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Autore: _Sherazade_    25/07/2015    3 recensioni
Glauco si innamora perdutamente di Scilla, la bella ninfa dai capelli corvini e dagli occhi color del mare.
Rifiuta la bella maga Circe, che invidiosa e irata per il rifiuto, scaglia la sua maledizione sulla sventurata giovane.
Ma non tutto è perduto, perché nessuna maledizione è per sempre...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La storia di Scilla e Glauco

Tanto tempo fa, in Calabria, viveva una dolce fanciulla di nome Scilla.
Scilla era una ninfa, e amava giocare e scherzare con le compagne, sue sorelle, vivendo alla giornata.
La vita di questa spensierata fanciulla dai capelli corvini e dagli occhi color delle acque più profonde, un giorno venne scossa da un incontro che sarebbe stato fatale per la sua vita.


Glauco, che un tempo era stato un felice pescatore, aveva visto la sua vita mutare da un giorno all'altro, per uno strano scherzo del destino.
Un giorno come tanti altri, il pescatore Glauco, si recò al largo, a bordo della sua imbarcazione, e come sempre gettò le sue reti.
I pesci che pescò, però, non erano come tutti gli altri, e uno fra tutti gli rivolse la parola.
- Se lascerai andare me e i miei fratelli, ti farò un grande dono, e tu diverrai un dio! - Di fronte a quella succulenta prospettiva, il pescatore lasciò andare immediatamente i pesci, e ricevette in dono una fiala.
- Se la berrai, ogni tua pena umana verrà cancellata. Vivrai una vita eterna e sarai libero da ogni fatica. - ma ciò che il pesce non disse all'uomo, furono le conseguenze che ne sarebbero scaturite.
Glauco non perse tempo, e ingoiò immediatamente il contenuto della fiala. Aveva faticato tutta la vita, per non avere null'altro che un'esistenza mediocre e faticosa.
Vide l'offerta del pesce come un dono divino, premio per le grandi sofferenze che aveva patito.
Dolori lancinanti scossero il corpo dell'uomo, bruciore, fitte e crampi terribili. Glauco si dimenava nella barca, dopo essere crollato a terra. Non sentiva più le sue gambe, e quando i dolori cominciarono a cessare, l'uomo provò a tirarsi in piedi, ma l'amara scoperta gli fece lanciare un grido che si sentì fino alla lontana terra.
Il pesce gli aveva detto il vero: non sarebbe più stato umano.
Il bell'uomo aveva lasciato spazio a una creatura ibrida: metà uomo e metà pesce.
Le sue gambe erano state sostituite da un lungo corpo serpentino.
Il pescatore disperato implorò il Dio dei Mari, il quale rispose al suo appello. Il buon Poseidone, che regnava incontrastato sui mari, prese sotto la sua ala protettrice l'uomo che era diventato una divinità, permettendogli in seguito di governare lui stesso su una parte del suo dominio. Poseidone spiegò all'uomo che il pesce gli aveva donato l'essenza del mare, e che per vivere nei mari come divinità, quella era la sola forma possibile.
La sua vita sarebbe cambiata, gli spiegò il Dio, ma ne sarebbe valsa la pena.
Di giorno in giorno, la malinconia della neonata divinità, lasciò lo spazio alla meraviglia per le incredibili bellezze nascoste nelle profondità marine.
Glauco si abituò a quella nuova realtà, ma gli mancava ancora qualcosa.
Nonostante il grande potere concessogli dal Dio Poseidone, ancora qualcosa tormentava la sua esistenza: gli mancava una compagna con cui condividere la sua eternità.
Nonostante le tante ninfe acquatiche, pronte a soddisfarlo, per Glauco, non c'era stata alcuna donna in grado di risvegliare in lui il desiderio, fino a quando non posò gli occhi sulla bella Scilla.
Glauco la osservò per giorni, per mesi, accontentandosi di ammirarla da lontano, senza pretendere nulla. Sapeva che se si fosse avvicinato alla fanciulla, questa lo avrebbe rifiutato, spaventata dal suo aspetto.
Gli bastava vederla sorridere. Ma ben presto, Glauco, capì che quei sorrisi dovevano essere rivolti a lui.
Lui sperava in cuor suo che se l'avesse avvicinata con dolcezza, lei non si sarebbe lasciata intimorire dallo strano aspetto che la sua nuova vita gli aveva donato.


