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Autore: May Begood    28/07/2015    2 recensioni
[NEDMANO]
E mentre Spagna scopriva il nuovo continente, Romano scopriva un vizio: quello del tabacco. Aveva visto il suo protettore fumare un paio di volte durante gli incontri con altre nazioni e proprio non riusciva a capire quale sorta di piacere poteva procurare il tabacco agli adulti: puzzava, rendeva i denti marroni. Romano aveva provato a mangiarlo, ma non appena aveva sfiorato la lingua, il sapore amarognolo l'aveva costretto a rinunciare.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Paesi Bassi, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scoperta dell'America era stata sicuramente la cosa migliore che potesse capitare. Era ciò che il quindicenne Romano pensava, non solo perché avrebbe fatto rientrare un sacco di denaro, ma anche perché avrebbe trascorso un sacco di tempo da solo, senza essere importunato dallo spagnolo, senza il suo affetto stancante. Forse quando era piccolo era sopportabile, ma ora che si stava avvicinando all'età matura sia fisicamente che psicologicamente non sarebbe riuscito ad accettare un altro abbraccio da parte di Spagna. 
Gli voleva bene, ma era stanco di essere visto ancora come un bambino. 
Ormai era capace di prepararsi da mangiare da solo, rifare il letto e non bagnarlo la notte, costruire cestini per i loro amati pomodori, dar da mangiare alle loro bestie in fattoria. Era diventato il signorotto della fortezza, anche se non incontrava la regina e non parlava all'esercito. 
Neanche gli sarebbe piaciuto.
Una cosa che Romano aveva capito vivendo con Spagna era il fatto che non sarebbe mai riuscito ad adeguarsi alla vita di corte. Preferiva stare in compagnia dei contadini, dei sempliciotti, perché era quella la gente che riusciva a comprendere. Un signore non aveva nulla da dimostrare, considerata le sue origini nobili; un contadino, invece, doveva lavorare per sopravvivere e secondo Romano era quello lo stile di vita più nobile, sporcandosi cioè le mani di terra e sudore. Solo nel momento in cui Romano vedeva le sue mani nere e graffiate a causa del lavoro si rendeva conto di essere riuscito a fare qualcosa da solo, qualcosa che neanche l'amato fratellino che viveva nel lusso e nell'agiatezza poteva sperare di fare. 
E mentre Spagna scopriva il nuovo continente, Romano scopriva un vizio: quello del tabacco. Aveva visto il suo protettore fumare un paio di volte durante gli incontri con altre nazioni e proprio non riusciva a capire quale sorta di piacere poteva procurare il tabacco agli adulti: puzzava, rendeva i denti marroni. Romano aveva provato a mangiarlo, ma non appena aveva sfiorato la lingua, il sapore amarognolo l'aveva costretto a rinunciare. 
Aveva lasciato perdere per un po', finché non vide il figlio di un marinaio tornato dalle Americhe preparare il tabacco per fumarlo. Conosceva il ragazzo, di tanto in tanto aveva svolto dei lavori per lui, perciò gli si avvicinò e cominciarono a parlare di tutto ciò che Spagna continuava ad importare dalla nuova terra. Tabacco compreso. Il ragazzo gli spiegò come andava sistemato e come inspirarlo. Disse che in quelle terre selvagge era usato durante alcuni rituali strani, o come una medicina, che quindi faceva bene, aiutava a respirare.
Romano gli chiese dove avrebbe potuto procurarsene, voleva provare quella medicina, ma il ragazzo gli rispose che era troppo piccolo e che non si sentiva di assumersi quella responsabilità. Lo stesso Romano sapeva che se gli fosse capitato qualcosa, Spagna avrebbe reagito molto male. Perché farlo preoccupare?
Tuttavia la curiosità continuava a tormentarlo e si rese conto che praticamente tutti ricorrevano al tabacco durante una pausa da lavoro o per puro diletto. Più viaggi Spagna compiva verso il nuovo continente, più tabacco veniva importato, più gente fumava. Romano lavorava il doppio, questa fu la conseguenza, insieme ad altri bambini tutti figli di contadini.    
Ignorò tutto e tutti finché non notò del tabacco dimenticato da qualcuno sul muretto del pozzo dal quale era solito prelevare acqua e fare una piccola pausa. Esitò a lungo prima di toccare e prendere il tabacco abbandonato.
Si sedette ai piedi del pozzo e si preoccupò di non farsi vedere da tutte quelle serve che si muovevano da una parte all'altra della fortezza per svolgere i propri doveri. 
Ricordando il modo in cui il figlio del marinaio lavorava il tabacco, credendo che Romano stesse ascoltando le sue storie, riuscì a prepararlo in modo decente. Prese uno dei fiammiferi che usava per dar fuoco alle erbacce dell'orto e lo strofinò contro la parete del pozzo per accendere la fiammella con cui diede fuoco al tabacco. Fissò spaventato e affascinato le foglioline che diventavano prima nere poi bianche e il nucleo infuocato che le divorava pian piano. Si affrettò  ad imitare il movimento delle labbra che aveva visto fare da tutti, ma qualcosa andò storto, il fumo gli solleticò la gola e lo portò a tossire. Non poté fermarsi, si mantenne la gola finché non si riprese.   
Lasciò cadere il tabacco a terra, lo schiacciò con un piede e sbuffò frustrato fece per alzarsi e andarsene, ma la figura dell'olandese che avanzava verso di lui lo fece ricadere seduto. Alla fine capì che quel tabacco dimenticato - o forse semplicemente appoggiato con la sicurezza di essere ritrovato - apparteneva ad Olanda che di tanto in tanto appariva nella fortezza di Spagna in attesa di concludere un affare di cui Romano non sapeva nulla. Doveva averlo visto mentre prendeva e accendeva il suo amato tabacco. Avanzava con passo sicuro e Romano pensò che presto sarebbe stato sculacciato. Neanche pensò di trovare una scusa, o giustificarsi, o di scappare. Attese che l'olandese si avvicinasse e lo sovrastasse, più alto di chiunque altro. 
Istintivamente abbassò lo sguardo e attese la ramanzina, o lo schiaffo.
Non che l'olandese non ci avesse pensato: il suo tabacco era andato perso, consumato nel peggiore dei modi, vittima di un ragazzino inesperto cui Spagna era affezionato. Quale miglior vendetta per un incapace che non pagava i propri debiti? 
  - Alzati - gli ordinò infilandosi tra le labbra una lunga sigaretta, senza neanche guardarlo, più concentrato a ciò che stava facendo. Romano scattò in piedi, perfettamente rigido per meglio parare eventuali colpi, ma l'olandese infilò anzi le mani in tasca senza manifestare alcuna intenzione di picchiarlo. Gli rivolse uno sguardo seccato e continuò:
  - Non ti hanno insegnato le buone maniere? Non bisogna mai toccare ciò che non ci appartiene. Adesso tu prendi una scopa e pulisci, poi nascondi tutto dietro quella siepe. Io starò qui a controllarti.
Il quindicenne schizzò a recuperare una scopa mentre Olanda si sedette su uno scalino a fumare in tutta tranquillità. 
Romano portò le foglie bruciacchiate dietro alla siepe indicatagli dall'uomo, che scoprì essere il posto in cui lo stesso olandese nascondeva il tabacco che non era riuscito a fumare, forse per la fretta.
Fece per andare a posare la scopa, ma l'altro lo richiamò.
  - Vieni qua, ragazzino. Siediti.
Un po' perplesso, Romano obbedì. 
Olanda cacciò un'altra sigaretta, simile a quella di prima. L'accese con un fiammifero e diede un primo tiro, poi la passò al giovane italiano che esitò a lungo prima di accettarla. L'avvicinò alla bocca, ma Olanda gli prese il braccio.
  - Aspetta.
Impegnò la mano con una terza sigaretta e la portò alle labbra.
  - Inspira, fai arrivare il fumo in gola e poi espiri tutto, chiaro? -  spiegò  velocemente e a bassa voce, continuando a non guardarlo.
  - Guai a te se tossisci o la spezzi. Non ho intenzione di dartene un'altra.
Romano si chiese cosa volesse dire, come dovesse realmente fare, ma annuì con decisione e cercò di seguire le sue indicazioni. 
Lasciò che il fumo gli scivolasse in gola, poi velocemente lo soffiò via. 
Quale soddisfazione nel vedere che era riuscito a fare come il figlio del marinaio e come tutte le guardie della fortezza. E come Olanda che nascose un sorriso divertito con una smorfia di disappunto, anche perché Romano aveva tossito.     
  - Bravo.

