TO COME BACK
“Ehi c’è nessuno?! Sono tornato!!”
Evidentemente la casa era vuota. Con passo stanco Ranma si diresse in bagno, riempì la vasca e cominciò a togliersi i vestiti.
Si immerse.
Era stanco, privo di forze. Si domandava come Ryoga potesse aver avuto il sopravvento su di lui così facilmente quel giorno; inizialmente aveva dato la colpa al suo digiuno, ma rivalutò il suo punto di vista: non era lui ad essere più lento, era Ryoga ad essere più veloce…troppo…dannatamente veloce…
Si insaponò piano, crogiolandosi e rilassando le membra stanche nell’acqua calda. La scuola era finita per quell’anno, e aveva molti giorni per pensare e allenarsi; avrebbe avuto la sua rivincita, ne era sicuro. Con un gesto lento, lasciò cadere la spugna nella vasca e poggiò la testa all’indietro, guardando il soffitto, pronto a socchiudere le palpebre pesanti…..
“E TU CHE DIAVOLO CI FAI LI’???????!!!!!!!!!!!!” Gridò alla figura appesa al soffitto.
Quella si staccò con grazia dalle travi a cui era aggrappata e atterrò al suo fianco delicatamente.
La mascella di Ranma cadde di
peso nel riconoscerla: era la ragazzina che aveva incontrato nel bosco qualche
giorno prima “Ma…tu…sei…”
”Sì, e non c’è bisogno che balbetti!” Rimbeccò
sedendo sul bordo della vasca con noncuranza. Indossava gli stessi stracci della
volta scorsa, e Ranma si chiese se avesse solo quelli.
“Non sta bene entrare in bagno
mentre ci sono le altre persone, non te l’ha mai detto la mamma?!” La ragazzina
chinò la testa, improvvisamente triste; Ranma aggrottò le ciglia “Tu stavi
cercando tua madre l’altra volta. Non dirmi che…”
”Non posso più tornare da
lei” Rispose in tono piatto.
“Ma cosa dici?! Certo che puoi! – si interruppe, vedendola allontanarsi verso la porta – Aspetta! Ehi tu…Mariko…?!”
Lei si voltò, il viso pallido illuminato da una strana luce “Ti sei ricordato il mio nome!” Esclamò quasi felice.
Ranma abbassò il braccio che
aveva proteso verso di lei “Bè…si…me l’hai detto l’altra volta…Piuttosto, tu
come fai a riconoscermi?! Quel giorno ero…”
”…nella tua forma maledetta, lo
so” fece lei con aria saputa.
“Ma come lo sai?” Domandò quasi a se stesso.
“Oh, io so tutto! So molte più
cose di quanto tu possa immaginare!”
Ranma si accucciò nella vasca mentre lei
gli si avvicinava e gli faceva cenno di accostare l’orecchio “Vuoi sapere perché
il tuo amico era più forte di te?” Sussurrò.
“Sì! – Gridò lui d’impulso –
DIMMELO!”
E Mariko rise, una risata argentina che lo stordì per la sua
purezza. Rideva e volteggiava “E io non te lo dico!!” Lo canzonò. Ranma non potè
ribattere altro, affascinato dalla sua strana danza e dalla sua risata acuta.
Quando si riscosse, lei era sparita, e lui era come in trance “No… ASPETTA!!” La
chiamo alzandosi, proprio nel momento in cui Akane entrava in bagno; si rituffò
dentro coprendosi alla meglio, la testa in subbuglio e lo stomaco
sottosopra.
(La sua risata mi ha ipnotizzato, ne sono sicuro. Quella è una strega, o una fata, e quel diavolo che è! Altrimenti come riuscirebbe a saltare come…come se volasse? Deve essere stata lei a farmi qualcosa mentre ero svenuto nel bosco, l’altro giorno, e ora non vuole dirmelo; cavolo, se mi ha reso più debole…Magari era solo una cosa momentanea, e io sono già tornato forte! Basta, domani andrò a cercare Ryoga e ripeterò il combattimento, devo capire cosa mi ha combinato quella mocciosa! Meno male che Akane non è entrata mentre c’era lei in bagno!! L’ho scampata proprio per un pelo!)
