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Autore: Vega_95    26/07/2015    2 recensioni
«felice giorno della nascita, figlio» disse il faraone.
Già, l’aveva dimenticato, era il suo compleanno, il 19’ giorno del terzo mese del raccolto.
«è il tuo giorno figlio mio»
Era quasi un uomo, eppure alla dolcezza di sua madre, ancora si scioglieva come un bambino. Proprio non capiva come facesse ad essere tanto amabile, sempre bella e sorridente.
Un risveglio insolito fa vivere al principe Atem la gioranta più bella della sua vita, finché non accade qualcosa che turberà la sua festa, ma questo non basterà a rovinare un giorno per cui tutti si sono impegnati affinché fosse speciale.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Ok , lo ammetto questa storia è stata scritta un po' di fretta, insomma sappiamo il compleanno del nostro Atem solo da una settimana (dopo 20 anni di beata ignoranza...)
Però boh... spero vi piaccia ^^
Facciamo tanti auguri al piccolo Atem e... che dire:

Buona Lettura!







Faceva caldo.
Ok, era piena estate, ma non avevano dato temperature così alte per quella settimana e poi ricordava di essersi addormentato con il ventilatore accesso.
«mmh…»
Forse, se dormiva ancora un po’, il caldo sarebbe passato, ma prima voleva sentire la presenza del suo Aibo accanto. Lasciò vagare la mano nel letto, ma non lo trovò, doveva essersi già alzato. Aveva sentito dei rumori arrivare dalla strada , probabilmente era già mattino.
 
La porta si aprì con un cigolio, sentì dei passi, doveva essere Yugi che tornava a letto o andava a svegliarlo.
 
«Atem, Atem tesoro svegliati» sussurrò sfiorandogli il braccio.
 
Che carino, l’aveva chiamato ‘tesoro’.
Aveva voglia di farsi pregare ancora un po’, si sarebbe avvicinato per svegliarlo e allora l’avrebbe sorpreso con un bacio di buongiorno.
 
«Amore è ora di alzarsi»
 
Adesso era passato a ‘ Amore’, doveva essere proprio una bella giornata per essere così dolce. Gli stava prendendo la mano, doveva avvicinarsi solo un altro po’ e l’avrebbe sorpreso a sua volta.
 
«dai, non fare il bambino»
 
C’era qualcosa che non andava, più tornava dal mondo dei sogni e più quella voce gli sembrava dolce e femminile.
Dalla finestra arrivò un nitrito e poi qualcosa di morbido e peloso gli solleticò il braccio.
 
Spalancò gli occhi sussultando.
 
«ehi, calma è solo Simba» gli sorrise la donna sedutasi accanto a lui.
«buongiorno principino» lo salutò con un dolce sorriso.
 
Appena messa a fuoco la sua presenza a pochi centimetri da lui, per poco non gli prese un infarto, la donna che aveva di fronte non era assolutamente la mamma di Yugi. La parrucca nera fatta di treccine, fili d’oro e perle, quei dolcissimi lineamenti e gli zigomi pronunciati, quei bellissimi occhi color malva marcati dal kohl che le circondava lo sguardo rendendolo ancora più dolce di quanto ricordasse.
 
«madre… tu sei mia madre…»
«certo che sono tua madre. Tesoro, ti senti bene? » gli domandò con una certa preoccupazione accarezzandogli la fronte per essere certa che non avesse la febbre.
«sì…sì… scusa…» era abbastanza confuso e il gatto che gli salì in braccio facendo le fusa per avere un po’ di coccole non fu d’aiuto.
 
Che stava succedendo? La sera prima si era addormentato con Yugi tra le braccia e ora si ritrovava nella sua camera da letto di 3000 anni prima con accanto sua madre e il suo gatto? Qualcosa non andava.
 
