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Autore: LorasWeasley    28/07/2015    9 recensioni
AU|Hunger Games [solangelo]
"Prese una grande boccata d’aria prima di bussare, qualcuno li dentro lo aveva richiesto, pagandolo per la sua presenza. Non che adesso a lui servivano i soldi.
Infondo, chi non era attratto da lui?
Nico Di Angelo, tributo del Distretto 5, vincitore della sessantottesima edizione degli Hunger Games."
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'CrossOver Solangelo'
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Okay, mi sono decisamente fissata a infilare i personaggi di Percy Jackson in ogni Fandom.
La trilogia di Suzanne Collins non è stravolta, i due protagonisti parteciperanno a tutti gli avvenimenti e le avventure descritte in quella saga.
Quindi forse è possibile che ci sia qualche spoiler per chi non conoscesse tutta la storia.
Ho scelto di far vincere a Nico la 68° edizione perchè nei libri non è specificato chi sia il vincitore o la vincitrice di quell'anno.
Per scriverla ho preso decisamente spunto da quando Finnick racconta la sua storia, dicendo come il presidente Snow costringeva un pò tutti i vincitori che consideravano "desiderabili".
Così ho avuto il lampo di genio (?) e adesso eccola qui, spero vi piaccia.
Un bacio, Deh
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68th Hunger Games


Nico era poggiato alle pareti in vetro dell’ascensore, con le mani in tasca e lo sguardo basso, nascondeva il viso con i lunghi capelli corvini.
Vedere tutto quel lusso gli faceva venire il vomito.
Gli faceva venire il vomito anche sapere cosa avrebbe dovuto fare ogni volta che era obbligato ad andare a Capitol City.
Ma ogni volta pensava a sua sorella e si ripeteva che l’avrebbe rifatto altre cento volte pur di proteggere Hazel.
L’ascensore arrivò al piano 43 e le porte si aprirono.
Continuando a tenere le mani in tasca si avviò lentamente lungo il corridoio, fino alla stanza che stava cercando.
Prese una grande boccata d’aria prima di bussare, qualcuno li dentro lo aveva richiesto, pagandolo per la sua presenza. Non che adesso a lui servivano i soldi.
Infondo, chi non era attratto da lui?
Nico Di Angelo, tributo del Distretto 5, vincitore della sessantottesima edizione degli Hunger Games.
 
A soli 14 anni Nico aveva tanti di quei bigliettini dentro quella boccia di vetro che quando estrassero il suo nome non si stupì neanche così tanto.
Quando la donna aveva chiesto se ci fossero volontari era sceso il silenzio.
Non che Nico si aspettasse qualcosa di differente.
Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di lui.
Era troppo magro, troppo piccolo e poco appariscente. Durante gli addestramenti non aveva scambiato una parola con nessuno.
Quando erano iniziati i giochi non aveva neanche un alleato, era però abbastanza intelligente e praticamente invisibile.
Invisibile anche nella mente del resto dei ragazzi, quasi nessuno si ricordava di lui.
Fu questo che lo portò alla vittoria.
Quando venne portato via da quell’arena, zoppicante e sanguinolento, si permise di sorridere.
Ce l’aveva fatta. Ne era uscito vivo ed era abbastanza ricco da non vedere più Hazel soffrire per la fame.
Tutto era andato bene, poi aveva compiuto 16 anni.
Lo stesso giorno del suo compleanno il presidente Snow era in casa sua.
 