Questo pensava Ranma steso
nel suo futon, la fronte aggrottata, le braccia incrociate sulla nuca. Sapeva
che quella bambina non era umana; che fosse una strega, o un demone, o un oni
non aveva importanza. Nessuno poteva mettere in ridicolo Ranma Saotome, e glielo
avrebbe dimostrato a quella mocciosetta! Era strano che parlasse in maniera così
vaga, però, che voleva dire che non poteva tornare da sua madre? Ricordò la
tristezza che le aveva visto negli occhi e cercò di riflettere: che sua madre
l’avesse rifiutata? No, troppo crudele. Forse la madre era una creatura che
possedeva poteri straordinari e l’avevano allontanata dalla figlia credendola
pericolosa…oppure…
“Ahhh Basta – sbadigliò – Magari è solo un po’ fuori di testa, e poi io devo pensare alla mia forza prima di tutto, non vorrei che succedesse come l’altra volta col vecchiaccio!” Si girò sul fianco e, lentamente, si assopì.
Rumore.
Un cassetto che veniva chiuso. Tum. Tum. Le ante dell’armadio. Ranma si rigirò, tendendo la mano verso la sua sveglia, e toccò il vuoto. Mugugnò e stese meglio il braccio. Niente.
Tum. Un altro cassetto veniva chiuso.
Ranma si strofinò gli occhi, chiedendosi chi mai stesse facendo quel baccano di primo mattino; e udì distintamente da dietro la porta della SUA stanza le voci di Akane e Nabiki. Lui era nel corridoio, fasciato nel futon. Aveva dormito lì tutta la notte.
“Ma Akane perché tutta la sua
roba…non vuoi tenere proprio nulla?”
”Nabiki…ne abbiamo già parlato. Non
voglio che qualcosa me lo ricordi!”
”Pensi che lui sarebbe d’accordo su
questo? Pensi che condividerebbe questa tua idea?”
”Forse no…ma ormai non
ha più molta importanza, ti pare?”
Non aveva importanza?! Volevano
dimenticarlo?! Che diavolo accadeva là dentro?? Stavano portando via le sue
cose? Ranma scattò in piedi, e fece per entrare come una furia, poi si fermò.
No, se stavano tramando alle sue spalle doveva sapere come e perché; meglio
indagare. Akane ce l’aveva con lui per qualcosa, ma per cosa??!! Ranma si impose
la calma, e attese nascosto in bagno che le due sorelle uscissero dalla sua
stanza, poi si infiltrò silenziosamente…e rimase senza fiato.
Non era rimasto nulla.
Solo un vecchio armadio solitario e vuoto.
Vagava per le strade da più di un’ora, in preda ad una strana trance; cosa aveva fatto stavolta?! Perché Akane ce l’aveva tanto con lui? E perché Ryoga lo aveva battuto? Doveva ammetterlo: era convinto che quella strana ragazzina sapesse molto più di quel che volesse far credere. Tutti quei piagnistei sulla sua mamma che non la voleva più erano solo una copertura. Doveva trovarla, DOVEVA…..
“Ehi tuuuuu!!!!”
Ranma si voltò di scatto: era lei, e stava di nuovo…volteggiando.
Intorno a lei i petali di ciliegio le facevano da coreografia, e la sua voce mentre rideva…
(Cavolo mi sta ipnotizzando di
nuovo!)
Ranma scattò per afferrarla; stava per cingerla per un braccio,
quando comparvero due figure e la attaccarono.
“Prendi questo!!” Gridò una voce femminile a lui nota, mentre una spatola gigante si conficcava nell’albero di ciliegio alle sue spalle. Mariko si scostò veloce come un fulmine, e saltò in aria prima ancora che una bandana tigrata volasse a vuoto staccando un ramo di netto.
(Ma sono Ryoga e Ukyo!) Pensò Ranma in un baleno. “Ehi lasciatela a me!! Ho un conto in sospeso con quella mocciosetta! Mi deve dire…”
“Bakusai tenketsu !!!” Gridò Ryoga dividendo l’albero in due.
“Non così Ryoga!! Così non potrai mai…!” Lo ammonì Ukyo.
“MA INSOMMA MI VOLETE ASCOLTARE???!!!” Sono io che devo vedermela con lei!!” S’infuriò Ranma.
Ryoga abbandonò la posizione di
guardia “Hai ragione, non è affar nostro, e poi…è già sparita…”
Il
ragazzo col codino sussultò “Come sparita??!” Esclamò voltandosi e cominciando a
correre.
Saltò sui tetti fino a raggiungere un quartiere a lui sconosciuto. E, finalmente, la vide.
Stavolta non volteggiava, e nemmeno rideva.
Stavolta piangeva.