CAPITOLO 1

Le porte dell'Olimpo si aprirono all'improvviso facendo entrare una ragazza, sui diciassette anni, ma nonostante avesse il volto, le braccia e le gambe ricoperti di ferite, era di una bellezza micidiale, pari a quella di Era o Afrodite. Indossava un'armatura ammaccata sopra al chitone bianco lungo fino alle ginocchia.Ma la cosa su cui chiunque si soffermerebbe sono gli occhi: nelle iridi viola si potevano vedere delle fiamme che, con il ghigno che si era formato sul suo volto, non avevano un'aspetto molto rassicurante.
Ad ogni passo che faceva per raggiungere il centro della sala del Consiglio degli Dei, le sue ferite scomparivano,  i suoi lunghi capelli castani si sistemavano e il suo chitone si allungava. Nel frattempo si era formato un silenzio di tomba.
La ragazza accenno' un'inchino e spezzo' il silenzio che si era formato:
-Sono qui per denunciare un'ingiustizia che e' stata commessa tremila anni fa, e che probabilmente il colpevole non ha dichiarato.- mentre parlava si era avvicinata alla dea dell'amore che era sbiancata.
La ragazza si volto' verso il dio delle fucine e lo guardo' con compassione.
-Lui non lo sa vero?- Afrodite che stringeva i braccioli del suo trono, abbasso' lo sguardo.
-Chi sei?- tuono' il Padre degli Dei, assottigliando gli occhi in due fessure.
Si voltò verso Afrodite, e con una voce calma, ma con una punta di amarezza, disse:
-Credo sia dovere tuo dirlo, Madre.-
Con lo sguardo e la voce pieni di rabbia, Ares ringhio':
- Con quale coraggio vieni qui a...- Helia lo interruppe, alzando il tono di voce:
-Con lo stesso con cui tu e lei mi avete buttata nel Tartaro.- disse sputando le ultime parole.
-Silenzio!- grido' Zeus - Chi e' tuo padre, ehm...-
-Helia.- disse decisa- Mio padre e' Efesto, e probabilmente questo e' il motivo per cui mi ha buttata nel Tartaro: ti vergognavi. Altro che dea dell' amore-
Efesto stava sul suo trono con lo sguardo che era un misto di emozioni: rabbia per la moglie, felicita' per il fatto che ora ha una figlia,con la quale puo' parlare di artigianato, ridere di quel celebroleso di Ares e... La lampadina nella sua testa si accese e fece la domanda pi inopportuna che si potesse fare in un momento come questo:
 -Dove hai trovato quest'armatura? -
Helia alzo' un soppraciglio e rispose come se fosse la cosa piu' ovvia del mondo:
-Ho fuso vari metalli e poi ho...-
-Invece di parlare di queste cose che solo voi capite, perché non cerchiamo di risolvere questa imbarazzante situazione.- si intromise Zeus.
-Per evitare scontri sull'Olimpo propongo di mandarla al campo.- Questa volta fu Atena a parlare.
Zeus sembro' pensarci su e mise al voto la proposta. La maggiorparte di loro era daccordo.
Quando il Consiglio fu chiuso, Apollo, che non si voleva lasciar scappare una ragazza che per di pi  figlia di Afrodite, si  offerto di accompagnare Helia al campo.
"Com' è possibile che non siano chiesti come ho fatto ad uscire dal Tartaro..." penso' Helia, ridendo tra sè e sè.







ANGOLO COTTURA(?)
Non so come mi sia venuta in mente quest'idea. Sul serio,  non lo so.
Ho sudato 46 camicie per scrivere questo misero capitolo, quindi siate clementi * si inginocchia e unisce le mani*.
Darò un cupcake a tutti quelli che recensiranno *mostra i cupcake come se fossero lingotti d'oro nella Gringott* Probabilmente il testo sarà tutto attaccato ma sto scrivendo dal mio telefono quindi non ci posso fare niente :'(.
Recensite e..."Fate i Buoni!" Cit.
TBW *-*