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Autore: La Viaggiatrice    27/07/2015    0 recensioni
Penelope Morgan è una strega cattiva, una ragazza a cui la vita non ha mai sorriso. Un passato difficile da gestire l'ha resa oscura, compromessa, portandola in un luogo da dove non sembra esserci ritorno. Dentro di lei abitano Spiriti Oscuri, che la controllano ma che vengono controllati a loro volta pur mantenendo alcune peculiarità che la rendono difficile agli occhi degli altri. La sua vita si intreccerà molte volte con quella dei vampiri di Mystic Falls, pur rimanendo legata a doppio filo con quella degli Originali e di Klaus in particolare. Le sue maschere, il suo carattere, il modo in cui cerca di farsi detestare la porteranno a scoprirsi, finalmente, per la prima volta. Facendole trovare qualcuno che le vuole bene e a cui tenere. Dotata di immenso potere, di un carattere esplosivo quanto pericoloso, sadica e sociopatica, psicopatica e senza rimorsi, ambiziosa e curiosa, con la voglia di essere sempre al centro della scena, di essere amata e stimata, piena di contraddizioni e di problemi mentali, vanitosa e arrogante… insomma un uragano per chiunque la incontri. { Per l'aspetto di Penelope mi sono ispirata ad: Evangeline Lilly }
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.
 
Niente era più lo stesso.
Ogni cosa era diversa.
Tutto era diverso da tutto.
Ma per Penelope, così si chiama la protagonista di questa storia, per lei tutto era normale. Tutto era sempre lo stesso. Ogni ricordo, ogni emozione, ogni sensazione, ogni cosa era sempre la stessa.
Non ricordava altro se non quella vita. Non le sembrava possibile, concepibile o reale pensare a una vita diversa e lontana da quella che stava vivendo. Non le era concepibile pensare che fosse esistito altro prima di quello, che fosse stata un’altra Penelope prima. Ma era così.
Si trovava in missione, anche se adesso non poteva ricordarlo, stava combattendo contro un mago oscuro. A un certo punto, proprio mentre inciampava in un’irregolarità dell’impervio terreno, il mago l’aveva colpita. Aveva pensato di essere spacciata, aveva capito di aver fallito. E mentre pensava tutto questo, l’incantesimo l’aveva sbalzata via. Mentre volteggiava nell’aria, aveva aspettato invano un impatto con il terreno che non ci sarebbe stato, che non arrivava. Stava finendo più lontano di quanto avrebbe immaginato.
I suoi ricordi, le esperienze, le emozioni, le sensazioni, quello che aveva imparato, fu scagliato via da lei. Non era più niente, non sentiva nulla. Fino a che altre emozioni, ricordi e sensazioni presero il posto di quelle vecchie, che non erano mai state.

Fu una nuova Penelope a svegliarsi in quel letto, nella sua stanza nel pensionato Mayflower poco fuori Mystic Falls, nella Virginia settentrionale. Una Penelope che non immaginava nemmeno che un tempo era diversa, con una vita diversa, con ricordi diversi. Per lei era sempre stata quella la sua vita. I ricordi, l’infanzia, i genitori, la sua magia, l’Espressione, ogni cosa era come ricordava.
Non sapeva che il suo aspetto in realtà era un errore della sua magia. Non ricordava che poco prima di ritrovarsi lì era diversa, non sapeva che aveva cambiato aspetto fisico per colpa di un blocco emotivo. Per lei non esistevano la scuola che aveva frequentato o le persone che aveva conosciuto e amato. Per lei non esisteva quel mondo in cui era cresciuta. Non restava nemmeno una reminiscenza nei sogni che faceva. Semplicemente non era mai stato niente se non quello. Lei sapeva di essere Penelope Morgan, la strega cattiva che si era trasferita a Mystic Falls. Che proveniva dall’Inghilterra, che aveva perso la famiglia molto presto, che aveva fatto cose nella magia che nessuna strega presente o passata aveva osato fare. Che non era solo una strega con poteri donati dagli Spiriti, era anche una strega che aveva ceduto all’Espressione. Che faceva cose che la facevano classificare come strega nera. Non era per niente cattiva, solo aveva scelto di seguire una determinata strada. Aveva scelto di avere più potere di chiunque altra strega prima o dopo di lei. Di fare le cose, liberamente e senza ripensamenti, senza impedimenti. Come voleva.
Si alzò a sedere, muovendo il collo irrigidito da una notte difficile e movimentata. Aveva già mal di testa e non era mai buona una giornata che cominciava così.

