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Autore: Blue_Diamond9    29/07/2015    1 recensioni
Guardò il suo riflesso allo specchio, disgustata:
Non era perfetto come quello di Ada.
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ada Wong, Altro Personaggio, Carla Radames
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I stepped into a room of clocks
That all told different times
I stepped into a mirrored world
That mirrored all our crimes
 
Il silenzio invocò il suo nome ripetutamente, quasi come una sorta di preghiera.
Carla aprì gli occhi e, l’unica cosa che poté distinguere fu l’oscurità più totale che la avvolgeva, la accarezzava, le graffiava la sottile pelle fino a divorare ogni parte più profonda del suo fragile corpo che non riusciva più a sorreggere per la tensione. Respirò a pieni polmoni, assaporando l'odore intenso della paura, cercando di frenare il battito del suo cuore che accelerava sempre di più. Le braccia le tremavano, le budella nel suo stomaco si contorcevano su se stesse.
Non capiva cosa la circondava, non vedeva nulla, solo un buco nero infinito, che la trascinava verso di lui sempre di più.
Era difficile resistergli.
Le luci si accesero di scatto, come un lampo che squarcia il buio della notte, rivelando a Carla quale prova la attendesse.
Specchi, specchi ovunque.
Una stanza piccola, quadrata, dalle pareti nere, piuttosto rovinate, piene di squarci profondi come quelli presenti nella sua anima, tappezzata di specchi. Specchi appesi ai muri, specchi appoggiati in piedi a terra, specchi sul pavimento, specchi sul soffitto.
Tutto rifletteva la sua immagine, ciò che era veramente. Si osservò attentamente in uno specchio che stava appeso al muro proprio davanti a lei, forse il più grande, e si accorse di essere completamente nuda. Odiava vedersi senza vestiti; il suo corpo era snello, giovane, attraente e il suo viso lucente, dai tratti dolci e delicati, contornato da numerose ciocche di capelli biondi che le coprivano in parte gli occhi color nocciola.
Era carina per la sua età, ma non era perfetta; non poteva competere con Ada, la quale poteva vantare una corporatura sensuale e un viso incantevole quanto letale.
Si accovacciò a terra, cominciando a graffiarsi nella speranza che quella pelle chiara e coriacea si trasformasse nella pelle perfetta della spia orientale.
La odiava. L'aveva sempre odiata, da quando aveva sentito per la prima volta il suo nome dalle labbra di Derek, quelle labbra che l'avevano spinta a intraprendere un progetto per cui non provava alcun interesse, quelle labbra che la facevano impazzire. Scoppiò a piangere, consapevole che quell'amore che aveva colpito il suo fragile cuore la stava portando alla pazzia.
I suoi sentimenti per Derek erano diventati un'ossessione, lui stesso si era trasformato nella sua ossessione, proprio com’era accaduto a lui con Ada. Altre lacrime le bagnarono le guance: non riusciva a smettere di pensare ai suoi errori, alla sua ostinazione nel portare avanti un esperimento nella speranza che lui l'avesse notata per quello che era; ormai non le bastavano più i suoi complimenti, le sue lodi, i suoi sguardi, voleva la sua attenzione, voleva il suo cuore, voleva lui.
-Non piangere. - sussurrò una voce alle sue spalle.
Carla si fermò improvvisamente e rivolse il suo sguardo verso lo specchio: una mano le aveva afferrato il braccio, una presa glaciale aveva sfiorato la sua pelle. I capelli della misteriosa persona alle sue spalle era scuri, scurissimi e il suo sorriso era inquietante, malizioso, lo stesso sorriso che sfoggiava Derek di tanto in tanto quando la guardava.
-Tu... sei...-
-Ada. Ada Wong. E tu devi essere Carla, giusto?-
-Come conosci il mio nome? Io non ti ho mai vista prima d'ora...-
-Sono uno stereotipo creato dalla tua mente, Carla. Tutto ciò che dico e che faccio è frutto della tua fantasia, dell'immagine che ti è stata impressa di Ada Wong.-
Carla rimase in silenzio e deglutì, assumendo un'espressione di disgusto.