«sto sognando…» sussurrò, ma sua madre lo sentì preoccupandosi ancora di più.
«Atem, caro, hai avuto un incubo? Cosa c’è che non va? »
«no, nulla, scusami… sì, è come hai detto, ho fatto uno strano sogno»
 
Finché non capiva cosa stava succedendo era meglio restare al gioco e poi anche se fosse stato un sogno, vedere la mamma prendersi cura di lui gli fece piacere, certo magari il risveglio sarebbe stato un po’ triste, ma per il momento poteva godersela.
Simba gli si arrampicò addosso reclamando coccole che il principe gli diede subito.
«tale padrone, tale gatto» rise la regina alzandosi: «coraggio giù dal letto! Oggi è il grande giorno!  Il bagno è già pronto, preparati e raggiungici»
Con un sorriso e un occhiolino, la donna, che con lui non sembrava proprio la grande Sposa Reale del faraone, ma solo una delle tante mamme cui piaceva viziare il suo bambino, uscì dalla stanza, sicura che Atem si sarebbe alzato subito.
 
Il bagno fu davvero piacevole, l’acqua tiepida che gli accarezzava la pelle lo rilassò aiutandolo a risvegliarsi con dolcezza dopo lo spavento di qualche minuto prima, anche se trovò davvero imbarazzante farsi lavare dai servi, non  c’era più abituato e sentire le loro mani scivolargli addosso con la spugna lo mise a disagio.
 
Notò due ancelle, che attendevano con discrezione sulla porta, allontanarsi e tornare poco dopo accompagnate da altre due ragazze con i suoi vestiti, mentre altre due reggevano i portagioie intagliati in legno d’ebano di Ceylon.
Aiutato, uscì dalla vasca, aveva i polpastrelli grinzosi come datteri secchi, ma non ci fece molto caso, con Yugi passava così tanto tempo nella vasca che ormai la pelle cotta dall’acqua era un’abitudine.
 
Gli stessi servi che l’avevano lavato si preoccuparono di asciugarlo con spessi teli di cotone con cui tamponarono il suo corpo e lo vestivano con una fine vestaglia di lino. Doveva prendere profondi respiri e lasciar correre, era sempre stato così, di che si stupiva, la sua vita prima di Aibo era quella, servito e riverito, ci mancava poco che fosse persino imboccato.
Essendo un principe, era abituato sin da piccolo al fatto che lo lavassero, lo massaggiassero con l’unguento e, in generale, si occupassero della sua persona come se non avesse le mani per farlo da solo.
Le cose cominciavano a chiarirsi permettendogli di distinguere il sogno dalla realtà, infatti raggiunse la stanza della toeletta senza bisogno di essere accompagnato. Lì si sedette su una sedia talmente carica di decorazioni da sembrare quasi un trono.
 
Appena vide un’ancella avvinarsi a lui con un pettine d’avorio impallidì. Non vedeva quel coso infernale avvicinarsi alla sua testa da giorni, la sua matassa informe gli piaceva così com’era, non aveva bisogno di essere torturata e deformata da quei denti.
 
«è…è proprio necessario? »
«sono desolata mio principe, sono ordini della tua nobile madre, la regina» disse.
 
Ecco, doveva aspettarselo, quando era piccolo sua madre adorava pettinarlo, mentre lui, invece, lo odiava.
Non poteva ribellarsi, specialmente se era un ordine di sua madre. Strinse i denti e la lasciò fare.
Nel mentre due ancelle si occupavano dei piedi e altre due della depilazione, non solo sulle gambe e sotto le ascelle, ma anche sul petto e nella zona inguinale. Il freddo coltello di rame era così fastidioso, specialmente tra le cosce e quando lo sentì passare gli si contrasse lo stomaco.
 
Per sua fortuna terminò in fretta, dopo essere stato cosparso sulle zone depilate con un unguento  profumato realizzato con una polvere proveniente dal carapace di tartaruga, dal guscio d’uovo di struzzo e dalle galle tamerici, , tutto il resto del corpo fu massaggiato con una crema bianca che alla luce del sole emanava minuscoli scintillii rosati, come se il corpo fosse costellato di stelle, era polvere di alabastro e avrebbe reso la sua pelle regale morbida e tonica.
 
Gli fu fatto indossare un gonnellino triangolare a pieghe bianco sovrastato da una fascia color porpora che avrebbe coperto lo spacco, ma Atem la rifiutò con sprezzo.
 
