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Autore: stro410    25/07/2015    2 recensioni
Un ragazzo di bell'aspetto seduto ad un tavolo, lo stesso ogni giorno. Davanti a lui un diario, entrambi in attesa del ritorno della persona che ha scritto nelle pagine tutta la sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Quando si è seduti ad un tavolo di un bar aspettando un'amica tremendamente in ritardo esce fuori di tutto, davvero di tutto, tranne che un qualcosa di sensato. Vi lascio quindi a questa piccola storia nonsense.


 

Solito tavolo, solito posto, solito vuoto. Non c'era nulla di nuovo per Alessandro, la solitudine non era nuova. Sentiva lo sguardo di qualche ragazza su di sè, ma anche quello non era nulla di interessante o una novità; solite persone ci sarebbe da dire. 

Poteva vedere come sarebbe potuta finire: si sarebbe alzato dal suo posto per occupare quello davanti alla ragazza in questione. La sua sorpresa a questo gesto avrebbe fatto praticamente tutto il lavoro, ci sarebbe voluto poco per convincere quella ragazza a lasciargli il suo numero per poi accompagnarla a casa. 

Poteva vedere tutto questo ed era sicuro fosse un possibile finale, ma non quello che aveva scelto. Non si sarebbe mosso, non si sarebbe mai presentato, avrebbe risparmiato a quella ragazza un'esperienza con uno come lui. L'unica cosa che attirava la sua attenzione era quel piccolo libro che era all'altro capo del tavolo, come se fosse di un'altra persona, come se questa l'avesse lasciato solo per tenere occupato il posto.

Ingenuamente quel ragazzo dallo sguardo di ghiaccio aspettava solo che qualcuno reclamasse il posto tenuto da quel libro.

Il suono del cellulare scosse Alessandro dal suo torpore.

'Hey, ciao. Dimmi' nessuna emozione.

'Oh Ale! Svegliati! Non puoi continuare a stare così, vedrai che in quella coda da bollino nero che hai dietro troverai un'altra! Che si fotta quella.' Non poteva sapere che lei non aveva nulla a che fare con il suo stato d'animo, ma era meglio farglielo credere.

'Ma quale coda Dani. Lo sai anche tu che sono tutte per te! E poi non parlare male di lei. Non ha nessuna colpa.' Non aveva senso quello che aveva detto, lo sapeva, ma non sopportava si parlasse male di lei. L'aveva amata, l'amava ancora, non avrebbe permesso mai a nessuno di mancarle di rispetto. Anche se l'ultima cosa che si meritava era la sua protezione. 

In effetti perché continuava? Lei neanche la voleva la sua protezione, glielo aveva detto chiaro e tondo quando l'aveva lasciato come un deficiente fuori dalla porta con un mazzo di fiori in mano e un anello in tasca. Di quello lei non avrebbe mai saputo nulla, ma lui continuava a conservarlo. 

Non poteva evitare di provare ancora qualcosa per lei, non era possibile che smettesse di amarla.

'Ale non ho capito un cazzo di quello che hai detto, comunque vedi di portare le tue chiappe in centro stasera! Altrimenti giuro che vengo a prenderti sotto casa e ti ci porto di peso.' 

'Vedremo se riuscirai a scavalcare il cancello allora..' non sarebbe andato da nessuna parte quella sera.

'Beh, potrebbe sempre aprirmi tua sorella! Non penso sarebbe triste nel vedermi..' poteva sentire il sorriso di quello che è senza dubbio il suo migliore amico.

'Avvicinati a lei e ti taglio il tuo caro amichetto.' L'avrebbe fatto. Anche se più piccolo era da sempre geloso di Beatrice e non avrebbe permesso a quell'idiota di vederla.

'Esci e non mi avvicinerò nemmeno al campanello di casa tua!'

L'aveva incastrato, non poteva fare altro che dire 'Ok.. Ci vediamo stasera allora.'

Mise via il telefono.

Guardò l'orologio.

Nulla, neanche quel giorno.

Si alzò, lasciò una mancia vicino alla tazza e si diresse verso il bagno.

Tornato notò qualcosa di assurdo. Il libro non stava più tenendo il posto a nessuno, perché ora quel posto era occupato da una persona in carne ed ossa. 

'Scusami, quel posto è occupato.' aveva ripetuto quella frase innumerevoli volte quel giorno.

'Veramente mi siedo qui ogni giorno da parecchio tempo.' non poteva essere possibile. Non ci credeva, che fosse davvero lei? 

'Beh, ma questo non vuol dire che ti puoi sedere al posto di qualcun altro.' le disse quindi indicando il libro.

'Proprio perché c'è il mio diario credo di avere tutti i diritti di sedermi qui.'

'...' non sapeva cosa dire, il suo cervello era andato completamente in tilt e il suo cuore batteva come mai. Non era in grado di ragionare.

'Quindi tu.. Tu sei..'

'Piacere, il mio nome è Emma.' Era lei. La ragazza che lo aveva stregato con le sue parole e che ora lo ammaliava col suo sguardo.

'Io sono Alessandro..'

  
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