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Autore: _Heide    30/07/2015    3 recensioni
Piccola One-Shot Stydia AU. Ambientata circa due mesi dopo la 3x11 (questa volta ne sono alquanto sicura).
Sono tutti umani. Dopo il bacio tra Lydia e Stiles per fermare l'attacco di panico di quest'ultimo, avvenuto appunto due mesi prima, i due non si parlano più. Fortunatamente i loro migliori amici, sono sempre pronti a spingerli a far la prima mossa.
{ Sono migliorata nelle introduzioni ? Assolutamente no ! *Applausi per me*}
One shot - Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Series of Stydia Events'
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You held your breath

 

«Pensa a qualcos'altro... Cose felici: amici, famiglia... No, famiglia no.»


«Stiles, sono passati quasi due mesi, non credi che dovresti parlarle?» Scott, sdraiato sul letto di Stiles con la testa ai piedi del letto e i piedi muniti di calze - alquanto ridicole con la stampa di piccoli lupi che ululavano alla luna - appoggiati sul cuscino, guardava l'amico con disappunto che se ne stava seduto per terra, con le spalle al muro a ricambiare lo sguardo dell'altro.

«Se avesse voluto che le parlassi, non credi che sarebbe venuta direttamente lei a parlarmi ?»

«Dico sul serio, amico. Non potete continuare così, vi lanciate delle occhiatine durante le ore che avete insieme in classe, quando credete che nessuno vi guardi, ma continuate ad evitarvi nei corridoi, lei non pranza mai in mensa per paura di incontrarti – » Scott fu interrotto da Stiles che alzò una mano per fermarlo mentre già iniziava a parlare.

«Il cibo della mensa fa schifo. Perché pensi che non mangi in mensa solo perché ha paura di vedermi ? Potrebbe essere disgustata dal cibo della mensa, del resto come tutti gli altri studenti della scuola.»

Scott fece cadere la testa sul materasso affondandoci la faccia esasperato.

Ogni volta che provava a sollevare l'argomento ''Parla con Lydia'', l'altro iniziava a parlare e a ritornare il solito bambinetto logorroico che era appena si erano conosciuti.

«Okay, okay, ho capito, non mangerò più il polpettone, ma puoi starmi a sentire un momento?!» chiese Scott quando Stiles iniziò a dire gli ingredienti del polpettone della mensa – probabilmente non si usava più fare i controlli nelle scuole per assicurarsi che fosse tutto in regola con il cibo – e quest'ultimo smise di parlare, visibilmente deluso dal poco interesse dell'amico per il suo discorso sui cibi che dovrebbero servire nelle scuole.

«Che c'è?»

«Lydia ti sta chiamando.»

«Potremmo smetterla di parlare di Lydia, almeno per una volta?»

Scott assunse un'espressione sorpresa: seriamente? Stiles che non voleva parlare di Lydia era strano, nonostante la situazione attuale fra i due. Poi tornò a guardare Stiles esasperato e ripeté indicando il cellulare a terra di Stiles: «Lydia ti sta chiamando.»

«Oh. Potevi dirlo subito.»

 

«Sssh, Stiles, guardami, guardami.»

 

«Dovresti chiamarlo.» Non sembrava molto un consiglio, quello di Allison, più un ordine implicito.

«Non pensi che sarebbe venuto a parlarmi direttamente lui, se avesse voluto rivolermi la parola?» Rispose Lydia dal suo posto per terra nella sua camera dalle pareti fucsia.

Il tappeto bianco su cui era seduta, era soffice e morbido e a Lydia sembrava sempre di essere sulle nuvole quando ci si accomodava: era un posto perfetto per mettersi a pensare.

«Sai che è la stessa identica cosa che Stiles ripete a Scott da...umh, vediamo... Ah si, da due lunghissimi mesi !» le rispose Allison marcando molto di più le ultime tre parole rispetto al resto della frase.

«Davvero?!» chiese Lydia con molta speranza nella voce che provò subito a nascondere, ma i suoi occhi luminosi la tradivano, e molto.

«Davvero. Quindi, o rimani qui con le mani in mano a non far niente e a continuare ad evitarlo per il resto della tua vita perfetta, o prendi questo dannatissimo – e costosissimo – cellulare e lo chiami immediatamente, e sappi che la prima opzione è già stata scelta per fin troppo tempo e l'unica possibile è la seconda, quindi » le lanciò il telefono che la rossa prese al volo «Chiamalo. Immediatamente.»

