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Autore: Come What Klaine    28/07/2015    1 recensioni
“Quando ho deciso di volerla prendere in custodia, non avevo minimamente pensato di poterla adottare. Un pomeriggio si è addormentata sul mio petto e ha borbottato ‘papà’. So che non era rivolto a me, probabilmente stava sognando Cooper, ma ho comunque sentito il cuore balzarmi in gola. L’ho guardata mentre dormiva serena fra le mie braccia e credo che qualcosa si sia acceso dentro di me. Un istinto di protezione, come quella che solo un padre verso sua figlia può avere. Non mi sono visto più nei panni di un tutore o di suo zio, ma ho osato immaginare di più. Io non voglio prendere il posto di Cooper, voglio solo che lei si possa fidare completamente di me. Voglio fortificare il nostro legame” rispose sinceramente, sbattendo velocemente le palpebre per cacciare le lacrime che gli appannavano la vista.
Per la prima volta da quando erano entrati in tribunale, Blaine guardò Faith. Quest’ultima lo stava guardando di rimando, con i suoi occhi verdi brillanti, umidi di lacrime di gioia. Blaine non le aveva mai detto di volerla adottare come figlia.
[Partecipa alla Challenge Daddy!Klaine]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction partecipa alla Challenge a tema 'Daddy!Klaine' indetta da Flan e Ginny :)

Dopo aver fatto un test, mi hanno assegnato il prompt 'Adozione difficile'. Spero di non essere andata fuori tema.

La canzone presente nella ff è 'Guerriero' di Marco Mengoni, da qui anche il titolo :)

*** 




 
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi





 
E levo questa spada 
Alta verso il cielo, 
giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo.
 


Kurt aveva qualche aspettativa per festeggiare il suo quarto mese con Blaine. Niente di troppo grande, qualcosa di semplice ma romantico. Mangiare a lume di candela e guardare un film abbracciati sul divano. 

Di certo non si sarebbe immaginato seduto sul tappeto con Faith, la nipotina di Blaine che spargeva tutti i suoi giocattoli per terra. Non che gli dispiacesse, lui adorava Faith. Era una bellissima bambina di quattro  anni, con lunghi capelli castani, vivaci occhi verdi e un'incredibile spigliatezza per una bimba così piccola.
Kurt restava sempre affascinato ogni qualvolta che la piccola parlava. La sua intelligenza era impressionante, così come anche la sua capacità di apprendere. 

"Scusami, ma Cooper e Crystal avevano un impegno e mi hanno portato la piccola" si scusò Blaine, dandogli un bacio sulla fronte.

Kurt gli sorrise. "Non ti preoccupare, non è un problema" disse sinceramente. Non sarebbe stato di certo seccato per quello. Sì, aveva altro in mente, ma non per quello avrebbe rovinato la serata. 

***

Blaine sapeva che Kurt era l'uomo più straordinario che avesse mai conosciuto, ma quella sera ne ebbe la più completa convinzione. Nonostante quel giorno fosse il loro quarto mesiversario -anche se si conoscevano da un anno-, e si aspettasse di passarlo da solo con Blaine, Kurt non perse neanche per un attimo il sorriso e si mostrò paziente e disponibile con Faith, che sembrava pendere dalle sue labbra. 
Blaine si sentì così fortunato ad averlo nella sua vita. 

***

"E' arrivata la pizza" quasi gridò Faith quando suonò il campanello. Blaine rise e uscì dalla cucina per andare ad aprire la porta. Kurt, nel frattempo, mise alla piccola un bavaglino per non farle sporcare i vestiti. 

"Pizza, pizza, pizza" iniziò a dire Faith, battendo le mani sul tavolo. Kurt ridacchiò e le fermò i polsi. 

"Stai buona, signorina" la riprese e lei gli fece una linguaccia. Kurt mise su un'espressione ferita e Faith scoppiò a ridere.

"Quando arriva la pizza?" chiese lamentandosi. Kurt guardò l'orologio e notò che erano passati già cinque minuti da quando Blaine era andato ad aprire.

"Probabilmente lo zio non ha i soldi scambiati per pagare. Tu aspettami qui, va bene piccola?" 

Kurt si diresse verso l'ingresso, bloccandosi quando vide Blaine in lacrime.

"Blaine, oddio..che succede?" gli chiese, correndo da lui e accogliendolo in un abbraccio.

"C-Crystal e Cooper..loro- oddio- loro hanno avuto un incidente" 

***
Solo sulla cima attenderò i predoni,
arriveranno in molti e solcheranno i mari


Dopo aver finito di cenare, aver fatto il bagno a Faith e averla messa a letto, Kurt si gettò sul divano, passandosi le mani sul viso. 
Controllò il cellulare, ma non c'era nessuna notizia da parte di Blaine. Compose il numero, ma chiuse subito la chiamata, non volendo essere invadente o interrompere qualcosa, tuttavia gli mandò un messaggio. 

Ehi. Non ti sei fatto sentire e io sono davvero preoccupato. Come sta andando? Cooper e Crystal come stanno?
Comunque qui è tutto apposto. Faith ha mangiato, le ho fatto il bagno e adesso sta dormendo. 


Socchiuse gli occhi e sobbalzò quando il cellulare suonò. Si affrettò a rispondere.

"Blaine. Oddio, come procede?"

"Crystal non ce l'ha fatta. E Cooper...lui è ancora in terapia intensiva. Stanno tentando di rianimarlo"


Kurt soffocò un singhiozzo, mentre sentiva le lacrime addensarsi nei suoi occhi, facendoli bruciare.

"Io devo andare, scusami. E' uscito il primario"

Dopo aver chiuso la chiamata, Kurt scoppiò a piangere. Pianse perché aveva perso una cara amica, pianse perché la vita di Cooper era in bilico, pianse perché Blaine stava soffrendo, pianse perché una bambina innocente aveva perso sua madre e la vita di suo padre era appesa a un filo, pianse perché nessuno meritava questo, pianse perché sapeva cosa significava perdere qualcuno che si ama.

***

Kurt si svegliò di soprassalto quando sentì la porta chiudersi. Non che stesse davvero dormendo, più che altro stava riposando. 

Si alzò dal divano, accese la lampada e andò verso l'ingresso. Si bloccò quando vide Blaine scivolare per terra, in preda al pianto.

"Blaine" disse, correndo al suo fianco. Si inginocchiò e lo accolse fra le sue braccia. Il corpo di Blaine era scosso da singhiozzi violenti e faticava a respirare, tanto che il suo viso divenne rosso nello sforzo di prendere aria.

"Blaine, Blaine, respira, ti prego. Calmati. Respira. Respira" gli sussurrò dolcemente Kurt, nonostante la punta di agitazione nel suo tono di voce.

Blaine boccheggiò, ma il naso era otturato e il nodo alla gola era sempre più stretto. 

"Blaine" lo chiamò Kurt ormai  in preda all'ansia, scuotendogli le spalle. 

Blaine era immobile fra le sue braccia, gli occhi arrossati e umidi erano spalancati e la bocca era aperta in cerca di aria. Stava avendo un attacco di panico.

"Blaine, amore. Ti prego tesoro, ti prego. Respira" cantilenò Kurt, stringendogli forte le spalle in un riflesso involontario. 

Blaine lo guardò con sguardo perso e debolmente poggiò una mano sul suo fianco. Kurt tirò un sospiro di sollievo e gli diede un bacio sulla fronte, accarezzandogli la schiena. 
Dopo qualche minuto, Blaine riuscì a calmarsi e a respirare quasi regolarmente. I singhiozzi si erano calmati, ma le lacrime continuarono a scivolare sul suo viso. 

Kurt non ebbe bisogno di chiedere nulla, così come non fu necessario che si mostrasse forte. Lasciò che le lacrime scivolassero dai suoi occhi, bagnandogli le guance. Non aveva bisogno di mostrare che tutto quello non lo toccasse, non aveva bisogno di fingere, non con Blaine.

Blaine non aveva bisogno di una roccia. Aveva bisogno di qualcuno che capisse il suo dolore e che gli stesse accanto. Perché Kurt sapeva cosa significava perdere qualcuno che si amava, sapeva che il vuoto che si creava dentro non poteva essere mai più colmato, sapeva come ci si sentiva incompleti e spezzati, sapeva quanto era terribile svegliarsi nel cuore della notte e gridare, mentre gocce fredde di sudore ti facevano rabbrividire. 
Perché Kurt aveva perso una madre. E poi aveva perso un fratello. E sapeva.

Strinse Blaine e lo cullò, dandogli dei piccoli baci sul suo viso bagnato. Non potendo cancellare né alleviare il suo dolore, si premurò ad asciugare una ad una le sue lacrime.

***

Kurt porse la tazza con il the a Blaine, sedendosi accanto a lui sul divano. Blaine sorseggiò lentamente la bevanda fresca, sentendo il liquido dolce liberarlo in parte dal nodo alla gola.

"Come farò a dirlo a Faith? E' così piccola eppure non abbastanza per proteggerla da questa tragedia" disse dopo un po' Blaine, fissando il contenuto della tazza. 

Kurt gli poggiò una mano sulla gamba, accarezzandola dolcemente. 

"Non devi affrontarlo adesso. Puoi aspettare" 

Blaine scosse la testa. "Lei mi chiederà dove sono la sua mamma e il suo papà. Che dovrei dirle? Le dovrei mentire. Non posso, ma allo stesso tempo non posso neanche dirle la verità"

"Troverai il modo di parlarle. Per ora dille che sono fuori città. E' per il suo bene, Blaine. E' tanto da elaborare. Hai bisogno di tempo" gli fece notare Kurt, portando la mano libera su i suoi ricci, scostandoli dalla fronte umida di sudore. 

Blaine gli sorrise debolmente. "Grazie" sussurrò, dopodiché si schiarì la gola. "C-c'è un'altra cosa di cui dovremmo parlare" iniziò con tono esitante. 

"Dimmi"

"Noi non possiamo stare più insieme" esalò Blaine con un filo di voce,tenendo lo sguardo sulla tazza. Kurt sgranò gli occhi stupito, ma rimase calmo.

"Per quale motivo?"

"La mia vita sarà un casino da ora in poi.D-devo organizzare i funerali. Dovrò ottenere la custodia di Faith e non sarà facile perché i genitori di Crystal stavano già parlando di prendere degli avvocati. Ma Faith è tutto per me e io devo e voglio prendermi cura di lei. Avere una bambina è una grande responsabilità. Se poi conti che quella bambina ha perso i suoi genitori e che è la figlia del mio unico fratello, l'unico legame di sangue che abbia mai contato per me, è ancora più complicato" spiegò Blaine tutto d'un fiato, mentre le lacrime cominciavano di nuovo a scivolare sul suo viso. 

Kurt gli prese la tazza dalle mani, mettendola sul tavolino, dopodiché poggiò il palmo su quello di Blaine e puntò gli occhi nei suoi. 

"Credi che non lo sappia? Io voglio esserci per te" 

Blaine scosse la testa. "Non capisci che non potrò darti ciò che meriti? Tu meriti più di questo. Meriti cene in ristoranti lussuosi, non una pizza scadente o cibo d'asporto. Meriti passeggiate al chiaro di luna, non stare chiuso in casa a fare da baby sitter. Meriti fiori e cioccolatini, non dei giocattoli sparsi per terra. Meriti di essere esplorato lentamente, venerato da mani calde e labbra umide, non-" Blaine si bloccò, non riuscendo a continuare. 

Kurt gli mise entrambe le mani sulle guance, poggiando la fronte contro la sua. "Sono esattamente dove voglio essere. Qui, con te e Faith. Non mi importano i ristoranti lussuosi o altro. Non mi importa se non mi puoi offrire una cena a base di caviale e champagne.A me importa di te, solo questo.  Io voglio te, Blaine. E non andrò da nessuna parte" replicò Kurt, accarezzandogli dolcemente gli zigomi, asciugandogli le lacrime. 

