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Autore: Dragonfk_1998    24/07/2015    1 recensioni
Quando Nico la porta in un cimitero con delle lattine di Coca Cola in una busta e una tomba già scavata, chiedendole se vuole vedere qualcuno di morto, Reyna pensa che effettivamente il suo amico sia molto tenebroso, ma senza vergogna decide di parlare con Octavian
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Octavian, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Di Happy meal, baci fantasma e lacrime trattenute




Diciamo che era una cosa piuttosto inquietante quello che stava succedendo in quel momento.

Quel giorno era cominciato normalmente, per Reyna. Affari da pretore, scartoffie, allenamenti, ludi di guerra e tante altre cose.
Era andata a farsi una passeggiata per Nuova Roma, quando poi il centurione Hazel le era corsa incontro, con un sorriso e l'aveva fermata, sillabando queste esatte parole: " Nico è venuto a
trovarci ".

Reyna aveva sorriso e aveva fatto dietrofront, correndo ad abbracciare Nico.

Quel giorno Nico aveva legato i propri capelli in una coda e le occhiaie erano diminuite. Sembrava star meglio, con un po' più di muscoli e più alto di alcuni centimetri, la sua pelle era ancora pallida ma sorrideva più spesso.
Non portava più la maglietta con i teschi, portava la maglietta del Campo Mezzosangue e dei jeans strappati alle caviglie, dei guanti neri che non coprivano, almeno non interamente, le dita. La sua spada pendeva dalla cintura.
" Ehi, Reyna " l'aveva salutata, alzandosi dalla sedia, lasciando il suo hamburger sul tavolo.
" Nico! " aveva esclamato lei, mettendogli le braccia intorno al collo.
" Devo farti un regalo " aveva detto Nico.
" Per cosa? " aveva chiesto Reyna, aggrottando la fronte.
Nico aveva scrollato le spalle. E ora erano in un cimitero vuoto con una leggera nebbia che si alzava in essa. Reyna non aveva paura di Nico, ma si chiese che tipo di regalo poteva essere se si trovava in un cimitero.
Avanzò, attenta a non inciampare nei rami spezzati. Camminando sentiva il crepitio delle foglie.
Nico camminava davanti a lei, furtivamente, con in mano una busta bianca di un supermercato.
" Ci siamo " mormorò, fermandosi davanti ad una tomba scavata.
" Nico... " chiamò Reyna.
" Non preoccuparti, l'ho fatto un milione di volte " si avvicinò alla tomba. Tirò fuori dalla busta bianca alcune lattine di Coca Cola e le versò nella tomba.
" Che i morti tornino ad assaporare questo cibo " disse " che sorgano e accolgano quest'offerta. Che ricordino " iniziò a cantare una canzone in greco antico e l'aria intorno si fece gelida. Reyna non si era preparata al freddo. Aveva le maniche corte. Iniziò, quindi, a sfregarsi le braccia.
" Vuoi che qualcuno, di morto, ti parli? " chiese Nico. Reyna lo fissò.
" Sì " annuì.
" Ma, senza offesa, vorrei incontrarlo da sola " affermò. Nico annuì.
" Dimmi solo chi è " sussurrò Nico.
" Octavian " mugugnò Reyna. Nico non commentò.
" Octavian vieni qui " cantilenò il figlio di Ade. Uno spirito si accucciò davanti alla fossa e iniziò a bere.
" Io vado " disse Nico e si allontanò nella nebbia.
Quando lo spirito si alzò, era Octavian.
Era proprio come quando era in vita. Il suo ghigno perenne era proprio dove era sempre stato. Portava la sua veste preferita e aveva una cintura da cui pendevano degli orsacchiotti, i capelli messi un po' di lato, aveva un'espressione folle e una puzza sotto il naso.
" Salve, Pretore " salutò.
" Octavian, ti godi i Campi della Pena? " chiese Reyna, acidamente.
" No " scosse la testa Octavian.
" Sono nell'Elisio, baby " spiegò e Reyna
" Non chiamarmi baby " chiarì, minacciosa, Reyna.
" Se no che fai? Mi uccidi? " chiese Octavian, ghignando.
" Come mai nei Campi Elisei?" Chiese Reyna.
" Ehi, sono morto sconfiggendo Gaia " disse Octavian.
" Sei un'idiota " borbottò Reyna, sentì gli occhi bruciare.
" Se mi avessi seguito, se solo tu... " tirò su col naso. L'aria si fece più umida.
" Hai freddo, Reyna? " chiese Octavian, volteggiando per aria.
" Sì " annuì Reyna. " Se fossi un gentiluomo, e fossi vivo, dovrei darti un qualcosa che possa coprirti, ma io non sono un gentiluomo " Octavian aggrottò la fronte.
" E non sono vivo! " sorrise.
" Perché devi ribadirlo? " chiese Reyna. Octavian si grattò il mento e ghignò.
" Diciamo che mi diverte, in un certo senso. Insomma, a volte penso a chi mi conosceva, chi mi ha voluto bene davvero, alla mia vita. Poi penso al fatto che sono morto e che quindi è tutto finito " Octavian sorrise.
" Puoi farmi un favore? " chiese, poi.