Dopo quella sigaretta, la prima per Romano, non seguirono altri momenti in cui Olanda si era manifestato particolarmente simpatico con l'italiano. Anzi, sembrò dimenticarsi del suo piccolo allievo. Aveva semplicemente pensato di dare un eventuale problema a Spagna che non si decideva ad essere più presente: Romano si sarebbe ammalato e solo allora Olanda avrebbe saputo come giocarsi le carte migliori per imbambolare spagnolo.  
Da parte sua Romano non eccedeva mai nel fumo. Fu difficile tenere segreta la cosa al suo protettore, poiché era costantemente sorvegliato, ma questo costante controllo contribuì a non fargli prendere il vizio.
Ogni tanto, quando era tranquillo, quando si sentiva solo, divenuto ormai una nazione assieme al fratello, si lasciava andare ad una sigaretta in più. 
E pensava che nessuna era stata migliore della prima.
Per questo una volta, approfittando della presenza dell'olandese, gli si avvicinò e si accese una sigaretta, sorpreso del fatto che l'altro non si era allontanato. Ma sapeva che tra loro non c'era mai stato davvero un conflitto di interessi. Anzi, la sigaretta era diventata l'unica cosa che li avvicinasse tanto o che li avrebbe avvicinati più di tanto.
E a nessuno dei due dispiaceva. 
   
   
 
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