Blaine fece un piccolo sorriso e sospirò. "Tu sei davvero splendido, Kurt Hummel" 

***
Oltre queste mura troverò la gioia
o forse la mia fine comunque sarà gloria


Kurt e Blaine non chiusero occhio tutta la notte. Blaine pianse e pianse ancora e Kurt si premurò di asciugare tutte le sue lacrime, tenendolo stretto fra le sue braccia. Non ci fu bisogno di parole. 

Kurt mise un bicchiere colmo di succo d'arancia appena spremuta di fronte a Blaine, dandogli un bacio sulla tempia. Blaine fece un piccolo sorriso riconoscente. 

"Vuoi mangiare qualcosa?" chiese, nonostante sapesse che mangiare era l'ultimo dei pensieri di Blaine. Difatti, scosse la testa. Kurt non lo forzò, occupandosi di preparare dei biscotti con gocce di cioccolato per Faith.

"Se tu vuoi uscire e prendere un po' d'aria, posso stare io con Faith" propose Kurt, dopo aver regolato la temperatura del forno. 

Blaine scosse la testa. "No. Tu stai già facendo abbastanza. Io..posso farcela"

Ma non fu così. Non appena Faith si presentò in cucina assonnata, con i capelli arruffati e il suo peluche in braccio, Blaine per poco non scoppiò a piangere. La fissò con sguardo perso, mentre i suoi occhi si inumidivano. Fortunatamente lei era ancora intontita dal sonno e distratta dai biscotti per notarlo. 

"Devo fare pipì" disse, sbadigliando.

Kurt l'accompagnò in bagno, abbassandole i pantaloni del pigiama e facendola sedere sul water. Dopodiché uscì e tornò in cucina, vedendo Blaine che aveva la testa nascosta fra le mani.

"Blaine, dico sul serio. Hai bisogno di tempo per te stesso" insisté Kurt.

"Sì, ma Faith ha bisogno di me" 

Kurt sospirò. "Non in questo stato. Ascolta, tu puoi restare qui e io porto Faith al parco" 

Blaine sollevò il volto e guardò Kurt. "Perché lo fai?" gli chiese a brucia pelo.

"Faccio cosa?" replicò Kurt, confuso.

"Tutto questo. Ti preoccupi per me e per Faith. Stanotte non hai chiuso occhio. Prima ti sei preso cura di una bambina che a te non viene nulla, poi mi hai abbracciato e coccolato per tutto il tempo. Perché semplicemente non vivi la tua vita? Questo è stato solo un assaggio di ciò che sarà" rispose Blaine, con tono quasi arrabbiato, ma Kurt sostenne il suo sguardo.

"Io tengo a te, Blaine. In un modo che non riesco neanche a spiegare. Sei parte fondamentale della mia vita e io voglio stare al tuo fianco. E voglio bene a Faith. E' una bambina splendida e voglio esserci anche per lei" 

Blaine sospirò e si passò una mano sugli occhi, asciugandosi le lacrime intrappolate fra le ciglia. "Scusami. Non dovresti avere a che fare con tutto questo. Questo non è ciò che meriti. Devi essere libero di scegliere, sul serio Kurt"

Kurt fece un piccolo sorriso. "Ma io sto già scegliendo, Blaine. Sto vivendo la mia scelta. E sì, sarà difficile ma non c'è nessun altro posto al mondo in cui vorrei essere se non qui al tuo fianco"

Blaine ingoiò il nodo alla gola e si sporse per baciare Kurt. Portò un braccio intorno ai suoi fianchi, spingendolo contro di sé, mentre con la lingua gli accarezzava le labbra.

"Kuuuuuurt! Ho finito"

Blaine si tirò indietro con un sospiro e Kurt ridacchiò. 

"A quanto pare non possiamo baciarci come si deve" 


***

Blaine rientrò a casa e si buttò sul divano, strofinandosi gli occhi per eliminare le lacrime. Era appena tornato dalla chiesa per decidere la data dei funerali di Cooper e Crystal e sapeva che era il momento di dire a Faith la verità.

Kurt si sedette accanto a lui, prendendogli la mano. Blaine lo guardò e gli rivolse un piccolo sorriso.

"Sto pensando a come dirglielo. Provo e riprovo discorsi nella mia testa, ma non riesco neanche a parlare" 

"Posso darti un consiglio?" gli chiese Kurt e Blaine annuì.

"Non devi neanche chiedermelo, Kurt. Certo che puoi"

Kurt gli sorrise brevemente e poi tornò serio. "Non fare grandi giri di parole. Le parole non la consoleranno, né l'aiuteranno ad accettare meglio questa tragedia, piuttosto la confonderanno. Per quanto possa essere terribile, devi dirle subito come stanno le cose" 

Blaine annuì. "Grazie. Non so cosa farei senza di te, davvero"

Kurt sollevò le loro mani intrecciate e gli baciò dolcemente il dorso. "Vuoi che me ne vada?"

"Tu vuoi andartene?"

Kurt scosse la testa. "No. Sono esattamente dove dovrei essere"

***

Appena Faith si svegliò dal suo riposino pomeridiano e dopo aver bevuto il succo di frutta, Blaine la prese per i fianchi e la fece sedere sulle sue gambe, mentre Kurt era seduto sull'altro lato del divano. 

"Tesoro..c'è una cosa che devo dirti. Su mamma e papà" iniziò Blaine con voce incerta. 

"Stanno tornando?" chiese lei, sorridendo speranzosa. Blaine sentì qualcosa di pesante posarsi sul suo petto, proprio all'altezza del cuore.

"N-no. Loro, non tornano"

"Oh..papino deve lavorare tanto? Mi puoi portare da lui e mamma? Farò la brava" 

Blaine deglutì a fatica, provando a scacciare quel nodo alla gola. "Tesoro, non puoi andare da loro. Sono in un posto dove nessuno di noi può andare"

Faith lo guardò confusa. Non capiva. Lei andava sempre nell'ufficio del suo papà. 

"Dove sono allora? E quando tornano?"

Blaine si passò una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. Kurt gli si avvicinò e gli accarezzò un braccio per tranquillizzarlo. 

"Amore, loro non possono tornare. Sono andati lassù in cielo" le disse, provando a cercare parole semplici che lei potesse capire.

"Ma lassù ci vanno solo gli angeli. Mamma e papà non sono angeli" gli fece notare lei, guardandolo confusa quando vide i suoi occhi riempirsi di lacrime.

"Zio, perché piangi?" 

"Tesoro, loro hanno avuto un incidente. E adesso sono in Paradiso" 

Faith scosse la testa, mentre calde lacrime si addensavano nei suoi occhi verdi. "No. Mamma e papà stanno venendo a prendermi"

"Loro non torneranno più, Faith". Nel momento in cui pronunciò quelle parole, poté sentire il cuore andare in frantumi. Era come se avesse realizzato solo in quel momento che era successo davvero.  

"No. Voglio la mia mamma e il mio papà" gridò, mentre due grosse gocce salate scivolavano dai suoi occhi.

"Mi dispiace, amore mio. Mi dispiace così tanto" le disse Blaine, guardandola fra le lacrime. Andò per accarezzare la guancia di Faith, ma lei scese dalle sue gambe e corse nella sua stanzetta- Blaine l'aveva fatta per lei sin da quando era nata. Voleva che la piccola avesse un posto tutto suo anche in quella casa- piangendo. Blaine andò per seguirla, ma Kurt lo fermò.

"Lasciala qualche minuto da sola. Ha bisogno di elaborare che non rivedrà più i suoi genitori"

Sentirono sbattere la porta e Blaine sospirò. 

"Devo andarle a parlare" disse dopo un po', ma Kurt lo fermò di nuovo.

"Vado io. So come ci si sente" sussurrò tristemente.

Blaine si buttò di nuovo sul divano a peso morto, sprofondando fra i cuscini. Non aveva niente del Blaine che Kurt aveva conosciuto. Ma era comprensibile. Blaine aveva perso suo fratello e sua cognata e doveva prendersi cura di Faith. Kurt non si aspettava di certo di vederlo solare e sorridente. Tuttavia vederlo con quell'aria spenta e distrutta era sempre un colpo al cuore. Kurt pressò dolcemente le labbra sulla sua fronte, per poi alzarsi e raggiungere Faith nella sua stanza.

Nonostante la porta fosse aperta, Kurt batté piano il pugno sul legno. 

"Vai via" urlò Faith fra le lacrime. 

"Sono Kurt. Posso entrare?" 

Dopo qualche secondo di silenzio, Faith rispose un debole 'Sì'. 

Kurt aprì la porta ed entrò timidamente nella stanza. Trovò la piccola stesa sul suo lettino a pancia in giù, mentre stringeva il suo peluche a forma di tartaruga. Il viso era arrossato e bagnato dalla lacrime e a Kurt spezzò il cuore. 

Raggiunse il letto e si sedette a gambe incrociate sul tappeto, in modo da essere alla sua altezza. Le scostò un lungo ciuffo di capelli che le si era attaccato sulla guancia e lo sistemò dietro l'orecchio. 

"Non voglio che la mia mamma e il mio papà vanno in paradiso. Li voglio qui con me" borbottò, continuando a piangere silenziosamente. 
Kurt prese un fazzoletto di carta e le soffiò il naso. 

"Lo capisco, tesoro. Anche la mia mamma è in Paradiso" le disse Kurt, asciugandole con cura le lacrime con un altro fazzoletto. 

"Davvero?" 

Kurt annuì. "Sì, per questo ti capisco. Anche io ero piccolo quando ho perso la mia mamma. Ma so che lei mi guarda sempre da lassù e non mi lascia mai solo. E così faranno la tua mamma e il tuo papà. Loro ti amano e tu ami loro. E questo non cambierà mai"

"Io li amo sempre" disse lei con convinzione e Kurt sorrise. 

"E allora non sarai mai sola, loro non ti lasceranno mai. Non potrai vederli, ma ti giuro che loro ci saranno sempre" la rassicurò Kurt, accarezzandole il viso. 

"Kurt?" lo chiamò lei dopo qualche secondo.

"Dimmi tesoro"

"Il Paradiso è grande, vero?" chiese con curiosità e Kurt annuì. "Sì, ci sono tanti angeli lassù"

"Ho paura che mamma si perde. Lei non sa mai le strade"

Kurt sorrise. "Sai cosa facciamo? Adesso chiediamo alla mia mamma se può aiutarli a trovare la loro strada, va bene?" 

Faith si mise seduta e annuì emozionata. "Possiamo?"

"Certo. Glielo vuoi dire tu?" le chiese, prendendo dal portafogli una foto di sua madre e porgendola a Faith. 

"Wow, è bellissima" disse guardando incantata la foto. Kurt sorrise nonostante il dolore al petto. 

"Ciao signora mamma di Kurt" iniziò e Kurt ridacchiò leggermente. 

"Si chiama Elizabeth" le disse.

"Ciao signora Elizabeth mamma di Kurt. Io voglio chiederti se puoi aiutare la mia mamma e il mio papà in Paradiso. La mia mamma si perde sempre, quindi puoi aiutarla tu per favore?"

Kurt le sorrise, baciandole la fronte. "Sono sicuro che lo farà"

"Grazie mamma di Kurt" disse Faith, ridandogli poi la foto. Kurt la conservò con cura nel portafogli.

"Chi è lui?" chiese la piccola, indicando un'altra foto. Kurt la prese e sospirò. "Lui è mio fratello Finn. Anche lui è in Paradiso" disse, accarezzando distrattamente i bordi della foto. 

"Posso chiedere a lui di aiutare il mio papà? Magari possono giocare insieme ai giochi dei maschi" chiese Faith e Kurt annuì, dandole la foto. 