Quando la porta venne aperta da un ragazzo bello, vestito più o meno normalmente, senza trucco e senza parrucche, forse della sua età, Nico pensò che magari quella volta non gli era andata poi così male.
Si era reso conto da un pezzo di essere maggiormente attratto dagli uomini che dalle donne.
Non che in tutti i suoi anni di vita si fosse mai soffermato a pensare a queste cose, era stato troppo concentrato a sopravvivere.
Forse gli sarebbe venuto molto più semplice fingere con lui.
Gli fece un sorriso malizioso, palesemente falso, ed entrò in camera senza neanche chiedere il permesso, togliendosi la maglietta.
-Allora, vuoi stare sotto?
Gli domandò restando in piedi accanto al letto. Il ragazzo biondo era rimasto alla porta dopo che se l’era chiusa alle spalle.
-No.
-Oh, okay. Vuoi comandare tu, non c’è nessun problema.
-N … non voglio … il tuo corpo.
Stava balbettando e … le sue guance si erano colorate di un rosso acceso?
Nico inclinò la testa di lato con la fronte corrugata.
Il ragazzo gli si avvicinò e recuperò la sua maglietta rilanciandogliela contro.
-Vestiti. Voglio solo parlare.
Nico non capiva, fece come gli era stato detto rinfilandosi la sua semplice maglietta nera quando gli passò una cosa per la mente.
Strinse le labbra per restare calmo e non sbraitargli contro.
-Sei una specie di giornalista? Vuoi scrivere un libro su di me?
Non aveva nessuna intenzione di far sapere a tutto il mondo i suoi segreti. Nessuna.
Il ragazzo lo fissò con uno sguardo stupito – Cosa? No!
Okay, Nico si era decisamente perso qualche passaggio.
Lo fissò mentre si sedette ai piedi del letto a gambe incrociate sul materasso.
Era davvero bello. Aveva gli occhi azzurri e i ricci biondi. Le lentiggini sparse sul viso quasi invisibili, non sembrava per niente un ragazzo della capitale.
Tranne per il suo accento e per i suoi vestiti dai colori sgargianti.
Gli fece cenno di imitarlo sedendosi di fronte a lui, dalla parte della tastiera del letto.
Mentre Nico obbediva il biondo continuò a parlare.
-Mi chiamo Will. Ho 19 anni e ti ho appena salvato dal prostituirti per questa notte con una qualche vedova che sente la mancanza del suo caro e defunto maritino o con qualche uomo non soddisfatto dalla sua donna. Quindi, visto che la sera è lunga e non ho intenzione di passarla guardandoci negli occhi, per quanto possano essere belli i tuoi, puoi iniziare a raccontarmi qualcosa.
Nico lo scrutò per qualche altro secondo in silenzio, poi domandò.
-E perché lo stai facendo?
-No. Nessuna domanda. Tu racconti e io ascolto.
 
Senza rendersene conto quelle notti iniziarono a susseguirsi. Si vedevano ogni volta che c’era una nuova edizione degli Hunger Games e lui era costretto a tornare nella capitale per fare da mentore a dei ragazzini che sarebbero morti diversi giorni dopo.
Neanche si rese conto che pian piano diventò impaziente di incontrarlo.
Si sentiva bene con lui, l’aiutava a non pensare a tutte le persone morte a causa sua. Era più un modo per rifugiarsi dalla realtà.
All’inizio gli raccontò cose futili, cose che non potevano seriamente interessare a nessuno.
Come aveva trovato il suo gatto, Mrs O’Leary, e questo non si era più staccato da Nico.
Come, a soli 5 anni, era riuscito a farsi regalare un’intera pagnotta di pane solo con il suo bel faccino.
Come, a 11 anni, aveva ricevuto tre frustate nella schiena da un pacificatore.
Poi, senza rendersene davvero conto, gli raccontò tutto.
Di come sua sorella Bianca era morta bruciata per un guasto dentro una centrale elettrica quando lui aveva solo 10 anni.
Di come il giorno del suo sedicesimo compleanno si era trovato il presidente Snow nello studio di casa sua, che gli aveva gentilmente fatto capire che avrebbe dovuto fare tutto ciò che gli veniva chiesto dai cittadini della capitale. O casualmente sarebbe successo un nuovo incidente nel posto di lavoro dell’altra sua sorella, Hazel.
Will ascoltava sempre tutto e non commentava mai.
 
Era una sera limpida e fresca.
Si stavano svolgendo i settantaquattresimi Hunger Games e Nico aveva perso il suo tributo nell’iniziale bagno di sangue.
L’altra, una ragazza rossa, sembrava abbastanza intelligente e astuta da poter anche vincere.
Però non era un suo problema, ma della mentore che aveva anche fatto vincere lui.
Will e Nico se ne stavano stesi nel letto a pancia in su, come sempre. La tv spenta.
Will si aspettava che il ragazzo iniziasse a parlare come le altre volte, non gli faceva fretta, non gliene aveva mai fatta.
Ma il moro rotolò di lato mettendosi a pancia in giù e puntellandosi sui gomiti.
Puntò gli occhi nei suoi.
-Perché non mi racconti qualcosa tu adesso?
Nico non immaginava una risposta positiva, non che in quei tre anni glielo avesse mai chiesto.
Restò a fissarlo tutto il tempo in silenzio mentre il biondo parlava senza guardarlo.
-Quando c’è stata la parata dei tributi dei sessantottesimi Hunger Games ti ho notato quasi subito, avevi qualcosa che mi attirava. Ti ho visto sul quel carro, con quel vestito davvero orrendo e lo sguardo cupo. Non ti ho staccato gli occhi di dosso neanche un secondo mentre percorrevate le vie della città. Quando sono tornato a casa mi sono ripromesso di dimenticarti, saresti morto nell’arco di qualche giorno.
A quel punto piegò un braccio sotto la sua testa e puntò lo sguardo in quello del moro.
-Non seguivo il reality, non avevo idea che avessi vinto fino a quando non ti ho visto per puro caso alla tua intervista finale. A quel punto tutti ti amavano. Anche se posso vantarmi di dire che a me piacevi ancor prima di diventare davvero famoso. Ho visto le repliche di tutta quell’edizione. Posso solo immaginare quanto hai sofferto, gli incubi che sicuramente ti tormentano. Volevo conoscerti, capire chi fossi realmente, proteggerti.
Allungò lentamente una mano scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte.
Nico non era abituato al suo tocco, con lui il contatto fisico era quasi inesistente.
Era strano, ma non per questo non gli fece sentire un qualcosa nello stomaco.
-Loro non hanno idea di chi tu sia realmente Nico Di Angelo, amano una persona che non risiede davvero in questo corpo. Non hanno nessun diritto di averti.
 
