Speranze
Akane si mosse, e Ryoga si
accostò a lei e le strinse una mano “Akane…”
Ucchan era seduta un poco
più in là, assopita, ma scattò al richiamo di Ryoga “Che c’è, cosa….” Il terrore
le si disegnò negli occhi: la ferita alla testa aveva ripreso a sanguinare, e i
suoi capelli corvini cominciarono a tingersi lentamente…..
“RYOGA! Che fai lì impalato,
corri a prendere dell’acqua fresca!” Il ragazzo si mosse, e gli parve di
rispondere come in un incubo, il vento gelido che gli scuoteva i capelli e la
bandana gialla e nera. “S-subito…” Riempì il secchio attento a non cadere in
acqua, e corse barcollando verso Ucchan che ora era china sull’amica. “Santo
cielo-mormorò-la ferita si è riaperta, l’acqua della vita…non fa più effetto!”
Stavolta fu Ryoga a riprendere il controllo della situazione. Immerse il panno
nell’acqua, e lo premette con forza alla tempia della povera Akane, che ora
gemeva di dolore. Il panno umido si colorò in fretta di vermiglio.
“Maledizione…Ucchan….cosa devo fare?!” Suo malgrado la ragazza si ritrovò
disperata e accecata dalle lacrime “Io…io non lo so…ma dov’è finito Ranma!”
Akane sussultò nel sonno….ora sentiva delle voci ma….non erano quelle dei suoi
due amici. Ryoga armeggiava col disinfettante, la cassetta del pronto soccorso
si rovesciò, e si ritrovò a dover decidere tra l’alcool e la tintura di iodio.
Ukyo strappò un pezzo di garza pulita, e tese la mano al ragazzo perché si
decidesse tra una delle due bottiglie. Lo guardava con gli occhi grandi pieni di
paura e speranza. Ryoga sentì il mondo vacillare….alcool?! Cosa le avrebbe mai
fatto? La ferita andava chiusa, non disinfettata, non le avrebbe salvato la vita
così; sentì la rabbia montargli in corpo, e in un gesto convulso gettò le due
bottiglie lontano. Il rumore dei cocci che si rompevano riecheggiò nella sua
anima “Ryoga-singhiozzò Ukyo-ma che fai…?” “CHE COSA CREDI CHE LE FACCIA
UN’ALTRA MEDICAZIONE, EH?” La ragazza ammutolì, tremante davanti alla sua furia
“CI SERVE QUALCOSA PER CHIUDERLE QUELLA DANNATA FERITA SULLA TESTA, PENSI CHE UN
PO’DI ALCOOL LE SALVI
Ranma sapeva che in quel
bosco molta gente si recava a raccogliere il muschio della vita, ma non pensava
che fosse finito. Camminò come uno zombie fino alla sorgente, cadde in ginocchio
vicino all’albero nudo e affondò le mani nella terra umida. Senza sapere perché,
cominciò a scavare a mani nude nel terreno, tagliandosi, rompendosi le unghie,
sporcandosi di terra anche il volto, dove goccioline di sudore formarono una
nera fanghiglia. Si infilò nella buca fino ai gomiti, gemendo, imprecando,
strappandosi la camicia, frenetico e disperato. Poi spazzò via il terriccio in
un gesto esasperato, e si portò le mani alle orecchie come per non sentire la
verità, sporcandosi i capelli e le tempie. L’urlo gli salì alla gola
“NOOOOOOO!!!”
In diciott’anni della sua
vita, Akane non aveva mai visto un fiume più luminoso. Non credeva che a
Riugenzawa ci fossero acque così limpide. Sorrise, ma il sorriso le si spense
sulle labbra, e un’esclamazione di stupore le si disegnò muta sulla bocca; non
poteva credere di averla vista. Lei era….morta, morta tanti anni fa, quando era
piccola, e Kasumi gliel’aveva detto con le lacrime agli occhi quando era tornata
da scuola….non poteva essere lei, eppure…..
Davanti a lei sorrideva sua
madre.