"Ciao Finn. Il mio papà sta venendo in cielo, proprio dove sei tu. A lui piacciono le partite, magari potete vederle insieme e giocare a football. Anche gli angeli lo fanno, vero?"

Kurt annuì facendole un piccolo sorriso mentre lei gli ridava la foto. 

"Ti senti un po' meglio adesso che sai che la tua mamma e il tuo papà stanno bene?" le chiese Kurt, alzandosi da terra. Lei fece segno di 'sì' con la testa. 

"Adesso che ne dici di tornare di là? Anche lo zio Blaine ci sta male"

Faith annuì. "Io voglio che lo zio Blaine sorride di nuovo. Non mi piace quando è triste" 

"Allora vai da lui e abbraccialo. Sono sicuro che tu riuscirai a farlo sorridere, tesoro" la rassicurò Kurt, andando ad aprire la porta della stanzetta. Indicò con un gesto teatrale l'uscita e Faith ridacchiò appena. 
Appena arrivò al corridoio che conduceva al salone, Faith camminò timidamente verso il divano su cui era seduto Blaine. Quest'ultimo, sentendo il rumore dei suoi passi, sollevò lo sguardo e lei notò che stava piangendo. 

"Tesoro" le disse Blaine con voce rotta dal pianto, allargando le braccia per accoglierla. Faith lo raggiunse di corsa e si gettò su di lui.

"Ti amo così tanto, piccola mia" sussurrò, accarezzandole il viso umido di lacrime. Faith poggiò la testa sulla sua spalla e si strinse a lui.

Kurt li guardò da lontano, sorridendo commosso. Sperava di riuscire a far parte di quel quadro un giorno. 

"Zio Blaine, adesso che mamma e papà non ci sono più sto con te?" chiese timidamente Faith, abbassando lo sguardo. 

Blaine le mise un dito sotto il mento e le fece alzare il volto per guardarla negli occhi. "Tu vuoi questo? Vuoi stare con me?"

"Sì, zio. Io voglio stare sempre con te" sorrise, mostrando i suoi dentini da latte perfettamente bianchi. 

E per la prima volta dopo quattro giorni, Blaine sorrise. Un sorriso spontaneo e felice, non malinconico o forzato. Era bellissimo. 

"Allora ti prometto che sarà così, tesoro mio" le rispose, dandole dei piccoli baci sulle sue guance paffute. Lei ridacchiò e lo abbracciò più forte.

Qualche lacrima scivolò sul viso di Kurt che si ritrovò a pensare che sì, un giorno avrebbe fatto parte di quella famiglia. Forse prima di quanto immaginava. 

***
E non lotterò mai per un compenso, 
lotto per amore, lotterò per questo


Blaine non sapeva come definire Kurt se non fantastico. Nonostante gli impegni di lavoro che lo tenevano occupato per gran parte del tempo, ogni qualvolta che finiva o aveva del tempo libero, stava con Blaine e Faith. 
Blaine davvero non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui. Kurt stava al loro fianco senza spazientirsi neanche un attimo, e li aiutava in qualunque modo potesse.

Kurt sapeva che era importante per Blaine e Faith. Anche se importante era riduttivo. C'erano volte in cui Blaine sembrava dipendere dalla sua presenza e Faith piangeva quando mancava per un giorno. 
Era una cosa che rendeva Kurt così orgoglioso e pieno di gioia, ma era anche qualcosa di troppo grande e spaventoso. A volte Kurt sentiva di non esserne all'altezza, pensava di non farcela.

Ma quando entrava in casa di Blaine, dopo una giornata lunga e stressante al lavoro, e veniva accolto da Faith che gli gettava le braccia al collo e gli proponeva con tono entusiasta i vari giochi che avrebbero potuto fare, e da Blaine che lo abbracciava e si affidava completamente a lui, tutto tornava a posto. 

***

Kurt bussò alla porta dell'appartamento di Blaine leggermente impaziente. Non vedeva l'ora di far stare meglio Blaine con il suo cibo preferito e far sorridere Faith con il suo nuovo puzzle 3D delle principesse.

Ma quando si aprì la porta, il sangue nelle vene di Kurt si congelò. Blaine aveva un'espressione distrutta, lo sguardo perso e il respiro irregolare per il pianto.

Kurt poggiò i sacchetti a terra e accolse Blaine nelle sue braccia, accarezzandogli dolcemente i capelli. Sapeva quanto quel gesto lo facesse rilassare.

"Blaine, cosa è successo?" gli chiese dopo qualche minuto di silenzio.

"I genitori di Crystal, loro..hanno..hanno" singhiozzò Blaine, stringendosi ancora di più a Kurt.

"Hanno portato via Faith" concluse in un sussurro.

Kurt si irrigidì e sciolse l'abbraccio, continuando a tenere le mani sulle spalle di Blaine.

"Non possono farlo. Adesso la andiamo a riprendere" annunciò Kurt con tono deciso, ma Blaine scosse la testa.

"No, Kurt. Hanno ottenuto la custodia temporanea" rispose debolmente Blaine, camminando verso il salone. Kurt chiuse la porta d'ingresso e lo seguì.

"Temporanea, Blaine. Non significa che otterranno la piena e totale custodia. Tu puoi prendere una contro parte e chiedere l'affidamento" gli fece notare, afferrandolo per le spalle per farlo fermare dal camminare nervosamente.

Blaine scosse la testa. "Lei merita una vita felice e serena. Non merita essere sbattuta da un tribunale all'altro, né una vita di stenti. Loro non le faranno mancare niente"

Kurt boccheggiò, incapace di dire qualcosa. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Faith era sempre stata la cosa più preziosa per Blaine. Era la sua prima nipotina, la prima ad avergli dato la gioia di essere chiamato 'zio'. E adesso era la creatura che doveva crescere e di cui voleva prendersi cura. 
Kurt non riusciva a unire il Blaine che guardava sempre con occhi lucidi e pieni d'affetto Faith, il Blaine che quando la metteva al letto, le leggeva sempre una storia o le cantava una canzone, il Blaine che le preparava con cura i vestiti, abbinandoli con i suoi, il Blaine che la portava al parco e allo zoo, il Blaine che non le faceva mancare nulla, da quel Blaine apatico e rassegnato. 

"No, non devi neanche dirlo. Tu le dai tutto. Le dai amore e serenità. La fai sentire speciale. Ti prendi cura di lei. Non puoi rinunciare così, Blaine" lo riprese fermamente, cercando il suo sguardo, ma Blaine lo teneva basso, quasi come se si vergognasse.

"Lei starà bene con i suoi nonni" replicò, stringendo nervosamente i lembi della maglietta fra le mani. 

"Vuoi davvero che Faith viva una vita come Crystal? Con dei genitori severi che mettono il lavoro e le apparenze al primo posto? Fra le braccia di una baby sitter e l'altra?" chiese Kurt, facendo sollevare immediatamente lo sguardo di Blaine che lo guardò imbarazzato.

"Dici che non vuoi farle mancare niente e forse oggettivamente parlando, hai ragione a dire che i suoi nonni potranno riempirla di vestiti, giocattoli, tutto ciò che vuole. Ma non potranno mai amarla come l'ami tu, Blaine. Mai" continuò Kurt, portando una mano sulla sua guancia e accarezzandogli uno zigomo. Blaine sospirò contro il suo palmo.

"Faith ha bisogno di te e tu di lei. Siete una famiglia, Blaine. Non abbandonarla. Lotta per lei" 

Blaine si lasciò sfuggire un singhiozzo e scoppiò a piangere. Kurt lo attrasse a sé, stringendolo in un abbraccio.

"Ssssh..andrà tutto bene, tesoro. Tutto bene" lo rassicurò, accarezzandogli affettuosamente la schiena e le spalle. Blaine si sciolse contro di lui, poggiando la testa nell'incavo del suo collo. 

"Ho paura di non esserne all'altezza" ammise Blaine in un sussurro e Kurt lo strinse più forte.

"E' normale, è una grande responsabilità. E' più che lecito che tu abbia i tuoi dubbi e le tue insicurezze, ma Blaine, qualunque genitore li ha" 

Blaine si irrigidì appena. "Già..con la sola differenza che io non sono un genitore" 

"Blaine, essere genitori non significa solo che tu debba mettere al mondo qualcuno. Essere genitori significa essere presenti, essere un punto di riferimento, una guida, un supporto; significa amare incondizionatamente. Ed è quello che tu sei per Faith. Solo perché non hai piantato il seme"- a questo punto entrambi si lasciano scappare una risatina-
"non significa che non sei un suo genitore" 

"Tu sei davvero incredibile, Kurt" sospirò Blaine, dandogli un bacio dietro l'orecchio. Kurt insinuò una mano sotto il tessuto della sua maglietta, grattando la pelle della sua schiena. Blaine mugolò e afferrò il suo lobo fra i denti, succhiandolo lentamente.
Kurt ansimò appena e fece scivolare le mani sul sedere di Blaine, fasciato dalla tuta. 

"Lascia che ti faccia sentire meglio" sussurrò, sfregando il naso lungo la linea della sua mascella resa ispida dalla ricrescita della barba.

Blaine annuì, lasciandosi trasportare da Kurt in camera da letto, mentre entrambi baciavano ogni centimetro di pelle scoperta.

***

"Salve, cerco il signor Smythe" disse Blaine alla receptionist del palazzo dove Sebastian aveva il suo ufficio.

"Ha un appuntamento?" chiese lei, cercando l'agenda fra vari fogli sparsi. Blaine notò il suo modo di fare impacciato e disordinato e sorrise appena quando lei gli rivolse uno sguardo di scuse.

"Melinda, circostanze particolari. Il signore qui presente non ha bisogno di prendere un appuntamento" la riprese la solita donna che stava alla reception, sorridendo a Blaine.

"Scusi signor Anderson, Melinda è appena arrivata" 

La ragazza arrossì imbarazzata e sistemò nervosamente dei fogli in una cartella. "Non c'è problema" rispose, sorridendo alla nuova arrivata per metterla a suo agio. Lei ricambiò il sorriso riconoscente.

Salutò le due donne e poi salì al sesto piano. La porta dell'ufficio di Sebastian era aperta, così entrò direttamente, senza neanche chiedere permesso.

"Uh, ma guarda un po' chi si vede" lo accolse Sebastian, restando comodamente seduto sulla sua poltrona. 

"Sebastian" lo salutò, prendendo posto di fronte a lui.

"La piccola peste come sta?" chiese l'avvocato, sorridendo. 

Blaine deglutì. "E'..è proprio di questo che ti volevo parlare"

Il sorriso sul volto di Sebastian sparì, vedendo la sua espressione.

"Cosa è successo?" 

"I genitori di Crystal hanno ottenuto la custodia temporanea di Faith" rispose Blaine, provando a restare calmo.

"E ovviamente vuoi fargli causa e prendere tu la custodia di Faith?" ipotizzò Sebastian, facendo annuire il suo amico. 

"Va bene, è fattibile. Questi solitamente sono procedimenti che richiedono mesi di tempo, ma io farò in modo che i tempi siano i più brevi possibile. Al momento, posso far in modo che anche tu abbia il diritto di stare con Faith, in attesa dell'udienza" spiegò Sebastian, rivolgendogli un piccolo sorriso d'incoraggiamento.

Blaine annuì. "Va bene, grazie"

 "C'è un'altra cosa"  disse dopo un po'. 

Sebastian fece un cenno con la testa, invitandolo a proseguire.

Blaine si mosse a disagio sulla sedia e prese un respiro profondo. Ne aveva parlato la sera prima con Kurt, che alla fine lo aveva guardato con occhi lucidi e gli aveva detto che era un'idea bellissima.

"Voglio poter adottare Faith come figlia"

Sebastian sbatté le palpebre incredulo e schiuse le labbra. 

"E'..fantastico" esclamò dopo la sorpresa iniziale.

"Quindi non credi che sia una cosa assurda?" chiese timidamente Blaine.