-La mia mente non arriverebbe mai a creare un'immagine della persona che detesto di più nella mia vita. Mai.-
-E così mi detesti? Per quale motivo?-
-Hai affermato tu stessa di essere un ologramma proiettato dal mio cervello, dovresti già conoscere la risposta.-
-Come sei perspicace. Tu mi detesti con tutta te stessa perché sono l'unica che Derek ha veramente amato, l'unica che ha potuto guardarlo negli occhi,che ha potuto abbracciarlo, che ha sentito il sapore delle sue labbra, che ha potuto accarezzare il suo viso, l'unica che ha potuto avere il suo corpo.-
Carla non sopportava più quelle parole, che non facevano altro che nutrire incessantemente l'odio che da sempre aveva provato per quella donna. Ada era stata la sola che era riuscita a fare breccia nel suo cuore e che, allo stesso tempo, era riuscita a spezzarglielo. Se solo non fosse esistita, Carla avrebbe avuto più possibilità di far innamorare quell'uomo di sé, ci sarebbe riuscita, forse più facilmente del previsto.
Lei ostacolava tutto.
-Smettila!- gridò voltandosi di scatto, cercando di spingerla via.
-Lui non ti vuole. Sei solo una stupida ragazzina, facile da abbindolare, un giocattolo di cui si sbarazzerà molto presto.- ridacchiò lei, divertita.
-Non è vero! Stai mentendo! Derek mi ama!-
-Povera illusa. Le sue attenzioni non sono un simbolo di amore. Ti controlla, ti tiene sotto il suo pugno.-
-Vattene!- gridò spingendola lontano da sé un'altra volta.
Fu la sua morte.
Ada estrasse dal nulla un coccio di vetro lucente, un frammento aguzzo e tagliente di uno specchio e, senza pietà, lo conficcò dritto nel cuore di Carla. La pelle si squarciò, e più il pezzo andava a fondo, più il sangue carminio sgorgava dalla ferita inondando il pavimento bianco. Non riusciva più a respirare, la sua vista si offuscava lentamente.
Sentiva le braccia gelide della morte afferrarla per mano, mentre Ada rideva quasi istericamente davanti a lei.
Ada aveva vinto anche l'ultima cosa a cui Carla poteva ambire.
 

Carla aprì lentamente gli occhi e, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, si rese conto di essersi assopita senza nemmeno essersene resa conto. Ancora intorpidita, lanciò una rapida occhiata al suo orologio da polso azzurro, uno dei numerosi regali ricevuti nel giorno del suo venticinquesimo compleanno.
Erano le 21:10.
Il suo turno di lavoro era finito da ben quaranta minuti e, come consueta abitudine, prima di ritirarsi nella sua stanza per mangiare un boccone e riposare, aveva preso un caffè nella speranza che questo l'avesse aiutata a restare sveglia più a lungo, al fine di continuare a lavorare sul  progetto su cui si stava arduamente impegnando da dieci anni. Evidentemente, questa storia andava avanti da troppo tempo, e il caffè questa volta non aveva fatto l'effetto da lei desiderato.
Voleva soltanto riposare, stendersi sul suo soffice letto, ma non ne sarebbe stata in grado: quel sogno la tormentava più che mai. Le sembrava di averlo vissuto sulla sua pelle, da quanto le era parso reale, ma la cosa che la spaventava di più era il messaggio che quell'agghiacciante visione le voleva dare, un messaggio a lei incomprensibile. Era scossa dalla paura e,in quel momento, sperava soltanto che quelle orribili scene non si ripetessero nella sua mente un'altra volta. Eppure non riusciva a dimenticare quella risata disturbante, il suo corpo nudo e il dolore lancinante provocato dalla ferita profonda e sanguinante che la sua nemica le aveva provocato portandola a una morte sicura.
"Lui non ti vuole. Sei solo una stupida ragazzina, facile da abbindolare, un giocattolo di cui si sbarazzerà molto presto."
No, non era una stupida, non era il suo giocattolo. Presto, avrebbe completato la sua ricerca e avrebbe clonato Ada, ottenendo così l'amore e l'attenzione di Derek.