Posò i piedi sul freddo pavimento e rimase così qualche minuto. Doveva riprendersi. La mattina non dava mai il 100% di se. Si stiracchiò sbadigliando e poi si alzò in piedi, dirigendosi ancora assonnata alla finestra, grattandosi tra i capelli lunghi e neri, scarmigliati dal cuscino.
Scostò piano le tende e sorrise al sole del nuovo giorno.
Non era da molto giunta in città, ma le piaceva Mystic Falls. Aveva un certo fascino storico e magico, che la affascinava. Le piacevano soprattutto gli umani che vi abitavano. Procedevano le loro vite quasi del tutto ignari di quello che li circondava. Spiriti, fantasmi, vampiri e streghe, Ibridi e Originali, potevano vivere indisturbati. Le persone non li notavano, anche se erano molti.
Prima lei viveva a Londra. Era una città magica di per se, ma non era come Mystic. Lì la comunità magica viveva in segreto, cercando di non essere riconosciuta, anche se alcune persone pensavano che tutto fosse vero, che esistesse qualcosa in più. Qui la cosa aveva più fascino e le persone non concepivano il soprannaturale. Era solo una favoletta al minimo. Niente di più.
La sua famiglia, di cui serbava pochissimi ricordi, discendeva dalle streghe che scamparono all’Inquisizione a Salem. Sua nonna le aveva sempre raccontato fantastiche storie, prima di morire, ma lei era molto piccola. Non sapeva nemmeno scindere i ricordi dalla fantasia.
Si sedette sul davanzale mentre si ritrovava a pensare ai motivi che l’avevano condotta fin li. Sorrise arrossendo, ripensando a Klaus e a New Orleans.
Non aveva viaggiato molto in vita sua. Ma un giorno aveva deciso di togliersi dei vincoli. Aveva preso armi e bagagli e si era regalata quel viaggio. Voleva andare nella città americana della magia. Così la definiva lei. Voleva imparare qualcosa di nuovo. E li aveva conosciuto Klaus.
Klaus era l’Ibrido Originale. Il primo che sia mai esistito. Ed era tremendamente affascinante. Aveva una sorta di mistero e malinconia attorno a se, che l’aveva colpita fin da subito.
Aveva avuto storielle prima di Klaus, ma per quanto fossero state qualcosa, nessuna reggeva al confronto con quella con l’Ibrido. Non c’era stato niente di più romantico di due o tre notti, ma era stato speciale. Non quel genere di speciale che ti fa sognare una vita insieme, lei non aveva mai voluto provare simili emozioni. Ma qualcosa di vero.

E ora eccola li, in quella nuova città, pronta a eseguire un difficile incantesimo per aiutare proprio quell’Ibrido affascinante che l’aveva colpita in una cittadina del Nord degli Stati Uniti.
Ma non era lì solo per lui. Era lì per tenere fede ad un patto, per restituire un favore più importante di un incantesimo e per aiutare Kol.
Kol è il fratello minore di Klaus. Penelope l’ha conosciuto l’anno prima a New York, in un bar. E tra loro è subito scattata una scintilla. Per lui si è subito fatta una promessa.
Era anche per lui che aveva accettato di aiutare la strega Bennett.


