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Autore: Jordan Hemingway    28/07/2015    3 recensioni
“Che avete da guardare?” Arthur dardeggiò un’occhiata di fuoco sull’aula, riportando l’ordine.
E così quello stupido anfibio aveva organizzato una festa.
E, nonostante avesse invitato il mondo, non si era nemmeno degnato di pensare a passargli un invito.
Bene, lui, Arthur Kirkland, non era minimamente turbato dal fatto di non essere stato giudicato degno di partecipare a quello che prometteva essere l’evento dell’anno. Avrebbe dimostrato al mondo di essere superiore a certe trovate infantili.
Intanto la penna correva sul foglio, buttando giù schemi, ordendo piani e annotando idee.
L’avrebbe fatta pagar cara a quel francese bipolare.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per l'event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Alice (#FrUK Human!AU. France lancia un party a cui tutti sono invitati, tranne UK. UK non se la prende - è superiore a queste bambinate, *lui* - ma si sente in dovere di rendere la vita universitaria di France un disastro. Così, tanto per.)
 
 
Tutto era cominciato lunedì, ovviamente.
Arthur si era svegliato con una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco, di quelle che di solito preannunciavano un esame a sorpresa o un aumento dei prezzi della mensa.
Forte di una visita a Starbucks e di parecchie dosi di caffè lungo era riuscito a entrare in aula e sedersi, rassegnato al peggio.
Fu allora che iniziò a notare l’eccitazione dei suoi compagni di corso.
“Ve, hai sentito Lud? Lovi dice che ci saranno queste buste di polveri colorate da lanciare…”
“…Un concerto, dato che quel megalomane di Gil crede di saper cantare: porterò una padella per farlo tacere.”
“Tipo, spero ci sia il rosa, è assolutamente il mio colore. Toris, è assolutamente vietato che io venga colpito da colori diversi dal rosa!”
“…E l’idea di rendere tutto eco-sostenibile è geniale, non trovi anche tu, Arthur?”
“Eh?” Il ragazzo si girò, incontrando il viso pieno di aspettativa di Tino, il finlandese con il quale condivideva gran parte dei corsi, talmente su di giri (strano, Natale era passato da un pezzo) da non aspettare una risposta. “Non vedo l’ora che arrivi venerdì, ho già avvisato Berwald di non accampare scuse: sarà come una battaglia a palle di neve ma a colori!” Giubilava Tino.
Arthur sentì che era il momento di fare una certa domanda.
“Di che cosa stai parlando?”
L’altro interruppe il suo monologo, fissandolo con aria perplessa: “Della festa di Francis, no? Abbiamo tutti ricevuto l’invito su Facebook giusto ieri sera…” Le parole gli morirono in gola, osservando l’espressione assente dell’inglese e intuendo la dura verità. “Forse non hai fatto caso alle notifiche, non preoccuparti, oppure dipende dalle impostazioni della privacy, dovresti chiedere a Eduard di spiegarti come…”
Il colorito di Arthur sembrava indicare un principio di autocombustione.  Le sue sopracciglia si abbassarono in un cipiglio che definire minaccioso era un puro eufemismo, infine strinse la mascella in un sorriso che fece correre il terrore lungo la spina dorsale di Tino.
“Non mi interessano le bambinate di quella rana.” Esalò, estraendo penna e foglio e iniziando a prendere appunti furiosamente, sempre con quell’espressione da serial killer incollata alla faccia.
“Ma potresti chiedergli…” Azzardò Tino.
Un ringhio sommesso lo zittì del tutto: “Io. Non. Chiederò. NULLA a quella dannata rana pervertita!”
Attorno a lui calò il silenzio. Tutti i compagni lo stavano fissando, alcuni sussurravano qualcosa ad altri.
“Che avete da guardare?” Arthur dardeggiò un’occhiata di fuoco sull’aula, riportando l’ordine.
E così quello stupido anfibio aveva organizzato una festa.
E, nonostante avesse invitato il mondo, non si era nemmeno degnato di pensare a passargli un invito.
Bene, lui, Arthur Kirkland, non era minimamente turbato dal fatto di non essere stato giudicato degno di partecipare a quello che prometteva essere l’evento dell’anno.  Avrebbe dimostrato al mondo di essere superiore a certe trovate infantili.
Intanto la penna correva sul foglio, buttando giù schemi, ordendo piani e annotando idee.
L’avrebbe fatta pagar cara a quel francese bipolare.
 
  
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