Ryoga sussultò “Ha detto
qualcosa…” Ukyo accostò l’orecchio alle sue labbra esangui, e ciò che udì le
fermò il respiro. Notando la sua espressione spaventata, Ryoga si agitò “Che
c’è, che dice?!” Ucchan lo guardò incredula, inghiottì e rispose in un soffio
“Ha detto…mamma”
La vedeva attraverso una
strana nebbia bianca come il latte, e scorgeva appena il suo volto, ma seppe
subito che era lei “Mamma” Fece un passo verso di lei, ma la donna alzò una mano
e uscì dalla nebbia “No” le disse, e ad Akane parve una frase telepatica
“Mamma…perché sei qui?” “Questo è il Luogo mia cara” “Il…luogo?” “Akane, figlia
mia, sei tu ad essere venuta da me” “Io? Ma allora sono….” Il dito di sua madre
la fece tacere “Ssst! Non dirlo…non è ancora ora” “Mamma perché sto così male,
mi scoppia la testa!” La donna sorrise “Figlia mia, sei ferita gravemente, e la
tua vita si sta consumando come una candela…ma non attraversare questo fiume,
non ancora” “Ma allora…” “Questo è il Luogo, un limbo dove giacerai in attesa
della Vita Nuova” “Ma io non voglio morire…” “Mi dispiace tesoro, ma quella
rupe….sei stata molto fortunata a non giungere al di Qua immediatamente, i tuoi
amici stanno cercando di salvarti, vedi?” Akane lo vide. Vide Ranma giacere
disperato su un fosso, e Ryoga e Ucchan..stavano facendo una cosa strana.
“Mamma?” Il suo volto stava scomparendo, e al suo posto vide un braccio che si
scopriva, una mano…una siringa…un laccio. Tutto ruotò attorno a lei, e il buio
la sommerse di nuovo.
Ryoga lottò col laccio
emostatico stringendolo con i denti, porse la siringa ad Ucchan e la afferrò per
le spalle “Ascoltami!” le intimò “Ora tu lo farai, volente o nolente TU LO
FARAI, MI HAI CAPITO UCCHAN?!” La ragazza tremava “Io…potrei farti del male, non
sono capace!” “Neanch’io, stupida! Ma so quel che basta per tentare, ora
ascolta! Sarei disposto a morire per lei, a darle ogni goccia di sangue del mio
corpo se servisse a salvarle la vita!” “Ma…” “NON DISCUTERE UCCHAN!” Le urlò in
faccia “Akane morirà comunque se non ci proviamo! Non voglio lasciarla morire
senza nemmeno aver tentato l’ultima carta, SONO STATO CHIARO?” “S…sì” Ryoga
strinse il pugno, e le indicò il punto in cui la vena era più visibile “Qui
Ucchan, presto!” La ragazza annuì, impotente. Tremava dalla testa ai piedi,
aveva il TERRORE di sbagliare, di ucciderlo, ma la sua mano fu più ferma di
quanto avesse mai potuto sperare. L’ago entrò nel braccio di
Ryoga.
Ranma nascose la testa fra
le braccia, perduto, e pronto a morire insieme ad Akane pur di restarle accanto.
Nei suoi grandi occhi blu si accesero punte incandescenti che gli bruciarono, e
poco dopo sentì fresche lacrime scorrergli sulle guance; righe bianche
spiccavano sul volto annerito dal fango “Perché deve finire così” Mormorò con
voce rotta.
Una lacrima si staccò
pigramente dal mento, e cadde in fondo alla buca che Ranma aveva scavato poco
prima, brillando come una stella. Il ragazzo con la treccia la vide cadere, la
seguì rapito con lo sguardo, finchè nuove lacrime gli appannarono la vista.
Brillava qualcosa in fondo alla nuda terra, e Ranma fu sicuro che fossero le
lacrime a distorcergli la luce, poi guardò più attentamente, si morse il labbro
e si asciugò il viso velocemente. Avvicinò il volto alla fossa e vide cosa
effettivamente sembrava brillare di luce propria.
Era un piccolo
seme.