Si riscosse da quei pensieri sbattendo più volte le palpebre, per allontanare quelle immagini.
Qualunque fosse stato il percorso, l’importante era la destinazione. Ora era li.
Voleva iniziare una nuova vita, voleva essere una nuova se stessa.
Non immaginava quanto fossero veri questi desideri, quanto di più vero potesse pensare.
Era veramente una nuova vita, una nuova Penelope quella che guardava fuori da quella finestra.
Quella che sorrideva a Kol Mikaelson, appena arrivato seduto nella sua Maserati grigia, giù in strada. Appena tornato in città proprio grazie al suo aiuto. Sorrise radiosa mentre quella visione scompariva davanti ai suoi occhi, nei raggi del sole.
Aveva appena visto nel futuro. Anche quello era uno dei tanti poteri che aveva acquisito.
Il prezzo che aveva pagato in fondo, non era poi così alto se si contava tutto quello che ora era in grado di fare. Quando aveva perso tutta la sua famiglia, distrutta dal dolore e dallo sconcerto, dalla paura di essere veramente sola al mondo, dalla colpa che sentiva di dover provare, aveva ceduto. Si era abbandonata all’Espressione e quella l’aveva colmata. Aveva riempito ogni fessura lasciata dal dolore, l’aveva completata, come una vecchia compagna, come una parte di se che a lungo le era stata portata via. Quella magia era parte di lei, e finalmente l’aveva ritrovata. Ora era finalmente completa. Ora finalmente non provava più paura, si era indurita e perfezionata. Non doveva più scappare. Ritornò nuovamente con la mente alla visione di poco prima, il mal di testa completamente passato e un sorriso vero e dolce a tenderle le labbra e a illuminarle gli occhi.
Si girò più contenta di prima, anche se non capiva come la visione di Kol potesse farle quell’effetto. Non si era mai sentita così prima, al pensiero di qualsiasi ragazzo. Nemmeno per Klaus.
Si avviò saltellante all’armadio e scelse dei vestiti comodi. Anche perché aveva solo quel genere di vestiti nel suo armadio. Infilò dei pantaloni neri aderenti, una canottiera viola giustamente scollata e i suoi inseparabili stivaletti neri di pelle. Prima di uscire prese il giubbino di pelle dalla sedia della scrivania, lo infilò e poi si richiuse la porta alle spalle. Scese correndo i gradini e si fiondò fuori.
Aveva tante cose da fare per prepararsi a quell’incantesimo. Aveva patti da stringere e persone da contattare. I pensieri sulla sua vita passata non potevano essere più lontani in quel momento.
 
 
 
°°°
 
 
 
Camminava decisa e sicura, con passo ancheggiante, arrogante e strafottente su per la via principale che conduceva alla piazza di Mystic Falls. Da quando era diventata una strega nera, il suo carattere si era indurito. Non era più la ragazzina di prima. Anche se il cambiamento era avvenuto molto presto. Aveva solo dieci anni, quando aveva lasciato che l’Espressione prendesse possesso di lei, quindi non si vedeva un reale e deciso cambiamento. Prima era troppo presto perché potesse manifestarsi la vera lei. Penelope aveva sempre valutato la vera se stessa come quella che era sempre stata da quel giorno di undici anni prima. Aveva semplicemente smesso di essere debole, non aveva smesso di provare emozioni, ma non provava paura. Principalmente perché cercava sempre di conoscerla, contrastarla ed eliminarla da se. Lei non scappava, non si tirava indietro e sembrava sempre che non pensasse alle conseguenze. Che agisse senza ragionare, d’istinto, senza curarsi di quello che sarebbe successo a lei e agli altri. Ma non era vero. Era solo brava a nasconderlo. Viveva per se. E non si sentiva di farsene una colpa. In fondo non aveva persone a cui pensare e non aveva intenzione di trovarsene.
Viveva il momento, cercando di divertirsi e di non pensare al domani.

