Anime & Manga > Ranma
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Autore: moira78    24/01/2009    0 recensioni
Le mie prime due storie le ho pubblicate altrove, insieme a tante altre che sto riportando qui. Ma quelle prime due erano scheletri fatiscenti di ciò che avrei creato dopo, non capolavori, ma sicuramente più decenti. Questa fu la terza, ma la prima davvero drammatica e leggibile. Non ricordo nemmeno quanti anni fa fu e se vale la pena riesumarla, non l' nemmeno riletta per cercare errori. Ve la offro così com'è, coi suoi pregi (speriamo^^) e difetti.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Speranze

Akane si mosse, e Ryoga si accostò a lei e le strinse una mano “Akane…”

Ucchan era seduta un poco più in là, assopita, ma scattò al richiamo di Ryoga “Che c’è, cosa….” Il terrore le si disegnò negli occhi: la ferita alla testa aveva ripreso a sanguinare, e i suoi capelli corvini cominciarono a tingersi lentamente…..

“RYOGA! Che fai lì impalato, corri a prendere dell’acqua fresca!” Il ragazzo si mosse, e gli parve di rispondere come in un incubo, il vento gelido che gli scuoteva i capelli e la bandana gialla e nera. “S-subito…” Riempì il secchio attento a non cadere in acqua, e corse barcollando verso Ucchan che ora era china sull’amica. “Santo cielo-mormorò-la ferita si è riaperta, l’acqua della vita…non fa più effetto!” Stavolta fu Ryoga a riprendere il controllo della situazione. Immerse il panno nell’acqua, e lo premette con forza alla tempia della povera Akane, che ora gemeva di dolore. Il panno umido si colorò in fretta di vermiglio. “Maledizione…Ucchan….cosa devo fare?!” Suo malgrado la ragazza si ritrovò disperata e accecata dalle lacrime “Io…io non lo so…ma dov’è finito Ranma!” Akane sussultò nel sonno….ora sentiva delle voci ma….non erano quelle dei suoi due amici. Ryoga armeggiava col disinfettante, la cassetta del pronto soccorso si rovesciò, e si ritrovò a dover decidere tra l’alcool e la tintura di iodio. Ukyo strappò un pezzo di garza pulita, e tese la mano al ragazzo perché si decidesse tra una delle due bottiglie. Lo guardava con gli occhi grandi pieni di paura e speranza. Ryoga sentì il mondo vacillare….alcool?! Cosa le avrebbe mai fatto? La ferita andava chiusa, non disinfettata, non le avrebbe salvato la vita così; sentì la rabbia montargli in corpo, e in un gesto convulso gettò le due bottiglie lontano. Il rumore dei cocci che si rompevano riecheggiò nella sua anima “Ryoga-singhiozzò Ukyo-ma che fai…?” “CHE COSA CREDI CHE LE FACCIA UN’ALTRA MEDICAZIONE, EH?” La ragazza ammutolì, tremante davanti alla sua furia “CI SERVE QUALCOSA PER CHIUDERLE QUELLA DANNATA FERITA SULLA TESTA, PENSI CHE UN PO’DI ALCOOL LE SALVI LA VITA?!” Lo sguardo fisso su di lui, la mano premuta sulla bocca, Ucchan vide Ryoga perdere la calma come mai gli era successo, nemmeno con Ranma. Era furibondo, completamente fuori di sé “Sta impazzendo davanti alla morte” pensò sconclusionatamente. Il vento aumentò, e Ryoga divenne rosso in volto; una vena pulsava ritmicamente sulla sua tempia “CI SERVE UN MIRACOLO DANNAZIONE, NON UN PO’ DI…..” La sua frase fu interrotta. Ucchan aveva letto da qualche parte che a persone in preda a crisi isteriche o di pianto nulla era meglio di un sonoro schiaffone, e il ceffone che rifilò a Ryoga le bruciò la mano e gli stampò per giorni le cinque dita sulla faccia. “Pensi che così facendo la stiamo aiutando?! Credi che cedere alla disperazione sia la migliore delle soluzioni?!” sibilò ad un esterrefatto Ryoga. Lui la guardò incredulo, col cervello in subbuglio, non era neanche più sicuro di dove si trovasse. Si portò la mano alla guancia gonfia con lo sguardo fisso su di lei, poi si guardò il palmo con un’espressione idiota. “Non volevo colpirti, ma tu…eri così…così…” Si nascose il viso tra le mani, e scoppiò a piangere. Ryoga si alzò lentamente “Mio Dio-pensò-se è un incubo svegliatemi subito!”, si diresse verso di lei e le posò una mano sulla spalla “Scusami” La ragazza smise di singhiozzare, e lo fissò con gli occhi umidi come di rugiada. “Hai fatto bene a schiaffeggiarmi, ho perso la calma, scusa” Ukyo scosse la testa, significando che non faceva nulla, poi disse con voce impastata “Se solo potessimo farle una trasfusione….è così pallida!” “Sì-ammise lui-ma ha smesso di sanguinare, l’acqua della vita le ha fatto un po’ di bene” Lentamente Ucchan si chinò su di lei e cominciò a bendarle daccapo la ferita, con una dolcezza che non avrebbe mai immaginato di possedere. Ryoga le si sedette accanto.