Lydia cercò di sembrare avvilita e, con finta controvoglia, compose quel numero che ormai sapeva a memoria, dopo aver passato settimane a fissarlo incessantemente e intensamente, credendo che se avesse continuato a guardarlo pensando a Stiles, quello l'avrebbe chiamata o, ancor meglio, sarebbe magicamente apparso davanti alla sua porta di casa con un mazzo di orchidee in mano – le sue preferite – pronto a parlare con lei e a dichiararsi.

Quando premette il dito sul display per digitare l'ultima cifra del numero di Stiles, fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, quando li riaprì premette il tastino verde prima che le passasse il coraggio e dopo essersi portata il cellulare all'orecchio, si mise ad ascoltare i bip bip regolare che segnavano la linea libera. Nel frattempo Allison, sdraiata sul letto con la testa ai piedi del letto e i piedi scalzi sul cuscino la fissava con il volto pieno di curiosità.

«P-pronto?» la voce di Stiles le arrivò debole e tutt'altro che sicura.

«Ehm, ciao.» e Lydia non era da meno.
 

«Su forza, parla!» bisbigliarono Allison e Scott all'unisono ai rispettivi migliori amici.


«Volevo parlarti... se vuoi, naturalmente.» annunciò la rossa cercando di non far trapelare l'agitazione dalla sua voce.

«Si !» rispose Stiles con forse un po' troppo entusiasmo, poi aggiunse imbarazzato: «Cioè, si anche io volevo parlarti...»

«Perfetto. Fra venti minuti al parco.» sentenziò Lydia, visibilmente sorpresa dalla sua riacquistata sicurezza.

Gli prese il volto fra le mani e gli accarezzò

la guancia con il pollice, guardandolo intensamente negli occhi scuri.

 

Venti minuti dopo, Stiles e Lydia erano seduti all'ombra di un gigantesco albero di un parchetto di Beacon Hills, a metà strada fra casa Martin e Stilinski. Non si guardavano, lei con le mani sudate in grembo, lui che se le torturava cercando di scacciar via la tensione che aleggiava fra i due, tanto densa da poter essere tagliata con un coltello. Avevano entrambi lo sguardo rivolto davanti a loro, senza realmente vedere ciò che avevano difronte agli occhi e senza curarsi delle voci dei bambini che protestavano contro i genitori per poter rimanere a giocare con i loro amici ancora un po'.

«Allora...»finalmente qualcuno parlò ma, al contrario di ciò che pensavano tutti, fu Stiles ad aprir bocca.

«Di... di cosa volevi parlarmi ?» chiese titubante.

«Non far finta di niente. Sai benissimo di cosa volevo parlarti !» a Lydia quelle parole uscirono di bocca più bruscamente di quanto avesse voluto e vedendo la faccia offesa di Stiles si scusò immediatamente.

«Scusa, scusa Stiles non volevo, è che non so come spiegarmi....»

«Non ti preoccupare, dico sul serio.» e accennò un timido sorriso.

«Devo chiederti una cosa e il non sapere la tua risposta mi sta uccidendo da mesi.» Sbottò all'improvviso il ragazzo dopo qualche minuto di silenzio.

Lydia annuì e si chiese se avesse dovuto guardarlo o meno, poi decise di farsi coraggio e si voltò verso di lui, fissando i suoi occhi verdi in quelli marroni e ambrati di lui.

«Quando... quando mi hai baciato, per fermare l'attacco di panico...» si fermò dubbioso se andare avanti o meno ma quando Lydia lo incitò con un cenno del capo a continuare, parlò con un po' più sicurezza di prima, perché era quello che facevano loro due: si davano sicurezza a vicenda.

«Ecco, quando mi hai baciata, hai sentito qualcosa? Hai provato qualcosa diverso dal disgusto o dal senso di colpa per aver baciato uno sfigato come – » le labbra di Lydia si posarono sulle sue, per farlo tacere, sperando di sentire di nuovo quella sensazione di farfalle nello stomaco che aveva sentito la prima volta, sul pavimento dello spogliatoio dei ragazzi, per fermare l'attacco di panico di Stiles.


Lydia lo baciò, prendendolo alla sprovvista.