La mente era persa in quei pensieri, anche se non totalmente, mentre camminava per la piazza.
Come molte altre volte prima era in mezzo alla gente, ma era totalmente sola. Vedeva le persone intorno a se, parlare, camminare, pensare alla loro vita, e non le sentiva nemmeno. Le percepiva così lontane, che potevano benissimo essere abitanti di un altro pianeta.
Si sentiva un’estranea in mezzo agli estranei.
Riportò l’attenzione a quello che la circondava, ricominciò a vedere quello che aveva intorno, a sentire quello che c’era intorno a lei, scuotendo impercettibilmente il viso, sbattendo un paio di volte le palpebre, per allontanare e far sbiadire quei pensieri. Mise le mani nelle tasche dei jeans, dopo essersi allontanata una ciocca ribelle dal viso e si fermò davanti al Mystic Grill. L’unico locale di ritrovo della città. Lo guardò per qualche minuto prima di entrare e dirigersi al bancone.
Ordinò un caffè forte e si sedette su uno degli sgabelli. Solo allora si guardò intorno.
Ovviamente era ancora presto perché ci fosse qualcuno, i giovani erano a scuola, gli adulti al lavoro. Ma qualcuno c’era. Anche se nessuno sembrava una compagnia consigliabile.
Sorrise al cameriere che le porgeva il caffè caldo, notando il suo interesse. Sapeva di essere una bella ragazza, anche se non era una piena di sé, e sentiva che anche lui l’aveva notato. Era innegabile, i suoi occhi verdi erano profondi e luminosi, il sorriso sincero e bello. Era fatta bene, il corpo era snello e atletico ed era abbastanza alta. Certo, in confronto alla media delle persone era un po’ bassa, ma a lei andava bene. Di certo non passava inosservata.
Bevve un sorso di quel liquido bollente e poi pensò all’incantesimo che avrebbe dovuto eseguire.
La nipote di Sheila Bennett, Bonnie, l’aveva chiamata lì perché aveva bisogno di aiuto, e lei non aveva potuto rifiutare. In fondo Sheila le aveva salvato la vita, non poteva tirarsi indietro.
Ma ovviamente, lo faceva anche per un suo tornaconto. E non solo suo.
In ogni caso, era una sfida e lei non vedeva l’ora di farlo, non vedeva l’ora di provarci.
A quanto ne sapeva, in base a quello che aveva scoperto, l’anima di Klaus, per salvarsi, si era rifugiata nel corpo del primo Ibrido che l’Originale era riuscito a creare. Ora Bonnie, con il suo aiuto ovviamente, doveva riportarlo nel suo corpo. Era una magia avanzata, richiedeva un dispendio non indifferente di magia ed energia. Capiva il motivo per cui la strega Bennett aveva cercato qualcuno di così forte. Ovviamente di così forte c’era solo lei.
Il potere donato dagli Spiriti, per quanto puro e forte, non è abbastanza. L’Espressione dona qualcosa di più perfetto e pieno. E lei era una strega non comune.
Si ravvivò i capelli pensando a quello che avrebbe dovuto fare. Aveva dei libri che parlavano di quell’incantesimo, ma nessuno aveva mai eseguito qualcosa di così difficile e forte. In fondo era l’anima di un Originale quella che andava spostata, un Originale invincibile, non un semplice umano o vampiro. Più la persona era potente e forte, più la magia era difficile e richiedeva l’uso di energie maggiori.
La magia ha sempre un prezzo.
E lei lo sapeva bene.
Aveva bisogno di trovare alcuni ingredienti di cui al momento non disponeva, e le servivano per la prossima Luna Piena. Avrebbe dovuto incanalare anche l’energia della Madre, insieme a quella degli Spiriti, della Natura e dell’Espressione. Doveva creare un Pentacolo di energia e Magia, in cui ogni parte collaborava a creare un collegamento in cui le anime sarebbero passate da un corpo all’altro, senza rischiare di perderle. E senza rischiare di trasportare qualcos’altro. L’ultima punta sarebbero state lei e Bonnie, il collegamento mortale con la terra.
Insomma, non era una cosa facile. Serviva concentrazione per magie di questo tipo.
Doveva prepararsi.
Si alzò decisa svuotando la tazza, lasciò i soldi sul bancone e si diresse di nuovo all’esterno.
Si guardò intorno per capire che strada prendere e orientarsi e poi si diresse verso l’esterno della città, verso la foresta. Avrebbe dovuto incanalare quanta più magia ed energia possibile. Più di quella che aveva già. Non voleva arrivare alla fine dell’incantesimo stremata, costretta senza forze… e non voleva costringere Bonnie a patire lo stesso se non di peggio.
 