Lei ci sarebbe riuscita.
Raccolse il suo cellulare e la tabella con i risultati degli esperimenti effettuati e se ne andò dal laboratorio, raggiungendo il corridoio che portava alla sua camera.
-Carla, fermati!- esclamò una voce dietro di lei.
Si voltò e vide il braccio destro di Derek, Mark, correre verso di lei affannosamente.
-Scusa se ti disturbo, immagino tu sia molto stanca, ma ho appena parlato con Mr. Simmons ed ha detto che ti vuole vedere nel suo ufficio.-
-Ora?- chiese perplessa.
-Sì, ti vuole parlare subito. Sbrigati, sai che non ama farsi aspettare.-
-D'accordo.-
Pochi minuti e fu davanti alla sua porta. Aveva il cuore in gola, era terrorizzata da ciò che si diceva sul significato dei suoi richiami in ufficio: le uniche persone che erano passate per quella stanza erano i ricercatori che erano stati assunti e quelli che erano stati... licenziati. Non c'era stata nessuna eccezione. Temeva il peggio, era sicura che la volesse licenziare ed eliminare tutto ciò che aveva scoperto sul virus e questo avrebbe comportato una sconfitta sul suo conto, un rifiuto ai suoi sentimenti.
 
"Ada aveva vinto anche l'ultima cosa a cui Carla poteva ambire."
 
Carla prese un profondo respiro, deglutì e, quando fu sul punto di bussare alla porta, questa si aprì cigolando.
-La stavo aspettando, Ms.-
Prevedeva ogni sua mossa, l'aveva sempre fatto e questo le faceva gelare il sangue nelle vene.
-Buonasera, Mr. Simmons. Mi hanno detto che aveva bisogno di parlarmi.-
-Prego, entri e si sieda pure.- disse spostandosi a lato dell'uscio.
Carla entrò, ancora un po' scossa da quel fugace richiamo e si accomodò sulla sedia di pelle nera davanti alla scrivania di Derek, che subito dopo si sedette di fronte a lei.
-Vedo che non è cambiato nulla dall’ultima volta che sono stata in questa stanza dieci anni fa.-
-Ricordo benissimo quel giorno. Aveva solo quindici anni, era ancora una ragazzina.- sospirò, facendo una breve pausa -ma adesso è una donna adulta. In ogni caso, dovrebbe saperlo, i miei gusti non cambiano mai, nemmeno quelli nei confronti delle donne.- rise divertito.
Evitava di guardarlo dritto negli occhi.
-Sa cosa si mormora su questi richiami improvvisi, signorina?-
-Sì. Si viene assunti e la seconda volta, licenziati.- concluse rassegnata.
-Esattamente, vedo che non le sfugge nulla.-
-Senta... non voglio che mi tenga sulle spine quindi, se non le dispiace, vorrei che mi dicesse chiaro e tondo se mi ha convocato per licenziarmi. - confessò posando una mano sulla scrivania.
Lui sembra divertito e la osservò con un sorriso, lo stesso che portava Ada sul suo volto all'interno del suo temibile incubo.
-Lei è un'eccezione, Ms.- rispose afferandole con forza la mano.  
-Vuole dirmi che non mi ha convocato per questo?-
-Certo che no. Anzi, la vorrei... come dire... promuovere a un livello più alto, più consono a lei.-
-Sta dicendo sul serio?-
-Ovviamente. Prima, però, ho bisogno di porle qualche domanda. La avverto, alcune potrebbero essere un tantino indiscrete, ma niente di preoccupante.-
Carla fece un breve cenno di consenso e sorrise timidamente.
-Lei ama il suo lavoro, giusto?-
-Sì, è tutta la mia vita.-
-Risposta eccellente. Che cosa sarebbe disposta a compiere al fine di raggiungere il nostro obiettivo finale?-
-Tutto ciò che è in mio potere.-
-Può bastare. Mi rimane solo ultima cosa da chiederle.-
-Nessun problema. Prosegua pure.-
-Ormai le avrò parlato diverse volte di Ada Wong, e vorrei sapere cosa pensa su di lei.-
"La odio. La vorrei uccidere. Mi ha rubato ciò che volevo e mi tormenta nei miei sogni. Io la detesto, vorrei solo che scomparisse."