Stiles spalancò gli occhi, ma quando si accorse che era tutto vero,

che non stava succedendo nella sua mente,

si lasciò andare a quel bacio che tanto aveva aspettato.


Stiles era sdraiato sul suo letto, con Scott seduto ai suoi piedi che lo fissava aspettando – da circa un'ora e mezza – un resoconto su ciò che si erano detti i due al parco.

«Allora? Puoi parlare adesso che hai constatato di essere sveglio ?»

«Che? Ah, si si. Scusa.»

«Muoviti dai, devi dirmi tutto in...» guardò l'orologio della sveglia elettronica sul comodino di Stiles «Dieci minuti esatti. Devo vedermi con Allison e se non sono puntuale mi uccide. Sai adesso è cintura nera di karate, oltre ad essere la migliore della squadra di tiro con l'arco della scuola.»

«Va bene, ho capito !» sbottò Stiles tirandosi su a sedere.

Scott finse di esultare alzando le mani strette a pugno e scuotendole come se avesse vinto la finale di Lacrosse.

«Allora, eravamo seduti sotto un albero in silenzio e io ero convinto che se nessuno dei due avesse detto qualcosa sarei potuto morire per l'ansia e, siccome Lydia era alquanto ostinata a rimanere zitta, mi sono deciso e le ho chiesto se – »

«Cosa? Tu sei stato il primo a parlare ? Oh amico, sono così fiero di te !»

«Potresti evitare di prendermi in giro e farmi finire di parlare, cortesemente ?!»

«Non ti stavo prendendo in giro !» esclamò Scott ma quando vide l'occhiataccia lanciatagli dal migliore amico aggiunse: «Okay, scusa, parla.»

«Grazie. Comunque, stavo dicendo... Le ho chiesto se quando mi aveva baciato negli spogliatoi avesse provato qualcosa di... positivo, diciamo.»

«E lei ?»

«Mi ha baciata.»

«Ti ha baciata?!»

«Mi ha baciata.» ripeté Stiles.

«E ti ha detto qualcosa ?» chiese Scott con un sorriso a trentadue denti, sinceramente felice per l'amico.

«Mi ha detto che aveva sentito le farfalle nello stomaco e che avrebbe continuato a sentirle ogni volta che ci saremmo baciati.» Se Scott era felice, Stiles lo era al cubo. Scott era quasi sicuro che l'altro avesse male ai muscoli della bocca a causa del sorriso che gli arrivava – letteralmente – da orecchio a orecchio.

«E poi ?» Scott sembrava uno di quei bambini che quando gli racconti una storia e tu ti fermi vogliono sapere immediatamente come va a finire.

«Allora l'ho baciata io.»

«Come hai fatto?»

«Una volta, ho letto che per fermare un attacco

di panico bisogna trattenere il respiro.»

«Dunque? Tu che gli hai risposto ?» Dire che Allison era curiosa, era un eufemismo.

«Non gli ho risposto.»

«Come non gli hai risposto ? Ti fa una domanda del genere e tu non rispondi, Lydia sarai pure intelligente ma cert– »

«L'ho baciato. Non gli ho risposto perché l'ho baciato.»

«C – Cosa ? Davvero Lydia? E poi ?» domandò Allison tutta contenta.

«Gli ho detto che la prima volta avevo sentito le farfalle nello stomaco e... e che avrei continuato a sentirle ogni volta che ci saremmo baciati.» si fermò per vedere la reazione di Allison che però non arrivò: aveva capito che c'era qualcos'altro. Alzò un sopracciglio invitando la rossa a continuare.

«Allora mi ha baciata.»

«Così, quando ti ho baciato... Hai trattenuto il respiro.» 



 

Angolino Stydia 

Ma ciao Lupacchiotti ! Sono tornata purtroppo per voi. 
Okay, la Stydia che ho scritto qualche giorno fa {Che se volete trovate cliccando qui } non ha ricevuto molte recensioni (Wow ! Una recensione, questo si che è un record !) dunque ho pensato che non vi piacesse, allora per torturavi ancora un pochettino ne ho scritta un'altra per vostra sforrtuna. 
Speriamo che questa abbia almeno una (please, solo una) recensione in più... Spero vi piaccia e di non indurvi al suicidio se fosse tanto male... 

Ciao ciao Lupacchiotti ! 
Aaauuuuuu !
Fangirl_G 

 
   
 
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