"No, no. Certo che no. E' davvero un passo così grande e significativo e io sono fiero di questa tua decisione" rispose Sebastian, sorridendogli. Blaine ricambiò e poi scosse la testa, ridacchiando nervosamente come se non riuscisse a credere di starlo facendo veramente.

"Se tutto andrà bene, sarò...padre" disse, pronunciando la parola 'padre' con incredulità ed emozione.

"Già. La cosa positiva è che la piccola ha già il cognome Anderson, quindi scartoffie in meno" scherzò Sebastian, maledicendosi l'istante dopo, non appena Blaine si irrigidì e il suo sorriso svanì. 

"Anche Cooper sarebbe fiero di te. Non c'è nessuno che possa crescere e amare Faith come farai tu" gli disse, le labbra increspate in un piccolo sorriso.

Blaine lo guardò riconoscente, gli occhi lucidi per l'emozione. "Posso contare sul tuo aiuto, avvocato Smythe?"

"Sempre" 


***
Io sono un guerriero, 
veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze


"Ho paura" ammise Blaine, tracciando con la punta delle dita linee immaginarie sul fianco di Kurt. Kurt gli mise due dita sotto il mento, facendogli alzare il volto per poterlo guardare negli occhi, nonostante la scarsa illuminazione.

"Sarei sorpreso del contrario. E' normale che tu sia spaventato e non starò qui a dirti che non ne hai motivo. E' così che va. Le paure esistono per essere superate. E tu, tu le supererai tutte" replicò Kurt, guardandolo intensamente, quasi a voler insinuarsi nella sua anima e offrirgli conforto. 

"Mi sento come se non meritassi una cosa bella e preziosa come Faith" sussurrò, distogliendo lo sguardo. 

"Questo non lo devi dire mai, Blaine. Non lo devi neanche pensare. Faith è il tuo tutto e tu sei il suo"

Blaine non rispose, poggiò la testa sul petto di Kurt e continuò ad accarezzare la sua pelle.

"Sai perché l'hanno chiamata Faith?" chiese dopo un po', la voce ridotta ad un sussurro. 

"No" 

"Prima di Faith, Crystal aveva avuto un'altra gravidanza. Al terzo mese ebbe un aborto e le dissero che non avrebbe potuto avere figli" iniziò a dire Blaine, mentre Kurt lo stringeva. 

"Ma Crystal e Cooper, loro..non si arresero mai. Continuarono a lottare e sperare giorno per giorno. Un anno dopo Crystal scoprì di essere incinta di Faith. Erano così felici" continuò, sorridendo tristemente. 

"Loro non hanno mai smesso di credere. Sai, credo sia un po‘ la caratteristica di Faith. Chiunque lotta per lei, senza perdere la fede" 

Kurt non disse nulla, semplicemente strinse Blaine cercando di trasmettergli quanto più amore possibile.

***

 "Zio!" gridò Faith, correndo fra le braccia di Blaine. Quest'ultimo la prese in braccio, barcollando appena. 

"Piccola mia. Mi sei mancata" sussurrò, mentre lei lo stringeva. 

"Anche tu. Tanto così" disse, scostandosi appena per allargare le braccia e indicare quanto 'tanto' le fosse mancato Blaine.

"Dov'è Kurt?" chiese Faith, guardandosi intorno.

"E' al lavoro. Ma stasera viene qui" rispose Blaine, mettendola a terra. 

Faith batté le mani allegra e corse verso il divano, buttandosi a peso morto. Blaine la rimproverò bonariamente e lei rise. 

"Guardiamo i cartoni?" chiese, levandosi le scarpe. Blaine annuì, prese il telecomando e si sedette accanto a lei. 
Il tempo di accendere la televisione e gli arrivò un messaggio da Kurt.

Location prenotata! Ho dovuto lottare con unghia e con denti per averla, ma ehi. Sono Kurt Hummel e quando voglio qualcosa la ottengo. 

Blaine rise leggermente all'immagine di Kurt che discuteva animatamente col proprietario del parco divertimenti per prenotare la sala.

Grazie. Non eri dovuto ad organizzare la festa di compleanno per Faith. Potevamo fare qualcosa solo noi tre, ma tu al solito, sorprendi sempre Mr Hummel.

Sono un uomo pieno di risorse e dovresti saperlo ;)
Ho anche comprato i tessuti per farle un vestito principesco! 


Kurt, non devi. Può mettere una tuta. Del resto dovrà andare sulle giostre e sui gonfiabili. 


Tuta? Una tuta per il suo quinto compleanno? Tu sei pazzo, Blaine Anderson. Quella bambina sarà la festeggiata più bella di sempre. Parola di Kurt Hummel.

Oh be, se lo dici te... 
Comunque quanto devo amare Faith se sono seduto sul divano a guardare con lei Adventure Time?

Blaine...tu ami quel cartone. Faith è solo una scusa. Infatti sono più che sicuro che sia stato tu a mettere su quel canale


...non è vero. Faith l'ha voluto. 

Sto ruotando gli occhi. Comunque, volevo passare in pasticceria visto che sono nei dintorni. Gusto della torta?

Non saprei. Qualcosa di classico, che piaccia ai bambini

Mmm..pan di spagna alla vaniglia con panna, fragoline di bosco e gocce di cioccolato?


Scusate tutti se il mio uomo è perfetto.

Blaine....

Stai arrossendo, vero? Adoro quando arrossisci.

Va a vedere Adventure Time, piccolo. 



***

"Un uccellino mi ha detto che una splendida bambina è qui" gridò Kurt, entrando in casa. Faith si alzò dal tappeto e corse verso di lui, saltandogli in braccio.

"Ciao splendore" la salutò lui, dandole un bacio sulla guancia. Con la piccola in braccio, andò verso la cucina, trovando Blaine che apparecchiava la tavola. 

"Ciao tesoro" lo salutò, sporgendosi per baciarlo. Faith gli tirò i riccioli per farlo staccare.

"Mio Kurt" disse, stringendo possessivamente le braccia intorno al suo collo.

"Piccola, chi ha voluto vedere Adventure Time?" le chiese Kurt, ghignando in direzione di Blaine. Quest'ultimo assottigliò lo sguardo e lo guardò minaccioso.

"Zio Blaine. Io volevo Masha e Orso" rispose lei, stringendo le labbra in un broncio.

Kurt guardò Blaine con espressione soddisfatta, continuando a ghignare. "Oh quanto è stato cattivo lo zio Blaine" l'assecondò, mentre Blaine lo guardava male.

"Ok, basta. E' capitato quel canale e ho lasciato lì. Adesso andate a lavarvi le mani che è quasi pronta la cena" li interruppe Blaine, tornando a prestare attenzione alle lasagne in forno.

"Agli ordini" disse Kurt e Faith portò una mano sulla fronte, mettendosi sull'attenti. 

Blaine li guardò andare in bagno mentre ridevano, -di lui perché quei due si divertivano da matti a prenderlo in giro-, e pensò che nonostante si sentisse morire dentro, perché non aveva superato la morte di Crystal e Cooper -non sarebbe mai riuscito a farlo. Come avrebbe mai potuto superare una tragedia come quella?-, perché era una grande responsabilità prendersi cura di una bambina così piccola e il futuro sembrava così pieno di impegni e a volte così spaventoso che pensava di non riuscire a farcela, ma poi bastava guardare Faith che rideva con innocenza e purezza, e Kurt che, nonostante il peso del lavoro e di tutta quella situazione, trovava sempre il modo di farlo sorridere, e allora Blaine si sentiva l'essere più forte del mondo. Perché aveva un uomo meraviglioso al suo fianco e una bambina che era tutta la sua vita e che contava, dipendeva da lui. Ed era tutto quello che serviva per fargli stringere i denti e andare avanti. 

***

La festa andò più che bene e Kurt ne fu davvero soddisfatto. Si era impegnato tanto affinché riuscisse a far divertire Faith. E il suo sorriso continuo lo riempì di gioia e orgoglio, più di tutti i complimenti ricevuti dai vari genitori degli invitati.

Faith crollò non appena poggiò la testa sul cuscino, stanca e appagata dalla sua festa di compleanno. 

Blaine abbracciò Kurt da dietro, dandogli un bacio sul collo. "Grazie. E' stato tutto fantastico e non ho mai visto Faith così felice. Non dovevi" gli disse, sfregando il naso sulla sua pelle.

Kurt poggiò le mani su quelle di Blaine adagiate sul suo stomaco, e intrecciò le loro dita. "Volevo farlo. Si meritava un bellissimo compleanno"

"E lo ha avuto. Tu sei davvero straordinario, Kurt Hummel" 


***
Ti riparerò da inganni e maldicenze 
e ti abbraccerò per darti forza sempre

Ti darò certezze contro le paure
per vedere il mondo oltre quelle alture




Passò un mese prima che avvenisse la prima udienza in cui Blaine chiedeva la custodia e l'adozione di Faith. 

Sto per entrare in aula. 

Andrà tutto bene, Blaine. Fai dei respiri profondi e mantieni la calma. 

E se mi negassero la custodia? Prima ho visto Sebastian..non mi è piaciuta la sua espressione.

Blaine, non sarà definitiva. Ci saranno altre udienze in cui puoi dimostrare che non c'è persona migliore di te per crescere Faith.

Vorrei che tu fossi qui. Mi sento al limite.

Anche io vorrei esserci. Non potevo mancare a questo impegno di lavoro, altrimenti giuro che avrei mollato tutto

Lo so, ma non te lo avrei chiesto comunque di rinunciarci. Stai già rinunciando a molte cose

Blaine, non sto rinunciando a niente. Sto vivendo la mia vita esattamente come voglio. 

Adesso devo entrare. Ci sentiamo dopo

In bocca al lupo! Mantieni la calma, qualunque cosa accada. 


***

"No. Voglio stare con zio Blaine" gridò Faith, mentre i suoi nonni la portavano via dal tribunale.

Blaine la guardò andare via, sapendo di non poter fare nulla. Il giudice aveva momentaneamente deciso che la custodia di Faith restava ai signori Foster, tuttavia Blaine poteva passare tre giorni a settimana con lei. 

Faith si agitò e si liberò dalla presa dei suoi nonni, correndo verso Blaine, che si abbassò sulle ginocchia e l'accolse fra le sue braccia.

 "Avevi promesso che stavamo insieme per sempre" singhiozzò, guardandolo arrabbiata e ferita. Blaine si sentì morire. 

"Amore, ascoltami. E' giusto che tu stia anche con i nonni. Loro ti vogliono bene, sei la loro nipotina. Noi ci vediamo domenica. Io e Kurt ti verremo a prendere e andiamo allo zoo, va bene piccola mia?" la rassicurò, asciugandole le lacrime. 
Faith annuì e Blaine le sorrise incoraggiante, nonostante stesse per scoppiare.

"Adesso vai. Mi prometti che farai la brava?"

"Prometto"

"Brava la mia bambina" le disse, dandole un bacio sulla fronte, stringendo forte gli occhi per non piangere. 

Faith tornò a testa bassa dai suoi nonni, porgendogli le mani. 

Blaine la guardò andare via con le lacrime che rendevano la sua vista appannata e con un macigno posato sul suo petto, proprio all'altezza del cuore.

***

Blaine rientrò in casa, troppo vuota e silenziosa senza Kurt e Faith in giro, e sospirò tristemente. Si sentiva solo e vulnerabile. Era facile non pensare quando aveva le sue due ragioni di vita a tenergli compagnia. 
Andò in camera da letto, prendendo uno scatolone dall'armadio. L'aprì e prese il primo album fotografico che riportava la scritta 'Anderbros'. 

Passò l'intero pomeriggio a sfogliare un album dopo l'altro, soffermandosi sulle foto che ritraevano lui e Cooper, sfiorando distrattamente l'immagine sorridente di suo fratello, mentre calde lacrime scivolavano sul suo viso.