«no, voglio quella blu»
 
Così, come ordinato, le ancelle si preoccuparono di modificare l’abito del principe affinché seguisse le tonalità del cobalto anziché del porpora come era stato precedentemente disposto.
D’un tratto non lo ricordò più, ma il rosso lo inquietava, mentre il blu gli dava uno strano senso di pace.
Una cintura d’oro gli avvolse la vita, mentre il petto era coperto da un pregiato usekhi di perle e turchesi  con l’emblema del falco, simbolo del magnifico dio Horus.
 
Finita la vestitura, fu truccato con cipria e creme protettive affinché la sua preziosa pelle non si rovinasse al sole e con khol nero per risaltare gli occhi, allungarli all’estremità e insieme proteggerli dal riverbero del sole.
Poi indossò, da solo, gli orecchini con la chiave della vita e i bracciali  di oro ed elettro in cui erano incastonati turchesi, diaspri e corniole. Adornò i polpacci con altrettanti preziosi, poi fu profumato con una fragranza di Mendes che diffondeva un leggero aroma di cannella e infine le scarpe, pregiati sandali ricamati con fili d’oro e la punta girata all’insù.
L’ultimo tocco fu il mantello che fu fissato per metà sotto il collare e per metà sopra dando un effetto movimentato. Il fermo d’oro a forma di ala sulla spalla destra avrebbe impedito alla stoffa di cadergli continuamente in avanti dandogli più libertà di movimento.
La tiara alata in fronte fu il tocco finale.
 
Era pronto, ora avrebbe finalmente scoperto cosa avevano preparato per lui i suoi genitori.
Scortato da alcune ancelle e un soldato con l’incarico di accompagnarlo, Atem percorse i corridoi che dalle sue stanze portavano alla sala del trono e qui, davanti alla porta, un ragazzino li attendeva.
La sua tunica era sontuosa, finemente ricamata con arabeschi sull’orlo della gonna e sul collo, stretta in vita da un nastro d’oro, mentre le sue braccia erano adornate da gioielli e pietre preziose. In fronte portava una fine catenina che reggeva  una luminosa ametista, quasi un terzo occhi se paragonata ai cristalli che il giovane aveva nello sguardo. Questo, all’arrivo del principe, s’inchinò cercando di trattenere il suo dolce sorriso di gioia, cosa che, invece, non fece Atem.
Appena lo vide si districò dal cerchio di servi che l’avevano accompagnato per avvicinarsi.
 
«Aibo! »
 
Era così felice di vederlo, era da quando si era svegliato che si domandava che fine avesse fatto
«mio principe, i tuoi genitori ti attendono» gli annunciò sollevandosi e, cercando di non farsi vedere, sorridergli dolcemente. Purtroppo il protocollo era molto severo, specialmente per le occasioni formali e per quanto volesse abbracciarlo e dargli il ‘buongiorno’ , Atem si dovette trattenere ricambiando solamente il dolce sorriso del piccolo.
«sei bellissimo» gli mormorò con un tono quasi impercettibile.
Yugi arrossì e dovette chinare il capo per non essere visto.
«grazie, anche tu»
Era vero, l’arrivo di Atem gli aveva fatto balzare il cuore in gola, il suo principe era magnifico più degli altri giorni ed era ovvio, vista la giornata.
 
Entrò e Yugi lo seguì mettendosi in fondo alla processione di persone. La sua posizione gli consentiva di stare quasi al fianco del faraone com’era consentito a Shimon, ma in quel momento era meglio se stava il più lontano possibile da Atem.
 
Raggiunti i genitori, Atem s’inchinò d’innanzi al padre.
 
«che Ra illumini il tuo cammino anche in questa splendida giornata padre» lo salutò rialzando poi la testa verso i genitori che si scambiarono sguardi complici e sorridenti.
«felice giorno della nascita, figlio» disse il faraone.
 
Già, l’aveva dimenticato, era il suo compleanno,  il 19’ giorno del terzo mese del raccolto.
 
