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Autore: peeksy    27/07/2015    0 recensioni
E fu investito da una valanga di emozioni.
Le aveva già sentite in poche occasioni, ma ogni volta che accadeva, era una buona cosa. Qualcosa stava per cambiare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Era una giornata piuttosto calda. I secondi passavano lenti fino a quando non suonò la campanella.

 

A testa alta, ma silenziosamente, Assaf si avviò verso il cancello dell'uscita, salutò i compagni, tirò fuori dallo zaino un pacchetto di crackers e mentre iniziò a mangiarli sentì qualcuno chiamarlo.

 

Si voltò. Non notò nessuno.

 

Camminò ancora dunque, per una decina di metri. Fino a quando qualcuno gli si parò davanti come un muro, come un buttafuori. Evidentemente qualcuno cercava proprio lui.

 

Gattuso.

 

“Hey ti devo parlare.” disse, in modo piuttosto cauto ma non proprio gentile.

Al contrario, però, di quello che il brunetto pensava, Assaf non parve felice di vederlo.

 

“Cosa vuoi? Che ci fai qui?” disse, privo di alcuna emozione.

Il brunetto, sorpreso, rispose semplicemente “No! Sono qui per...te!”

 

Assaf riprese a camminare e l'amico iniziò a seguirlo come un padrone sta dietro al cane.

 

“Senti, lo so che la situazione di prima ti ha messo a disagio ma”

Il biondino mise una mano sulla sua spalla, rassicurandolo.

 

“Stai tranquillo, mio caro, non ce l'ho con te, non ce l'ho con nessuno, ma ora devo tornare a casa e tu devi tornare a casa tua, eh?” rispose Assaf incuriosito.

 

“Che?” rispose Gattuso altrettanto incuriosito.

 

A questo punto Assaf scorse una panchina in una zona ombrosa, sotto una quercia solitaria, non lontana dal cancello di scuola, ma comunque piuttosto silenziosa.

Invitò l'amico a sedersi su di essa per pochissimi minuti, offrendogli qualche cracker.

Pareva sicuro, il suo “amichetto per caso”, invece, un po' perplesso.

 

“Quindi ti viene a prendere tua madre, vero?” chiese il ragazzo biondo.

 

Gattuso rispose in modo fulmineo. I suoi occhi si sgranarono di fronte alla realtà. Assaf aveva capito.

“Come lo sai? Chi te l'ha detto?”

 

“Gattuso” puntualizzò il giovane, “ho ricevuto la tua lettera, purtroppo essendomi data in fretta e in un luogo pubblico ho fatto finta di ignorarla, però il tuo amichetto e io ci siamo parlati per un po', mi ha chiesto scusa. Mi ha detto che non puoi più esserci alla fermata in cui ti incontrai per la prima volta. Io gli ho spiegato qualche cosa che non sapeva e lui ha fatto reciprocamente lo stesso, ed è emersa una sola cosa...”

 

“Cosa?” chiese il brunetto.

 

“Che tu sei il motivo per cui sia io che lui stiamo meglio, sei favoloso.”

 

In quel momento si avvicinò all'amico come mai ne aveva avuto l'opportunità prima di quel momento, osservò attentamente i capelli mediamente lunghi del ragazzo, erano più marroni del tronco della quercia li vicino, i suoi occhi color nocciola gli ricordavano l'autunno nonostante la stagione fosse quella estiva, il suo nasino all'insù era tenero, quasi perfetto, aggraziava il suo volto, e la bocca, piccola, con labbra minuscole di colore roseo.

 

Assaf vide Gattuso come non l'aveva mai visto prima.

 

E lo baciò sulla guancia.

 

“Ora però vado, alla prossima!” disse.

 

Il brunetto lo salutò con un semplice “ciao”, ancora non poteva crederci.

No, ad essere sinceri non era il suo primo bacio. Però questo era speciale, questo era diverso, questo era inaspettato.

 

“Mi ha detto che sono il motivo per cui sta meglio e che sono favoloso” pensò arrossendo.

Si sentiva al settimo cielo, sarebbe rimasto su quella panchina per ore, invece no, doveva alzarsi, la madre lo stava aspettando per portarlo a casa.

E infatti si alzò. Volle però ricordarsi di quel momento, così decise di non finire i cracker datigli dal biondino, li mise in un piccolo contenitore nel suo zaino.

 

“Tutto okay?” gli chiese la madre.

 

“Mai andata meglio di così” rispose il brunetto.