Iniziò così il lungo corteggiamento.
Glauco aspettò impaziente che Scilla si recasse in una delle fonti, da sola, per poterle parlare.
- Chi è là? - chiese Scilla, dopo che Glauco la chiamò.
- Non devi temere, il mio nome è Glauco, e sono giunto qui solo per conoscerti. - le rispose lui, nascosto nella fonte, lontano dallo sguardo di lei. Glauco non aveva guadagnato solo quel nuovo corpo che gli permetteva di vivere sott'acqua. Durante l'addestramento sotto la guida del saggio Dio Poseidone, aveva imparato a dominare l'elemento dell'acqua. Sebbene non potesse dominarla tanto quanto il potente sovrano, il suo dominio gli permetteva di scrutare qualunque luogo lui volesse, purché ci fosse il suo elemento.
Infatti l'acqua fungeva da specchio per lui, una specie di finestra sul mondo. Se la sua adorata Scilla si fosse trovata in qualunque luogo in cui vi fosse stata anche solo una gocciolina d'acqua, lui avrebbe potuto ritrovarla.
- Non è educato spiare una giovane, mio Signore. - gli disse lei portando le mani al petto scoperto, e allungandosi verso la veste per prendere la piccola daga che portava sempre con sé.
- Non voglio arrecarvi alcun male, mia Signora. Perdonate la mia impudenza, ma non sapevo in quale altro modo potervi raggiungere. È da molto tempo che io vi ammiro, con passione e rispetto. - la voce di lui tremava, tradendo la grande timidezza dell'uomo. Solo una volta si era dichiarato, e quell'unica volta era stato respinto e deriso dalla cattiveria della donna che lui in passato aveva amato.


Una giovane donna del suo villaggio, figlia di un mercante.
- Come potrei mai abbassarmi a sposare un povero pescatore? - Lo derise lei di fronte a tutti. - Non potrei mai sprecare la mia vita con un uomo triste e patetico come lo sei tu. Torna al tuo mare, a raccattare i tuoi pesci, e trovati una donna del tuo rango. Come può lo sterco avanzare pretese sull'oro? - arrogante e viziata com'era, quella donna lo allontanò, lasciando che gli altri abitanti continuassero l'opera di derisione, lasciando il povero Glauco più triste e solo che mai.


- Quindi mi avete a lungo spiata...
- No, ammirata, è diverso. - Scilla non rispose. Si guardò attorno, e non vedendo l'uomo temette che questi volesse aggredirla non appena lei avesse abbassato le sue difese.
- Perché non vi mostrate? - chiese lei senza lasciare la sua daga.
- Il mio aspetto, sfortunatamente, potrebbe non esservi gradito. Permettetemi di farvi conoscere la parte migliore di me, poiché la mia parte peggiore è solo il mio aspetto. Se voi mi darete l'opportunità di mostrarvi quanto possa essere degno di voi, sono certo che le mie apparenze non saranno più di ostacolo. - implorò lui speranzoso.
- E se io non volessi un uomo al mio fianco? Se volessi vivere la mia vita solo gioendo della mia libertà assieme alle mie amiche e sorelle?
- Allora mi accontenterei della vostra amicizia. - sebbene Glauco sperasse di poter conquistare il suo cuore, non avrebbe mai costretto la giovine a un'unione cui lei non aspirava.
- E come faccio a sapere che voi non mi state ingannando?
- Non lo potete sapere, potete solo fidarvi di me. Vi prego, concedetemi una possibilità. - Scilla non sapeva bene cosa fare. Da una parte non si fidava dello sconosciuto, ma dall'altra, sentiva tanta dolcezza nella sua voce, che non dubitava delle sue intenzioni.
Il sole aveva quasi compiuto il suo viaggio a bordo del carro di Apollo quel giorno.
- E sia, Glauco. Ora devo fare ritorno dalle mie sorelle. A quando il nostro prossimo incontro?
Glauco cercò di trattenere il sospiro di sollievo, e le disse che lui l'avrebbe attesa l'indomani alla stessa ora, in quella stessa fonte.