«è il tuo giorno figlio mio»
Era quasi un uomo, eppure alla dolcezza di sua madre, ancora si scioglieva come un bambino. Proprio non capiva come facesse ad essere tanto amabile, sempre bella e sorridente.
 
«che la festa abbia inizio» ordinò la regina facendo seguire alle sue parole un battito di mani.
 
La famiglia reale aprì la processione seguita dalla corte sacra del faraone e dai nobili. Yugi fu proprio dietro ad Atem,  davanti ai sacerdoti. Scostò il fermo che portava alla spalla sinistra affinché il mantello bianco lo avvolgesse completamente e non svolazzasse alle sue spalle, come invece fece quello del principe.
 
Atem era abbastanza nervoso, quello sarebbe stato il primo anno in cui si sarebbe presentato al popolo e avrebbe pregato gli dei al posto di suo padre. Il faraone diceva che ormai era abbastanza grande per farlo, ma l’idea non lo entusiasmava. Durante la strada che li separava dal terrazzo che si affacciava sulla città, mandò giù diverse boccate d’aria ripensando alle preghiere e alle giuste parole da dire. Di tanto in tanto controllava che Yugi fosse alle sue spalle e dopo un po’ cominciò anche a sentire le risatine di Mana che aveva raggiunto l’amico per chiacchierare con lui, benché Aknadin ,proprio dietro di loro, li rimproverasse a ogni parola che soffocava i canti che li stavano accompagnando.
 
Raggiunsero il terrazzo a cui accedettero solo la famiglia reale, Yugi e i sacerdoti, anche se, Mana, nascostasi dietro a Yugi, riuscì a intrufolarsi restando nascosta dietro un tendone che portava lo stemma della  dinastia di Atem.
Aknamkanon parlò per primo ringraziando gli dei per il raccolto e la splendida stagione che aveva concesso prosperità anche quell’anno al popolo egiziano, dopo di che lasciò la parola al figlio che si fece avanti trovandosi per la prima volta, da solo, faccia a faccia con il popolo.
Si voltò per un momento dando uno sguardo alla madre e a Yugi ed entrambi sorrisero e annuirono incoraggiandolo.
Prese un profondo respiro e incominciò spalancando le braccia al cielo, seguito dai cori alle sue spalle:
«oh Amon, Amon che sei nei cieli.
Padre di chi non ha madre.
 Quanto è dolce pronunciare il tuo nome.
 Dacci come la gioia di vivere, il sapore del pane per il bimbo.
 Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me.
 Fammi dono della tua grazia, fa che io veda te ininterrottamente! »
 
 
Il cuore ancora gli esplodeva nel petto quando tornò al fianco dei genitori, dopo essersi congedato dal popolo. Ancora poche parole del padre che diedero inizio alla festa e poi anche loro si ritirarono nella sala del trono dove, con danze e cibo, i festeggiamenti per il principe ebbero inizio.
 
La sala del trono si gremì di persone, nobili, funzionari, tutti furono invitati a festeggiare il giovane, entusiasta non per la festa, ma per le attenzioni che ricevette dai suoi amici. Aveva l’impressione di non vederli da parecchio tempo e averli tuti vicini lo rese davvero felice.
Trovò confortante il caloroso abbraccio della piccola Mana e i sorrisi complici di Mahad e poi finalmente poté abbracciare il suo Yugi che lo sorprese alle spalle con il suo tenero sorrisetto.
 
«felice giorno della nascita Atem »
«grazie mio piccolo Aibo»
 
Finalmente poté salutarlo con il bacio a fior di labbra che attendeva di dargli dal suo risveglio. Yugi era già pronto a fargli notare la sconvenienza di un simile gesto, quando Atem lo zittì
«è la mia festa, faccio quello che voglio» sorrise prendendolo sotto braccio per trascinarselo dietro.
 