***

Dall'altro lato della città, Kurt si inginocchiò sul marmo, sfiorando con le dita l'incisione 'Cooper Anderson. Figlio e fratello adorato, fedele marito, padre esemplare' 
'Crystal Foster-Anderson. Moglie e madre adorata'


"Ehi CriCri" disse, facendo un piccolo sorriso.Poteva sembrare stupido parlare ad una lapide, ma Kurt era abituato a farlo con quella di sua madre e Finn, e sentiva il bisogno di creare una connessione anche con Cooper e Crystal.
"Posso sentire il tuo sguardo da stronza addosso, giuro. So che detesti quando ti chiamo così, ma del resto ci siamo sempre punzecchiati io e te. Mi manchi tanto, Cri. Sai, continuo a sperare di trovarti nel mio ufficio con due bicchieri di caffè, pronta a spettegolare di tutto e tutti. Dovevi vedere come si è vestita la scorsa settimana la signora Evan. Lavora in una casa di moda e si veste in modo così osceno e pacchiano. 
E' assurdo, ma mi sono girato e ti ho vista lì al mio fianco mentre la guardavi con un sopracciglio alzato, sconvolta, e poi ho sentito la tua risata" raccontò Kurt, sorridendo fra le lacrime. Poi si voltò verso la lapide di Cooper.

"Ehi, Coop. Manchi tanto, lo sai? E' difficile senza di te. Ci sono notti in cui Blaine si sveglia gridando il tuo nome e poi scoppia a piangere. Ogni sera Faith si mette in ginocchio sul pavimento, poggiando i gomiti sul suo lettino, fa il segno della croce e parla con te e Crystal. E' piccola eppure capisce che non vi rivedrà più. Mancate ad entrambi, mancate a me"

"Non ho mai ringraziato abbastanza te e Crystal per avermi fatto conoscere Blaine. Ricordi cosa mi hai detto quando siamo andati al nostro primo appuntamento? 'Mi raccomando, Kurt. Prenditi cura del mio schizzo'. E giuro che lo sto facendo. Mi sto prendendo cura di lui e di Faith. Sto facendo del mio meglio. Non so se è affrettato dirlo, ma li amo. Blaine non lo sa...non gliel'ho ancora detto. Lui vuole adottare Faith come sua figlia. Io credo che sia una cosa grandiosa. E sto pensando che voglio crescere Faith con Blaine. Voglio vivere con loro. Ho paura perché è qualcosa più grande e forte di me, eppure mi sembra così giusto"

***
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
con il mio mantello asciugherò il tuo pianto 


"Come è andata?" chiese Kurt speranzoso, non appena sentì Blaine e Faith rientrare. Si asciugò le mani su un canovaccio e andò nel salone sorridendo, ma il suo sorriso svanì non appena vide Faith piangere fra le braccia di Blaine, mentre lui le riempiva il viso di piccoli baci. 

"Cosa è successo?" domandò Kurt, conducendoli verso il divano. Si sedettero e Faith continuò a restare abbracciata a Blaine.

"E' stato terribile. I genitori di Crystal hanno fatto una scenata gridando cose ben poco gradevoli" rispose Blaine, continuando a coccolare Faith. 

"Cosa hanno detto? Anche se da delle persone ristrette di mente come loro non è difficile immaginarlo" disse Kurt e Blaine annuì, confermando la sua teoria.

"Hanno detto che, essendo gay, porrei Faith al centro di situazioni spiacevoli che rovineranno la sua vita. Perché secondo loro 'quale figlio vorrebbe avere un genitore gay?'. Sebastian ha obiettato e il giudice glielo ha accordato, dicendo che non è qualcosa che possa risultare un problema per crescerla. Ma loro hanno detto che sono preoccupati del mio stile di vita promiscuo” sbuffò Blaine, ridendo amaramente. 

“Il giudice ha chiesto loro cosa intendessero con promiscuo e loro hanno risposto: ‘signor Giudice, tutti sappiamo lo stile di vita degli omosessuali. Pensa davvero che ci siano le condizioni adatte per crescere una bambina?’” 

Kurt dovette sforzarsi per non mostrare il suo ribrezzo, ma non ci riuscì. “E’ assurdo” fu l’unica cosa che riuscì a dire e Blaine scrollò le spalle.

“Fortunatamente il giudice li ha contraddetti, dichiarando anche che sua figlia e la sua compagna aspettano un bambino. Almeno sul punto ‘omosessualità’ non ci saranno problemi” 

“Deve essere stato orribile sentirsi dire quelle cose. Mi dispiace così tanto” disse Kurt, accarezzandogli un braccio. Blaine gli diede un bacio sulla mano e sorrise appena.

“Non mi importa che mi hanno insultato. Voglio dire, dopo tanti anni ci fai l’abitudine. Mi ha dato fastidio che l’hanno fatto davanti a Faith” replicò, abbassando lo sguardo verso sua nipote che si era addormentata sul suo petto. 

“Lei..dovevi vederla, Kurt. Si è messa a piangere e a gridare che voleva stare con me e te. Alla fine hanno rimandato l’udienza fra tre settimane” aggiunse, sospirando. 

Kurt poggiò la testa sulla sua spalla e Blaine sorrise. Sarebbe voluto restare per sempre in quel modo. Fra le sue due ragioni di vita.

“Blaine?” lo chiamò dopo un po’ Kurt.

“Sì?”

Kurt alzò il volto in modo da poter guardare Blaine.

“Io..posso venire con voi alla prossima udienza?” chiese nervosamente, mordicchiandosi il labbro inferiore.

Blaine boccheggiò sorpreso. “T-tu vuoi venire?” chiese incredulo.

Kurt fece un piccolo sorriso e annuì. “Sì, voglio esserci. Te l’ho già detto Blaine. Non ti lascerò affrontare tutto questo da solo. Se non è un problema, voglio entrare in quell’aula mano nella mano con te e stringertela per tutto il tempo” rispose, tenendo lo sguardo incollato a quello di Blaine.

“Va bene, anzi più che bene. Anche Faith ne sarà felice” disse Blaine, sorridendo.

“Riusciremo a vincere, Blaine. Lo faremo insieme” 

***

“Buon sesto mesiversario” esclamò Kurt, non appena Blaine entrò in cucina. Quest’ultimo spalancò gli occhi, sorpreso e meravigliato dall’atmosfera che Kurt aveva creato.

“ Ma..manca ancora una settimana” borbottò, ancora confuso.

“Lo so. Ma ho pensato che potessimo anticiparlo. Del resto, esattamente sei mesi fa abbiamo deciso di essere un noi. La settimana dopo siamo andati al nostro primo appuntamento. Quindi, non è sbagliato festeggiarlo una settimana prima” spiegò Kurt, sorridendogli.

“Sì, ma..aspetta. Sesto. L’ultima volta che ti ho fatto gli auguri era il quarto. Io- ho dimenticato il nostro mesiversario. Come fai a non odiarmi? Oddio, Kurt. Come puoi stare con m-” disse Blaine con voce sempre più stridula, ma Kurt lo bloccò dandogli un veloce bacio sulle labbra.

“Sssh, dolcezza. Va tutto bene. Non è successo niente” lo tranquillizzò, portando una mano sulla sua nuca e iniziando a giocherellare con i suoi ricci.

Blaine si tirò indietro, guardandolo sconvolto. “Io l’ho scordato. Ho scordato una data importante per noi”

“Blaine, tesoro, calmati. Non importa. Era..c’è stata la commemorazione di Cooper e Crystal” lo rassicurò Kurt.

Blaine realizzò solo in quel momento che quello che era il giorno che aspettava con ansia ogni mese, adesso era diventato un giorno da scordare.

“N-no. Capisci cosa intendo quando dico che meriti di più di questo? Per il quarto mese insieme ti sei ritrovato a fare da baby-sitter, per il quinto sei stato completamente ignorato e non hai avuto neanche un misero ‘auguri‘. Niente.” disse Blaine tutto d’un fiato, passandosi le mani fra i capelli e stringendoli forte.

“Ehi. Fermo, fermo” lo riprese Kurt, afferrandogli i polsi. Accarezzò dolcemente il dorso delle mani, facendogli sciogliere la presa, dopodiché intrecciò le loro dita. 

“Non è un problema. Neanche io ci ho pensato in quel giorno” 

Blaine lo guardò in modo scettico.

“Dico sul serio. Ci ho pensato il giorno dopo, ma non fa niente, davvero” lo rassicurò Kurt, facendogli un piccolo sorriso. Il suo cuore si spezzò quando Blaine non ricambiò. Sembrava così arrabbiato con sé stesso.

“Sarà sempre così, non capisci? Non posso farti questo”

“Che ne dici se adesso ti calmi un po’, ci sediamo e ceniamo prima che il cibo si raffreddi?” propose Kurt, sporgendosi per dargli un bacio, ma Blaine si scansò, continuando comunque a tenere le loro mani intrecciate. 

“Ascolta, possiamo festeggiare oggi invece che la prossima settimana. Stavolta e per i mesi successivi. Alla fine sembravamo una coppia prima che decidessimo di creare qualcosa” ridacchiò Kurt, provando ad alleggerire la tensione. 

“Perché non riesci a vedere in cosa ti sei cacciato?” quasi gridò Blaine, sull’orlo dell’esasperazione. Sembrava distrutto. 

“Blaine, vedo ciò che in cui mi sono ‘cacciato’. E quello che vedo mi piace. Mi fa battere il cuore, mi fa sentire importante, mi emoziona, mi completa” rispose Kurt, stringendogli le mani e sorridendogli dolcemente. 

Blaine lo guardò con occhi lucidi e sospirò. “Davvero provi questo stando con me e Faith?” chiese incredulo, come se non riuscisse a capacitarsi di quello. Lui si sentiva un peso per Kurt e aveva paura di aver caricato anche Faith sulle sue spalle. 

“Pensavo fosse ovvio. Altrimenti per quale altro motivo sarei qui?”

Blaine si strinse nelle spalle e a Kurt sembrò così indifeso e vulnerabile che sentì qualcosa di pesante premere contro il suo petto. 

“Sarò sincero. Non avrei mai immaginato di potermi trovare in una situazione del genere. Ma posso dire che, anche se le condizioni non sono le migliori, io sono felice, Blaine. Ho trovato te e Faith. E ti giuro, ti giuro che lotterò fino alla fine al vostro fianco” disse Kurt con fermezza, perdendosi nello sguardo adorante di Blaine. Era bellissimo.

Ma la cosa più bella fu vedere le sue labbra stendersi lentamente in un sorriso luminoso. 

C’erano così tante cose che Blaine avrebbe voluto dirgli, ma non era il momento giusto. Quindi si limitò a condurlo verso il tavolo, a scostargli la sedia per farlo sedere e a baciarlo, cercando di esprimergli tutta la sua gratitudine e il suo amore.

***
E amore il mio grande amore che mi credi
vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
e resterò al tuo fianco fino a che vorrai
ti difenderò da tutto non temere mai


“Amore, puoi venire un attimo?” chiese Blaine a Faith, aspettandola sul divano. La piccola si precipitò da lui e saltò al suo fianco. Blaine le lanciò uno sguardo d’ammonimento e lei ridacchiò. 

“Scusa. Non lo faccio più” disse ed entrambi sorrisero consapevoli che lo avrebbe rifatto. 

“Allora, volevo chiederti una cosa. Ho intenzione di chiedere a Kurt di trasferirsi con noi, visto che ormai passa tutto il suo tempo qui. A te sta bene se Kurt sta sempre con noi?” le chiese, nonostante sapesse che Faith adorava Kurt. 

“Sìììì!” rispose lei, battendo le mani felice. Blaine sorrise e l’abbracciò.

