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Autore: soldierofmymind    25/07/2015    1 recensioni
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[altro]Kyle, un ragazzo vittima dei bulli con una quantità impressionante di braccialetti ai polsi. I capelli castani e gli occhi color nocciola.
Johnnie, che ha perso il padre, è il classico ragazzo bello e intelligente. I capelli neri e lunghi, con un ciuffo che gli copre l'occhio sinistro, il piercing al labbro inferiore e magnetici occhi azzurri.
Due cuori destinati a stare insieme.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~- Signorino Guilbert potrebbe ripetermi quanto ho spiegato? -

- Eh? -

Inutile dire che Johnnie, quel giorno,  era letteralmente in un altro mondo.
Diciassette anni, sorriso un po' spento, magnetici occhi azzurri e lunghi capelli neri.
Un ragazzo nella norma che desiderava applicarsi nello studio,  e che dire... Era davvero bravo, soprattutto nel corso di scrittura.

Quel giorno,  evidentemente,  no.

- Bene signor Guilbert, può uscire dall'aula. Devo dire che sono molto delusa del suo lavoro, di solito eccelle in questa materia. -

Stupida professoressa e stupido film, pensò.

Presa la cartella si alzò in piedi, scrollando con forza la sedia.
Per tutta la classe si sentivano delle risate e sussurri del tipo "il cocco della professoressa si è preso la sua prima punizione! ".
A Johnnie non importava poi così tanto: non aveva amici, viveva con la sorella, il fratello e la madre e, sinceramente,  gli bastava solo questo.
Il cuore di Johnnie, però,  aveva una grande frattura: suo padre era morto e, con lui, se ne erano andati via i sorrisi e le risate a brucia pelo.

Scosse le spalle,  come a dire che non gli importava nulla di quello che dicevano i suoi compagni.

Erano scemi? Beh, lui non ci poteva fare molto.

Messa la cartella in spalla,  avanzò per l'aula,  lentamente,  quasi come volesse prendere tutto il tempo del mondo.
Un'altra risatina. Questa volta era di Nayma, una ragazza che era più scoperta che non, i capelli biondi le ricadevano in boccoli troppo rigidi e soprattutto vestiva con abiti firmati.

- Non c'è niente da ridere, Richardson. -

E finalmente,  Johnnie parlò per la prima volta da quando era entrato in classe. Dopo averle rivolto un'occhiata scocciata, il ragazzo dai capelli neri se ne andò,  con una leggera smorfia in volto.

I suoi piani? Andare nell'aula punizioni e dormire, anche sotto lo sguardo di altri studenti e di un professore grasso e grosso che, a quanto pareva, aveva un debole per i panini della madre di Johnnie.

Ma, ovviamente,  così non doveva andare.

- Cazzo! - sussurrò, dando un calcio ad un immaginario pallone - dovevo per forza andare in punizione!? -

Prese il suo telefono e controllò le notifiche da Tumblr, Snapchat, Twitter, Facebook e quant'altro. Gli costava ammetterlo, ma avrebbe fatto di tutto pur di seguire i suoi grandi idoli musicali!

I corridoi del liceo erano spesso vuoti e apparentemente sileziosi, con le mattonelle bianche e gli armadietti verde petrolio. Un verde che ti fa più vomitare che sembrare rassicurante.
Trovò il suo armadietto, distinto dagli altri per un teschio inciso sulla superficie non più liscia per le troppe passate di vernice,  non che a Johnnie importassr più di tanto.

Cosa ci si poteva aspettare da un ragazzo magro come un chiodo, alto e oscuro? Beh... qualcuno dava la colpa alla morte del padre,  altri al suo atteggiamento da depresso, altri ancora al suo eterno rancore con il mondo.

Neppure lui sapeva perché era così.

Ma il silenzio era strano.
Si sentì un gemito di dolore.

Johnnie scosse la testa, Dovrebbero saperlo che non si scopa a scuola.

Si sentì un sussurrio che doveva sembrare un "Basta...vi prego...".

A Johnnie bastò sentire quel "vi" per capire che qualcosa non andava.
Chiuse di scatto l'armadietto, mise il telefono in tasca e, messo lo zaino in spalla,  si diresse nella direzione dei sussurri e dei gemiti che via via si facevano sempre più forti.

Johnnie deglutì, sperando di non dovere assistere ad uno stupro ed essere stuprato a sua volta.
Quella mattina stava diventando uno schifo che, più schifo di così, non poteva andare per niente bene.

- Dai basta...-

Capì che quella era una voce di ragazzo.
Johnnie si rese conto che quello era il corridoio del quinto anno: la sede dei bulli e non doveva essere lì per nessun motivo al mondo. Ma quella voce...

- Dai, cazzo, finiscila... non ti ho fatto nu...- la voce smise di parlare,  interrotta da un gemito e da un attacco violento di tosse.

- David,  lo finiamo? - una seconda voce.

- No... - disse David, dalla voce grossa e rude - non ancora, deve imparare le buone manire, prima. -

Si sentì una risata, ma non apparteneva né al ragazzo, né alla seconda voce e nè a David.

Fantastico sono in tre... e ora come faccio a salavare quel malcapitato?

Johnnie non capì perché volesse davvero salvarlo. Sinceramente non lo conosceva neppure. Si sporse appena,  dal suo nascondiglio (ovvero una bellissima nicchia piena di ragni e ragnatele schifose) per vedere il ragazzo a terra.

In un parola?  Era bello.
Johnnie poteva dire che molte persone erano carine, fantastiche,  ma non aveva mai usato quell'aggettivo su un ragazzo che, per giunta, era a terra, mezzo agonizzante. Aveva i capelli castano chiaro, color caramello,  la pelle pallida e uno strano; indossava una maglietta azzurra e un paio di jeans neri. Ma, a parere di Johnnie,  il dettaglio più imbarazzante era la quantità indescrivibile di braccialetti che quel tipo portava ad ogni braccio.
Suo malgrado sorrise.

