uscita fuori sta storia. No, adesso lo racconto (?). Erano le tre di mattina.
*tutti se ne vanno*
Praticamente mi ero svegliata per il troppo caldo, no? E poi boh, mi è salita una strana voglia di Calem... era incontrollabile. Vi giuro. Allora ho preso il computer e in due orette sono riuscita a scrivere tutto sto vomito di carinerie (?). Sorprendente, eh...? Questa è la prima fic che riesco a fare in tempo così breve! Mi stupisco di me stessa (?). - I miracoli estivi, coffcoff. -
E niente, mi andava di dirlo! Dovrei svegliarmi più spesso. Alle tre di notte *^*.
Uhm, ok, andiamo avanti e vediamo di fare un angolino normale.
Chiedo scusa se il momento in cui Greninja e Delphox se le danno di santa ragione (?) è stato pessimo. Io non sono brava a scrivere i combattimenti... quindi sarei felice di sapere come vi è sembrato ^^.
Poi perdonate la presenza di eventuali errori, se sono presenti. Ho ricontrollato più volte, anche coi raggi laser (?), e in teoria non dovrebbero esserci, ma purtroppo leggo anche molto veloce, quindi forse mi è scappato qualcosa. Sarei iper felice se mi segnalaste il minimo, così sistemo.
Tengo molto a questa fic, mi sono impegnata tanto. Direi che più di così non posso proprio fare, voi non immaginate la passione che ci ho messo nello scriverla. WAAAA! *si butta per terra, a caso*
Come terzo, spero di aver rispettato l'IC dei personaggi. Non so, forse Calem è meno simpatico (?), ma non dovrei aver esagerato (no, quello succede solo con Gold, boh)... comunque ditemelo se c'è da mettere l'avvertimento, sono sempre un po' insicura su questo punto.
E nientO, adesso vado a vedere Troy, ho voglia di Patroclo (?).
Ringrazio in anticipo chiunque passerà a lasciare un commento e chiunque passerà a leggere la storia (riuscirà a finirla.......? MHMHAHAHAH--).

Asta luego, compañeros. 
*sparisce in groppa al suo meraviglioso Typhlosion, lasciando una polvere di scintille infuocate a galleggiare in aria*

 
Lila  
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Lila May