" Quando tornerai al Campo Giove, dài un pugno a Michael Kahale, che mi ha ucciso e ringrazia Will Solace, che ha cercato di salvarmi " sorrise.
" E un'altra cosa " Octavian sospirò e guardò altrove.
" Perdonami, Pretore " disse, in un sussurro.
" Certo, io avevo più diritto di te nel diventare Pretore, ma ok. " completò. Reyna si sedette per terra, facendo sì che le vesti si sporcassero, ma in quel momento non le importava.
" Ti perdono, augure " disse Reyna. Octavian arricciò le labbra.
" Tks... Sempre così debole, pretore? Fossi stato te non mi sarei perdonato " fece una smorfia. " Ma dopotutto tu ti sei fidato dei graecus, cosa che ritengo tutt'ora stupida "
" Ancora?" chiese, scocciata, Reyna.
" Ma è ovvio " disse Octavian. Aggrottò la fronte.
" Fra poco dovrò tornare nell'Elisio " constatò.
" N-no " scosse la testa Reyna. " Non puoi andartene di nuovo " continuò, le si incrinò la voce.
" Devo "
" Per favore " gemette Reyna. Sentì un pizzicore al naso.
" Come mai ci tieni tanto a me? " chiese l'ex augure.
A Reyna le si appannò la vista a causa delle lacrime.
" Octavian, devo dirti una cosa " tirò su col naso.
" Io ti... " si schiarì la gola. " Io... " cercò di ridirlo.
" Sh! Sta per arrivare qualcuno " disse Octavian.
" Octavian " mugugnò Reyna. Octavian le si avvicinò, fluttuando nell'aria.
" Devo dirti una cosa, pretore " si avvicinò ancora di più. Reyna pensò volesse oltrepassarla e indietreggiò.
" Sei triste, Reyna? " chiese, inclinando la testa. Reyna guardò a terra e sbatté le palpebre lentamente, facendo cadere delle lacrime.
" Forse " rispose.
" Sono triste " ammise Octavian e la guardò con un sorriso al lato della bocca, amaro. Reyna rialzò lo sguardo, con gli occhi rosso sfumato.
" Perché? " domandò. Octavian portò le mani dietro la testa.
" Sono triste perché in vita non valevo nulla, perché nessuno mi ha amato, perché anche gli déi mi hanno odiato! Ma, soprattutto, sono triste perché in vita ho perso l'occasione che avevo per dirlo a lei" disse, in tono amaro. Reyna voleva ribattere che non era vero che tutti lo odiavano, ma quando aprì la bocca non ne uscì nulla.
" Una volta incontrai una signora, probabilmente una dea, mi disse che potevo non essere una feccia dell'universo, sai? Mi disse che mi avrebbero ricordato, un giorno, sarei stato importante " chiuse gli occhi. " Poi mi disse altro. Mi disse che avrei potuto scegliere fra amore e potere. Cosa potevo scegliere? Per me l'amore non valeva, scelsi il potere. Ma non sapevo di... non sapevo che... " la sua immagine vacillò e lui prese un respiro tremante.
" Scegliendo il potere sono morto e ti ho perso. Avrei potuto scegliere di essere una feccia dell'universo, di quelle più stupide che esistano a questo mondo, ma sarei stato con te. E ti avrei amato più di quanto lo abbia fatto Jason Grace, ossia non molto, ma saremmo stati felici. Se ti avessi incontrato prima, tutto ciò non sarebbe successo " sospirò, come se lo tenesse dentro da chissà quanto tempo.
" Mi sei sempre piaciuta, Reyna " Reyna nascose il volto tra le mani, per non mostrare il suo rossore. La verità era che ciò che era appena successo non era mai successo. Non sapeva come comportarsi. Octavian era sempre quello che, testardo com'era, aveva guidato i Romani in una guerra.
Le lacrime stavano per scendere quando alzò lo sguardo.
" Sì, sarei stata felice " ammise, in un piccolo sussurro. Octavian vacillò nuovamente.
" Penso di dover tornare davvero, stavolta " informò.
" Ci rivedremo? " chiese Reyna, scattando in piedi.
" Ovvio " annuì Octavian " Quando morirai " rise amaramente.
" E, se non dovessi tornare... " Octavian le lasciò un veloce bacio sulle labbra, il che fu equivalente a gettarle addosso un cubetto di ghiaccio.
" Ciao, ciao " fece un breve cenno con il mento e poi, con uno zampillo sparì. Reyna si gettò di nuovo a terra, facendosi male alle ginocchia. Tirò su col naso e si coprì il viso. Pianse in silenzio fino a che non venne Nico.
" Tutto bene? " chiese Nico, tendendole la mano. Reyna scosse il capo velocemente e lo abbracciò, nascondendo il viso nella sua spalla e scoppiando a piangere più rumorosamente.

Note di Dragon

.-. Come pochi di voi, sono scoppiata a piangere alla morte di Octavian *stoesagerando* infatti non sono scoppiata a piangere, una sola piccola lacrimuccia è scesa dalla mia guancia. Volevo bene ad Octavian, nonostante fosse quel che fosse. Non so cosa me lo abbia fatto adorare, ma così è *scrollaspalle*. Questa ff è nata, diciamo, mentre rileggevo il quarto libro di Dèi dell'Olimpo, mentre Percy sogna Nico e Minosse. La storia della dea è ovviamente inventata.

Ciao, ciao
   
 
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