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Autore: iFantasticiMaialiAlati    24/01/2009    5 recensioni
Mi sveglio...un altro giorno sprecato nella mia vita disgraziata.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio. Un altro giorno sprecato nella mia vita disgraziata. È già, perché ne ho passate davvero tante fin dalla nascita: prima gli abusi, poi il divorzio dei miei genitori, il suicidio degli unici amici a cui tenevo, la droga e poi lei…penso che sia stata la cosa peggiore averla incontrata ,uno di quegli sbagli su cui non puoi mai tornare indietro, e te pentirai finché morte non giunge. Ora la vedo, mi volta le spalle, la persona che fino a poco tempo fa mi faceva provare un sentimento intenso, che ormai è da un po’ non provo.
-Ciao- la saluto sperando che non mi avesse salutato perché non aveva sentito il mio risveglio, ma niente, sono completamente inesistente ai suoi occhi persi a guardare il vuoto mentre culla nostro figlio Draven, anche lui conseguenza di quell’errore a cui non si potrà mai riparare, concepito unicamente cercando di farla di nuovo prendere dalla nostra storia. Povera piccola creatura destinata a soffrire, eh si, perché sento che questa situazione non andrà avanti per molto. E io che volevo essere un padre migliore del mio, indifferente alle mie sofferenze, ora io non sarò mai presente abbastanza perché sia felice come gli altri bambini. Che fallimento d’uomo che sono, non ho saputo mantenere neanche la promessa del giorno del mio matrimonio.
Ero solo un ragazzo, non si può dire spensierato, però ero un ragazzo come gli altri, forse con qualche timore in più visto il passato. Avevo compiuto i 19 anni e non sapevo a cosa andavo incontro dopo 10 anni di matrimonio.
È già passato così tanto tempo da quando ho incontrato i miei unici e migliori amici, i miei sostenitori, il mio amato gruppo, il mio senso di vita.
-Vado a fare colazione, vieni anche tu?- domando, sapendo già in partenza la risposta.
-no- secco, schiacciante, autoritario, freddo.
Quella maledetta parola che mi sono sentito ripetere anni e anni dai miei familiari.
Mi alzo, e apro la porta per poi richiudermela alle spalle con un sospiro sconsolato. Mi avvio verso le scale, scendendole pian piano dirigendomi in cucina a prepararmi un piato necessario a colmarmi lo stomaco per qualche ora. Mi appresto a finire il tutto con velocità, per poi andarmene.
Sbircio l’orologio di casa. 2 maggio, ore 7.40.
Brutto, non mi piace.
Prendo il giubbotto ed esco sbattendo la porta d’ingresso, perché in fondo so che quando me ne andrò, questa sarà aperta dolcemente da mia moglie per far entrare un altro uomo, e non sarà il postino che porta lettere.
Questi pensieri sono presto portati via dal venticello primaverile che accarezza il mio viso, già, cosa avrà avuto in più il mio volto rispetto a tanti altri che attirò l’ uomo che macchiò la mia anima di bambino e distrutto il mio orgoglio, proprio non lo so.
Salgo in macchina, metto in moto per dirigermi dalle uniche persone che mi vogliono bene.
Lancio un ultima occhiata alla finestra di camera, la vedo che mi guarda dopo non so quanto tempo, anche se con disprezzo, e le sorrido spontaneamente. Lei chiude le tende.
Alle 7.50 la mia macchina è uscita dal viale, lasciando un posto vuoto nella strada, che presto sarà rimpiazzato dalla macchina dello stronzo.
Alle 8.00 arrivo allo studio, dove incontro gli altri. Loro sanno della mia storia, la vera storia.
Faccio un sorriso, a cui loro rispondono prontamente, per non farmi sentire solo in questo fottuto mondo, probabilmente.
Sto lì, in compagni di loro fino alle 20:00. Dovremmo essere in ferie, però sapendo della mia situazione hanno rinunciato al momento di riposo, non volendomi lasciare da solo nello studio sapendo che io a casa non volevo e non potevo, per ovvi motivi, starci. Inoltre avevano paura che mi facessi di marijuana o di altre droghe, avendo già avuto esperienze.
Mentre torno alla dimora che ormai ospita solo il mio corpo, trovo del traffico, ed inconsapevolmente inizio a pensare a Mike Shinoda, il mio migliore amico, e alla sua storia con Anna, felice e serena.
Mi domando ingenuamente: “Troverò mai la persona giusta, quella che mi ama veramente…Esiste?”, e quella vocina che mi picchietta dentro la testa sin dall’infanzia mi da la risposta cruda com’è la mia realtà: “Ti domandi il perché? Non ci arrivi?...tu,essere dimenticato dal Creatore della vita non hai diritto di essere amato e non lo sarai mai. Guardati alle spalle, a tuo padre e a tua madre non è mai interessato niente dei tuoi abusi, della morte dei tuoi amici, se cadevi in depressione, della droga che scorreva in te…non è mai importato a loro, perché dovrebbe interessare a qualcun’altro di amarti?”.