 

Ranma sapeva che in quel bosco molta gente si recava a raccogliere il muschio della vita, ma non pensava che fosse finito. Camminò come uno zombie fino alla sorgente, cadde in ginocchio vicino all’albero nudo e affondò le mani nella terra umida. Senza sapere perché, cominciò a scavare a mani nude nel terreno, tagliandosi, rompendosi le unghie, sporcandosi di terra anche il volto, dove goccioline di sudore formarono una nera fanghiglia. Si infilò nella buca fino ai gomiti, gemendo, imprecando, strappandosi la camicia, frenetico e disperato. Poi spazzò via il terriccio in un gesto esasperato, e si portò le mani alle orecchie come per non sentire la verità, sporcandosi i capelli e le tempie. L’urlo gli salì alla gola “NOOOOOOO!!!”

 

In diciott’anni della sua vita, Akane non aveva mai visto un fiume più luminoso. Non credeva che a Riugenzawa ci fossero acque così limpide. Sorrise, ma il sorriso le si spense sulle labbra, e un’esclamazione di stupore le si disegnò muta sulla bocca; non poteva credere di averla vista. Lei era….morta, morta tanti anni fa, quando era piccola, e Kasumi gliel’aveva detto con le lacrime agli occhi quando era tornata da scuola….non poteva essere lei, eppure…..

Davanti a lei sorrideva sua madre.

 

Ryoga sussultò “Ha detto qualcosa…” Ukyo accostò l’orecchio alle sue labbra esangui, e ciò che udì le fermò il respiro. Notando la sua espressione spaventata, Ryoga si agitò “Che c’è, che dice?!” Ucchan lo guardò incredula, inghiottì e rispose in un soffio “Ha detto…mamma”

 

La vedeva attraverso una strana nebbia bianca come il latte, e scorgeva appena il suo volto, ma seppe subito che era lei “Mamma” Fece un passo verso di lei, ma la donna alzò una mano e uscì dalla nebbia “No” le disse, e ad Akane parve una frase telepatica “Mamma…perché sei qui?” “Questo è il Luogo mia cara” “Il…luogo?” “Akane, figlia mia, sei tu ad essere venuta da me” “Io? Ma allora sono….” Il dito di sua madre la fece tacere “Ssst! Non dirlo…non è ancora ora” “Mamma perché sto così male, mi scoppia la testa!” La donna sorrise “Figlia mia, sei ferita gravemente, e la tua vita si sta consumando come una candela…ma non attraversare questo fiume, non ancora” “Ma allora…” “Questo è il Luogo, un limbo dove giacerai in attesa della Vita Nuova” “Ma io non voglio morire…” “Mi dispiace tesoro, ma quella rupe….sei stata molto fortunata a non giungere al di Qua immediatamente, i tuoi amici stanno cercando di salvarti, vedi?” Akane lo vide. Vide Ranma giacere disperato su un fosso, e Ryoga e Ucchan..stavano facendo una cosa strana. “Mamma?” Il suo volto stava scomparendo, e al suo posto vide un braccio che si scopriva, una mano…una siringa…un laccio. Tutto ruotò attorno a lei, e il buio la sommerse di nuovo.

 

Ryoga lottò col laccio emostatico stringendolo con i denti, porse la siringa ad Ucchan e la afferrò per le spalle “Ascoltami!” le intimò “Ora tu lo farai, volente o nolente TU LO FARAI, MI HAI CAPITO UCCHAN?!” La ragazza tremava “Io…potrei farti del male, non sono capace!” “Neanch’io, stupida! Ma so quel che basta per tentare, ora ascolta! Sarei disposto a morire per lei, a darle ogni goccia di sangue del mio corpo se servisse a salvarle la vita!” “Ma…” “NON DISCUTERE UCCHAN!” Le urlò in faccia “Akane morirà comunque se non ci proviamo! Non voglio lasciarla morire senza nemmeno aver tentato l’ultima carta, SONO STATO CHIARO?” “S…sì” Ryoga strinse il pugno, e le indicò il punto in cui la vena era più visibile “Qui Ucchan, presto!” La ragazza annuì, impotente. Tremava dalla testa ai piedi, aveva il TERRORE di sbagliare, di ucciderlo, ma la sua mano fu più ferma di quanto avesse mai potuto sperare. L’ago entrò nel braccio di Ryoga.

 

Ranma nascose la testa fra le braccia, perduto, e pronto a morire insieme ad Akane pur di restarle accanto. Nei suoi grandi occhi blu si accesero punte incandescenti che gli bruciarono, e poco dopo sentì fresche lacrime scorrergli sulle guance; righe bianche spiccavano sul volto annerito dal fango “Perché deve finire così” Mormorò con voce rotta.

Una lacrima si staccò pigramente dal mento, e cadde in fondo alla buca che Ranma aveva scavato poco prima, brillando come una stella. Il ragazzo con la treccia la vide cadere, la seguì rapito con lo sguardo, finchè nuove lacrime gli appannarono la vista. Brillava qualcosa in fondo alla nuda terra, e Ranma fu sicuro che fossero le lacrime a distorcergli la luce, poi guardò più attentamente, si morse il labbro e si asciugò il viso velocemente. Avvicinò il volto alla fossa e vide cosa effettivamente sembrava brillare di luce propria.

Era un piccolo seme.

   
 
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