“Allora glielo chiediamo insieme, va bene? E se dice sì, andremo a casa sua e lo aiutiamo con gli scatoloni” 

Blaine e Faith aspettarono Kurt , ma dell’uomo neanche l’ombra. Blaine fece mangiare la piccola, in quanto si lamentava di avere fame.

Ehi. Sei ancora a lavoro?

Blaine, oddio. Scusami. Ho avuto un impegno improvviso e non ho avuto tempo di avvisarti. Voi cenate pure. Scusami.

Tranquillo, lo capisco. Faith ha già cenato. Io ti aspetto 

Credo che perderò un’altra mezz’ora più il tempo della strada. Tu mangia nel frattempo. Lasciami un po’ di cibo! Farò il prima possibile, giuro <3 


Va bene, dolcezza. Fai presto. Dopo la cena ti aspetta il dessert ;)

..Blaine. 

Davvero. Io e Faith abbiamo fatto una crostata ai frutti di bosco! 

Fra meno di un’ora sarò a casa.


***

“Diglielo, dai diglielo. Diglielo” continuò a ripetere Faith, muovendosi impaziente sulla sedia.

“Dirmi cosa?” chiese Kurt, guardando curioso i due. 

“Io e Faith ne abbiamo parlato qualche giorno fa. Ho aspettato che anche lei fosse con me per potertelo chiedere. Visto che passi tanto, tantissimo tempo qui con noi, pensavamo che..ecco..se tu vuoi, puoi..” farneticò Blaine, improvvisamente nervoso.

Faith sbuffò. “Vuoi venire a vivere qui con noi?” chiese al posto di suo zio e Blaine la guardò sconvolto. Era stata breve e diretta. Niente balbettii o insicurezze. Il bello di essere bambini.

“Già. Grazie dell’aiuto, piccola” le disse e lei gli sorrise, dopodiché tornarono a guardare Kurt che aveva un’espressione stupita.

“Oh..io, mi piacerebbe” Il volto di Faith si illuminò a quelle parole, ma Blaine sapeva che stava per arrivare un ‘ma’.

“..ma mi sto trasferendo da un‘altra parte. Ho trovato un appartamento che mi permetterà di stare più vicino a voi e raggiungere più facilmente l’ufficio” aggiunse, guardandoli con espressione dispiaciuta. 

Blaine fece un piccolo sorriso per rassicurarlo e abbassò lo sguardo per non mostrare la sua delusione, nonostante fosse percepibile. 

Faith invece quasi si mise a piangere. “Allora non stai più con noi?” piagnucolò, guardandolo con occhi pieni di lacrime.

“Starò sempre con voi, tesoro. Anzi adesso posso venire in pochi minuti” la rassicurò, ma lei si alzò dalla sedia e corse nella stanzetta, sbattendo forte la porta.

“Mi dispiace. Avrei dovuto parlartene prima e qualora avessi detto di sì, te lo avrei chiesto con Faith” di scusò Blaine e Kurt lo fermò.

“Ehi, no. Sono io a doverti chiedere scusa. Te ne avrei dovuto parlare, ma mi hanno dato conferma solo ieri. Ho già firmato il contratto” replicò Kurt, spostando il peso da un piede all’altro a disagio. 

“Va bene. Non è un problema. Non dovevo neanche chiedertelo. Stai già rinunciando a tante cose, non dovevo chiederti di rinunciare anche a quel poco di libertà che hai. Scusa” farneticò Blaine mortificato e qualcosa dentro Kurt si spezzò. 

“Vuoi smetterla? Non sto rinunciando proprio a niente. Quando cazzo ti entrerà in testa?” sbottò e Blaine si ritirò appena, incrociando le braccia al petto.

“Oh scusa tanto se mi preoccupo per te. Scusa tanto se voglio che tu abbia il meglio. Scusa tanto se non voglio che ti accontenti” ribatté Blaine, alzando il tono di voce.

“Ma non capisci che tu sei tutto per me? Non mi sto accontentando. Ho trovato qualcosa di unico e prezioso e mi fa rabbia che tu non riesca a capirlo. Non ti dimostro abbastanza quanto tu e Faith significate per me?” chiese quasi gridando.

“Basta” sentirono urlare da Faith che li guardava con le lacrime agli occhi. “Smettetela di litigare” aggiunse con voce più calma.

“Amore, scusaci” Blaine sospirò, allungando una mano verso Faith che la prese subito. 

“Ho bisogno di prendere un po’ d’aria” disse Kurt, camminando velocemente verso la porta d’ingresso, lasciando Blaine e Faith ancora confusi dal suo comportamento.

***

Kurt, posso capire che tu sia arrabbiato. Ma ti prego, puoi tornare? Faith non ha smesso un attimo di piangere. Pensa che tu sia andato via per sempre.

Puoi almeno chiamare e dirle che va tutto bene? Non so che fare, giuro. Ho bisogno di te, Kurt. 

Mi dispiace di aver alzato la voce con te. Torna a casa, ti prego. 


Subito dopo aver inviato il messaggio, sentì bussare alla porta. Si chiese perché Kurt avesse suonato e non aperto con la copia della sua chiave, ma lasciò stare. Si alzò di scatto dal letto e andò ad aprire, pronto a gettarsi fra le braccia di Kurt. Ma quando aprì la porta, non c’era Kurt. Una donna sulla quarantina, con una cartella in mano stava in piedi di fronte a lui.

“Salve. Il signor Anderson?” chiese, squadrandolo dalla testa ai piedi.

Blaine si mosse leggermente a disagio. “Sì, salve. Lei è..?”

“Sono la signora Mill, sono l’assistente sociale che ha mandato il tribunale” si presentò, allungandogli una mano. Blaine la strinse educatamente e si scansò per farla entrare in casa.

“Prego, si accomodi” 

La donna entrò e si guardò intorno, tirando fuori dalla giacca del tailleur una penna. 

“La bambina è con lei oggi?” chiese, continuando a guardarsi intorno e scrivere sulla cartella. 

“Sì. Sta facendo il suo riposino pomeridiano” rispose Blaine.

“Posso offrirle qualcosa? Acqua, caffè, tè?” propose cordialmente Blaine, e la donna annuì. 

“Un bicchiere d’acqua andrà più che bene. Lei nel frattempo può svegliare la bambina?” 

Blaine stava per obiettare perché non voleva disturbare Faith, ma capiva che l’assistente sociale dovesse vederlo interagire con lei. 

Blaine fece accomodare la donna sul divano, portandole un bicchiere d’acqua, dopodiché andò nella stanzetta di Faith.

“Amore, svegliati” le disse, scuotendole dolcemente una spalla. Lei mugugnò infastidita e strinse ancora di più il cuscino. 

“Piccola, dai alzati. E’ importante” aggiunse, continuando a scuoterla. 

“C’è Kurt?” chiese lei, sbattendo lentamente le palpebre e sbadigliando assonnata. 

“No..lui credo sia a lavoro. C’è una signora che è venuta per vedere come viviamo insieme ed è importante perché se tutto va bene, lei dirà che tu puoi stare qui con me per sempre” le spiegò dolcemente, raccogliendole i capelli in una coda. 

“Posso portare Tarti con me?” domandò, indicando il suo peluche a forma di tartaruga. Blaine sorrise e annuì. Dopo aver preso il peluche, Faith e Blaine andarono nel salone.

“Ciao” salutò timidamente Faith. La donna le sorrise. 

“Ciao piccola. Possiamo parlare io e te?” le chiese, invitando Blaine con lo sguardo a lasciarle sole. Faith guardò suo zio come a chiedergli cosa dovesse fare. Blaine annuì e andò in cucina a preparare un caffè. 

“Tarti può restare?” domandò Faith, mostrando il suo peluche. 

“Certo” rispose l’assistente sociale, per poi picchiettare le dita sul posto accanto a lei. Faith stava per saltare sul divano come faceva sempre, ma poi pensò a ciò che le aveva detto Blaine. Quell’incontro era importante per farli stare insieme, e lei non voleva rovinare tutto, così si sedette compostamente. 

“Allora, ti piace stare con lo zio Blaine?” le chiese la donna e Faith annuì, sorridendo.

“Sì. Lui gioca sempre con me e mi canta tante canzoni. E’ bravissimo a cantare e a suonare il piano” disse contenta e la donna sorrise. 

“Anche tu canti?” le chiese l’assistente, le labbra stese in un piccolo sorriso d’incoraggiamento per farla sentire a suo agio.

“Sì. E a volte suono anche il piano” rispose orgogliosa.

“E come giocate?” continuò a chiederle.

“Con le costruzioni, oppure con il puzzle delle principesse che mi ha regalato Kurt” 

“Chi è Kurt?”

“Lui è il fidanzato dello zio. Ed è mio amico” rispose lei, sorridendo. 

“E dov’è adesso? Lui non vive qui con voi?” 

Faith abbassò lo sguardo e giocherellò nervosamente con la zampa del peluche e non rispose.

“Allora?” incalzò l’assistente sociale, ma Faith continuò a restare in silenzio. 

“Ci sono stati problemi fra questo Kurt e tuo zio Blaine?”

“Non credo sia qualcosa da chiedere ad una bambina di cinque anni” si intromise Blaine, provando ad essere cortese. 

“Signor Anderson, era una domanda piuttosto semplice” replicò la donna, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Ma non rilevante” ribatté Blaine, continuando a restare sulla soglia della cucina. 

“Veramente lo è, signor Anderson. Dal momento che se la bambina si trasferirà qui con lei, è necessario sapere che rapporti ci sono con il suo attuale ragazzo” 

“Il mio compagno lavora nella stessa casa di moda dove lavorava la madre di Faith. E no, non vive con noi” rispose prontamente.

“Come mai non si è trasferito qui?”

“Non lo so. Non ne abbiamo parlato” mentì Blaine e lanciò un’occhiata a Faith che continuava a tenere lo sguardo sul suo peluche. 

“Questo Kurt passa molto tempo qui con voi?” 

“Sì” si intromise Faith. “Anche lui gioca sempre insieme a me. E prepara i biscotti più buoni. Per il compleanno mi ha cucito un vestito” rispose fieramente, guardando Blaine che le sorrise. 

“Se passa tanto tempo qui con voi e non ci sono problemi, perché non si trasferisce qui?” continuò a chiedere l’assistente e Blaine dovette trattenersi per non mostrare quanto fosse infastidito.

“Kurt è uno stilista e spesso lavora a casa e ha bisogno di parecchio spazio. Spazio che io non ho” rispose, stringendosi nelle spalle.

La signor Mill si guardò velocemente intorno. “Lo vedo” commentò freddamente.

“Con questo cosa vorrebbe insinuare?” disse Blaine, scattando sulla difensiva.

L’assistente sociale non rispose, chiudendo la cartellina. 

“Per il momento abbiamo finito qui” annunciò, alzandosi dal divano. Blaine l’accompagnò all’ingresso e l’aprì la porta.

“Signor Anderson” lo salutò, uscendo da casa.

“Arrivederci” rispose Blaine, chiudendo la porta. 

“Mi porteranno via da te, non è vero?” chiese Faith, rannicchiandosi su sé stessa, guardandolo con occhi lucidi.

Blaine sospirò. “Non lo permetterò, tesoro mio” la rassicurò, prendendola fra le sue braccia. 

“Non lascerò che nessuno ti porti via da me” 

***
Non temere il drago,
fermerò il suo fuoco
niente può colpirti dietro questo scudo


Kurt rientrò a casa, sentendo Blaine e Faith canticchiare in cucina, probabilmente Blaine stava preparando la cena.

Kurt sorrise e, facendo il meno rumore possibile, li raggiunse.

“Ehi” disse, restando sulla soglia della cucina. Entrambi si zittirono e si voltarono verso di lui. Kurt alzò timidamente una mano e li salutò. 

Blaine gli fece un cenno con la testa, tornando poi ad occuparsi dei maccheroni al formaggio che aveva in padella. Kurt provò a non mostrare la sua delusione quando neanche Faith lo considerò.