Da quella notte anche Will iniziò a raccontargli della sua vita, l’aveva avvertito che era abbastanza noiosa avendo vissuto da sempre nella capitale, dove i giorni erano sempre tutti uguali, dove  il tuo unico problema era non indossare un vestito che avevi già indossato il giorno primo.
Ma Nico non aveva sentito storie e l’aveva comunque spronato a parlare.
Pian piano aveva iniziato a conoscerlo anche lui.
Pian piano si era innamorato di Will Solace.
 
Fu durante la terza edizione della memoria che crollò il loro equilibrio.
Nico aveva rischiato di rifinire nell’arena, ma per una volta la fortuna era stata a suo favore.
Fu di giorno che Will lo venne a cercare.
Il moro stava uscendo dal centro di addestramento quando si sentì afferrare per un polso e trascinare per diversi metri.
Will lo inchiodò dietro una colonna e un muro ben nascosto, si era anche accertato che fosse un punto cieco per le telecamere.
Nico era visibilmente sorpreso. In quattro anni si erano visti solo la notte, in segreto, in varie stanze di vari alberghi.
Si accorse che alla luce del sole i suoi occhi blu erano decisamente più belli.
-Devi scappare. Il più lontano possibile. Prima di stanotte. Torna pure nel tuo distretto e recupera tua sorella poi andate via, nascondetevi. Se loro ti trovano, ti uccideranno.
Nico aveva già capito che c’era una rivoluzione alle porte, solo un idiota non se ne sarebbe accorto. Si era anche fatto una mezza idea che Will fosse un ribelle. Non poteva non esserlo se odiava così tanto gli Hunger Games. Aveva anche capito che non era l’unico li nella capitale.
-E’ per il piano di Katniss Everdeen? Quello che metteranno in atto questa notte? Vogliono fare di più che folgorare i tributi favoriti, non è vero?
Non gli diede una risposta ma Nico la prese comunque come un’affermazione.
-Devi fare come ti dico. Ti prego …
-E tu?
-Alla fine della guerra ci rincontreremo qui, esattamente in questa colonna.
Te lo prometto.
Quella frase però non la disse, non poteva promettere qualcosa che neanche lui sapeva.
Anche Nico lo capì e con disperazione si protese in avanti poggiando le labbra sulle sue per la prima volta in assoluto.
Era uno di quei baci che non dimentichi.
Uno di quelli che dai una sola volta nella tua vita.
Un bacio che sapeva tanto di “Ti amo. Non morire.”
Quando si separarono e si allontanarono non si dissero neanche una parola.
 
E poi la guerra era finita. I ribelli avevano vinto.
Will aspettò Nico alla colonna tutto il primo giorno, ma lui non venne.
Aspettò il secondo giorno.
Andò avanti per due settimane, nessuno si presentò mai alla colonna.
L’avevano ucciso.
Era questo l’unico suo pensiero fisso.
E lui non l’aveva protetto.
Poi il sedicesimo giorno la sentì.
Sentì la sua voce ancora prima di vederlo.
-Pensavo. Visto che ti ho praticamente raccontato tutto e credo di averne abbastanza di racconti per un po’, perché non le vivi sulla tua pelle le mie prossime avventure passando con me il resto della vita?
Will si girò lentamente.
Lui era li, indenne e vivo. Bellissimo come sempre.
Non si vergognò neanche un po’ quando gli si gettò addosso stringendolo in un abbraccio dal quale non si sarebbe più voluto staccare.
Mentre il moro rispondeva aggrappandosi alla sua maglietta le lacrime gli scorrevano lungo le guance piene di lentiggini.

 
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