-Ecco... penso sia una ragazza incantevole, intelligente, l'unica che merita il suo amore.-
Carla mentì, non avrebbe mai potuto dirgli quello che pensava veramente su Ada, solo un pazzo l'avrebbe fatto.
Era la menzogna più grande e pericolosa che avesse mai detto.
-Non è mai stata abile a recitare, Carla.-
-Cosa...intende?- chiese lei, cercando di fermare il fremito che le pervadeva il corpo.
-Lei mente. Ada per lei è solo una nemica, un peso da sopportare, un nome fastidioso e irritante che è costretta a udire tutti i giorni da dieci anni. L'ho coinvolta così assiduamente all'interno di questo progetto, che presto o tardi ha cominciato a diventare la sua ossessione, la sua valvola di sfogo, il suo odio più grande.
Detesta Ada con tutto il suo cuore, ma la verità è che è invidiosa di lei e vorrebbe essere tale e uguale a lei, una donna perfetta.-
Derek aveva ragione, e lei lo riconosceva bene, ma si riguardava dall'ammetterlo apertamente.
I suoi pensieri, la sua mente erano sempre stati un libro aperto per lui, che riusciva a carpire ogni sua minima sensazione o pensiero dal tono di voce, dai gesti, dal suo sguardo chiaro e limpido. Carla preferì rimanere in silenzio, con il capo abbassato, gli occhi coperti dalle ciocche bionde e le mani salde sui poggioli della sedia di pelle. Che avesse mentito nuovamente o avesse taciuto, il risultato sarebbe stato il medesimo.
-Non sopporto vederla così triste, perciò ho deciso di aiutarla. Desidera essere come Ada?
La soluzione è nelle sue mani.- concluse posando tra le dita di Carla una fiala di virus C, la sua più grande invenzione.
Sbarrò gli occhi incredula. Non poteva credere che entrambi erano arrivati a quel punto.
-No. Non voglio.-
-Non ha molta scelta, Ms. Radames. Giusto questa mattina, i nostri ricercatori hanno scoperto che è molto compatibile con l'impronta genetica di Ada, il che la rende la candidata numero uno e quella con più probabilità di successo.-
-Non m’importa. Non rischierò la mia vita per un folle esperimento. Sono la ricercatrice a capo di questo progetto, senza di me lei non è nulla.- replicò furiosamente alzandosi in piedi, porgendo la fiala di virus di nuovo al suo mittente, che era immobile davanti a lei.
Derek le afferrò il polso e strinse più forte che poté, diventando a un tratto così serio in volto da incutere terrore a chiunque l'avesse visto.
Carla cercò di liberarsi dalla presa, ma invano: la sua forza era indescrivibile, così intensa che sentiva le fragili ossa del suo polso lentamente cedere, andando incontro a una frattura certa.
-Le ricordo che sta parlando con un suo superiore signorinella, perciò le consiglierei di moderare il suo linguaggio.-
Strinse i denti, cercando di resistere al dolore che diventava sempre più insopportabile.
-È lei a non valere nulla senza di me. Sono stato l'unico a interessarmi di lei, del suo talento, altrimenti nessun altro avrebbe fatto affidamento sul talento di una ragazza di soli quindici anni. Certo, eri e sei un genio, ma se non fosse stato per me, saresti finita in un misero laboratorio dell'Umbrella Corporation.-
-Non sarà questo a farmi cambiare idea.- rispose liberandosi dalla sua presa.
-Mi costringe a ricorrere a qualcosa che non avrei mai voluto usare contro di lei, ma mi vedo obbligato a utilizzare anche questo mio piccolo "asso nella manica".-
-Possiamo ottenere la felicità entrambi, non capisce? Se solo lei accettasse di diventare la nuova Ada Wong, il suo amore verrebbe ricambiato e non sarebbe mai più rifiutata.- continuò.
Carla rimase come pietrificata da quelle parole: non aveva più via di fuga, più rifugio, più una corazza che la proteggesse.