Dopo qualche minuto di cammino arrivò alla foresta vicina, alla periferia della città. La foresta cingeva la cittadina in un dolce abbraccio, come se volesse proteggerla. Anche se in realtà era il giusto nascondiglio per ogni genere di creatura.
Entrò senza paura tra gli alberi, dirigendosi sicura verso il folto. Quando arrivò abbastanza in profondità si fermò in una radura scoperta dal quale si poteva scorgere l’azzurro cielo sereno, privo di nubi. Il terreno era coperto di croccanti foglie dorate, e vive foglie verdi.
Si sedette vicino ad alcuni alberi caduti, incrociando le gambe, e chiuse gli occhi posando le mani sulle ginocchia.
Cominciò a rilassarsi, aprendo la mente, smollando i nervi e i muscoli, togliendo la rigidezza che aveva imposto a se stessa. Si mise totalmente in balia degli Elementi, degli Spiriti.
Impose al suo corpo di prepararsi a ricevere quei poteri che stava richiamando, lasciando un varco nella mente, nello spirito e nel suo cuore. Permise a quel potere che scivolava tra le foglie degli alberi mossi dal vento, simile a brillantini dorati, di entrare in lei, di completarla e riempirla, di soggiogarla completamente, come aveva fatto dopo la morte della sua famiglia.
Il vento crebbe di intensità, soffiandole intorno, salendo verso l’alto e smuovendo i suoi lunghi capelli neri e ricci. Era lei che faceva crescere il vento, il flusso dei poteri che passava dagli alberi al suo corpo, dalla magia che stava richiamando.
Gli alberi cominciarono a piegarsi, mentre sentiva intorno a se l’ululato del vento, il cinguettio degli uccellini, i rumori degli animali e la vita all’interno di essi e delle piante che aveva intorno a sé. Sentì l’energia salire da sotto di se, attraverso la terra e le rocce, ed entrare in lei.
Percepì il cielo diventare nero, grandi nubi gonfie di pioggia e lampi feroci, sopra di lei.
Cominciò a piovere, ma lei non si mosse. L’acqua sembrava entrare dentro di lei e allo stesso tempo non toccarla nemmeno. Venne colpita da un fulmine, ma non sentì dolore. Avvertì solamente odore di bruciato anche se sapeva di essere rimasta incolume. La magia del cielo, della foresta, dell’acqua, del fuoco, dell’aria e della terra stava confluendo in lei. La stava rendendo più forte e perfetta.
Non si era mai vista una tempesta simile a Mystic Falls. Mai niente aveva avuto una così ampia intensità e potenza.
Ma così come era arrivata, se ne andò. Senza motivo apparente, smise di soffiare il vento, smisero di scendere i lampi, smise di piovere. In un attimo, ritornò la pace ed il silenzio.
I capelli di Penelope smisero di svolazzare e si posarono di nuovo sulle sue spalle, nuovamente asciutti. Prese un respiro profondo e poi aprì gli occhi.
Non provò paura ne stupore quando si vide davanti un lupo bianco e grigio. Gli occhi azzurri negli occhi verdi della strega. Alzò una mano e la tese verso l’animale. Non appena le sue dita si posarono sull’ispido pelo del suo collo, il lupo svanì in una polvere luminosa che si riversò verso di lei. Aveva acquisito la forza e lo spirito del lupo. Il suo animale totemico.
L’animale in cui sapeva trasformarsi quando ne sentiva la necessità.
Anche se non era un licantropo.
Si diresse nuovamente fuori dalla foresta, verso la città, raggiante di nuova energia. Si sentiva quasi in procinto di esplodere, mentre tutta l’energia e la magia che aveva incanalato vibrava in ogni parte del suo corpo. In quel momento si rammentò di una frase che diceva spesso suo padre: “Siamo forti abbastanza, se solo lo vogliamo” e lei lo voleva. Lo voleva sempre, perché se avesse mollato anche solo per un secondo, sarebbe stata persa. Lei era forte. Riusciva a pensare solo a quello, e non doveva pensare a nulla di meno. Sarebbe stata sopraffatta dal dolore e sconfitta altrimenti.
Conosceva solo quel modo di essere. Essere forte, resistere e combattere.
Se stessi prima di ogni altra cosa. Poi anche gli altri e il resto.

In quel momento le squillò il telefono, le prime note di “Rock’n Roll Train” degli ACDC, una passione che aveva preso da suo padre. Sorrise perché sapeva già chi era. Era Bonnie.
La sua condizione era stata accettata.
Presto si sarebbe messa in contatto con Kol per dargli la bella notizia.
E ora aveva solo l’incantesimo a cui pensare.
Tornò alla pensione e alla stanza che aveva preso, per studiare l’incantesimo dai suoi libri.
   
 
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