Giorno dopo giorno, i due si incontrarono, anche se Scilla non lo vide mai, ma il sentimento che lentamente crebbe, la fece dimenticare del fatto che loro due non si fossero ancora incontrati.
Arrivò quindi quel tanto temuto giorno, e, a dispetto dei timori del dio minore, Scilla non rimase sconvolta dal suo aspetto.
- Quando mi hai parlato del tuo incontro con quel pesce, della tua trasformazione e del tuo apprendistato sotto Poseidone, avevo immaginato che potesse essere questo il tuo aspetto.
- Ma non ti faccio paura? Non sono orribile? - chiese lui prendendo le mani di lei fra le sue e baciandogliele.
- Solo per una coda e delle branchie? No, la tua dolce voce aveva già rapito il mio cuore, e questi tuoi occhi così chiari, come l'acqua cristallina di questa fonte, mi hanno confermato ancora una volta quanto il tuo cuore sia puro.
Glauco strinse a sé la ninfa, e con le lacrime agli occhi, le fece la fatidica domanda, alla quale lei rispose con un bacio.
- Chiederò a Poseidone stesso di presiedere, e assieme alle tue amiche, celebreremo il matrimonio più bello di sempre, mia adorata.
Glauco si allontanò da lei, e la giovane raggiunse le sue amiche per dare loro la bella notizia.


Ma c'era qualcuno che aveva ben poco di cui gioire: Circe, la maga più potente del Mediterraneo, stava ribollendo per la gelosia.
Da tempo voleva cercare di incastrare Glauco, e legarlo a sé, ma la divinità marina, l'aveva sempre rifiutata, seppur con garbo.
Circe viveva da sola sulla sua splendida isola. Molti uomini l'avevano ispirata, ma mai nessuno di essi si era dimostrato degno delle sue attenzioni. Tranne Glauco.
Glauco, che con la sua dolcezza e comprensione, si era rivelato essere una delle divinità marine più amate in assoluto, dopo il divino Poseidone, ovviamente.
Ma prima ancora che Glauco diventasse divino, Circe era già innamorata di lui, tuttavia non poteva certo scegliere un uomo qualunque come suo consorte.
L'incontro fra quel pesce parlante e Glauco non fu affatto casuale. Fu infatti Circe a inviare il pesce con la fiale che lei stessa aveva preparato, ma le cose non andarono come lei aveva sperato.
A nulla erano valse le sue lusinghe, i doni e le continue attenzioni che gli mostrò dopo la trasformazione di quest'ultimo. Per Glauco non vi era nessun'altra che Scilla.
Circe non avrebbe potuto impedire le nozze, non con Poseidone fra i presenti, ma non avrebbe mai permesso a quei due di poter vivere serenamente il proprio amore.
La sua vendetta sarebbe giunta implacabile, perché nessun mortale o creatura divina, poteva rifiutarla.


Pochi giorni dopo, i preparativi furono pronti, e le nozze si poterono finalmente celebrare.
Per permettere a Scilla di vivere assieme al suo amato Glauco, anche lei avrebbe dovuto assumere una nuova esistenza.
Poseidone incaricò la potente maga Circe di preparare un filtro che permesse a Scilla di vivere nelle profondità marine assieme a Glauco. La giovane avrebbe dovuto immergersi nella fonte imbevuta del magico filtro, così sarebbe stata in grado di vivere anch'essa sott'acqua.
Ma né Glauco, né le ninfe, né lo stesso Poseidone potevano immaginare che Circe stesse tramando contro di loro: la maga infatti aveva preparato un altro filtro, una condanna per la povera Scilla.
Dopo essersi immersa nelle acque che tutti pensavano le avrebbe donato una nuova e meravigliosa vita assieme al suo amato, Scilla cominciò a sudare, e a gridare dal dolore.
Glauco si avvicinò per farla uscire dall'acqua, ma da questa emersero sei teste canine, pronte ad azzannarlo.
Scilla gridò terrorizzata, cercando di allontanare i lupi famelici, ma quando uscì dall'acqua, ecco l'amara sorpresa. Il suo corpo era cambiato, proprio come era successo a Glauco a suo tempo.
Come per lui le gambe erano sparite, lasciando spazio al corpo sinuoso e serpentino, ma a differenza dell'amato, su quel corpo vi erano attaccate le sei teste di lupo, pronte a dilaniare qualunque uomo osasse avvicinarla.
Subito il Dio dei Mari incaricò le sue guardie affinché immobilizzassero Circe, torturandola fino a che non rivelò le sue vere intenzioni e il vero potere del filtro.