E nel viaggio di ritorno, passarono davanti a quella fermata.

 

Ma quella fermata aveva davvero perso tutto il valore simbolico che aveva avuto per entrambi?

No, non l'avrebbe mai perso. Si erano conosciuti lì dopotutto.

 

Assaf aspettò il bus come consuetudine, da solo, ormai aveva messo pace a se stesso a tutti i dubbi che lo importunavano. Ormai era più sicuro e sereno.

 

Avrebbe aspettato ancora, ma ormai aveva la sicurezza di piacere all'amico.

“Però è amore o no?” pensò. Fosse stata solo amicizia, come mai sentiva quel bisogno di avere il brunetto sempre accanto a lui, costantemente a parlargli.

Avrebbe voluto vivere momenti incredibili con il ragazzo, ma forse era meglio non prendere conclusioni affrettate.

 

“Dovrei invitarlo a casa mia, così possiamo finalmente parlarci come si deve!”

“Ho ancora quel disegno da fargli vedere!!” rise.

 

Il bus arrivò e il ragazzo salì come al solito. La sua felicità era incontenibile eppure non doveva apparire troppo felice.

Lasciò piuttosto scorrere il tempo, mancava una settimana alla fine della scuola.

Eh, si sa, in ambito scolastico nascono grandi amicizie, ma perché no, anche grandi amori.

 

Ore 21 di sera, Gattuso era a casa sua a guardare quei ridicoli e noiosi telequiz che i canali più gettonati passano in prima serata.

 

A lui piacevano gli animali, i videogiochi e i cartoni animati.

 

Ma la scuola toglieva molto tempo per divertirsi e liberarsi un po' dalla monotonia di un normale giorno. Lui andava bene a scuola ma i calcoli, quelli con numeri impossibili e logaritmi idioti, non gli servivano a nulla.

Lui voleva fare il mangaka da grande. Al business dei soldi preferiva il business dell'immaginazione. Già, immaginare per guadagnarsi da vivere sembra una pacchia ma non lo è, Gattuso lo sapeva benissimo e ci metteva impegno.

 

Ma la scuola non eleva l'immaginazione, eleva il mal di schiena.

Ecco spiegato il motivo per cui non gli piaceva star lì, preferiva stare a casa.


Quel giorno Assaf indossava una maglietta di Star Wars, quindi egli comprese che l'amichetto ha qualche interesse per le grandi saghe cinematografiche. O forse era solo una maglietta.

Ormai va di moda mettere una maglietta con delle scritte, senza neanche saperne il significato.

Ma no, Assaf non era come quelli. Se lui amava qualcosa, lo amava da cima a fondo.

Ed è quello che il suo amico Gattuso avrebbe voluto.

 

“Mi hanno sempre detto che bisogna prima conoscere per poi innamorarsi” pensò il brunetto, ormai infatuato dal giovane biondino.

 

Avrebbe voluto conoscerlo meglio, ovviamente, chissà magari avevano gli stessi interessi.

Però a scuola non si vedevano spesso, si erano visti e conosciuti, poffarbacco, lui l'aveva baciato sulla guancia! Chi non dedicherebbe qualche bel pensiero a un ragazzo così semplice ma unico come lui?

 

Ma se quel ragazzo ogni tanto si lasciava trascinare dalle emozioni, il suo amico dai capelli bruni aveva i neuroni ben saldi e idee ben chiare.

 

“Domani andrò a cercarlo io, voglio assicurarmi di stare con lui il più possibile!” disse.

 

E la scuola stava per finire, che fortuna.

 

Passò la serata a pensare ad Assaf e a tutto quello che lo riguardava.

Poi andò a dormire.

 

Quel ragazzo gli aveva dato un sacco di attenzioni ed era giunto il momento di ricambiare il favore.

Se era amore neanche lui lo sapeva, eppure quel bacio significava molto per lui.

 

Assaf non aveva paura dei suoi sentimenti, a quanto pare. I sentimenti sono qualcosa di cui andare fieri ed egli aveva dimostrato di sentirsi in tal modo. E a Gattuso piaceva molto questa audacia.

Comunque sarebbe andata, aveva trovato forse la persona più adatta per stare insieme a lui per molto tempo.

 

Entrambi fecero spazio alla notte, dormirono. Le loro case erano in parti opposte della città. I loro sogni invece, erano praticamente identici.

 

Com'è che si dice, già? Ah sì, sogni d'oro.

   
 
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