Per la sala circolavano vassoi colmi di dolci e boccali di birra e di vino di palma e di uva. Erano tutti al colmo della gioia, non solo per il principe cresciuto di un altro anno, ma anche per i raccolti abbondanti e la fertilità che quell’anno l’ Iteru aveva offerto solo con una piena così abbondante da rendere la terra così feconda da avere non solo le scorte per tutto l’anno, ma anche per quello successivo e per moltissimi cambi commerciali con mitannici, siriani e molti altri popoli. Molto presto si sarebbero già visti i primi brilli dare spettacolo facendo divertire chi ancora non lo era e magari nemmeno lo sarebbe stato.
 
Yugi e Atem si appartarono in uno dei corridoi che portavano alla sala del trono, ben lontani da occhi indiscreti.
 
«mi ha dato fastidio non trovarti stamattina» si lamentò il principe accarezzandogli il viso bianco, leggermente colorato dalla cipria e dalla vicinanza di Atem.
«ehm scusa… sapevo che la regina sarebbe venuta a svegliarti e… non mi andava di… di farmi trovare…» cercò di spiegarsi con moltissimo imbarazzo, lo stesso che Atem comprese, in effetti nemmeno a lui sarebbe piaciuto farsi trovare a letto con Yugi da sua madre. Sì, insomma Yugi era il suo amante lo sapevano tutti, anzi lo era ufficialmente, era risaputo che se non si trovava né il principe né Yugi era perché erano insieme da qualche parte, ma farsi trovare dalla madre non sarebbe piaciuto nemmeno ad Atem.
Il problema era che per quante volte si fosse lamentato, non riusciva proprio a toglierle la brutta abitudine di entrare in camera sua quando voleva. Quando stava con Yugi, voleva essere Solo, mandava via persino i servi, ma per la regina, Atem era ancora il bambino che le si aggrappava alla gonna seguendola in ogni angolo del palazzo, come poteva accettare che ormai fosse un uomo e che necessitasse dei suoi spazzi e dalla sua intimità?
 
«stanotte, però, ti voglio con me»
 
Era un ordine, ma suonò così dolce al piccolo Yugi che nemmeno arrossì quando annuì, eppure aveva capito perfettamente. Si lasciò stringere forte e baciare le guance, il naso, il mento, le labbra, il collo, ma lì dovette fermarlo
«ehi, hai detto stanotte» lo fermò.
«hai ragione, scusa» ridacchiò il principe tirandogli su la spallina della tunica, ma non resistette a un altro bacio, questa volta molto più lungo e bagnato che mandò in estasi il suo piccolo amante.
 
Un gran boato provenì dalla sala del trono, molti piatti caddero a terra e le urla dei presenti fecero sussultare i due amanti che si voltarono verso la sala da cui cominciò ad arrivare un gran baccano, costringendo Atem a correre tenendo ben stretta la mano di Yugi che lo seguì con la stessa foga.
 
Trovarono le persone accerchiate, accalcate attorno a un punto ben preciso della sala, alcune ancelle che piangevano disperate e i soldati che stavano braccando un bandito che si dimenava cercando di liberarsi.
 
«che sta succedendo?! » domandò il principe.
 
Tutti si voltarono verso di lui aprendogli un varco davanti al quale si pose Mahad
 
«principe ascoltami»
«Mahad che succede? »
 
Era accaduto qualcosa di grave a qualcuno che amava lo sentiva, ne era certo perché il cuore aveva cominciato a dolergli.
 
«ti prego ascolta, devi essere forte, molto forte»
 
Non lo ascoltò, lo spinse via facendosi spazio tra la folla che era tornata ad accalcarsi, seguito da Yugi.
 
«Atem…» la voce del faraone fu estremamente flebile e quasi non lo sentì. Atem vide solo ciò che l’uomo stringeva tra le braccia, la bellissima donna dallo sguardo color malva era  distesa a terra, mentre la sua sontuoso tunica bianca si macchiava sempre più di sangue denso e caldo che scivolava sul pavimento creando una pozza rossa attorno a loro e in cui Atem si gettò.
 
«madre… madre…»
 
La regina era ancora viva e, sentito il tocco del figlio sulla sua guancia, riaprì gli occhi regalandogli un dolce sorriso.
 