Finché ad avvicinarla fossero state creature femminili, Scilla non avrebbe cambiato aspetto, avrebbe avuto le sue vecchie sembianze, con la differenza che avrebbe potuto anche respirare e vivere sott'acqua.
Ma se ad avvicinarla fosse stato un uomo, avrebbe ripreso l'aspetto terrificante a cui tutti avevano già assistito.
- Nessuno può rifiutarmi! Se non posso averti io, non potrà nemmeno lei. Nessun uomo la potrà mai avere! - gracchiò Circe velenosa, mentre Scilla sveniva fra le braccia delle sorelle.
Glauco si accasciò a terra disperato, piangendo e invocando il nome dell'amata che mai più avrebbe potuto toccare.
Ogni incantesimo richiedeva qualcosa in cambio per potersi realizzare. Nonostante i suoi immensi poteri, Poseidone non poteva spezzare l'incantesimo di Circe, perché non era stato lui a formularlo, ma aveva trovato il modo di annullarlo tramite un sacrificio da parte di Scilla stessa. Così facendo, riuscì a trovare un modo per alleviare la pena dei due tristi innamorati, così che un giorno potessero incontrarsi ancora.


Da quel giorno, Scilla si trasferì lungo le coste dello stretto di Messina. Grazie a Poseidone, la sua condanna, per quanto orribile, le diede un nuovo scopo.
In quel mondo esistevano molti uomini malvagi, che commettevano le peggiori efferatezze, per mari e per terra. Se lei ne avesse mandati un migliaio dal sommo Ade e dalla divina Persefone, avrebbe potuto riacquistare le proprie sembianze definitivamente, e ricongiungersi col suo amato.
Glauco non avrebbe potuto avvicinarla mai durante quel lungo periodo, o Scilla lo avrebbe ucciso, guidata da quella maledizione che Circe le aveva inflitto.
Scilla non si sarebbe più trasformata in quella belva in cui si era tramutata il giorno delle sue nozze: quello non era che un orribile incubo. Il corpo, l'anima di Scilla, si sarebbe diviso in sei lupi, sei giudici che avrebbero decretato la salvezza o la condanna degli uomini. Ogni qualvolta un uomo, o un'imbarcazione, avesse tentato di attraversare quello stretto, la ninfa avrebbe dovuto trovare la sentenza.
Se Scilla avesse incontrato uomini malvagi macchiati di crimini orrendi, i suoi lupi li avrebbero sbranati, e per ognuno di loro la sua libertà sarebbe stata più vicina. Se invece avesse ucciso uomini buoni e privi di macchie, il suo supplizio sarebbe durato cento anni di più, per ogni innocente ucciso.
Con pazienza e giustizia, i due innamorati attesero lungamente, sperando ogni giorno di avvicinarsi sempre di più alla liberazione da quella orribile maledizione.
Da lontano Glauco, cantava e suonava per lei, nella speranza che quei suoni la raggiungessero e alleviassero le pene di entrambi.
Nel frattempo, la maga venne imprigionata e condannata a vivere per l'eternità senza poter mai essere ricambiata da alcuno. Avrebbe per sempre vissuto senza più conoscere l'amore; odiata, temuta, disprezzata... tutto, ma mai amata.


I due innamorati continuarono le loro esistenze in attesa che quella condanna giungesse al termine, vegliando l'uno sull'altro da lontano, proteggendo il loro amore, fino al momento del loro ricongiungimento.



 
 

 

L'angolo di Shera ^^

Come promesso son tornata a rompere le scatole, con questo primo racconto "Mitologico".

Nato tutto da una fanart alla fine, ma senza avere ben chiara la storia della povera ninfa, non riuscivo a decidermi e quindi... Serviva la storia. Devo dire che mi è venuta di getto, e avevo anche parecchi dubbi sulla trama, non avevo ancora in testa le dinamiche da seguire. La storia è preticamente cresciuta da sola.
Senza questa commissione non sarei mai stata in grado di apprezzare Scilla e Glauco.
Rispetto al mito classico mi son presa qualche libertà, lo ammetto, impossibile negarlo XD. Ma son contenta di quanto ho scritto.
Il finale l'avrei fatto più smielato, ma il mio beta, mio fan numero uno, e fidanzato <3, mi ha suggerito questo tipo di finale, agrodolce e aperto.
Spero che sia piaciuto anche a voi, fatemi sapere che ne pensate con un commentuccio <3

Se vi interessa ecco la fanart, vi linko il lavoro postato su Deviantart.
Non è un capolavoro, ed è molto diverso da quello che avrei voluto fare, ma non sono un'artista XD


http://princess-sherazade.deviantart.com/art/Commission-Scilla-e-Glauco-560428753

Grazie e alla prossima ^o^
  
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