“So che siete entrambi arrabbiati con me e lo capisco” iniziò a dire, chiamando la loro attenzione. “Mi dispiace di essermene andato via in quel modo e di aver ignorato i tuoi messaggi, Blaine. Io..c’è una cosa che voglio farvi vedere” continuò, facendo qualche passo nella cucina, fino ad arrivare al tavolo. 

“Domani possiamo uscire tutti e tre insieme?” propose, facendo un piccolo sorriso nervoso.

“Kurt, non puoi andartene in quel modo, far piangere Faith, ignorare i miei messaggi, farmi preoccupare, tornare e proporre di uscire come se niente fosse” rispose duramente Blaine, mettendo nei piatti la cena con fin troppa forza, tanto che si scottò la mano. 

Kurt si mise al suo fianco, levandogli la padella dalle mani. Dopodiché bagnò un canovaccio e lo avvolse intorno alla sua mano lesionata. 

“Stai così. Io vado a prendere la pomata per le scottature” gli disse, facendolo sedere prima di andare in bagno e prendere il tubetto di crema. 

Ritornò e tolse il panno umido, spremendo un po’ di pomata sulle sue dita. Prima di poggiarla sulla bruciatura, portò la mano alle sue labbra e la baciò dolcemente. Blaine inspirò bruscamente a quel gesto, ma non disse niente. Kurt picchiettò la crema sulla scottatura, stendendola poi con movimenti circolari. Dopodiché la fasciò con della garza, così da tenerla protetta. 

“Grazie” disse Blaine, accennando un sorriso. Kurt gli scostò un ricciolo dalla fronte, accarezzandogli con la punta delle dita la tempia, fino ad arrivare alla guancia. 

“Potete venire con me? E’ importante” sussurrò Kurt e non seppe perché lo stesse facendo. Non c’era motivo di sussurrare, ma aveva paura che se avesse parlato con un tono di voce normale, avrebbe spezzato quella connessione che si era creata con Blaine.

Quest’ultimo esitò, ma lo sguardo implorante di Kurt lo portò ad annuire.

Kurt si lanciò su di lui e lo abbracciò, facendolo barcollare appena. “Grazie, grazie, grazie” ripeté, dandogli dei baci sonori sulla guancia. 
Faith ridacchiò e batté le mani, contenta di vederli di nuovo felici.

***

Kurt scese dalla macchina, aspettando impaziente che Blaine e Faith facessero lo stesso. Li prese per mano e li condusse lungo il vialetto in marmo, fino ad arrivare sull’erba. 

Blaine e Faith  guardarono intorno stupiti. Una gran distesa di verde li circondava; al centro del giardino si ergeva una struttura a due piani, con balconi e finestre ad ogni lato. La casa era ancora spoglia e in fase di ristrutturazione, così come la piscina di fianco. 

“Wow” commentò Faith, guardando dei piccoli cespugli con fiori rosa.

“Perché siamo qui?” chiese Blaine, voltandosi a guardare Kurt che sorrideva emozionato. 

“Ok, tenterò di non girarci intorno” disse, per poi prendere un respiro profondo.

“Blaine, Faith.. Benvenuti a casa” esclamò, guardandoli in un misto di euforia e agitazione.

“C-casa? Ma tu non ti stai trasferendo in un appartamento?” domandò Blaine, assumendo un’espressione confusa.

Kurt si mordicchiò l’interno del labbro. “Io..ho mentito. Ho comprato questa casa tre settimane fa. Per noi” spiegò, sorridendo incerto.

“T-tu..hai comprato una casa per noi”? ripeté incredulo, sentendo le mani cominciare a tremare dall’emozione.

Kurt arricciò le labbra in un sorriso colpevole. “Sì. L’ho vista e ho pensato che fosse perfetta per noi tre” ammise, abbassando lo sguardo, improvvisamente insicuro. Blaine gli mise due dita sotto il mento, facendogli alzare il volto, incrociando i loro sguardi.

“E’ perfetto. Tu lo sei. E io e Faith saremmo onorati di venire a vivere con te” lo rassicurò Blaine, accarezzandogli una guancia.

“Veniamo qui?” quasi gridò Faith, guardandoli emozionata. Entrambi annuirono e lei saltò letteralmente dalla gioia, coinvolgendo anche Kurt e Blaine.

“Allora dobbiamo darci da fare” esclamò Kurt, prendendo entrambi per mano e conducendoli dentro casa.

“E’ enorme” commentò Faith, guardando le stanze vuote.

“Cosa dobbiamo fare?” domandò Blaine.

Kurt sorrise, indicando loro dei barattoli con varie tinte per dipingere i muri e pennelli di varie dimensioni. 

***

Kurt, Blaine e Faith stavano dipingendo la stanza di quest’ultima che aveva scelto come colori il rosa e il glicine. 

“La mia stanza è la più bella” disse Faith, passando un pennello piccolo in un angolo di muro. Kurt la stava facendo tingere tranquillamente, indicandole le parti  dove sarebbero stati i mobili quindi anche se non veniva perfetta o con delle sbavature, non era importante. L’importante era vederla felice. 

Blaine passò il rullo per uniformare tutto il colore, mentre Kurt tracciava il nome Faith con il glicine sopra la parete rosa. Faith lo guardò emozionata, dando un bacio rumoroso sulla guancia di Kurt. 

Blaine li guardò e sorrise, rimproverandoli di averlo lasciato da solo a lavorare. 

“Oh..sei sporco” disse ad un tratto Kurt, osservandolo seriamente.

“Dove?”

“Proprio qui” rispose Kurt, tracciando una scia colorata sulla punta del suo naso. 

Blaine non fece in tempo ad assumere un’espressione sconvolta, che gli si avvicinò Faith.

“Anche qui, zio” aggiunse, sporcandogli il braccio, per poi ridacchiare insieme a Kurt.

Blaine li guardò minaccioso e le sue labbra si stesero in un ghigno. Prese un barattolo di colore, intingendo il pennello e poi si lanciò su di loro. Kurt e Faith corsero per i due lati opposti della stanza, mentre Blaine li inseguiva, con il pennello inzuppato di colore come arma.
Lasciò una macchia sulla spalla scoperta di Kurt e una sulla gamba di Faith. Da quel momento i tre cominciarono ad inseguirsi e sporcarsi di rosa e glicine, con il fiato corto per le risate. 

***
Lotterò con forza contro tutto il male
e quando cadrò tu non disperare
per te io mi rialzerò


Non appena Blaine e Faith uscirono di casa, Kurt si gettò a peso morto sul divano, passandosi una mano fra i capelli. Prese il cellulare e inviò una chiamata a suo padre.

"Pronto?"
"Ciao papà"
"Figliolo. Come stai?"
"Sto bene"
"Kurt.."
"Voi a casa tutto bene?"
"Tutto bene. Adesso vogliamo parlare del perché mi hai chiamato di domenica mattina?"
"Io..non è niente, davvero"
"Kurt"
"E' solo che..non so cosa sto facendo. Credo di essermi buttato in una cosa più grande di me"
"Kurt, credo che tu sapessi a cosa andavi incontro"
"Ed è così. Lo so.. ma a volte mi sembra tutto così troppo che ho paura di non farcela. E' una situazione complicata"
"Cosa non lo è, Kurt? Ascolta, capisco che tu possa essere spaventato. E' successo tutto così in fretta, che è normale avere delle insicurezze"
"Ma non si tratta neanche di insicurezze. So cosa voglio, so per cosa sto lottando. E' solo che..a volte mi sembra di ricoprire un ruolo che non mi spetta"
"In che senso?"
"Non sono nessuno, né per Blaine né per Faith. Loro sono sangue dello stesso sangue, hanno un rapporto unico e speciale. E io mi sento come se non dovessi farne parte" 


"Pensi davvero questo?" sentì chiedere da Blaine alle sue spalle. Kurt sobbalzò e si girò, sentendo il cuore sgretolarsi alla sua espressione ferita.

"Blaine, io.." iniziò, ma si bloccò, non sapendo cosa dire.

"Figliolo, metti il vivavoce" disse Burt, con un tono che non ammetteva repliche. Kurt fece come gli era stato chiesto.

"Ehi Blaine"
"Signor Hummel"
"Ricordo di averti detto circa un centinaio di volte di chiamarmi Burt"


Blaine ridacchiò. "Scusa, Burt"

"Allora ragazzi, andrò dritto al punto. Penso sappiate benissimo quante responsabilità comporta crescere ed educare un figlio. So che nessuno dei due è il padre biologico di Faith, ma nessuno dei due deve sentirsi meno importante"

Blaine si girò verso Kurt, cercando il suo sguardo, ma Kurt era determinato a guardare ovunque tranne che gli occhi di Blaine.

"Kurt, ti abbiamo fatto sentire in questo modo?" chiese incerto, provando a capire cosa provasse Kurt. 

"No" rispose velocemente Kurt, per rassicurarlo. "E' più una cosa che sento io. Mi sembra di essermi intromesso"

Blaine lo guardò incredulo. "Tu..non puoi dire sul serio. Non devi neanche pensarlo. Hai ragione a dire che abbiamo qualcosa di speciale, ma non solo io e Faith. Siamo noi tre insieme"

Kurt si strinse nelle spalle, rivolgendogli un piccolo sorriso per poi scoppiare a piangere. Blaine lo accolse fra le sue braccia, stringendolo dolcemente. Non gli disse di non piangere, ma lo lasciò sfogare. 

"Io credo che vi lascerò soli. Solo, ricordate che siete fortunati. Tutti e tre. Nonostante questa tragedia che si è abbattuta su di voi, siete così fortunati. Faith per prima. Quando qualcuno resta orfano, un'assistente sociale si presenta, li prende e li porta in orfanotrofio. Da lì passano da una casa famiglia all'altra, crescendo vedendo volti sempre diversi. Ma Faith ha voi due. E anche i suoi nonni, nonostante non siano dei genitori esemplari. Ricordatevi che per quanto possa essere difficile, ciò che raggiungerete sarà incredibilmente prezioso"

"Grazie papà" sussurrò Kurt, continuando a piangere silenziosamente fra le braccia di Blaine.

"Arrivederci, Burt" salutò Blaine, prima che la chiamata si chiudesse. 

Blaine continuò a stringere Kurt, baciando via una ad una le sue lacrime

***

"Mi dispiace per essere crollato" mormorò Kurt, tenendo la testa sulla spalla di Blaine.

"Non essere dispiaciuto. Nessuno si aspetta che tu sia sempre forte, Kurt" lo rassicurò Blaine, percorrendo con la punta delle dita la sua colonna vertebrale.

"Mi prometti che mi parlerai se dovessi sentirti di nuovo così?" 

Kurt sollevò la testa, così da poter guardare Blaine negli occhi. "Lo prometto" rispose, rivolgendogli un piccolo sorriso.

"Io e Faith ci siamo affidati completamente a te. Tu ci hai aiutato e supportato in ogni modo possibile, e devi sapere che non è una strada a senso unico. Adesso è arrivato il momento che tu ti metta nelle nostre mani. So che io e Faith possiamo renderti felice" 

"Lo fate già, Blaine. Lo fate ogni giorno"

***
Io sono un guerriero e troverò le forze
lungo il tuo cammino 
sarò al tuo fianco mentre
ti darò riparo contro le tempeste 
e ti terrò per mano per scaldarti sempre.

Attraverseremo insieme questo regno
e attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno,
da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero



“Signor Anderson, quali sono i motivi che l’hanno portata a prendere la decisione di, non solo prendere in custodia, ma anche adottare la figlia di suo fratello?” chiese il giudice, osservandolo attentamente. Blaine prese un respiro profondo e guardò velocemente Kurt, che annuì e sorrise incoraggiante.