«Atem, tesoro mio»
«madre… come… com’è potuto…»
«shshsh» lo zittì con dolcezza posandogli un dito sulle labbra: «andrà tutto bene. Sii forte e tutto andrà per il meglio»
«non può andare bene… madre tu…» singhiozzò incapace di trattenere le lacrime: «ti prego, ti supplico non morire! »
 
«Atem…» lo chiamò il faraone scuotendo leggermente la testa, non aveva senso continuare. Non c’era niente che loro potessero fare, la regina era stata colpita al petto da una stilettata. Niente avrebbe potuto guarire un cuore fatto in due da quella maledetta lama.
 
«figlio mio ascoltami» mormorò la donna: «sarà difficile, ma non sei solo ed io ti resterò sempre accanto, magari tu non potrai vedermi, ma io resterò sempre qui» gli promise sfiorandogli il petto nudo: «questo… questo è per te» sussurrò mentre Aknamkanon gli porse un anello
«è il nostro regalo per te. Appartiene alla nostra famiglia da molto tempo» gli spiegò la donna morente.
«lo custodirò con cura» disse stringendolo forte nel pugno e ricacciando indietro le lacrime «mi sei sempre stata accanto, come farò senza di te? »
 
Non c’era risposta, ma lei sapeva che ce l’avrebbe fatta. Con uno sforzo immane, si spostò dalle braccia del faraone a cui aveva già dato il suo addio, a quelle del figlio che abbracciò un ultima volta, gli baciò la guancia e sussurrò dolcemente al suo orecchio
«la mamma non ti lascerà mai»
Detto questo spirò tra le sue braccia ricadendo sulle sue gambe.
 
«madre no…mamma… mamma!!! »
L’urlo risuonò nella sala e spezzò i cuori dei presenti, già addolorati per la dipartita dell’amata regina.
 
Carico d’odio, il principe scattò in piedi asciugandosi le lacrime, si avvicinò ai soldati e sottrasse la spada a uno di loro puntandola verso l’uomo che aveva osato compiere un tale sacrilegio, ma prima che le mani del giovane si macchiassero di sangue, Yugi intervenne strattonandolo.
 
«Atem non farlo! Atem tu non sei come lui! »
«ha ucciso mia madre, la deve pagare! »
«Atem basta! Svegliati! » strillò il ragazzino stringendogli forte la mano che ancora teneva stretto l’anello appena donatogli dalla donna.
«svegliati, apri gli occhi! »
 
Le voci d’un tratto divennero due, Yugi continuava a scrollarlo ,mentre le persone attorno a loro svanivano una ad una.
 
«Atem svegliati! »
«Mo Hitori no Boku riesci a sentirmi? »
«Atem »
 
I suoni divennero sempre più ovattati finché il giovane non riuscì a ridestarsi ritrovandosi gli occhioni di Yugi a pochi centimetri dai suoi.
«Aibo…»
 
«siamo arrivati» disse il ragazzo con estrema calma
 
«Atem, va tutto bene? » questa era  la mamma, preoccupata per quegli spasmi che aveva avuto il ragazzo nel sonno.
Erano in macchina, ora ricordava, quella mattina erano partiti presto perché Yugi si era messo in testa di portarlo chissà dove e fargli una sorpresa per il suo compleanno. Doveva essersi addormentato durante il viaggio.
 
«tesoro , è tutto ok? » gli chiese di nuovo la mamma e stavolta la risposta fu uno scatto improvviso che fece scendere il faraone dall’auto per saltarle al collo abbracciandola.
«stai bene! » mormorò stringendola forte.
«per mia fortuna sì, Atem che ti prende? » si sorprese, ma subito il ragazzo si ricompose lasciandola e sorridendole: «nulla, scusami»
 
Anche se un po’ perplessa, la donna lasciò stare e anticipò i ragazzi accompagnando il nonno dentro al locale davanti a cui avevano parcheggiato.
 
«Mo Hitori no Boku, sei sicuro che vada tutto bene? » si preoccupò Yugi «prima parlavi nel sonno. Che sognavi? »
 
Non gli andava molto di parlarne, era cominciato tutto bene, ma poi era stato tremendo e per fortuna che quello, in realtà, non era mai accaduto.
 