In cuor mio, spero che non sia così.
Quando torno a casa avverto che sarà l’ultima volta che la vedrò, e non sapendomi spiegare il perché, entro.
La trovo lì, ad aspettarmi in piedi davanti alla porta, senza Draven.
Bruttissimo segno.
Ma solo quando sento quell’affermazione, la testa dice che quella sarà l’ultima volta che vedrò casa, Draven e lei. Entro in uno stato d’iperventilazione.
-ti devo parlare-.
Quelle tue labbra che un tempo mi facevano sussultare al solo contatto con le mie, ora mi pronunciano queste parole tremende.
I tuoi occhi sprizzano odio da tutti i pori, ma intravedo anche una punta di ironia per la reazione che ti aspetti da me quando dirai di non volermi più in casa, sadica creatura.
-Draven?-domando, volendolo vedere per l’ultima volta.
-Dorme- il divieto di vedere mio figlio giunge alle mie orecchie come lo stridio di un gesso sulla lavagna…sei abominevole.
-Dì ciò che devi dire-.
-Perché non inizi tu?-.
-Perché io, per il bene di nostro figlio, rimarrei anche accanto alla persona che non amo più- semplice, diretto. Bravo chaz!
-Allora anche tu non mi ami più!-
-Non amo più da quando mi hai fatto capire di aver passato dieci anni pensando di essere veramente amato da una persona che mi sembrava speciale, e non di essere sfruttato per risultare famosa…-
-Se non mi ami più da tempo, perché non te ne sei andato subito?-.
La sua ignoranza mi distrugge.
-Perché come ti ho già detto farei di tutto per essere un buon padre-.
-Senti Chester, io ti ho sposato perché ti amavo, ma capiscimi, avevo ventiquattro anni da poco!...le cose sono cambiate nel tempo e ho smesso di amarti-.
-Certo!per amare una testa ti cazzo come te!Credevi non me ne fossi accorto?!Credevi che fossi un coglione?!-.
-Chaz, io…-.
-Tu un cazzo!Merda!…odio le persone come te, se ti era capitato ciò che capitò a me, ci pensavi due volte prima di sposarti. Questa è irresponsabilità, e tu sei ancora una stupidissima ragazzina che non pensa alle conseguenze che provocherai con quello che stai portando avanti…tu non sai il vuoto che proverà Draven da grande per colpa delle tue stupide pretese, non lo saprai mai!...tu,tu sei una di quelle persone che se non sono inutili provocano solo dolore alle persone che ti stanno attorno…-.
Ora il mio autocontrollo sta scemando, non mi rendo conto di cosa dico,faccio.
Le parole fanno male più di mille coltellate, lo so Samantha, ma è necessario impartire queste lezioni per una vita di coppia equilibrata, vedrai, un giorno mi ringrazierai.
Ora però alzati Sam, e combatti, cazzo!...perchè?perchè anche tu sei così debole?.
-…-.
Vado in camera a prendere le valigie, ignorando volutamente mia moglie a terra con le lacrime agli occhi che si copre il viso con le mani.
In fondo anche lei è debole, anche lei è stata soggetta di quelle chiacchiere accondiscendenti su chi doveva essere, come me, solo che io mi sono ribellato, lei no, e quindi mi è sembrata una persona diversa da quello che era.
Chiamo Mike, mi risponde Anna.
-Pronto?-.
-Pronto sono Chester…puoi passarmi Mike?-.
-Ciao Chaz!come stai?Mike è qui, te lo passo…ciaooo!-.
-Pronto Chaz…notizie?-.
-Dovresti ospitarmi per qualche sera…troverò casa presto, ti prego…-.
-Cos’è successo?-.
-Me ne sono andato…-.
-Fra quanto arrivi?-.
-direi fra quindici minuti…-.
-Ok…a dopo-.
Arrivo a casa di Mike. La prima cosa che faccio è abbracciare il mio amico, mentre Anna mi guarda con fare premuroso.
Si sta cenando, c’è tensione. Basta. Mi dirigo in una camera.
Ora mi ritrovo qui, a letto. Non so che fare.
Mi volto, guardo fuori dalla finestra, ma non c’è luna...
D’un tratto mi viene in mente una canzone che scrissi prima che i miei sospetti si confermassero:
In pieces:

“…C’è la verità nelle tue bugie.
C’è il dubbio nella tua fede
Tutto quello che ho è quello che tu non hai preso,
Quindi,non sarò l’unico
L’unico a lasciar andare
In pezzi
Questa storia e tu,tu sarai sola,
Sola con i tuoi segreti
E sola con i tuoi rimpianti,
Non mentire…”

E’ mezzanotte, nuovo giorno, nuova vita per Chester Charles Bennington che abbandona in gran stile il 2 maggio con un solo pensiero:”i’m the best and fuck the rest”...tranne i miei amici,ovvio!.
  
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