“Dal momento in cui è nata, Faith è sempre stata la mia gioia. Come poteva essere il contrario? Lei è la figlia di mio fratello, è sangue del mio sangue. Due giorni dopo la sua nascita, sono andato a comprare tutto ciò che serviva per farle una sua stanzetta. Ho sempre voluto che si sentisse a casa anche con me. 
La prima volta che mi ha chiamato ‘zio’ è stata un’emozione incredibile. E’ sempre stata il mio tutto e adesso, adesso lo è ancora di più. Quando Cooper e Crystal sono venuti a mancare, ho subito pensato di dovermi prendere cura di lei. Voglio prendermi cura di lei” rispose Blaine, con voce un po’ tremante. 

“E questo è collegato al voler ottenere la custodia. Ma cosa l’ha spinta a prendere la decisione di adottarla?” 

Blaine guardò di nuovo in direzione di Kurt che gli mimò un ‘Stai tranquillo ‘. 

“Quando ho deciso di volerla prendere in custodia, non avevo minimamente pensato di poterla adottare. Un pomeriggio si è addormentata sul mio petto e ha borbottato ‘papà’. So che non era rivolto a me, probabilmente stava sognando Cooper, ma ho comunque sentito il cuore balzarmi in gola. L’ho guardata mentre dormiva serena fra le mie braccia e credo che qualcosa si sia acceso dentro di me. Un istinto di protezione, come quella che solo un padre verso sua figlia può avere. Non mi sono visto più nei panni di un tutore o di suo zio, ma ho osato immaginare di più. Io non voglio prendere il posto di Cooper, voglio solo che lei si possa fidare completamente di me. Voglio fortificare il nostro legame” rispose sinceramente, sbattendo velocemente le palpebre per cacciare le lacrime che gli appannavano la vista.

Per la prima volta da quando erano entrati in tribunale, Blaine guardò Faith. Quest’ultima lo stava guardando di rimando, con i suoi occhi verdi brillanti, umidi di lacrime di gioia. Blaine non le aveva mai detto di volerla adottare come figlia. Aveva paura che lei lo rifiutasse, ma il modo in cui lo stava guardando, scacciò ogni dubbio.

“Mi ritiro per deliberare” annunciò il giudice, e prima che potesse alzarsi dalla poltrona per uscire dall’aula, Kurt alzò la mano, lasciando tutti sorpresi, il primo Blaine.

“Io..vorrei dire qualcosa” disse, schiarendosi la gola nel tentativo di rendere il suo tono di voce più sicuro.

“Lei è il compagno del signor Anderson?” chiese il giudice, e Kurt annuì in assenso. 

“Si accomodi” lo esortò. 

“Volevo solo dire che non credo esista persona più adatta nel crescere Faith di Blaine. Non parlo solo perché sono il suo compagno, ma è qualcosa che chiunque può vedere. I suoi occhi brillano quando è con Faith o quando parla di lei. E’ sempre stato così. Se non fosse stato che Crystal mi aveva fatto vedere delle foto di Cooper e non l’avessi conosciuto di persona, avrei creduto che Blaine fosse il padre di Faith. C’è qualcosa nel modo in cui la guarda che è da togliere il fiato” iniziò a dire Kurt, guardando velocemente Blaine che lo fissava con espressione incredula. Kurt gli rivolse un piccolo sorriso.

“Credo che un conto in banca con un numero considerevole di zeri non sia rilevante per poter crescere qualcuno al meglio. Il fatto è che Blaine e Faith hanno sempre avuto un legame speciale e non credo sia giusto spezzarlo. E’ così unico e prezioso ed è giusto che entrambi abbiano l’opportunità di renderlo ancora più forte. 
In questi cinque mesi, Blaine non è crollato proprio per Faith, così come lei si è messa nelle mani di Blaine. E’ come se entrambi dipendessero dalla presenza l’uno dell’altra, come se senza l’altro esistessero a metà” continuò, facendo vagare lo sguardo fra Blaine e Faith che lo guardavano con occhi lucidi. 

“E io mi sento così onorato che loro mi abbiano permesso di far parte della loro famiglia” aggiunse, la voce leggermente incrinata e le labbra stese in un piccolo sorriso. 

“Non c’è altro che desideri se non stare al loro fianco per il resto della mia vita. Lotterò sempre al loro fianco, anche quando avranno torto. Non li abbandonerò mai” continuò a dire, alzando lo sguardo verso Blaine e Faith. “Li amo con tutto me stesso” disse fermamente. Non era il modo in cui voleva dire per la prima volta ‘ti amo’ a Blaine; aveva sempre immaginato di dirglielo sfregando il naso contro il suo, mentre i loro sguardi si cercavano in una danza lenta, o di sussurrarlo sulle sue labbra mentre facevano l’amore, eppure dirlo lì, in quella circostanza, fu perfetto. 

Blaine scoppiò a piangere silenziosamente, ma sorrise in modo luminoso, guardandolo in modo così innamorato da oscurare tutto quanto. E Faith. Faith stava risplendendo di gioia. 

“Ho finito. Scusi per l’interruzione ” disse Kurt al giudice, per poi raggiungere Blaine e Faith, abbracciandoli forte da togliergli il fiato, incurante dell’udienza ancora in corso. 

Il giudice li guardò e piegò impercettibilmente un angolo della bocca verso l’alto, dopodiché batté il martelletto. 

“Mi ritiro per deliberare” 

***

“Kurt, cosa hai fatto?” chiese Blaine con la voce tremante per l’emozione. 

Kurt sorrise. “E’ semplice, Blaine. Ho fatto quello che dovevo fare. Ho lottato per la mia famiglia” 

***

Kurt prese la mano di Blaine e intrecciò le loro dita, accarezzandogli dolcemente il dorso, mentre il giudice parlava. Parlò di leggi, di obblighi e diritti, ma nella mente di Blaine era tutto sfocato.  L’unica cosa che riusciva a sentire era il battito del suo cuore rimbombargli nelle orecchie e la pressione del pollice di Kurt sulla sua mano. 

“..per questo motivo accolgo la richiesta del signor Anderson ai sensi della legge..”

Blaine non aspettò neanche che il giudice finisse di parlare. Strinse più forte la mano di Kurt, voltandosi per vedere Faith che correva nella loro direzione. Blaine la prese in braccio, barcollando appena per la forza con cui lei gli era saltata addosso. Kurt mise una mano alla base della sua schiena per tenerlo in equilibrio, mentre Faith allungava un braccio verso di lui. 
Tutti e tre si ritrovarono in un abbraccio confuso, ma non importava. 

“Ce l’abbiamo fatta. Ce l’abbiamo fatta” continuava a sussurrare Blaine, stringendo i suoi due grandi amori. 

Si guardarono tutti e tre negli occhi, scoppiando a ridere felici fra le lacrime che bagnavano i loro visi. 

Il giudice richiamò l’ordine, battendo il martelletto. I tre sciolsero l’abbraccio, continuando a tenersi per mano fino alla fine dell’udienza.

***

“Adesso andiamo a casa?” chiese Faith, guardando prima Kurt e poi Blaine. I due si guardarono e sorrisero.

“Andiamo a casa”

***
E amore il mio grande amore che mi credi
vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
e resterò al tuo fianco fino a che vorrai
ti difenderò da tutto non temere mai

Ci saranno luci accese di speranze 
e ti abbraccerò per darti forza sempre


Kurt porse le tazza con la cioccolata calda a Blaine e Faith e si sedette accanto a loro sul dondolo. Sorseggiarono la bevanda in silenzio, godendosi l’aria fredda della sera autunnale. Kurt li guardò, mordicchiandosi l’interno del labbro inferiore.

“Kurt?” lo chiamò Blaine, guardandolo confuso. Kurt sembrava agitato. 

Kurt gli rivolse un piccolo sorriso nervoso. 

“Ok, che succede?” 

Kurt prese un respiro profondo, spostando lo sguardo da Blaine a Faith.

“Non credete anche voi che dovremmo allargare la famiglia?” chiese, guardandoli ansiosamente. 

“Avrò un fratellino o una sorellina?” strillò Faith, facendo cadere un po’ di cioccolata per terra nell’euforia del momento.

Kurt guardò Blaine, attendendo una risposta. Blaine restò per qualche secondo immobile, ma dopo le sue labbra si stesero lentamente in un sorriso luminoso. 

“Sì! Certo che voglio. Oddio” esclamò, slanciandosi per abbracciarlo. Kurt ricambiò l’abbraccio e sorrise fra le lacrime.

***

L’indomani mattina andarono in orfanotrofio, portando anche Faith con loro, nonostante all’inizio fossero riluttanti all’idea di portarla lì. Ma lei insistette che voleva conoscere il suo fratellino o sorellina, così si ritrovarono a dire di sì.

La direttrice dell’orfanotrofio fece fare loro un giro, portandoli in una stanza dove c’erano bambini di diverse età. Quelli più grandi coloravano o giocavano con le costruzioni, bambole o macchinine, mentre i più piccoli erano dentro un box con qualche gioco o nelle culle rovinate dal tempo.

Kurt e Blaine si guardarono intorno, ingoiando il nodo alla gola, sentendo un peso opprimente sui loro petti, proprio all’altezza del cuore. 

Faith, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, mentre loro le stringevano le mani, si allontanò, dirigendosi verso una culla messa in un angolo più isolato della stanza. 
Prese il suo peluche dalla borsetta e lo strinse con entrambe le mani, agitandolo.

“Ciao, io sono Tarti” disse, cambiando il suo tono di voce, facendo ridere il bambino che si trovava dentro quella culla. 

Kurt e Blaine si avvicinarono incuriositi, sorridendo quando videro il piccolo che stringeva l’indice di Faith.

“Credo che abbiamo trovato nostro figlio” disse Kurt, la voce tremante per l’emozione. Blaine annuì, gli occhi brillanti di gioia, dopodiché si voltò verso la direttrice.

“Può preparare i documenti per l’adozione”

***



“Kurt, oddio, Kurt” lo chiamò Blaine, in preda al panico. Kurt gli fu subito accanto. 
“Cosa succede?”

“Hai presente che siamo andati in sanitaria a comprare le cose che servono per Kevin?” 

Kurt annuì. “Ehm sì. Ho speso 300 dollari lì dentro, ovvio che l’ho presente” 

“E ho visto degli assorbenti” disse sconvolto Blaine. Kurt sollevò un sopracciglio e lo guardò confuso. 

“E allora?”

“E allora? Kurt, tu non capisci la gravità della situazione. Fra qualche anno a Faith verrà il suo primo ciclo. E con chi dovrà parlarne? Con noi. E dovremmo comprarle dei reggiseno. Non sarà imbarazzante? E oh, poi ci saranno le chiacchierate sul sesso. E oddio, i primi appuntamenti. Giuro che spezzerò le gambe a chiunque provi ad allungare la mani e-” farneticò Blaine, bloccandosi quando sentì la risata musicale di Kurt. 

“Ti sembra il caso di ridere?” lo rimproverò, guardandolo esasperato. 

“Blaine, amore, sono cose naturali. E ci arriveremo pian piano” lo rassicurò, cercando di nascondere un sorriso divertito.

“Però l’accompagni tu a comprare..quelle cose” disse, rabbrividendo al pensiero di fare certe compere.

Stavolta Kurt non poté fare a meno di ridere.

***

Kurt mise Kevin al centro del letto, accanto a Faith, mentre lui e Blaine si stesero ai due lati rispettivi. Intrecciarono le loro mani, stringendo così i loro figli. 
Kurt spense la luce, sistemandosi meglio sul cuscino. Guardò Kevin e Faith che si stavano addormentando, mano nella mano, e poi sollevò lo sguardo su Blaine che lo guardava assonnato. 

Kurt sentì il cuore balzargli in gola e sorrise, per poi sussurrare nel silenzio della notte.

“Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo,
veglio su di te, io sono il tuo guerriero.”
  
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