Errore.
Gravissimo errore.

Uno degli scagnozzi di David prese il ragazzo per le spalle e lo tirò fuori dal nascondiglio (ragnatele comprese) per poi stringergli i capelli dietro la nuca.

- Ahia, coglione lasciami andare. - sibilò frai denti.

Gli arrivò un pugno nel ventre.
Fece fatica per un po' a respirare,  poi sputò a terra.
David lo guardò per qualche minuto,  divertito.

- Dimmi Kyle... è amico tuo? -

Così si chiama Kyle...

Il suo cervello memorizzava solo fottutissimi dettagli sul conto del ragazzo, anche se ora, veloce com'era, poteva pure filarsela e lasciare il malcapitato al suo destino.
Ma non era da Johnnie.  Intendo non era da lui lasciare qualcuno che aveva bisogno di una mano in un branco di scimmie urlanti, termine che tranquillamente possiamo utilizzare per identificare i bulli del quinto anno.

- Allora? -

- No...- la voce del ragazzor uscì strozzata, come se facesse fatica a parlare.

Ma quanto l'hanno picchiato.

- Quand'è così... -

Ci fu una pausa di tensione,  Johnnie riusciva a percepirla. 
Il ragazzo che teneva stretto Johnnie non mollò la presa neanche un secondo.
David e il suo scagnozzo presero a calci e pugni quel ragazzo che piangeva silenziosamente,  senza emettere suoni, se non gemiti strozzati.

- Guarda. - ringhiò il ragazzo che teneva Johnnie - guarda o ti meno a sangue. -

Johnnie non voleva guardare: aveva paura. Ma fu qualcos'altro che spinse Johnnie a guardare e quello era un sentimento che credeva assopito dentro di lui.

Vendetta.

Quei bastardi (secondo Johnnie non c'erano altri termini adatti per descriverli) forse stanchi o forse no, decisero di lasciare i due ragazzi, anche se il ceffo numero due diede un sonoro spintone a Johnnie facendolo cadere addosso a Kyle che, ovviamente,  gemette di dolore.

- Basta! -

Si mise a piangere.

Johnnie non voleva vederlo piangere. Si era convinto che quando sorrideva fosse più bello. Fosse migliore.

Johnnie si alzò e, con estrema delicatezza, riuscì a mettere Kyle seduto,  anche se il poveretto teneva la testa appoggiata sulla spalla,  le guance rigate di lacrime. Lentamente si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò.

Era la prima volta, dopo mesi, che abbracciava qualcuno che non fosse membro della sua famiglia.

Kyle si fece a palla contro di lui, continuando a piangere.

- Ti prego non farmi male...- singhiozzò.

Johnnie non sapeva cosa dire, perciò si limitò a stringerlo ancora di più e ad accarezzargli i capelli.

- Come ti chiami? -

Sussurrò l'altro, sulla sua spalla.

- Johnnie. -

Rispose questo, accarezzandogli i capelli.
- Kyle David Hall. -

Disse il ragazzo che si era rannicchiato a Johnnie, anche se l'altro annuì. Lo sapeva già.

- Chi erano quei tipi? -

- Bulli. -

Come se la cosa non fosse ovvia. Pensò Johnnie, ma decise di non insistere.

- Ce la fai a camminare? - Johnnie inarcò un sopracciglio,  dubbioso.

- Un po'...- sbuffò l'altro.

Johnnie si alzò e, con dolcezza,  strinse le spalle di Kyle, cercando di metterlo in piedi. Sulle prime Kyle sembrò cadere, ma poi, appoggiandosi a Johnnie,  sembrò essere stabile.

- Ora andiamo in bagno. - disse Johnnie con fermezza.

Il ragazzo trasalì, a Johnnie venne il dubbio che quel tipo fosse stato più volte violentato, ma non disse nulla se non:

- Non ti farò del male, ma dobbiamo togliere tutto quel sangue che hai sul volto. -

Kyle sembrò annuire, abbozzando un sorriso flebile.

Quando sorride è bello.

Johnnie scosse la testa: non doveva (o forse ,meglio dire, voleva) provare qualsiasi sentimento nei confronti di quel ragazzo dal viso bellissimo anche se sporco di sangue, dagli occhi allegri anche se cerchiati di viola.

Zoppicando i due raggiunsero i bagni maschili del quarto piano e ovviamente l'odore principale era la puzza di piscio.

- Direi che il bidello è passato recentemente... - sbuffò Kyle e a Johnnie scappò un risolino.

Kyle si appoggiò allo stipite della porta, mentre Johnnie apriva il cubicolo dei disabili e abbassò la tavolozza del water.

- Siediti - disse soltanto.

Kyle zoppicando si sedette e appoggiò la testa contro il muro freddo.

Johnnie dovette trattenersi per non correre ad accarezzargli i capelli. Così,  prese un tovagliolo e lo bagnò con l'acqua. Si avvicinò al ragazzo, pulendo con delicatezza il volto del suo nuovo...amico?
Poteva considerarlo un amico?
Beh... doveva solo chiederlo. Forse.

- Ah...-

Kyle si lasciò scappare un gemito, mentre Johnnie gli passava il tovagliolo sul labbro: era spaccato e gocciolava sangue sulle dita di Johnnie.

Si guardarono quando Johnnie sfiorò le labbra di lui con le dita affusolate.
Il maggiore sentì le labbra dell'altro rabbrividire. E credeti quando dico che a Johnnie sarebbe maledettamente piaciuto baciare quelle dannate labbra sporche di sangue.

 

   
 
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