Era morta, anche se solo apparentemente.
Era morta moralmente.
-Lei non sa nulla.-
-Invece so tutto di lei, anche ciò che mi ha tenuto nascosto.-
-Ho il novanta percento di possibilità di sopravvivere, giusto?- chiese titubante.
-Novantacinque.-
-Io... non desidero altro che... essere felice.- disse Carla con voce ovattata, quasi impercettibile.
-E lo sarai. Io sarò tuo e... tu sarai mia.- concluse accarezzandole una guancia.
Due calde lacrime attraversarono il viso di Carla.
Era giunta al capolinea. Alla fine.
Derek aveva giocato d'astuzia e con il suo discorso, era riuscito a intrappolarla in quella stanza da cui non sarebbe mai uscita senza confermare la sua versione dei fatti; avrebbe potuto ribattere per ore, contestare ogni suo singolo pensiero, ma alla fine avrebbe vinto lui perché era la sua natura.
Era il vincitore, era il leone.
E lei la perdente, la preda che va incontro alla sua morte.
La sua mente continuava a ripetere quel novantacinque percento all'infinito, quasi volesse convincerla lei per prima che non aveva nulla da temere, sarebbe rinata dopo la morte.
Carla respirò affannosamente, trattenendo le lacrime agli occhi. Aveva realizzato in quel momento di silenzio che il suo sogno si era avverato: Ada l'aveva uccisa, prendendo possesso del suo corpo e lo stesso sarebbe presto successo a lei.
Giocare fino in fondo sarebbe stata la scelta giusta?
Sì. Doveva esserlo. Voleva il suo finale, voleva vivere quell'ossessione fino in fondo.
-D'accordo. Sarò io la nuova Ada...-
-Sapevo che l'avrei fatta ragionare. Può andare...ma prima le vorrei dare un premio per la sua lealtà.-
Derek si avvicinò a Carla, sempre di più, finché non si trovò a pochi centimetri da lei e, tutto d'un colpo si fermò; la ragazza teneva ancora il viso chinato verso il basso, per nascondere le lacrime ma, non appena lo vide davanti a sé, alzò di scatto il capo e, malauguratamente, lo guardò negli occhi, quelle due pupille scure come la notte, inquietanti, letali ma allo stesso tempo irresistibili. Aveva da sempre amato il suo viso, i suoi capelli castani pettinati all'indietro e i suoi due ciuffi che puntualmente si distaccavano dalla massa e andavano a coprirgli una piccola parte della fronte, e il suo sguardo, specie quando era triste.
Erano quelli gli occhi del suo assassino?
Derek le afferrò il mento e la baciò intensamente.
Carla non si ritrasse, non voleva rinunciare a quello che aveva da sempre ambito.
Il gusto delle sue labbra era amaro, ma questo non la turbava, anzi, le piaceva da morire. Decise di appoggiarsi a lui, sul suo petto, e sentì quel calore che non aveva mai sentito prima in vita sua: il calore dell'amore.
-Diventa la mia Ada Wong, e non dovrai più sperare così a lungo in baci come questi.-
E si abbandonò alla morte.
 
 
 
 
 

Lyrics ad inizio storia: Scab and Plaster by Marina and the Diamonds Note: non ho aggiunto tra i generi della fanfiction "song-flick", poichè questa one-shot non è interamente basata su una canzone, è semplicemente ispirata ad alcuni frasi di "Scab and Plaster" di Marina and the Diamonds. Prima fanfiction su Carla Radames e Derek Simmons, spero possa piacervi. Sì, sono consapevole del fatto che sto parlando di due personaggi odiati dalla maggior parte dei giocatori di Resident Evil, ma non ci posso fare nulla, i miei gusti sono un po' strani e sono sempre stati diversi dalla massa, quindi ho finito per amare questi due "villain" Personalmente, sono convinta che la vicenda di Carla sia stupenda, dall'inizio alla fine, ma non adatta per un videogioco horror/sparattutto come Resident Evil, perciò se mai qualcuno la leggerà, provi ad immaginare questa storia fuori dal contesto in cui è stata inserita.
   
 
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