«tranquillo, va tutto bene» gli sorrise schioccandogli un bacetto sul naso «andiamo? Voglio proprio vedere cos’hai organizzato»
«vedrai! » sorrise Yugi anticipandolo. Atem lo seguì, ma non prima di essersi infilato la mano in tasca e aver preso tra le dita l’anello che nel sogno sua madre gli aveva regalato e che le era appartenuto per davvero, alto circa due dita e inciso con geroglifici che riportavano i nomi dei loro antenati assieme ad una preghiera a Iside. L’aveva con sé fin da bambino e non se ne sarebbe mai separato. Lo indossò al dito medio della mano destra e poi raggiunse Yugi.
 
Nel locale c’erano tutti i loro amici che lo attendevano, un po’ se lo aspettava, ma l’idea che gli avessero organizzato una festa gli piacque moltissimo, avrebbero passato una giornata fantastica tutti insieme e lui avrebbe scordato quell’incubo, sicuro che non solo la sua vera madre, ma la sua intera famiglia lo vegliasse dal loro luogo di riposo.
C’erano persino Kaiba e Mokuba, chissà con che stratagemma, Yugi era riuscito a far venire l’impegnatissimo presidente della Kaiba Corp. , si domandò divertito Atem.
 
«buon compleanno Atem-kun» gli sorrise Jonouchi facendo le veci di tutti loro.
 
La festa ebbe inizio e, come da consuetudine, Atem spense le candeline sulla torta, ma non espresse alcun desiderio, aveva già tutto quello che poteva desiderare, una famiglia, i suoi amici e il suo adorato Aibo che, dopo il taglio della torta lo chiamò in disparte mettendogli tra le mani una grossa scatola.
 
«che cos’è? » gli domandò incuriosito.
 
Nemmeno il tempo di ricevere una risposta che il coperchio si sollevò da solo e un tenero musetto scuro sbucò e i suoi grandi occhi blu incrociarono quelli di Atem. Un bellissimo micino nero con i calzini bianchi fece capolino dalla scatola salutando il suo nuovo padrone con un tenero miagolio.
 
«ti presento Simba»
 
Yugi ci aveva proprio azzeccato, Atem gli aveva parlato spesso del suo gattino e quello che gli aveva regalato era identico a lui, persino i dentini erano belli affilati come quelli del suo Simba il cui gioco preferito era rosicchiargli le dita.
 
«Buon compleanno Atem » gli sorrise dolcemente Yugi.
 
«grazie Aibo» sorrise avvicinandolo a se con un braccio e stampandogli un dolcissimo bacio a fior di labbra che sarebbe andato oltre se la piccola palla di pelo non avesse lanciato un sonoro e acutissimo ‘miao’ per attirare la loro attenzione richiedendo urgenti coccole. I due scoppiarono in una sonora risata. Probabilmente quella sarebbe stata la prima di tante interruzioni, ma con una bestiola così dolce, come potersi lamentare se li chiamava per avere un po’ di coccole anche lui?
 
Davvero, che poteva desiderare ancora? Persino il suo gatto si era unito alla sua fantastica famiglia, tutto era perfetto così com’era e sarebbe durato molto, molto a lungo.
Ogni tanto alzava lo sguardo al cielo pensando al suo passato e chiedendo a chi lo osservava e proteggeva di essere paziente, un giorno si sarebbero ricongiunti, ma nel frattempo avrebbero dovuto continuare a guardarlo correre lungo quella strada che prendeva il nome di Vita, per mano con Aibo e tutti i loro amici.                                                     







Lo ammetto sono stata un po' cattivella nel sogno, ma quale sogno non finisce per degenerare in qualche modo?
Atem aveva la coscienza che sua madre non poteva essere lì perchè era morta e la sua mente ha compensato a quel bellissimo dettaglio in un modo un po' catastrofico, ma al suo risveglio ha trovato la sua altra mamma pronta a consolarlo e il suo adorato Aibo che gli ha anche anche fatto un dolcissimo regalo.
cos'altro potrebbe desiderare?
Auguroni Atem!! <3
   
 
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